Maddalena Cerasuolo

Maddalena Cerasuolo, partigiana italiana, Medaglia di bronzo al Valor Militare

Maddalena Cerasuolo, detta Lenuccia[1][2] (Napoli, 3 febbraio 1920[3]Napoli, 23 ottobre 1999), è stata una patriota, antifascista e operaia italiana.[4]

È ricordata soprattutto per aver partecipato attivamente e con un ruolo significativo[5] all'insurrezione popolare contro l'esercito tedesco, che si svolse a Napoli dal 27 al 30 settembre 1943, passata alla storia con il nome di Quattro giornate di Napoli, che valse alla città la Medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza. La sua partecipazione alla guerra di liberazione italiana le venne riconosciuta con l'assegnazione dell'onorificenza di Medaglia di Bronzo al Valor Militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Maddalena Cerasuolo il giorno della prima comunione

La vita di Maddalena, come quella della maggior parte dei suoi coetanei, è divisa in due dallo scoppiare della seconda guerra mondiale, che tuttavia le permise di distinguersi nelle file della Resistenza e come agente segreto collaborando con il Regno Unito.

Dopo la guerra continuò a vivere a Napoli fino alla morte nel 1999, sposandosi a nome Morgese e dando al mondo quattro figli: Carlo, Gaetana, Gennaro e Patrizia.

Primi anni e origini familiari[modifica | modifica wikitesto]

Libretto di onorificenza militare del padre, Carlo Cerasuolo

Di origini popolari, figlia di Annunziata Capuozzo e Carlo Cerasuolo, vive la sua gioventù nella casa di vico Neve, nel quartiere Stella[6] di Napoli assieme alle sue cinque sorelle Titina, Maria, Anna, Dora, Rosaria e ai due fratelli Giovanni e Vincenzo.[7]

Il padre Carlo, pur partecipando negli anni 1910 alla guerra italo-turca e al primo conflitto mondiale come cuoco, venne pluri-decorato al valor militare "Per aver difeso il campo lottando come un leone e con l'ausilio delle sole mani, contro il nemico armato".[8] È inoltre ricordato nell'albo del Istituto Nazionale del Nastro Azzurro per aver raggiunto − volontariamente e già precedentemente ferito − la propria compagnia militare presa in un assalto e aver combattuto il nemico con la baionetta, nei pressi di Bengasi.[9] Per questi meriti ricevette la medaglia d'argento al valor militare e una pensione a vita di 100 lire annue dal 12 marzo 1912, aumentato a 250 lire il 24 marzo 1918.

Questi partecipò poi alla Resistenza, fu schedato e più volte incarcerato per atti di resistenza al fascismo,[10] per poi unirsi agli scontri armati a seguito dell'Armistizio, quando anche Maddalena si propose di seguirlo pur contro la sua volontà.[8] Durante la seconda guerra mondiale venne inizialmente assunto dall’Ansaldo per gestirne la mensa, in seguito rimase disoccupato, così allestì una attività ambulante in cui preparava e vendeva pizze fritte.[7]

La madre Annunziata venne assunta come aiuto-cuoco dall’Ansaldo al seguito del marito, similmente fecero Maddalena e le sorelle Maria ed Anna che furono assunte come cameriere nella stessa mensa. Successivamente la moglie lo affiancò nella gestione della sua nuova attività.[7] L'educazione che impose ai figli venne percepita come molto severa e protettiva, contraria ai nuovi costumi che andavano diffondendosi, come l'emancipazione femminile, nonché la passione per il cinema.[8]

Maddalena, allo scoppiare della guerra già ventenne, era impiegata come operaia “apparecchiatrice di scarpe”.[7]

Avvicinamento alla Resistenza[modifica | modifica wikitesto]

Maddalena Cerasuolo e Antonio Amoretti (alla sua destra, in giacca senza cappello e con una sigaretta tra le dita) armati in attesa di entrare in azione a Via Santa Teresa degli Scalzi angolo Vico della Purità, Napoli, 30 settembre 1943

I giorni seguenti il proclama d'Armistizio dell'8 settembre 1943 ed dello sbarco Alleato a Salerno, si unì volontariamente al gruppo dei "cercatori d'armi", alla ricerca di armi presso caserme dei Carabinieri e simili punti.

Si distinse inizialmente in occasione degli scontri armati avvenuti nel quartiere Materdei per impedire che i tedeschi depredassero una fabbrica di scarpe in vico delle Trone, nella quale erano stati asserragliati minacciando di far esplodere delle cariche che avrebbero distrutto la fabbrica e le palazzine circostanti.[11] Così si offrì di andare in avanscoperta solitaria per calcolare l'entità delle forze tedesche e, in seguito, di parlamentare con gli ufficiali nazisti consegnando una richiesta scritta di resa con consegna delle armi, nonostante il rischio che non le fossero riconosciuti da parte tedesca i diritti sanciti dalle Convenzioni di Ginevra.[12]

Maddalena Cerasuolo, inoltre, partecipò allo scontro armato contro i guastatori tedeschi in difesa del Ponte della Sanità con i partigiani dei rioni Materdei e Stella guidati dal padre Carlo Cerasuolo, dal sottotenente Dino Del Prete e dall'ufficiale dei Vigili del fuoco Vinicio Giacomelli,[13][14] contribuendo così a conservare l'integrità di un'importante via di accesso alla città, nonché ramo di alimentazione dell'acquedotto napoletano.[15] Il ponte era stato minato in un tombino al centro del ponte, Maddalena partecipò per la prima volta armata di fucile.

Ricevette per questo episodio una medaglia di bronzo al valor militare e fu invitata a Palazzo Reale dal generale Montgomery, che la abbracciò e baciò.[11][16]

Collaborazione con i servizi segreti britannici[modifica | modifica wikitesto]

Fascicolo "Agents' Particulars" di Maddalena Cerasuolo nel registro del SOE
Attestato di Benemerenza No.1 Special Forces

Maddalena Cerasuolo, col nome di battaglia di "Maria Esposito", sigla "C22", operò dal 23 ottobre 1943 all'8 febbraio 1944, con lo Special Operations Executive (SOE), servizi segreti britannici, partecipando, dopo un breve periodo di addestramento nel Castello Mezzatorre a Forio di Ischia, alle missioni "Hillside II" e "Kelvin".[17][18][19]

La missione Hillside II consisteva nell'oltrepassare le linee nemiche, ma si concluse con tre tentativi falliti.[17]

La missione Kelvin invece si svolse in uno scenario marittimo, la Cerasuolo raggiunse la Corsica per mezzo di un'imbarcazione motosilurante lì destinata, in modo da poter muoversi da Bastia per raggiungere la Liguria e poter sabotare siti militari qui presenti con uso di munizioni ed esplosivi, come da strategia inglese. Anche questa missione si risolse con un fallimento, a seguito di cinque tentativi che non videro mai uno sbarco, ma anzi Maddalena perse tutti i suoi vestiti che portava con sé, in seguito rimborsati dal SOE.[17]

Sempre tramite il SOE, si paracadutò oltre le linee nemiche quando erano tracciate tra Roma e Montecassino, per raccogliere informazioni fingendosi cameriera dell'artista Anna d'Andria che collaborava con lei organizzando feste in società per carpire informazioni sulla strategia tedesca.[20]

Nella scheda personale dei registri del SOE è registrata come casalinga, non sposata, residente in vico della Neve, 23, Materdei, Napoli presso Carlo Cerasuolo, attiva come agente speciale dal 21 ottobre 1943 all'8 febbraio 1944, nonostante si dichiarasse disposta a continuare oltre,[17] con le seguenti note riguardanti il suo servizio:

(EN)

«Subject took a conspicuous part in Naples insurrection. She help build barricades and took part in the fighting with rifle and hand grenades. She was discharged on 8 Feb. 1944 and paid up to date 7,500 lire for clothing lost. She received no bonus or certificate of service.»

(IT)

«Ha preso parte cospicua nell'insurrezione di Napoli. Ha aiutato nella costruzione di barricate e partecipato al combattimento con fucile e granate. È stata dimessa l'8 febbraio 1944 e pagata nella stessa data per il valore di 7'500 lire per la perdita dei vestiti. Non ha ricevuto bonus o certificato di servizio.»

Dopo la guerra[modifica | modifica wikitesto]

Al termine della guerra, Maddalena si trattiene a Napoli, città a cui si dichiarava molto legata,[8] dove porta avanti la famiglia e le attività della memoria della guerra, comparendo in diverse foto e incontrando diverse personalità, tra cui il presidente Oscar Luigi Scalfaro con cui venne ritratta in una fotografia.[21] È ricordata la sua poesia intitolata La Mitraglietta:[22]

«[...]
Ma il Ventotto
dello stesso mese
il popolo insorse
contro il massacro e il sopruso,
e c'ero anch'io dietro la barricata,
ragazza piena di amor di patria.

Trovai una mitraglietta
e sparai, sparai, sparai
contro le camionette
e i carri armati...
[...]»

Dopo la sua morte nel 1999, i figli continuano a portare avanti la memoria delle gesta e dei valori sostenuti della madre.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

La Cerasuolo ebbe diversi riconoscimenti, ricevuti in parte in vita, tra cui la Medaglia di Bronzo al Valor Militare ed altri prestigiosi ringraziamenti personali, nonché a seguito della sua morte, tra cui una dedica toponomastica della città di Napoli.

Riconoscimenti militari[modifica | modifica wikitesto]

Il momento della decorazione con Medaglia di bronzo al Valor Militare

Il 24 maggio 1946 fu insignita della Medaglia di Bronzo al Valor Militare con la seguente motivazione:

«Dopo aver fatto da parlamentare dei partigiani con i tedeschi al Vico delle Trone, si distinse molto nel combattimento che seguì. Nella stessa giornata coraggiosamente partecipò anche allo scontro in difesa del ponte della Sanità, al fianco del padre, con i partigiani dei rioni Materdei e Stella.[23]»

La collaborazione con il SOE le venne riconosciuta, oltre che con compenso economico, anche con il seguente elogio:[20]

«Per il suo comportamento coraggioso e per il suo contributo alla causa della libertà, a nome di questo Comando, le tributo un elogio e la ringrazio.»

Riconoscimenti civili[modifica | modifica wikitesto]

La targa stradale che porta il nuovo toponimo del Ponte della Sanità

A guerra conclusa ricevette un attestato di benemerenza firmato dall'ufficiale H.S. Carruthers di Sua Maestà britannica.[17]

L'anno successivo alla sua morte, il 3 marzo del 2000, l'allora sindaca Rosa Russo Iervolino inaugurò una targa per Maddalena Cerasuolo, posta dal Comune di Napoli e dall’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, sulla quale si legge “La straordinaria Lenuccia eroina delle quattro giornate del 1943, in perenne ricordo e ammirazione”.[7][24]

Con delibera n.63 del 27 gennaio 2011, la giunta comunale di Napoli le ha intitolato il precedentemente detto ponte della Sanità che, sovrastando il rione Sanità, costituisce l'accesso al centro della città. È il risultato dell'impegno corale che ha coinvolto i figli e la sorella di Maddalena, della petizione popolare promossa dal circolo territoriale Stella San Carlo all'Arena del Partito della Rifondazione Comunista, di partiti, movimenti e associazioni come l'A.N.P.I., il Comitato abitanti di Materdei, l'Unione donne italiane, Arcidonna, la Rete della Sanità, l'associazione di quartiere "Via Nova", il Comitato Claudio Miccoli, l'associazione culturale del quartiere Pianura, "Maddalena", a lei dedicata, nonché piccoli commercianti e residenti.[7][17]

Alla cerimonia commemorativa delle Quattro giornate di Napoli tenutasi al Maschio Angioino a Napoli, il 30 settembre 1994, il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro partecipò tenendo sotto il braccio Maddalena Cerasuolo.[7]

Le vengono intitolate:

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Maddalena Cerasuolo è ricordata nella cultura artistica e narrativa della città di Napoli, nonché citata in numerosi testi che riguardano la Resistenza e le Quattro giornate di Napoli, talvolta anche a supporto della tesi che la resistenza partenopea non fu principalmente legata alla spontanea rivolta popolare, come è nozione diffusa, ma fu legata ad una organizzata attività di resistenza locale e collaborazione internazionale. [26][27]

Libri[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2014, la figlia Gaetana le ha dedicato un libro biografico.[8]

Viene citata nel romanzo Il paradiso dei diavoli, di Franco Di Mare del 2013,[28] in Le donne erediteranno la terra e in Possa il mio sangue servire di Aldo Cazzullo, del 2016[29][30] e in Il treno dei bambini di Viola Ardone.[31]

Film[modifica | modifica wikitesto]

Alle Quattro Giornate ed in particolare a Maddalena Cerasuolo è dedicato il cortometraggio "Barricate" del regista Alessandro Scippa del 1995.[32]

Canzoni[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Faiello ha scritto testi e musica, nel 1995, di una canzone dedicata a Maddalena Cerasuolo, intitolata "Maddalena", interpretata da diversi artisti tra cui:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Storia della Resistenza italiana, Einaudi, 1970.
  2. ^ Storia dell'Italia partigiana, settembre 1943-maggio 1945, Laterza, 1966.
  3. ^ Gaetana Morgese, La guerra di mamma. Maddalena «Lenuccia» Cerasuolo nelle quattro giornate di Napoli, Napoli, Massa, 2010, ISBN 978-88-95827-24-7.
  4. ^ Donne e Uomini della Resistenza: Maddalena Cerasuolo, su ANPI. URL consultato il 20 marzo 2020.
  5. ^ Vera Lombardi, --E come scelta la libertà: resistenza, scuola, società, Athena, 1987. URL consultato il 24 marzo 2020.
  6. ^ Antonino Repaci, Carlenrico Navone, 1961
  7. ^ a b c d e f g Archivio delle memorie delle donne di napoli - Maddalena Cerasuolo, su donnedinapoli.coopdedalus.org. URL consultato il 20 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 20 marzo 2020).
  8. ^ a b c d e Morgese, Gaetana, 1951-, La guerra di mamma, Massa, 2010, p. 52, ISBN 978-88-95827-24-7, OCLC 773919764. URL consultato il 20 marzo 2020.
  9. ^ Carlo Cerasuolo (padre) - Archivio Istituto Nazionale del Nastro Azzurro (JPG), su decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org. URL consultato il 31 maggio 2020.
  10. ^ Gennaro Morgese: “Mia madre, Maddalena Cerasuolo, spia per i britannici”, su la Repubblica, 12 maggio 2018. URL consultato il 20 marzo 2020.
  11. ^ a b FOUR DAYS OF NAPLES – HistoriaPage, su historypage.it. URL consultato il 20 marzo 2020.
  12. ^ Antonino Repaci, Dio e popolo: antologia del Risorgimento e della Resistenza, a cura di Carlenrico Navone, Torino, Bottega d'Erasmo, 1961, pp. 476-477. Ospitato su Google books.
  13. ^ Antonio Ghirelli, Napoli italiana: la storia della città dopo il 1860, Torino, Einaudi, 1977, p. 263.
  14. ^ Attilio Wanderlingh, Storia fotografica di Napoli 1930-1938: la città, porto dell'Impero, a cura di Angela Nardone, Napoli, Intra Moenia, 1998. ad indicem
  15. ^ Domenico Bartoli, Italia drammatica: 8 Settembre 1943, Della Volpe / Unione editoriale, 1965. URL consultato il 24 marzo 2020.
    «[...] l'operaia ventenne Maddalena Cerasuolo, attacca i guastatori tedeschi al ponte della Sanità, assicurandone il possesso e conservando così alla città l'unico acquedotto rimasto intatto nell'immane distruzione.»
  16. ^ Passato e presente, La Nuova Italia, 2007. URL consultato il 24 marzo 2020.
  17. ^ a b c d e f g Maddalena Cerasuolo, l’eroina delle 4 Giornate lavorò per i servizi inglesi, su la Repubblica, 12 maggio 2018. URL consultato il 20 marzo 2020.
  18. ^ (EN) Maria CERASUOLO, HS 9/284 - Special Operations Executive personnel files., The National Archives, 1939-1946. URL consultato il 20 marzo 2020.
    «CERASUOLO, Maria, aka Maria ESPOSITO - born 03.02.1920 . Special Operations Executive: Personnel Files (PF Series). Maria CERASUOLO aka Maria ESPOSITO - born 03.02.1920. Collection: Records of Special Operations Executive. Date range: 01 January 1939 - 31 December 1946. Reference: HS 9/284/7. Sujects: Intelligence.»
  19. ^ Eliah Meyer, THE MOST SECRET LIST OF SOE AGENTS, 11 ottobre 2015. URL consultato il 20 marzo 2020.
  20. ^ a b Sara Prossomariti, I Signori di Napoli, Newton Compton Editori, 30 ottobre 2014, ISBN 978-88-541-7346-0. URL consultato il 24 marzo 2020.
  21. ^ Unknown author, Italiano: Maddalena Cerasuolo con il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, anni 90. (JPG), 25 aprile 1994. URL consultato il 22 giugno 2020.
  22. ^ La Mitraglietta - Wikisource, su it.wikisource.org. URL consultato il 22 giugno 2020.
  23. ^ Motivazione, su pagineculturali.it.
  24. ^ Chi era Costui - Scheda di Maddalena Cerasuolo (Lenuccia), su chieracostui.com. URL consultato il 20 marzo 2020.
  25. ^ [https://eventi.partitodemocratico.it/r/events/view/?id=1689&z=1awfszyx3w Intitolazione del Circolo "Maddalena Cerasuolo" dell'Avvocata del PD di Napoli
  26. ^ Giuseppe Aragno, "Le Quattro Giornate di Napoli. Storie di Antifascisti", Edizioni Intra Moenia, Napoli, 2017, ISBN 9788874212033, Pagg. 235-238
  27. ^ Eleonora Puntillo, Quattro Giornate di Napoli, non fu «ammuina» ma azione preparata [collegamento interrotto], su Corriere del Mezzogiorno, 1º aprile 2018. URL consultato il 24 marzo 2020.
  28. ^ Franco Di Mare, Il paradiso dei diavoli, RIZZOLI LIBRI, 2 ottobre 2013, ISBN 978-88-586-5498-9. URL consultato il 24 marzo 2020.
    «"Sì, la chiamo Maddalena"

    E come mai, nessuno in famiglia si chiama così [...]

    "Maddalena, come Maddalena Cerasuolo, Lena, Lenuccia, l'eroina delle Quattro giornate di Napoli, medaglia di bronzo per la Resistenza"»
  29. ^ Aldo Cazzullo, Le donne erediteranno la terra, Mondadori, 20 settembre 2016, ISBN 978-88-520-7630-5. URL consultato il 24 marzo 2020.
  30. ^ Aldo Cazzullo, Possa il mio sangue servire VINTAGE, RIZZOLI LIBRI, 19 gennaio 2017, ISBN 978-88-586-8685-0. URL consultato il 24 marzo 2020.
  31. ^ Viola Ardone, Il treno dei bambini, Torino, Einaudi, 2019, ISBN 9788806242329.
  32. ^ Cultura Italia: Join the portal, su www.culturaitalia.it. URL consultato il 17 novembre 2022.
  33. ^ "Maddalena" cantata da Nuova Compagnia di Canto Popolare
  34. ^ "Maddalena" cantata da Lina Sastri
  35. ^ "Maddalena" cantata da Anna Maria Castelli
  36. ^ "Maddalena" cantata da Neapolis in fabula
  37. ^ "Maddalena" cantata da Paola Subrizi Quartet

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gaetana Morgese, La guerra di mamma. Maddalena «Lenuccia» Cerasuolo nelle quattro giornate di Napoli, Napoli, Massa Editore, 2010, ISBN 978-88-95827-24-7.
  • Gaetana Morgese, La guerra di mamma: storia della partigiana Maddalena Cerasuolo, 1ª ed., Napoli, Marotta & Cafiero, 2014, ISBN 978-88-97883-203.
  • Gaetana Morgese, La guerra di mamma: storia della partigiana Maddalena Cerasuolo. Dalla parte sbagliata: Napoli sotto assedio, Ampliata 2ª ed., Napoli, Marotta & Cafiero, 2014, ISBN 978-88-97883-20-3.
  • Gaetana Morgese, La guerra di mamma: storia della partigiana Maddalena Cerasuolo., Napoli, in proprio, 2023.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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