L'erede (Patini)

L'erede
AutoreTeofilo Patini
Data1880
Tecnicaolio su tela
Dimensioni100×140 cm
UbicazioneGalleria nazionale d'arte moderna e contemporanea[1], Roma

L'erede è un dipinto di genere del pittore abruzzese Teofilo Patini (1840-1906).

Descrizione e storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1880 Teofilo Patini terminò questa sua opera, ispirata ad un episodio reale avvenuto a Castel di Sangro, che intitolò L'erede unico[2] poi diventato semplicemente L'erede. L'autore spiegò il titolo con queste parole riferite dalla principessa Maria Dalla Rocca:[3]

«Erede di che? di lavoro, di sofferenze, di miseria, ma che in sé contiene il germe delle grandi riforme sociali […] semplice e pura manifestazione di un vero che mi circonda[4]»

L'opera ebbe grande successo: fu presentata con il titolo L'erede unico[2] e premiata all’Esposizione Nazionale di Milano 1881, successivamente fu esposta a Torino all'Esposizione generale italiana del 1884 e in molte altre città. Fu richiesta per una esposizione a Londra, dove fu rubata e poi recuperata nel 1883, l'anno successivo fu acquistata dallo Stato per la Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma[5] dove l'opera è tuttora esposta. Il dipinto fu anche esposto nella mostra Teofilo Patini, che si svolse a Napoli e a Roma nel periodo 1889-1890. Più che impietosire con questa opera - come scrisse al pittore milanese Eleuterio Pagliano, il Patini voleva suscitare una

«impressione […] spiacevole e fatta apposta per urtare i nervi delicati di chi porta guanti e calze di seta[4]»

Le copie del quadro[modifica | modifica wikitesto]

Il grande successo ottenuto dalla sua opera indusse l'autore a replicare l'opera più volte con varianti minime[1].

  • A Napoli, alla Galleria dell'Accademia di belle arti si conserva L'erede, olio su tela, 206x300 cm.[6][7] Questa edizione in grande formato fu realizzata tra il 1896 e il 1899 per Luigi Frasca e, con il permesso di Patini, nel 1889 fu ceduta allo Stato che l'acquistò per l'Accademia di belle arti di Napoli.
  • Nel mercato dell'arte pubblicato in rete, compare una versione di L'erede di alt. 50cm. e largh. 68cm.[8]
  • A Calascio nella collezione d'arte del Municipio si conserva L'erede,1906, olio su tela, alt. 132 cm. e largh. 176 cm. Questa ultima edizione del quadro, fu consegnata nel 1906, da Patini, poco prima di morire, ad un ricco committente di Calascio, Luigi Frasca, un mecenate suo amico che acquistò molti altri dei suoi quadri[9].

Trilogia sociale[modifica | modifica wikitesto]

Questa opera, insieme a Vanga e latte e Bestie da soma, forma la cosiddetta "trilogia sociale", ispirata alla dura vita del mondo contadino dell'epoca. La sequenza temporale è inversa a quella con cui le tre tele furono prodotte dall'autore.[4]

L'autore, deluso dalla politica post unitaria messa in atto, che definì "Risorgimento tradito", aveva abbracciato l'ideale socialista e il suo impegno politico si concretizzò con queste tre opere in stile rigorosamente verista. I tre episodi descritti nei quadri sono una "cronaca" spietatamente oggettiva della condizione di miseria diffusa tra le classi rurali dell’Italia appenninica. Sono quadri di denuncia storica tendenti ad ottenere più adeguati ed umani provvedimenti legislativi per la cui promulgazione il pittore continuò lungamente a battersi.[4]

Primo Levi (1853-1917), fraterno amico del pittore in nome delle medesime istanze umane e sociali, riferendosi a L'erede scrisse:[5]

«L'opera scosse la gente di pensiero e spaventò la gente di piacere.»

Soggetto del dipinto[modifica | modifica wikitesto]

Spicca in primo piano la figura del morto che giace su un mantello lacero con il capo appoggiato ad un sacco e coperto da una sorta di sudario troppo corto dal quale fuoriescono nude gambe divaricate private delle scarpe sformate, troppo preziose per seppellirle con lui. Per alcuni aspetti, come il realismo con cui vengono raffigurati i piedi, l'immagine evoca quella del Cristo morto (Mantegna). Sullo sfondo è la figura della donna accasciata da un dolore disperato, appoggiate sulla cassapanca del corredo nuziale, unico arredo di un ambiente abitativo misero con il focolare spento. Tra le due figure sta, «nudo fra i cenci come un Bambinello di presepe»[4], il loro erede che stringe fra le mani una cipolla, simbolo delle fatiche senza adeguato compenso. Il bimbo con lo sguardo rivolto verso l'alto è illuminato da una luce di speranza ostinata.

Cosimo Savastano, riferendosi al Patini, conclude la sua opera Teofilo Patini e la sua gente scrivendo:[10]

«Scomparsa con lui l'eco incostante della sua fama, parve che fra le mani della sua gente null’altro che la stessa vanga, gli stessi olivi e gli stessi ceri benedetti, che egli aveva pietosamente analizzati, fossero rimasti, come le cipolle in mano all'Erede…»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b beni_culturali.
  2. ^ a b Catalogo ufficiale della Esposizione Nazionale del 1881 in Milano : belle arti, su archive.org, Internet Archive, p. 119.Notare che nel testo il cognome del pittore, forse per errore, è scritto con la doppia ti
  3. ^ Maria della Rocca, L'arte moderna in Italia / studii, biografie e schizzi della principessa Maria Della Rocca; con disegni autografi dei principali artisti viventi, 1883, pp. 136-139, SBN IT\ICCU\NAP\0112289.
  4. ^ a b c d e L'erede, su teofilopatini.org. Con commenti, anche video, di Cosimo Savastano
  5. ^ a b W.G., Omaggio a Teofilo Patini nel 1º centenario della morte (1906 - 2006) (PDF), su massoneriascozzese.it. URL consultato il 7 novembre 2018 (archiviato dall'url originale l'8 novembre 2018).
  6. ^ Galleria dell'Accademia,  p. 120, tav. LXXXV e LXXXVI.
  7. ^ Morello,  pp. 256-257.
  8. ^ Lerede by Teofilo Patini on artnet, su artnet.com, artnet. URL consultato il 7 novembre 2018.
  9. ^ Il centro, A Calascio la mostra dedicata a Patini, su ilcentro.it, 24 dicembre 2014. URL consultato il 7 novembre 2018.
  10. ^ Savastano.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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