Medea (Guarnieri)

Medea
Lingua originaleItaliano
MusicaAdriano Guarnieri
Atti3
Prima rappr.18 ottobre 2002
TeatroPalafenice di Venezia
Personaggi

Medea è un'opera-video per soli, coro, orchestra e live electronics in tre parti scritta dal compositore Adriano Guarnieri.

Ispirata al mito di Euripide, l'opera è composta da tre parti, ognuna delle quali comprendente dieci sequenze musicali. Venne rappresentata per la prima volta il 18 ottobre 2002 al Palafenice di Venezia, con il coro e l'orchestra del Teatro La Fenice.[1] La regia venne affidata Giorgio Barberio Corsetti, la realizzazione dei video a Fabio Massimo Iaquone mentre le scenografie e costumi furono curati da Cristian Taraborrelli.[2]

Medea è un'opera onirica, in cui mito e contemporaneità si fondono attraverso il rapporto formale di tre partiture: musicale, registica e live-elettronica. Il mito di Medea è rivissuto con frammenti dal Medea di Euripide, propriamente estrapolato nei punti più espressivi e lirici del testo originale. Esso ha dei rimandi alla contemporaneità per temi come la perdita di identità, di terra, patria, sole e senso di sacralità perduta in un tempo in cui il nichilismo ideologico sembra schiacciare l'uomo proprio nei suoi aspetti ideali e valoriali.

La caratteristica dell'opera è di prevedere sulla scena tre Medee che rappresentano psicologicamente la "frantumazione" dell'io contemporaneo, a cui la psicanalisi ha dedicato ampi studi.

Alla prima, l'opera venne interpretata da Antonella Ruggiero, Sonia Visentin, Alda Caiello, Andrew Watts.

Nel 2002 l'opera ricevette il premio Franco Abbiati della critica musicale italiana XXII edizione.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La tragedia di Medea, su Il giornale della musica. URL consultato il 15 aprile 2022.
  2. ^ MEDEA di Adriano Guarnieri – EMA Vinci contemporanea, su emavinci.it. URL consultato il 15 aprile 2022.
  3. ^ Cronologia completa del Premio Abbiati, su web.archive.org, 10 novembre 2011. URL consultato il 15 aprile 2022 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2011).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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