Marcia delle donne

La Marcia delle Donne fu una marcia che si svolse il 9 agosto del 1956 a Pretoria, capitale amministrativa del Sudafrica. L'obiettivo delle marciatrici era quello di protestare contro l'introduzione, nel 1952, delle leggi sull'apartheid per le donne nere e di presentare una petizione all'allora Primo Ministro sudafricano J. G. Strijdom.

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Ad organizzare la marcia fu la Federazione delle Donne Sudafricane, un'organizzazione anti-apartheid con l'obiettivo di rafforzare la voce femminile all'interno del movimento.[1] Contribuirono al Congresso del Popolo del 1955 in cui fu stilata la Carta della Libertà, presentando un documento chiamato Cosa richiedono le donne che si riferiva a necessità quali sussidi per l'assistenza all'infanzia e per le spese abitative, educazione, parità di retribuzione, parità nei diritti di proprietà, matrimonio e custodia dei figli. Nel 1956, quando si svolse la marcia, la loro attenzione si era spostata sull'introduzione di lasciapassare per le donne nere.

Marcia[modifica | modifica wikitesto]

La marcia, svoltasi il 9 agosto 1956, ebbe un'affluenza stimata in 20 000 donne di varie etnie e tribù che confluirono a Pretoria. Con l'obiettivo di aumentare la partecipazione si scelse un giovedì, il giorno tradizionale di riposo per le lavoratrici domestiche africane. Arrivate con vari mezzi di trasporto, le donne camminarono fino agli Union Buildings, il centro del Governo del Sudafrica, in piccoli gruppi di due o tre persone, a causa del divieto da parte delle autorità di costituire gruppi numerosi, e si incontrarono nei giardini e nell'anfiteatro dell'edificio. A guidare la marcia furono Lilian Ngoyi, Helen Joseph, Albertina Sisulu e Sophia Williams-De Bruyn.[2]

Alcune donne, una rappresentante per ogni tribù ed etnia, portarono 14 000 firme della petizione per presentarle al Primo Ministro; questi si trovava altrove per evitare di accettare la petizione da un gruppo multiculturale femminile, per cui la petizione fu accettata dal suo Segretario.[3]

Le donne stettero in piedi per mezz'ora in silenzio, prima di cantare Nkosi sikelel' iAfrika e poi una canzone sulla libertà di una donna chiamata Wathint' abafazi, Strijdom!.

(XH)

«Wathint' abafazi, wathint' imbokodo, uza kufa!»

(IT)

«[Quando] colpisci le donne, colpisci una roccia, sarai schiacciato [morirai]!»

Petizione[modifica | modifica wikitesto]

La petizione era stata prodotta dalla Federazione delle Donne Sudafricane e stampata dall'Indian Youth Congress. La petizione recita:

(EN)

«We, the women of South Africa, have come here today. We African women know too well the effect this law upon our homes, our children. We, who are not African women know how our sisters suffer. For to us, an insult to African women is an insult to all women.
* That homes will be broken up when women are arrested under pass laws.
* That women and young girls will be exposed to humiliation and degradation at the hands of pass-searching policemen.
* That women will lose their right to move freely from one place to another.
We, voters and voteless, call upon your government not to issue passes to African women. We shall not resist until we have won for our children their fundamental rights of freedom, justice and security.

Presented to Prime Minister J.G. Strijdom, 9 August 1956.»

(IT)

«Noi, donne del Sudafrica, siamo venute qui oggi. Noi donne africane conosciamo molto bene gli effetti di questa legge sulle nostre famiglie, sui nostri figli. Noi, che non siamo donne africane, sappiamo quanto soffrono le nostre sorelle. Perché per noi, un insulto alle donne africane equivale a un insulto a tutte le donne.
* Le famiglie si disgregheranno quando le donne saranno arrestate a causa delle leggi di segregazione.
* Le donne e le giovani ragazze saranno esposte all'umiliazione e alla degradazione da parte dei poliziotti addetti al controllo dei lasciapassare.
* Le donne perderanno il diritto di muoversi liberamente da un posto all'altro.
Noi, votanti e non aventi diritto al voto, ci appelliamo al vostro governo perché non emetta i lasciapassare alle donne africane. Resisteremo finché avremo ottenuto i diritti fondamentali alla libertà, alla giustizia e alla sicurezza per i nostri figli.

Al Primo Ministro Johannes Gerhardus Strijdom, 9 agosto 1956.»

Partecipanti notevoli[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ vol. 5, DOI:10.1080/01436598308419740, https://oadoi.org/10.1080/01436598308419740.
  2. ^ http://www.iol.co.za/sundayindependent/honour-the-strike-a-woman-legacy-1900446.
  3. ^ Copia archiviata, su africanhistory.about.com. URL consultato il 5 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2016).
  4. ^ (EN) Supplement, 60 Iconic Women — The people behind the 1956 Women's March to Pretoria, in The M&G Online. URL consultato il 12 maggio 2018.
  5. ^ 60 Iconic Women — The people behind the 1956 Women's March to Pretoria (21-30) | Special Reports | M&G.
  6. ^ 60 Iconic Women — The people behind the 1956 Women's March to Pretoria (11–20), in Mail & Guardian, 25 agosto 2016. URL consultato l'8 settembre 2016.
  7. ^ Rahima Moosa | South African History Online.
  8. ^ (EN) Women's March leader visits graves of fellow activists, su enca.com. URL consultato il 12 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 1º giugno 2020).
  9. ^ https://www.nytimes.com/1980/03/14/archives/lillian-ngoyi-68-dies-in-soweto-leader-of-south-africas-blacks.html.
  10. ^ Tribute to women warriors.