Maria Arcangela Biondini

Maria Arcangela Biondini (Corfù, 24 giugno 1641Arco, 25 novembre 1712) è stata una religiosa italiana, figura di spicco nel panorama sociale e religioso veneto della seconda metà del Seicento. La sua produzione letteraria, spirituale, mistica e autobiografica è vastissima e le sue opere, alcune delle quali non ancora inventariate, sono conservate nel monastero delle Serve di Maria di Arco.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Suor Maria Arcangela Biondini al secolo si chiamava Giovanna Antonia; nacque il 24 giugno 1641 a Corfù, settima di nove figli di Andrea Biondini, vicegovernatore dell'isola per conto di Venezia, e di Angela Cicogna. Nel 1655 entrò fra le monache Serve di Maria di Santa Maria delle Grazie di Burano e nel 1657 emise la professione prendendo il nome di suor Maria Arcangela. Nel 1677 divenne badessa e tale restò fino al 1686. Donna sensibile ai problemi della Chiesa, avvertì quasi subito la necessità di una riforma claustrale. In convento, un'anziana monaca le predisse che Iddio le tiene preparato un Convento in una prateria ove è anche fatta la chiesa.

Così, per portare a compimento il suo progetto, suor Arcangela Biondini interpellò l'imperatore Leopoldo I e ottenne da lui, il 6 luglio 1684, la risoluzione di fondazione di un convento. La sede fu la campagna di Arco, presso la chiesa di Santa Maria di Reggio. Ottenne anche il parere favorevole del Principe Vescovo di Trento. Non mancarono ostacoli, rimostranze degli abitanti della zona, ma alla fine il nome di Cesare faceva acquietare ognuno, come scrisse. Nel 1689, dopo un viaggio abbastanza avventuroso, la Biondini arrivò ad Arco in compagnia di una monaca e sette converse. Furono tutte accolte bene dal capitano del castello e poi dai Conti di Arco. La comunità, che seguiva la regola dei Frati di Montesenario, presto si consolidò. Suor Maria Arcangela vi rimase fino alla morte, avvenuta il 25 novembre 1712. La sua spoglia riposa ancora oggi nel convento di Arco.

Dai suoi scritti emergono forza, fede e umiltà cristiane. Nel giugno 1709 scrisse a un sacerdote di Rovereto che le aveva chiesto spiegazioni sul versetto del salmo 99, Servite Domino in Letitia:

«... io son povera donnicciuola, scioca ed ignorante; né è mio officio il fare simili spiegazioni. Pure perché Spiritus ubi vult spirat, però è solito esso S.mo Spirito di comunicare i raggi di sua focosa luce ove più le piace, e per mostrare la forza immensa del suo divino operare, lo fa anzi ne stromenti più deboli, ed infermi per confondore la scioca presuntione de’ mortali, quali si perdono nel cercar d’intendere e penetrare le più recondite dottrine; ma non intendono che la vera scientia e profonda cognizione, consiste nel conoscere la propria bassezza e viltà, per la qual verace cognizione si arriva ad intendere l’immensità di Dio quanto porta la capacità umana avvalorata dalla grazia.»

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV. M. Arcangela Biondini (1641-1712) e il monastero delle Serve di Maria di Arco ..., Convegno del 6-7 maggio 2004, Istituto di Cultura, Trento; Monastero delle Serve di Maria, Arco.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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