Loggia dei Mercanti (Ancona)

Loggia dei Mercanti
la facciata
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneMarche
LocalitàAncona
Indirizzovia della Loggia
Coordinate43°37′11″N 13°30′35″E / 43.619722°N 13.509722°E43.619722; 13.509722
Informazioni generali
Condizioniperde la volta del Salone e parte degli interni a causa dei bombardamenti del 1943-44
CostruzioneXV secolo - XVI secolo
StileGotico
Usoin uso come sala convegni alla Camera di Commercio delle Marche
Realizzazione
ArchitettoGiorgio da Sebenico e Pellegrino Tibaldi
ProprietarioCamera di Commercio di Ancona
Committente Repubblica di Ancona

La Loggia dei Mercanti è un edificio quattrocentesco di Ancona, la cui facciata è opera di Giorgio Orsini da Sebenico.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Le bifore del primo piano e il coronamento a guglie
Il piano terra, chiuso da infissi nel tardo Cinquecento

La costruzione di questo palazzo iniziò nel 1442 ad opera dell'architetto Giovanni Pace detto Sodo, in un periodo molto florido, dal punto di vista economico, per la città; è situato molto vicino al porto, da sempre fulcro degli intensi scambi mercantili indispensabili per l'economia di Ancona. Si voleva creare un luogo destinato alle riunioni di mercanti e dove questi potevano trattare liberamente dei loro traffici.

La facciata, in stile gotico veneziano, è dell'architetto Giorgio da Sebenico che vi lavorò dal 1451 al 1459. Divisa in tre parti da quattro colonne in rilievo che terminano ciascuna con un pinnacolo; ognuna contiene una statua che rappresenta quattro virtù cardinali: dalla sinistra a destra esse sono: la Speranza, la Fortezza, la Giustizia e la Carità. Le due parti laterali hanno nella parte bassa dei grandi finestroni in vetro colorato a forma di arco ogivale concavo, chiuse dal 1758 per ragioni di statica[1]. Nella parte alta ospitano delle bifore cieche e, nella parte centrale, si trova la statua del cavaliere araldico dello stemma di Ancona; ai lati due targhe riportano l'iscrizione:

(LA)

«SUMPTIBUS ERECTUM COMUNITATIS ANCONAE»

(IT)

«Costruito a spese della comunità anconetana»

Le sculture sono caratterizzate da un'ispirazione rinascimentale, specialmente quella del Cavaliere e quella che rappresenta la virtù della Carità, avvicinata per ispirazione all'iconografia della Venere Vincitrice classica.

L'edificio progettato da Giorgio da Sebenico originariamente non aveva infissi a piano terra, né verso la strada, né verso il porto, come indica ancora il suo nome di loggia. Inoltre le bifore del primo piano erano aperte, e solo successivamente furono tamponate, per motivi statici.

Seguendo l'atto del 22 ottobre del 1451 il lavoro è dato dal Comune d'Ancona al maestro Giorgio di Matteo nato a Zara, impegnandosi a terminare l'incarico nel tempo di due anni per il prezzo di 900 ducati d'oro. (È da considerare la tassa che deve pagare alla Camera apostolica, circa un quarto del totale). Nel 1459 ancora maestro Giorgio ha un credito di 180 ducati d'oro. Poiché maestro Giorgio è impegnato alla costruzione di tre Cappelle nel convento di San Francesco a Zara dal 1450 al 1452, dà in subappalto la Loggia al maestro Andrea Alessi di Nicola da Durazzo ottimo scultore, il quale va a disgrossare e scolpire i pezzi. Il 17 aprile 1452 c'è la fattura per alcuni capitelli destinati alla Loggia, inoltre l'anno prima l'Alessi ha lavorato due colonne a torciglione che si trovano all'interno della Loggia. Egli è un fedele e bravissimo riproduttore dei disegni trasformandoli in buoni manufatti di pietra. Ad 8 anni va ad imparare l'arte nella bottega a Zara di maestro Marco del fu Pietro da Troia in Puglia. Nel 1448 apre una bottega a Spalato e nel 1453 essendo impegnato ad Ancona affida il compimento della Cappella nella chiesa di San Giovanni Evangelista ad Arbe, al lapicida Pietro di Barberio.[2]

Dopo la perdita dell'indipendenza della Repubblica di Ancona furono dipinte, sopra alla statua raffigurante lo stemma civico, le chiavi decussate e il lambello, segno del potere pontificio.[3]

Un incendio avvenuto durante una rappresentazione teatrale del carnevale nel 1556, rese necessario un intervento di rifacimento eseguito da Pellegrino Tibaldi tra il 1558 ed il 1561; egli chiuse con infissi le aperture del piano terra, realizzando tre archi a tutto sesto al di sotto degli archi gotici, ed affrescò la volta del salone interno.

Il rifacimento del portone incendiato nel 1556 è dato al maestro d'intarsio Brozzo del fu Matteo da Firenze nello stesso anno, seguendo il suo disegno. La terrazza a mare, detta poggiolo con riporto, è disegnato dall'architetto Girolamo di Giannetto architetto di Francesco maestro d'intaglio di maestro Giacomo detto del Coro da Landenaria distretto di Ferrara. Gli esecutori dell'opera sono gli scalpellini scultori maestro di Girolamo di Michele da Carona e Marcello di Battista da Venezia, i quali realizzano anche le sei palle di pietra prese dall'isola di Brazza (oggi ne manca una). Nel 1563 il Comune fa realizzare un poggiolo per legare i cavalli al maestro muratore Pietro di Nicola di Battista da Sant'Angelo in Vado. Il maestro Pellegrino Tebaldi deve fare i lavori all'interno della Loggia nel 1558 per un compenso di 1200 scudi, ma 300 vanno a papa Paolo III come tassa per la Camera apostolica. L'anno prima è impegnato alla costruzione del palazzo Trionfi a fianco del palazzo Benincasa. Nel 1559 tra l'altro fa il disegno della facciata alla chiesa del Santissimo corpo di Cristo o Sacramento, Nel 1560 mette a nuovo il cornicione, gli architravi e fregi al piano terra della Loggia.[2]

Alla fine del XVIII secolo il governo francese che occupava la città donò la proprietà dell'edificio alla Camera di Commercio, ma questo atto non fu riconosciuto dopo la restaurazione del dominio pontificio. Solo con l'annessione al Regno d'Italia la proprietà dell'edificio ritornò alla Camera di Commercio di Ancona, che lo usa come sede fino al 1928. Gravemente danneggiata nei bombardamenti che colpirono la città nella seconda guerra mondiale, di recente sono stati conclusi i restauri interni con il consolidamento e la ripulitura dei lacerti degli affreschi tibaldeschi superstiti sulla volta. All’inizio del XXI secolo (2000-2002) il monumento è stato oggetto di un profondo ed attento restauro, tra le ditte esecutrici la De Feo Antonio Restauri di Roma una delle più apprezzate realtà italiane nel restauro di beni culturali. Oggi vi si tengono convegni o conferenze di particolare importanza.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ OspitalItalia Archiviato il 27 settembre 2007 in Internet Archive.
  2. ^ a b Marcello Mastrosanti, La vera storia documentata sulla Loggia dei mercanti e sui portali di san Francesco e sant’Agostino ad Ancona, Ancona, Poligrafica Bellomo, 2012, p. 86.
  3. ^ Fabio Mariano (a cura di), La Loggia dei Mercanti in Ancona, Il Lavoro Editoriale, Ancona 2003. ISBN 88-7663-346-4

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Barbone. Il guerriero d'oro armato di spada sul cavallo corrente e lo stemma della città di Ancona. Ancona, Canonici, 2009
  • Fabio Mariano, La Loggia dei Mercanti in Ancona e l'opera di Giorgio di Matteo da Sebenico, Il Lavoro Editoriale, Ancona 2003. ISBN 88-7663-346-4
  • Fabio Mariano, Giorgio di Matteo da Sebenico e il "Rinascimento alternativo" nel '400 adriatico, in Critica d'Arte, Anno LXXIII, n.45-46, gennaio-giugno 2011 (2012), Casa editrice Le Lettere, Firenze 2012, pp. 7–34. ISSN 0011-1511

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