Legio Martia

Legio Martia
(forse una tra le legioni XXV-XXX)

Busto di Gaio Giulio Cesare
Descrizione generale
Attivadal 49/48 a.C. al 42 a.C.
Tipolegione romana
Battaglie/guerreGuerra civile (48-44 a.C.)
battaglia di Farsalo (48 a.C.);[1]
battaglia di Tapso (46 a.C.);[2]
Mutina (43 a.C.).[3]
Onori di battagliaMartia da Marte dio della guerra
Comandanti
Degni di notaGaio Giulio Cesare
Marco Antonio
Ottaviano
Simboli
SimboloMarte[4][5]
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La legio Martia era un'unità militare romana di epoca tardo repubblicana, che fu formata da Gaio Giulio Cesare nel 49/48 a.C.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Arruolata tra i cittadini italici dei Marsi per combattere contro Gneo Pompeo Magno, prese parte alla successiva battaglia di Farsalo, in seguito alla quale ottenne l'appellativo onorifico di Martia, da Marte dio della guerra.[1]

Altre fonti storiche associano la legio Martia ad una delle varie legioni provenienti dalla zona Italica della Martia antica, l'odierna Marsica dalla quale prese il nome, e gli onori gli vennero attribuiti in seguito alle vittorie riportate nei vari campi di battaglia, dalla Gallia all'Africa. Quando il Senato romano con Catone negò la cittadinanza romana ai Marsi e agli altri popoli italici, dopo molti anni di alleanze militari, le legioni formate da Marsi ed altri popoli italici si schierarono contro Roma (91 a.C.), sotto il comando di Quinto Poppedio Silone, costringendo i Romani a promulgare la Lex Iulia de civitate nel 90 a.C. e poi la Lex Plautia Papiria nell'89 a.C. con le quali si concedeva il diritto di cittadinanza romana a tutti gli italici a sud del Po.

(LA)

«Nec sine marsis nec contra marsos triumphari posse»

(IT)

«Non si può vincere né senza i Marsi né contro di essi»

Combatte a Tapso in Africa nel 46 a.C.[2] nel 44 a.C. era ad Apollonia in vista della campagna di Cesare contro i Parti.[6][7] Dopo l'assassinio di quest'ultimo alle idi di marzo, fu assegnata prima a Marco Antonio e poco dopo si ammutinò e passò dalla parte di Ottaviano e con lo stesso, combatté nella guerra di Modena,[3], scontrandosi con altre legioni cesariane fedeli ad Antonio nella sanguinosa e accanita battaglia di Forum Gallorum; la legione si batté con grande ostinazione e valore ma uscì decimata dalla battaglia.

La legione rimase fino al 42 a.C., quando, intercettata dalla flotta repubblicana nelle acque dell'Adriatico tra Brindisi ed Apollonia, fu distrutta.[8]

Sulla base, infine, di quanto riferisce Valerio Massimo, sembra che quando fu in Africa con Cesare a Tapso, il numerale di questa legione potrebbe essere stato il XXV, oppure il XXVII, XXVIII, XXIX o XXX.[2][9].

Lo studioso britannico Lawrence Keppie afferma che al momento della morte di Cesare, la legione XXVII era in Siria, le legioni XXVI e XXIX erano stanziate in Africa, mentre le legioni XXVIII e XXX si trovavano in Spagna. Egli ritiene quindi possibile che il numerale della Legio Martia potrebbe essere stato il XXV; peraltro lo storico non giunge a conclusioni definitive e non esclude altre ipotesi[10].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b J.R.Gonzalez, Historia del las legiones romanas, Madrid 2003, p.442.
  2. ^ a b c L.Keppie, The making of the roman army, p. 201.
  3. ^ a b Cicerone, Philippicae orationes, XIV, 14.
  4. ^ Cicerone, Philippicae orationes, IV, 2; XII, 3; XIV, 12.
  5. ^ Appiano, Guerra civile, III, 65-67; IV, 115.
  6. ^ Dione, Storia romana, XLV, 9.3.
  7. ^ Appiano, Guerra civile, III, 9 e 43.
  8. ^ Appiano, Guerra civile, IV, 115-116.
  9. ^ Valerio Massimo, Factorum et dictorum memorabilium libri IX, III, 2.19.
  10. ^ L. Keppie, legions and veterans: Roman army papers 1971-2000, p. 71.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne
  • J.R.Gonzalez, Historia del las legiones romanas, Madrid 2003.
  • L.Keppie, The making of the roman army, Oklahoma 1998.