Lino Lacedelli

Lino Lacedelli
Lino Lacedelli durante la prima invernale della parete S della Tofana di Rozes, via Dimai, 18.1.1953
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Alpinismo
 

Lino Lacedelli (Cortina d'Ampezzo, 4 dicembre 1925Cortina d'Ampezzo, 20 novembre 2009) è stato un alpinista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Prime attività[modifica | modifica wikitesto]

Lacedelli in vetta al K2

È stato protagonista di numerose imprese alpinistiche, tracciando vie di arrampicata originali e di elevata difficoltà. La sua prima arrampicata si svolse alle Cinque Torri, sopra Cortina d'Ampezzo a soli 14 anni, dopo essere sfuggito alla custodia del padre.[1]

Nel 1947 effettuò la prima ripetizione della direttissima del Col Rosà, e aprì nuove vie sullo spigolo sud del Sassolungo di Cibiana e sulla parete sud-ovest della Tofana di Rozes. Ben presto, entrò a far parte del gruppo degli Scoiattoli di Cortina.[1]

Il 18 agosto 1951, insieme a Luigi Ghedina, compì la prima ripetizione della via Bonatti sulla parete est del Grand Capucin.[2][3] Walter Bonatti contesta però questa ripetizione, documentandone i motivi nel suo libro Montagne di una vita.[3]

Nel 1952, sempre insieme a Luigi Ghedina e con Guido Lorenzi, apre una nuova via lungo la parete sud della Cima Scotoni, nelle Dolomiti.[2]

La conquista del K2[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Spedizione al K2 del 1954.

Nel 1953 viene convocato da Ardito Desio per la spedizione italiana al K2. Desio annoterà di lui nella relazione ufficiale: "celibe, 29 anni, di Cortina d'Ampezzo. Alto 1,78 m; professione idraulico, guida alpina e maestro di sci".

Il 31 luglio 1954, Lacedelli e la guida valtellinese Achille Compagnoni, di undici anni più vecchio, sono i primi uomini nella storia a raggiungere la vetta del K2, la seconda del mondo per altezza. L'impresa vale a Lacedelli la medaglia d'oro al valore civile e, nel cinquantenario, la nomina a cavaliere di Gran Croce, ma a causa dei congelamenti subiti alle dita delle mani gli costa l'amputazione di un pollice.[2]

Attività successive alla spedizione del K2[modifica | modifica wikitesto]

Tornato dal K2 aprì un negozio di articoli sportivi (K2 sport) a Cortina d'Ampezzo.[4]

Nonostante la menomazione subita, Lacedelli ebbe un prosieguo di carriera degno di nota: aprì numerose vie nuove e partecipò a molte spedizioni di soccorso.[1]

Nel 2004 partecipò alla spedizione degli Scoiattoli di Cortina al K2, in occasione del cinquantenario della prima salita. In quell'occasione giunse fino al campo base, dove rese omaggio alla tomba del compagno Mario Puchoz.[5]

Nel 2005 gli fu tributata la cittadinanza onoraria di Montebelluna.[6]

È deceduto nel 2009 a 83 anni nella sua abitazione di Cortina d'Ampezzo;[7] la salma è stata inumata nel cimitero comunale di Cortina.

La posizione di Lino Lacedelli nel Caso K2[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Spedizione al K2 del 1954.

La spedizione italiana al K2 si chiuse con un'aspra polemica dovuta all'arbitraria ricostruzione degli eventi contenuta nella relazione ufficiale di Ardito Desio, basata sulle dichiarazioni firmate di Compagnoni e Lacedelli. La polemica, nota come caso K2, venne definitivamente chiusa dal Club Alpino Italiano solo nel 2004 a seguito delle risultanze di un'apposita commissione detta dei tre saggi: il CAI fece autocritica e riconobbe ufficialmente la versione dei fatti riportata da Walter Bonatti come l'unica vera e attendibile:[8][9][10] Compagnoni e Lacedelli allestirono deliberatamente il campo IX non nel luogo previsto, costringendo Bonatti e lo hunza Mahdi a un'infernale notte all'addiaccio, con temperature di -50 °C, e impiegarono l'ausilio delle bombole d'ossigeno (le quali quindi non erano state consumate da Bonatti e Mahdi come sostenuto da Compagnoni e Lacedelli) fino in cima alla vetta.

Mentre Desio e Compagnoni rifiutarono sempre di rivedere le proprie dichiarazioni, attirandosi severe critiche[11], Lacedelli nel suo libro K2 il prezzo della conquista desiderò rinnegare in parte quanto contenuto nella relazione ufficiale, in particolare attribuendo a Compagnoni la decisione di spostare il campo IX[12], facendo risalire a pochi minuti prima di giungere in vetta l'esaurimento delle bombole d'ossigeno, e riconoscendo a Bonatti il giusto merito nel successo dell'impresa[13].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
«Di iniziativa del Presidente della Repubblica»
— Roma, 2 dicembre 2004[14]
Medaglia d'oro al valor civile - nastrino per uniforme ordinaria
«Tempra eccezionale di alpinista, dopo aver profuso, durante la spedizione italiana al Karakorum-K2 nel 1954, le sue forze nella durissima scalata dello sperone Abruzzi del K2, e predisposto l'attacco finale, si slanciava con mirabile ardimento e sprezzo del pericolo, alla conquista della vetta inviolata. Superati i rischi e sacrifici di ogni sorta, pur avendo esaurito le riserve di ossigeno, traeva ancora dalle altissime qualità del suo forte animo l'energia sufficiente per giungere a piantare sulla seconda cima del mondo il tricolore d'Italia. Luminoso esempio delle più alte virtù di nostra gente. Karakorum - K2, 1954»
— 10 marzo 1955[15]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Scheda di Lino Lacedelli sul sito ufficiale degli Scoiattoli di Cortina Archiviato il 28 settembre 2009 in Internet Archive.
  2. ^ a b c Lino Lacedelli - Giovanni Cenacchi, K2 - Il prezzo della conquista, Mondadori, Milano, 2004, ISBN 88-04-55847-4.
  3. ^ a b Walter Bonatti, Montagne di una vita, Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2006, ISBN 978-88-6073-063-3.
  4. ^ K2 sport - presentazione
  5. ^ k2.planetmountain.com - Lino Lacedelli al campo base del K2, su k2.planetmountain.com. URL consultato il 29 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 23 agosto 2006).
  6. ^ Lino Lacedelli cittadino onorario di Montebelluna Archiviato il 22 settembre 2007 in Internet Archive.
  7. ^ Fonte: La Repubblica, 20.11.2009, "Alpinismo, morto Lacedelli, conquistò la vetta del K2"
  8. ^ K2: esito della Commissione d'Inchiesta del CAI (2004)
  9. ^ F. Maraini, A. Monticone, L. Zanzi: K2. Una storia finita. 140 pp, Priuli&Verlucca Ed., Scarmagno (TO), 2008. ISBN 978-88-8068-391-9.
  10. ^ Scheda del libro K2. Una storia finita, su liberonweb.com. URL consultato il 31 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 30 gennaio 2009).
  11. ^ Bonati M. K2: Bonatti, giustizia è fatta. Il Cittadino, 6 maggio 2004, p 33. «[..] se si fosse effettuato quel sereno confronto tra i protagonisti che è stato più volte richiesto ad Ardito Desio, senza che mai egli vi aderisse».
  12. ^ «Ci sembrava un posto infame quello, così abbiamo proseguito. Io però continuavo a dirlo a Compagnoni: guarda che se saliamo ancora, quelli non ce la fanno a raggiungerci.» Riportato in: Audisio E.: Mezzo secolo dalla conquista del K2 la sfida da non perdere ora è un film. La Repubblica, 2 giugno 2004. http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/06/02/mezzo-secolo-dalla-conquista-del-k2-la.html?ref=search
  13. ^ «Senza l'aiuto di Bonatti non ce l'avremmo mai fatta. Davanti avevamo un muro di ghiaccio che metteva fifa e come un blocco sulla testa che ci schiacciava verso il basso». Riportato in: Audisio E.: Mezzo secolo dalla conquista del K2 la sfida da non perdere ora è un film. La Repubblica, 2 giugno 2004. http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/06/02/mezzo-secolo-dalla-conquista-del-k2-la.html?ref=search
  14. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  15. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Lino Lacedelli e Giovanni Cenacchi, K2: il prezzo della conquista, Milano, Mondadori, 2004, ISBN 88-04-53556-3.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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