Marmo cipollino marino

Il marmo cipollino marino è una tipologia particolare fra i marmi estratti dalle cave delle Alpi Apuane in provincia di Massa Carrara.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Questa varietà di marmo deve il suo nome all'andamento cuspidato, che ricorda le onde del mare, delle sottili venature verdi brillanti che lo caratterizza[1] su un fondo bianco candido compatto[2].

Petrografia[modifica | modifica wikitesto]

Petrograficamente si tratta di uno scisto a clorite, quest'ultimo minerale è quello che forma e da il colore alle lamine verdognole.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

I marmi delle cave di Carrara, si presentano in tantissime tipologie che sono commercializzate con vari nomi in base alle diverse caratteristiche estetiche, che influiscono sulle caratteristiche tecnico-meccaniche e spesso anche per la sua composizione chimica, quasi tutti hanno come caratteristica principale il colore più o meno bianco, più o meno attraversato da venature, con vene più o meno grandi, principalmente grigie o dorate.

Il marmo cipollino apuano è uno dei due marmi provenienti da quest'area con un colore non biancastro in quanto si presenta come un materiale con un fondo bianco venato con lamine verdastre brillanti.

Questo marmo quando è tagliato perpendicolarmente all'andamento delle venature, queste si presentano sotto forma di lamine capillari ondulate, di colore verde cupo, bianco, e turchine alternate e sub-parallele tra loro; se la pietra viene tagliata parallelamente alle lamine queste risultano indistinte e poco evidenti[3].

Utilizzo storico[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di una delle pietre storiche ornamentali utilizzate nel passato per adornare edifici a Roma. Si tratta di una "lapis" ornamentale abbastanza rara, è stata utilizzata nell'adornare la seconda cappella a destra della Basilica di Santa Maria sopra Minerva e l'altare maggiore della chiesa del Gesù a Roma[3][4]. Nell'edilizia civile è stato utilizzato per adornare il salone del Parnaso di Villa Albani[2]. È stato utilizzato generalmente per manufatti d'arredo interno[5], come stipiti di caminetto, piani di mobili in pietra, come un piano per tavolo in pietra intarsiata ora conservato al museo del Prado della Manifattura granducale di Firenze,[6] e la piccola cava da cui era estratto è ormai chiusa ed abbandonata da più di un secolo .

L'interesse verso questo tipo di marmo e la sua rarità è testimoniata a Populonia dell'affresco di una parete del complesso delle Logge a sua imitazione, probabile ispirazione dal suo utilizzo osservato dagli artigiani dell'epoca a Roma[7].

Una piastrella di questo marmo, donata nel 1871 dal Cav. Pietro Rocchi, è conservata nella "Collezione di Marmi Antichi" dell'Accademia dei Fisiocritici[8].

Impatto ambientale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: No Cav.

A causa dell'elevato impatto ambientale e paesaggistico dell'asportazione di questo minerale dal bacino delle Alpi Apuane, da anni il movimento No Cav conduce un'aspra battaglia ambientalista per la chiusura delle cave dal quale viene estratto.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale Collezioni geologiche e storiche Cipollino verde, su isprambiente.gov.it. URL consultato il 30 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 10 settembre 2015).
  2. ^ a b p. 98 Faustino Corsi(1833)
  3. ^ a b P. 22, F. Belli (1842)
  4. ^ p 7,9,12 in Anonimo (1843)
  5. ^ Parco archeologico delle Alpi Apuane Pietre e marmi antichi
  6. ^ Piano di tavolo: Manifattura granducale di Firenze, inizi XVII secolo Madrid, Museo del Prado OPD Restauro, No. 14 (2002), pp. 207-211, 196
  7. ^ vedi Lisa Bartali P. 135-142 Pittura di I stile a Populonia: repertorio delle imitazioni marmoree, in: Camilli, Andrea Gualandi, Maria Letizia (a cura di), Materiali per Populonia 4, Volume 1 di 1, Editore All'Insegna del Giglio, Firenze, 2005, ISBN 88-7814-308-1
  8. ^ Scheda dettaglio - Catalogo della Collezione di Marmi Antichi

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Belli, Catalogo della collezione di pietre usate dagli antichi per costruire ed adornare le loro fabbriche, Tip. Mugnoz, 1842
  • Faustino Corsi, Delle pietre antiche trattato di Faustino Corsi romano Tip. Salviucci, 1833
  • Anonimo, Enumerazione delle pietre ornamentali usate nella rinnovata tribuna ed altare maggiore della chiesa del Gesù di Roma, Roma, Tipografia Mugnoz, 1843