Marquitta

Marquitta
film perduto
Titolo originaleMarquitta
Paese di produzioneFrancia
Anno1927
Durata120 minuti (2400 metri)
Dati tecniciB/N
RegiaJean Renoir
Soggettospunto dalla canzone Saint-Granier
SceneggiaturaJean Renoir e Pierre Lestriguez
ProduttoreLes Artistes Réunis (Marie-Louise Iribe)
FotografiaJ. Bachelet, Raymond Agne
Interpreti e personaggi

Marquitta è un film muto diretto nel 1927 da Jean Renoir.

Lo si considera andato perduto.[1]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Vlasco de Décarlie, un principe slavo, soprannominato "Coco", si innamora di una cantante di strada, Marquitta. Egli non dà importanza alle differenze di classe e cerca di trasformare la giovane in un'artista di successo. La scoperta del furto di un gioiello lo fa adirare a tal punto che la caccia lontano dalla sua casa. Il tempo passa e Vlasco, perduto il suo regno, si guadagna a malapena da vivere, cantando per una modesta orchestra, a Parigi. Marquitta lo ritrova, lo conforta e gli restituisce il gioiello rubatogli. Lui esplode in una nuova scenata di collera ed è Marquitta stavolta a cacciarlo. Tuttavia lo ama e lo salva dal suicidio, fornendogli anche la prova che l'autore del furto non era altri che suo padre adottivo e per evitargli la prigione se ne era addossata la colpa. Marquitta, divenuta una grande vedette, non sogna che di riconciliarsi con Vlasco.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Riprese[modifica | modifica wikitesto]

Il film fu girato nell'inverno del 1926: gli interni negli studi Gaumont e Buttes Chaumont e gli esterni a Nizza (sulla moyenne corniche)

Prima[modifica | modifica wikitesto]

La prima si ebbe il 13 settembre 1927 al cinema Aubert-Palace di Parigi.

Renoir racconta[modifica | modifica wikitesto]

«La regia di Marquitta per me avrebbe dovuto dire varcare la frontiera e entrare nel cinema commerciale...passai dalle file del cinema d'avanguardia all'industria. Marquitta presenta ai miei occhi un'altra caratteristica molto importante. È stato il primo film che ho girato senza Catherine».*[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Daniele Dottorini, Jean Renoir. L'inquietudine del reale, pag. 42.
  2. ^ Jean Renoir, La mia vita, i miei film, pag. 75.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Jean Renoir, La mia vita, i miei film, Marsilio, Venezia 1992. ISBN 88-317-5419-X
  • Jean Renoir, La vita è cinema. Tutti gli scritti 1926-1971, Longanesi, Milano 1978 traduzione di Giovanna Grignaffini e Leonardo Quaresima.
  • Daniele Dottorini, Jean Renoir. L'inquietudine del reale,Ente dello Spettacolo, Roma 2007. ISBN 978-88-85095-39-7

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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