Made in Italy

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Made in Italy (disambigua).

 

 
Tre esempi di indicazione Made in Italy.
Tre esempi di indicazione Made in Italy.
Una bistecchiera con la scritta Made in Italy, disegnata da Marcel Wanders per Alessi ed Esselunga
Un negozio Tod's a Hong Kong.
Arance di Ribera D.O.P., parte della categoria Made in Italy (come tutti i prodotti Dop, Doc, Docg, Igp e Igt).[1]
Coppa in vetro di Murano di Angelo Barovier (1460 circa)
Ferrari F12 berlinetta; Ferrari è uno dei marchi più famosi del mondo strettamente correlato al Made in Italy.
Pagani Zonda Revoluciòn al Salone dell'automobile di Ginevra 2014
Lamborghini Huracán
Una Dallara Pontiac del 2008
Il modello Maserati Alfieri del 2014
La Lancia Delta (2008)
MV Agusta F4 Senna
Benelli TNT Cafè Racer del 2006
Piaggio MP3
Ducati 1199 Panigale S entrata in commercio nel 2012
Moto Guzzi Bellagio 940 Aquila Nera del 2011
Cagiva Mito SP525
Nutella

Il Made in Italy è un'indicazione di provenienza che indica l'origine di un bene in base alle disposizioni comunitarie in materia di origine non preferenziale di un prodotto ed in questo caso riferite ai prodotti che hanno origine in Italia.[2]

Secondo uno studio di mercato realizzato da Statista in Made-In-Country-Index (MICI) 2017, e pubblicato da Forbes il 27/03/2017, Made in Italy oggi è censito al 7º posto in termini di reputazione tra i consumatori di tutto il mondo. KPMG, censiva nel 2012 il Made in Italy quale terzo marchio al mondo per notorietà dopo Coca Cola e Visa.[3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Storicamente Made in Italy era un'espressione in lingua inglese apposta dai produttori italiani, specie dagli anni ottanta in poi, nell'ambito di un processo di rivalutazione e difesa dell'italianità del prodotto, al fine di contrastare la falsificazione della produzione artigianale e industriale italiana, soprattutto nei quattro tradizionali settori di moda, cibo, arredamento e meccanica (automobili, disegno industriale, macchinari e navi), in italiano noti anche come "Le quattro A" da Abbigliamento, Agroalimentare, Arredamento e Automobili.

All'estero, infatti, i prodotti italiani avevano nel tempo guadagnato una fama, con corrispondente vantaggio commerciale. Erano generalmente riconosciute al prodotto italiano medio, o quantomeno ci si attendeva che esso presentasse, notevoli qualità di realizzazione, cura dei dettagli, fantasia del disegno e delle forme, durevolezza.[4] I prodotti italiani erano storicamente stati associati a qualità, alta specializzazione e differenziazione, eleganza e provenienza da famosi settori industriali italiani tradizionali.

Prime basi delle norme con l'accordo di Madrid del 14 aprile 1891 recepito e ratificato in Italia con la L. n. 676 del 1967 con il quale si sanciva che apposizione del “made in…” consentiva di individuare l’esatto luogo di fabbricazione di un determinato prodotto ed è pertanto riconducibile all’accertamento dell’origine del medesimo.

Dal 1999, il marchio Made in Italy ha cominciato ad essere promosso da vari enti ed associazioni, come l'Istituto per la Protezione, la Promozione e la Preservazione dell'origine dei prodotti agroalimentari e vitivinicoli Made in Italy[5], 100ITA[6], l'Istituto per la Tutela dei Produttori Italiani[7], l'Associazione Made in Italy[8], il Comitato Made in Italy[9], l'Associazione Italian Sounding[10], l'Associazione Nazionale per la Tutela della Finestra Made in Italy[11], Food Italy Certification[12], ItalCheck[13] oltre che da parte di tutte le Associazioni di Categoria delle Imprese dei diversi settori, dai Consorzi di Tutela e Garanzia ed in primis dagli Organi Governativi che sono intervenuti regolandone l'utilizzo in base a specifiche leggi dello stato che ha avocato alle preposte autorità le attività di verifica e tutela.[14]

A far chiarezza tra disposizioni datate e di dubbia applicabilità pratica sembra essere finalmente giunto il legislatore che, con la Legge Finanziaria 2004 (L. n. 350 del 2003) pubblicata sul supplemento ordinario n. 196/L alla Gazzetta Ufficiale del 27 dicembre 2003 ha stabilito che chi scrive “made in Italy” su qualsiasi merce che non sia stata fabbricata in Italia rischia la reclusione fino ad un anno e la pena è aumentata se si tratta di alimenti o bevande.

La L. n. 350 del 2003, che ha praticamente riscritto la disciplina dell’etichettatura sull’origine delle merci, ha infatti previsto che “L’importazione e l’esportazione a fini di commercializzazione ovvero la commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza costituisce reato ed è punita ai sensi dell’articolo 517 del c.p.”.[15]

Apporre la bandiera italiana, la dicitura Italy o made in Italy su un prodotto è possibile per riferirsi alla parte imprenditoriale del produttore, mentre quella produttiva (manifatturiera, coloro che materialmente lavorano il prodotto) vera e propria può trovarsi ovunque. Basta quindi che il prodotto sia «pensato o disegnato» quando non totalmente gestito da un imprenditore italiano, per potersi tranquillamente fregiare di tale marchio, anche se questo manufatto è costruito in un qualsiasi altro luogo.

Nel 2009 è stata emanata una legge per tutelare il made in Italy: il decreto legge nº 135 del 25 settembre 2009 contiene l'art. 16 dal titolo Made in Italy e prodotti interamente italiani.

Il marchio "Made in Italy" è diventato fondamentale per le esportazioni italiane ed è così noto a livello mondiale da essere considerata una categoria commerciale a sé stante.

Nel gennaio 2014 il Google Cultural Institute in collaborazione col governo italiano e con la Camera di Commercio italiana ha lanciato un progetto online per promuovere il Made in Italy mostrando molti famosi prodotti italiani usando la tecnologia dello showroom virtuale[16].

Il 15 aprile 2024 si è svolta la prima giornata nazionale del made in Italy[17], evento ideato ed istituito dal Governo Meloni per promuovere e valorizzare "il lavoro, l'impresa, e il prodotto italiano"[18].

Requisiti di legge[modifica | modifica wikitesto]

Il 1º maggio 2016 è entrato in vigore il nuovo Codice Doganale dell’Unione (CDU), con le relative disposizioni (DCU), che hanno sostituito il vecchio Codice Doganale Comunitario (CDC). La nuova normativa ha portato talune novità in materia di origine. L’individuazione dell’esatta origine della merce è indispensabile dal punto di vista doganale in quanto necessaria per l’applicazione delle misure di politica commerciale che colpiscono solo le merci originarie di alcuni paesi. È altresì collegato al concetto di origine il cosiddetto marchio di origine o “Made in del prodotto”. È evidente che tale marchio, pur non avendo nessuna rilevanza tributaria, ha un effetto sensibile nella fase di commercializzazione, poiché, agendo sulla qualità percepita del prodotto, può arrivare ad orientare le scelte di acquisto dei consumatori. La definizione del Paese di origine di un bene si basa sulle disposizioni comunitarie in materia di origine non preferenziale della merce.

Tali disposizioni sono contenute nel Regolamento (UE) n. 952/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio[19] che istituisce il nuovo Codice Doganale dell'Unione (d’ora in poi CDU o semplicemente Codice) entrato in vigore nel 1º maggio 2016. Al suo interno, la sezione 1 del Capo 2 (Titolo II), negli artt. dal 59 al 63, individua il quadro normativo afferente l’origine non preferenziale. In particolare, gli articoli 31 e 32 del Regolamento Delegato (UE) 2446/2015[20], in attuazione dell’art. 60 del CDU rispettivamente nei paragrafi 1 e 2, individuano i due criteri di riferimento per definire l’origine non preferenziale, in maniera analoga a quanto precedentemente disposto dal vecchio Codice Doganale Comunitario[21][22].

Secondo quanto regolamentato dall'art.16 della legge 166 del 2009 (Decreto legge 135, 25 settembre 2009 - Parlamento Italiano) solo i prodotti totalmente fatti in Italia (cioè progettati, fabbricati e confezionati in Italia) possono fregiarsi dei marchi 100% Made in Italy, 100% Italia, tutto italiano, in qualsiasi linguaggio essi espressi, con o senza la bandiera italiana. Ogni abuso è punito dalla legge[23].

Con la Legge Reguzzoni erano state introdotte disposizioni in materia di commercializzazione di prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri. In particolare la legge istituisce, in tali settori, un sistema di etichettatura obbligatoria dei prodotti, che evidenzi il luogo di origine di ciascuna fase di lavorazione assicurando così la tracciabilità dei prodotti stessi. Inoltre si consente l'uso dell'indicazione "Made in Italy" esclusivamente per i prodotti le cui fasi di lavorazione abbiano avuto luogo prevalentemente nel territorio italiano.

Settori produttivi[modifica | modifica wikitesto]

Settori merceologici in cui l'espressione Made in Italy è indicativa:

Una menzione speciale merita Ferrari: secondo Brand Finance viene considerato nel 2020 marchio più influente e forte nel mondo[24], nel 2021 è al secondo posto sorpassata da WeChat.[25]

Riferimenti legislativi[modifica | modifica wikitesto]

  • Legge 350/2003;
    • modificata dalla legge nº 99 del 23 luglio 2009 (art. 4 comma 49, art. 17 comma 4);
    • modificata dal decreto legge nº 135 del 25 settembre 2009[26](art. 16) poi convertito in legge nº 166 del 20 novembre 2009[27].
  • Legge nº 55 dell'8 aprile 2010[28].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Michele Giuliano, Etichette “made in Italy”, la Sicilia vola, in Quotidiano di Sicilia, 10 febbraio 2022.
  2. ^ Legge 135, su camera.it, Camera dei Deputati, 25 settembre 2009. URL consultato il 3 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2013).
  3. ^ ASEAN Awareness Forum, su esteri.it, Ministero degli Affari Esteri, marzo 2013. URL consultato il 3 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2018).
  4. ^ Bando di concorso scolastico: leggi (PDF), su concorsotempimoderni.it, p. 2. URL consultato il 3 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  5. ^ 'Istituto per la Protezione, la Promozione e la Preservazione dell'origine dei prodotti agroalimentari e vitivinicoli Made in Italy, su madeinitaly.center. URL consultato il 1º ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2023).
  6. ^ 100ITA Il Marchio per la Protezione, Promozione e Preservazione dei prodotti Made in Italy, su 100ITA.com. URL consultato il 23 marzo 2015.
  7. ^ Istituto Tutela Produttori Italiani, su itpi.it. URL consultato il 1º ottobre 2018.
  8. ^ Super User, Home, su associazionemadeinitaly.org. URL consultato il 1º ottobre 2018.
  9. ^ Il Comitato – www.comitatomadeinitaly.com, su comitatomadeinitaly.com. URL consultato il 1º ottobre 2018.
  10. ^ (EN) Über Uns | Chi Siamo, su Italian Sounding. URL consultato il 1º ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2018).
  11. ^ ANFIT - Associazione Nazionale per la Tutela della Finestra Made in Italy, su ANFIT. URL consultato il 1º ottobre 2018.
  12. ^ Food Italy Certification | Food Italy Certification, su fooditalycertification.it. URL consultato il 1º ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 15 ottobre 2017).
  13. ^ Italcheck la Certificazione Made in Italy, su italcheck.it. URL consultato il 1º ottobre 2018.
  14. ^ Made in Italy, in Dizionario di economia e finanza, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012. URL consultato il 3 aprile 2016.
  15. ^ Approfondimenti > Tutela del "Made in Italy": corretta indicazione della provenienza e dell’origine dei prodotti, su rivista.ssef.it. URL consultato il 13 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 14 settembre 2017).
  16. ^ Made in Italy, Google mette le eccellenze italiane in Rete, su Wired.it, 22 gennaio 2014. URL consultato il 3 aprile 2016.
  17. ^ Al via le celebrazioni della giornata del Made in Italy, su ansa.it. URL consultato il 15 aprile 2024.
  18. ^ Campagna Prima Giornata Nazionale del Made in Italy – 15 aprile 2024, su Governo Italiano Presidenza del Consiglio dei Ministri. URL consultato il 15 aprile 2024.
  19. ^ Dettaglio intervento, su esteri.it. URL consultato il 1º ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2018).
  20. ^ L_2015343IT.01000101.xml, su eur-lex.europa.eu. URL consultato il 1º ottobre 2018.
  21. ^ NUOVA GUIDA ALL'ORIGINE NON PREFERENZIALE DELLA MERCE - MADE IN https://web.archive.org/web/20170909095013/http://www.lo.camcom.gov.it/files/estero/manuale-origine-preferenziale.pdf
  22. ^ GUIDA ALL'ORIGINE PREFERENZIALE AGG. MAGGIO 2016 http://www.lombardiapoint.it/files/Guida%20origine%20preferenziale%202016%20-%20agg%20maggio.pdf Archiviato il 9 settembre 2017 in Internet Archive.
  23. ^ Made in Italy e lotta alla contraffazione, su leg16.camera.it. URL consultato il 3 aprile 2016.
  24. ^ I 500 Brand più forti al mondo del 2020 secondo Brand Finance: Ferrari è il marchio più forte, Amazon primo per valore, su primaonline.it, 23 gennaio 2020. URL consultato il 29 giugno 2021.
  25. ^ Brand Finance Global 500 2021 - Sber Becomes World’s Third Strongest Brand, su brandfinance.com, 26 gennaio 2021. URL consultato il 29 giugno 2021.
  26. ^ Legge nº 135, su camera.it, 25 settembre 2009. URL consultato il 3 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2013).
  27. ^ Legge nº 166 del 20 novembre 2009, su parlamento.it. URL consultato il 3 aprile 2016.
  28. ^ Legge nº 55 dell'8 aprile 2010, su normattiva.it. URL consultato il 3 aprile 2016.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]