Martian Bernardy de Sigoyer

Martian Bernardy de Sigoyer
Martian Bernardy de Sigoyer in un disegno d'epoca
NascitaValence, 29 agosto 1824
MorteParigi, 24 maggio 1871
Cause della morteMorto in battaglia
Dati militari
Paese servitoBandiera della Francia Seconda Repubblica francese
Secondo impero francese
Forza armataBandiera della FranciaEsercito del Secondo Impero francese
ArmaArmée de terre
Anni di servizio1844 - 1871
GradoCapitano
GuerreGuerra di Crimea
Seconda guerra d'indipendenza italiana
Campagna militare della Comune di Parigi
CampagneCampagna di Algeri
BattaglieBattaglia di Solferino
Comandante di26º battaglione cacciatori a piedi
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Marie Félicien René Martien Bernardy de Sigoyer, noto anche semplicemente come Martien Bernardy de Sigoyer (Valence, 29 agosto 1824Parigi, 24 maggio 1871), è stato un militare francese. Venne ucciso durante gli eventi della Comune di Parigi nella capitale francese, nel 1871, mentre coi suoi uomini difendeva il Palazzo delle Tuileries ed il Louvre.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

I primi anni[modifica | modifica wikitesto]

Nato nel 1824, Martian Bernardy de Sigoyer proveniva da una famiglia di tradizione militare. All'età di 20 anni entrò nel corpo francese degli zuavi ed il 18 agosto 1851 ottenne il grado di sottotenente, durante la quale venne ferito.

Integrato nell'8º battaglione cacciatori, venne nominato tenente nel dicembre del 1854 per poi venire assegnato al 14º battaglione cacciatori in Crimea; qui ricevette la croce di cavaliere dell'Ordine della Legion d'onore. Nel maggio del 1859, ottenne il grado di capitano e venne ferito nel corso della Battaglia di Solferino, durante la campagna militare in italia per la seconda guerra d'indipendenza italiana[1].

Il salvatore del Louvre[modifica | modifica wikitesto]

L'incendio delle Tuileries.

Secondo lo scrittore, storico ed editore Nicolas Chaudun, autore dell'opera Le brasier, le Louvre, incendiée par la Commune, quando i comunardi incendiarono il Palazzo delle Tuileries nel maggio del 1871 durante la Comune di Parigi, le fiamme rischiarono di intaccare anche il Louvre con la sua preziosa collezione di opere d'arte.

Questo non avvenne per la caparbietà del conservatore Henry Barbet de Jouy e, soprattutto, grazie al pronto intervento di Martian Bernardy de Sigoyer[2], che chiese ai suoi uomini del 26º battaglione cacciatori a piedi di fare tutto il possibile per evitare il propagarsi delle fiamme anche verso il museo[3].

Nella storia del 26º battaglione cacciatori[4] così si legge:

«Eravamo immobilizzati per la presenza di fuochi da ogni parte che ci circondavano. Il capitano Lacombe colse l'occasione per compiere una ricognizione da solo sulle banchine, dove ha notato che l'incendio delle Tuileries si stava diffondendo gradualmente e che il museo del Louvre era minacciato; se volevamo salvarlo, dovevamo agire risolutamente senza sprecare un minuto. Il comandante de Sigoyer non esitò e decise di obbedire unicamente alle sue iniziative, marciando subito a passo levato per prendere il controllo del Louvre. [...] La 4^ compagnia ricevette l'ordine di sgombrare il piano terreno e nel contempo stanare il nemico e riportarlo verso il Pont Neuf. Una parte della compagnia approfittò del movimento per impadronirsi del controllo del resto del Louvre, portandosi alle finestre e tenendo in questo modo a bada il nemico. Nel contempo, il resto del battaglione, di corsa, giunse sin davanti alla porta a vetri che dava l'accesso alla galleria delle antichità. Il capitano [Bernardy] fu uno dei primi ad abbattere la porta. Non si trattava più di combattere i ribelli, bensì di combattere l'incendio senza armi adeguate e riuscire a sconfiggerlo; non fu un compito facile. Cercammo le cantine, i luoghi in cui i cospiratori avevano abbandonato i loro materiali e i loro strumenti; tutto poteva essere utile: asce, picconi, martelli, tutto venne preso con impazienza; l'ultima compagnia salì di corsa le scale fin sui tetti e, tra la Salle des Etats e il Pavillon de la Tremouille, provò a risalire. A nessuno mancò l'ardore di fare ciò che stava facendo, ma semmai era l'immenso calore delle fiamme a respingere i lavoratori. [...] Sui tetti, intanto, le altre quattro compagnie stavano appostate come sentinelle sotto la direzione dei loro ufficiali. Trenta uomini vennero inviati al padiglione Richelieu, dove la biblioteca era in fiamme, ed anche da questa parte si minacciava il Louvre. Nel frattempo giunse un distaccamento del 91° reggimento zappatori di Parigi. Grazie a questo rinforzo, il fuoco venne riportato sotto controllo. Il museo del Louvre è stato salvato!»

A seguito di una deliberazione dell'Assemblea Nazionale presieduta da Jules Grévy, il presidente della repubblica Adolphe Thiers promulgò, in data 15 settembre 1871, una legge a favore della famiglia del comandante[5]: per ricompensare del sacrificio personale del comandante Martian de Bernardy de Sigoyer, il quale con la propria vita contribuì in maniera particolare alla salvezza del Museo del Louvre da sicuro incendio. Alla vedova venne accordata una pensione a vita di duemila franchi oltre a quella di reversibilità prevista dalla legge. A ciascuno dei quattro figli una pensione vitalizia di cinquecento franchi annui oltre alla possibilità di studiare gratuitamente alle scuole di stato.

Il museo del Louvre gli ha dedicato una targa commemorativa nei pressi della Nike di Samotracia.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze francesi[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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