Mastite

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Mastite
Disegno che mostra un caso di mastite
Specialitàginecologia e medicina generale
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-10N61
MeSHD008413
MedlinePlus001490

La mastite è una malattia infiammatoria della mammella che può riguardare le femmine dei mammiferi. La malattia può essere classificata in mastite puerperale, se avviene durante l'allattamento materno, o negli altri casi mastite non puerperale[1][2].

Eziologia[modifica | modifica wikitesto]

Le mastiti puerperali sono causate da agenti patogeni, soprattutto lo Staphylococcus aureus e i batteri del genere Streptococcus, che penetrano il tessuto mammario attraverso il capezzolo. Colpiscono classicamente le giovani donne, specialmente durante il primo allattamento[1]. La stasi del latte materno e le scarse condizioni igieniche possono favorire l'insorgere della malattia[2].

La mastiti non puerperali sono causate, oltre che da S. aureus, da batteri dei generi Enterococcus e Bacterioides, da anaerobi e, più raramente, da Brucella e miceti del genere Actinomices[1]. Possono manifestarsi fin dall'età neonatale[2].

Molto raramente, soprattutto nei paesi industrializzati, la causa è da riconoscersi nell'infezione da Mycobacterium tuberculosis e da Treponema pallidum, agenti eziologici rispettivamente di tubercolosi (mastite tubercolare) e sifilide (mastite luetica)[2].

Clinica[modifica | modifica wikitesto]

Le mastiti hanno generalmente un decorso acuto, ma possono, seppur raramente, cronicizzarsi e portare alla formazione di ascessi che possono richiedere l'intervento chirurgico[2].

La presentazione clinica presenta i classici segni di flogosi. Il seno risulta dolente, arrossato, e sono presenti leucocitosi e febbre[2].

Trattamento[modifica | modifica wikitesto]

Le madri vanno incoraggiate a continuare l'allattamento o a rimuovere il latte, manualmente o tramite presidi specifici, utilizzando eventualmente analgesici consentiti, quali il paracetamolo[3]. Nei casi persistenti la terapia antibiotica, compatibile con l'allattamento, il riposo e il proseguimento dell'allattamento in genere risolvono la condizione nel giro di pochi giorni[2].

Nel caso la malattia progredisca e si formi un ascesso, può essere necessaria l'incisione chirurgica e il drenaggio del pus[2].

Negli animali domestici[modifica | modifica wikitesto]

Nell'animale da allevamento l'infezione può insorgere tramite diverse vie di infezione (ascendente o galattogena, discendente o ematogena, diretta o percutanea) ed essere favorita da fattori predisponenti (genetici, alimentari, conformazione, "cattiva" mungitura).

Eziologia[modifica | modifica wikitesto]

È provocata da microrganismi di vario tipo e da una serie di errori: stalle sporche, impianti mungitura sporchi, lesioni apparato mammario. Quando l'animale è colpito da mastite, produce un latte salato che presenta tracce di sangue, che tende a formare grumi ed è inadatto alla caseificazione.

Il latte prodotto emana cattivo odore e presenta un'alterazione di tutte le componenti, soprattutto delle sostanze grasse. Per evitare l'insorgere della malattia nell'animale, è consigliabile, dopo la mungitura, immergere il capezzolo in un apposito recipiente con un becco ricoperto di disinfettante, in modo che vi si formi intorno una patina che non permette l'entrata dei microrganismi.

La mastite bovina causata da una delle cinque microalghe unicellulari del genere Prothoteca (chiamata prothotecosi) è causa di una significativa riduzione della produzione di latte e non sempre risponde positivamente al trattamento farmacologico con antibiotici.[4] Agli allevatori non rimane altra scelta che l'allontanamento dei capi infetti per prevenire il contagio degli altri esemplari sani.[5] La diffusione della prothoteca è causata dalla somministrazione di latte proveniente bovine infette e quindi particolarmente ricco di tale agente patogeno, che dalla scarsa igiene degli ambienti circostanti quali lettiere, cuccette e corsie, talora caratterizzati dalla presenza di liquami e dalla presenza di residui fecali di vitelle o di roditori. I benefici delle disinfezioni vengono facilmente annullati dal deposito di nuova sostanza organica.[6]

Trattamento[modifica | modifica wikitesto]

Nella terapia si usano vari antibiotici, tra cui la cefapirina[7][8]. Nella seconda decade degli anni Duemila, nella letteratura internazionale sono stati segnalati casi di antibiotico-resistenza che in Italia hanno dato avvio ad uno specifico monitoraggio nazionale.[9]

Un esempio di antibiotico-resistenza si ravvisa nelle mastiti da prototheca.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Modena, pp. 175, 2006.
  2. ^ a b c d e f g h Dionigi, pp. 400-1, 2006.
  3. ^ Infant Feeding, su Postnatal Care: Routine Postnatal Care of Women and Their Babies. URL consultato il 16 agosto 2012.
  4. ^ (ITEN) Isolamento, identificazione e caratterizzazione di microrganismi lievito-simili, su dbvpg.unipg.it, Università degli Studi di Perugia. URL consultato il 19 novembre 2020.. Citazione: La mastite bovina causata da Prototheca spp. è considerato un problema di crescente gravità su scala mondiale e l'efficacia delle terapie con antibiotici è ancora controversa
  5. ^ Cammi G., Arrigoni N., Belletti GL., Garilli F.2, Ricchi M.1Vicari N., Tamba M.1 e Galletti G., Indagine sulla presenza di Prothoteca SPP in allevamenti da bovine da latte del nord Italia (DOC), in X Congresso Nazionale S.I.Di.L.V., Alghero, Società Italiana di Diagnostica di Laboratorio Veterinaia, 22-24 Ottobre 2008, p. 120. URL consultato il 19 novembre 2020 (archiviato il 19 novembre 2020). Citazione: Inoltre, l’assoluta assenza di risposta alle terapie antibiotiche, con conseguente evoluzione cronica della patologia, rende necessario allontanare gli animali colpiti dall’allevamento.
  6. ^ Le mastiti da prototheca, su Ruminanthia, n. 7, 2012. URL consultato il 19 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2019).
  7. ^ JP. Roy, L. DesCôteaux; D. DuTremblay; F. Beaudry; J. Elsener, Efficacy of a 5-day extended therapy program during lactation with cephapirin sodium in dairy cows chronically infected with Staphylococcus aureus., in Can Vet J, vol. 50, n. 12, Dec 2009, pp. 1257-62, PMID 20190974.
  8. ^ RM. Stockler, DE. Morin; RK. Lantz; WL. Hurley; PD. Constable, Effect of milk fraction on concentrations of cephapirin and desacetylcephapirin in bovine milk after intramammary infusion of cephapirin sodium., in J Vet Pharmacol Ther, vol. 32, n. 4, Aug 2009, pp. 345-52, DOI:10.1111/j.1365-2885.2008.01048.x, PMID 19614839.
  9. ^ Strumenti diagnostici e test di sensibilità agli antibiotici nell'approccio alla mastite bovina, su izslt.it. Ospitato su docsity.com.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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