Lobelia gregoriana

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Lobelia gregoriana
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Campanulaceae
Sottofamiglia Lobelioideae
Genere Lobelia
Specie L. gregoriana
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Ordine Campanulales
Famiglia Campanulaceae
Sottofamiglia Lobelioideae
Genere Lobelia
Specie L. gregoriana
Nomenclatura binomiale
Lobelia gregoriana
Baker f., 1894
Sinonimi

Lobelia deckenii subsp. keniensis
Mabb.
Lobelia keniensis
R.E.Fr. & T.C.E.Fr.

Sottospecie

Lobelia gregoriana Baker f., 1894 è una pianta appartenente alla famiglia delle Campanulacee, diffusa in Kenya e Uganda.[1][2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'epiteto specifico è un omaggio all'esploratore britannico John Walter Gregory (1864 – 1932), che raccolse i primi campioni della specie sul monte Kenya.[3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Rosette basali e infiorescenza, monte Kenya.

Questa pianta forma rosette foliari a sviluppo policarpico, cioè singoli esemplari si ramificano producendo multiple rosette.[4] Dopo un numero variabile di anni di accrescimento, ogni singola rosetta produce una grande infiorescenza claviforme, contenente migliaia di semi, dopodiché muore. Grazie alla non simultaneità delle fioriture delle differenti rosette da cui è composto, un esemplare può sopravvivere anche per alcune decadi.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Durante la notte le foglie si richiudono verso il fusto centrale dell'infiorescenza e secernono piccole quantità di soluzione acquosa che ricopre le gemme. L'acqua gelando riveste con un sottile strato di ghiaccio i meristemi, proteggendoli dalle basse temperature. Tale strategia è frutto dell'adattarmento a condizioni climatiche caratterizzate da ampie escursioni termiche tra il giorno e la notte.[5]

Lobelia gregoriana si riproduce per impollinazione ornitogama ad opera di diverse specie di uccelli tra cui la nettarinia di Johnston (Nectarinia johnstoni) e la sassicola di Erlanger (Pinarochroa sordida).[6]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La specie è diffusa nelle aree afroalpine in Kenya e Uganda.[2][3]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Questa entità su descritta come Lobelia gregoriana nel 1894 dal botanico inglese Edmund Gilbert Baker (1864–1949), sulla base di campioni raccolti sul monte Kenya dall'esploratore John Walter Gregory.[7] Riesaminando l'olotipo della specie, ci si rese conto di alcuni errori materiali di etichettatura dei campioni raccolti, sulla base dei quali nel 1922 Fries and Fries[8] considerarono Lobelia gregoriana come nomen rejiciendum, e, sulla base di un nuovo olotipo da loro raccolto, ribattezzarono la specie come Lobelia keniensis, denominazione accettata sino a qualche decade fa. Una recente revisione di Thulin (1983)[9] ha portato a ritenere illegittima la denominazione di Fries and Fries, in quanto il Codice internazionale per la nomenclatura botanica non consente di rigettare una denominazione originale quando sia possibile individuare un soddisfacente lectotipo. Ne consegue che la denominazione attualmente accettata sia tornata ad essere l'originaria L. gregoriana.[3]

Sono note tre sottospecie:[2][3]

  • Lobelia gregoriana subsp. gregoriana - sottospecie nominale, endemismo del monte Kenya
  • Lobelia gregoriana subsp. elgonensis (R.E.Fr. & T.C.E.Fr.) E.B.Knox - presente sul monte Elgon e sulle Cherangani Hills, Uganda e Kenya
  • Lobelia gregoriana subsp. sattimae (R.E.Fr. & T.C.E.Fr.) E.B.Knox - endemismo dei monti Aberdare, Kenya

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b c World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 22 gennaio 2021.
  3. ^ a b c d (EN) Knox E.B., The Species of Giant Senecio (Compositae) and Giant Lobelia (Lobeliaceae) in Eastern Africa, in Contr. Univ. Mich. Herb., vol. 19, 1993, pp. 241-257.
  4. ^ (EN) Young T.P., The comparative demography of semelparous Lobelia telekii and iteroparous Lobelia keniensis on Mount Kenya, in Journal of Ecology, vol. 72, n. 2, 1984, pp. 637-650.
  5. ^ (EN) Young T.P., van Orden Robe S., Micro-environmental role of a secreted aqueous solution in afro-alpine Lobelia keniensis, in Biotropica, vol. 18, n. 3, 1986, pp. 267–269, DOI:10.2307/2388496.
  6. ^ (EN) Young T.P., Bird visitation, seed set, and germination rates in two species of Lobelia on Mount Kenya, in Ecology, vol. 68, 1982, pp. 1983–1986, DOI:10.2307/1940139.
  7. ^ (EN) Baker, E. G., African species of Lobelia § Rhynchopetalum, in J. Bot., vol. 32, 1894, pp. 65-70.
  8. ^ (DE) Fries, R. E., and T. C. E. Fries, Die Riesen-Lobelien Afrikas, in Svensk Bot. Tidskr, vol. 16, 1922, pp. 383-416.
  9. ^ (EN) Thulin, M., Some tropical African Lobeliaceae. Chromosome numbers, new taxa and comments on taxonomy and nomenclature, in Nord. J. Bot., vol. 3, 1983, pp. 371-382.

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