La donna riccia/Lu pisce spada

La donna riccia/Lu pisce spada
singolo discografico
ArtistaDomenico Modugno
Pubblicazione1954
Dischi1
Tracce2
GenereMusica d'autore
Pop
EtichettaRCA Italiana (A25V 0003 [10"], N 0003 [7"])
Formati10", 7"
Domenico Modugno - cronologia
Singolo precedente
(1954)

La donna riccia/Lu pisce spada è il terzo singolo del cantautore Domenico Modugno.

Il disco[modifica | modifica wikitesto]

Il disco fu stampato all'epoca dalla casa sia nel formato da 10" a 78 giri che da 7" a 45.

Modugno è autore del testo e della musica di entrambe le canzoni, e le esegue da solo, accompagnandosi con la chitarra.

I due brani ottennero un riscontro commerciale molto basso, e per questo motivo l'edizione originale di questo disco è considerata una rarità discografica: con il successo di Modugno e la riscoperta della sua produzione precedente, anche queste due canzoni vennero rivalutate, e lo stesso cantautore le reincise entrambi in più occasioni, arricchendole con altri strumenti.

Sempre nel 1954 queste due canzoni furono pubblicate insieme a quelle del singolo seguente La sveglietta/La barchetta dell'ammuri nell'EP A72V 0036.

I brani[modifica | modifica wikitesto]

La donna riccia[modifica | modifica wikitesto]

Fa parte del filone di Modugno più ironico e umoristico: è da notare che, in questa versione, la canzone ha una strofa in più, quella dell'intermezzo che recita:

«Poi la incuntrai e le parlai
le dissi «Senti bedda mia te vogliu beni
dei ricci e dei capricci nun me ne importa niente
torna a me...»»

(da notare che tutte le reincisioni successive di Modugno saranno prive di questi versi)

La canzone ha avuto moltissime cover: da ricordare la versione di Renato Carosone (arricchita dalle vocine accelerate tipiche delle incisioni del cantautore partenopeo), e anche la versione di Edoardo Vianello, inserita nell'album "Replay-L'altra mia estate", e dei Tinturia.

Lu pisce spada[modifica | modifica wikitesto]

Il brano sul lato B, "Lu pisce spada" (ma in alcune reincisioni Modugno lo ha intitolato "’U pisci spada") invece si riallaccia ai brani di Modugno più direttamente legati alla tradizione popolare e dei cantastorie, che furono del resto la sua prima esperienza musicale, come egli stesso ha dichiarato:

«Una notte, quando avevo tre anni, fui svegliato da un suono bellissimo, che solo in seguito decifrai come il canto di un carrettiere: fu la mia prima esperienza musicale, quella per me fu la "musica" per molto tempo. Per questo ho iniziato a cantare con quelle canzoni: il cantastorie stava dentro di me, non era una scelta precisa[1]

La storia narrata è nota: è la tragica storia d'amore di due pesci spada; la femmina è stata catturata durante la mattanza, ed incita il maschio a fuggire, ma il pesce si lascia catturare per morire insieme a lei.

Modugno ha spesso riferito in interviste di essersi ispirato ad una storia vera, letta in un giornale [2][3]; all'inizio dell'esecuzione Modugno ripete le frasi tipiche dei pescatori (Ddà jè, pigghia la fiocina, accidilu).

Al contrario di "La donna riccia", questa canzone non ha avuto riesecuzioni da parte di altri autori, fatta eccezione per il gruppo, anch'esso siciliano, dei Tinturia, forse per via dell'interpretazione, così legata ai moduli espressivi di Modugno, e dei siciliani Marta sui Tubi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ intervista fatta da Maura Nuccetelli e Tommaso Di Francesco a Modugno il 23 ottobre del 1979, riportata in Gianni Borgna, La grande evasione - Storia del festival di Sanremo, editore Savelli (1980), pag. 184
  2. ^ "Il dizionario della canzone italiana - Le canzoni", di Autori Vari (a cura di Gino Castaldo), ed. Curcio, 1990; alla voce U pisci spada, pag. 479
  3. ^ Maurizio Ternavasio, "La leggenda di mister Volare", ed. Giunti, 2004, pagg. 31-32

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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