Karen Handel

Karen Handel

Membro della Camera dei rappresentanti - Georgia, distretto n.6
Durata mandato26 giugno 2017 - 3 gennaio 2019
PredecessoreTom Price
SuccessoreLucy McBath

26º Segretario di Stato della Georgia
Durata mandato13 gennaio 2007 - 8 gennaio 2010
PredecessoreCathy Cox
SuccessoreBrian Kemp

Dati generali
Partito politicoRepubblicano

Karen Christine Handel, nata Walker (Washington, 18 aprile 1962), è una politica statunitense, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato della Georgia dal 2017 al 2019.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata a Washington, la Handel crebbe nel Maryland in una famiglia in cui la madre aveva gravi problemi di alcolismo[1] e dopo il liceo si iscrisse all'università senza conseguire mai la laurea[2]. Lavorò per la Hallmark Cards e successivamente, entrata in politica con il Partito Repubblicano, fu collaboratrice della Second Lady Marilyn Quayle e del governatore della Georgia Sonny Perdue[3]. Fu impiegata inoltre presso multinazionali come Ciba Vision e KPMG[4] e rivestì la carica di presidente della camera di commercio della contea di Fulton.

Nel 2006 fu eletta Segretario di Stato della Georgia[5], carica che mantenne fino al 2009. In quell'anno, infatti, la Handel lasciò l'incarico per dedicarsi alla campagna elettorale che aveva avviato candidandosi alla carica di governatore della Georgia[6]. Nelle primarie repubblicane, la Handel avanzò al ballottaggio con l'ex deputato Nathan Deal[7], che la sconfisse di misura con un margine di circa duemilacinquecento voti[8].

Qualche mese dopo la sconfitta, la Handel venne assunta come dirigente dall'associazione no profit Susan G. Komen for the Cure[9], lasciando l'incarico nel febbraio 2012 dopo una polemica che l'aveva riguardata. A gennaio, infatti, la Handel aveva annunciato la rottura di ogni rapporto con Planned Parenthood[10], motivando la decisione con l'adozione di una nuova politica tramite la quale l'associazione avrebbe tagliato i fondi alle organizzazioni sotto inchiesta da parte di agenzie governative (Planned Parenthood era oggetto di investigazioni da parte di alcuni repubblicani del Congresso in relazione all'uso dei fondi come finanziamenti per servizi di aborto[11]). Jeffrey Goldberg, dalle pagine del The Atlantic, svelò che tre diverse fonti riferivano di come l'adozione di questa nuova politica fosse stata guidata proprio dalla Handel al solo scopo di ottenere una buona scusa per tagliare i finanziamenti a Planned Parenthood, la cui missione non era in linea con le sue idee antiabortiste[12]. Alcuni giorni dopo, anche sull'Huffington Post vennero confermati gli stessi retroscena sull'operato di Karen Handel[13]. In seguito alla polemica, la fondatrice del Susan G. Komen for the Cure, Nancy Brinker, annunciò la ripresa dei rapporti con Planned Parenthood e fornì delle scuse pubbliche in merito all'inconveniente[14], mentre un comunicato ufficiale dell'organizzazione dichiarò che la nuova politica sarebbe stata emendata[15]. A poche ore di distanza giunsero le dimissioni della Handel[16]. La vicenda, pur essendosi apparentemente risolta nel giro di qualche giorno, ebbe delle pesanti ricadute in termini economici: in quell'anno fiscale, il Susan G. Komen for the Cure perse circa il 22% delle entrate finanziarie e, a detta degli stessi dirigenti, gran parte di quei risultati furono dovuti alla controversia che il Los Angeles Times definì "uno dei più grandi passi falsi nelle pubbliche relazioni del decennio"[17].

Nel 2014 si candidò al Senato, ottenendo l'endorsement di Sarah Palin[18], ma giunse solo terza nelle primarie repubblicane[19].

Tre anni dopo, quando il deputato Tom Price entrò a far parte dell'amministrazione Trump, vennero indette delle elezioni speciali per assegnare il suo seggio alla Camera dei Rappresentanti. La Handel prese parte alla competizione elettorale, che si tenne nella modalità della cosiddetta jungle primary: invece delle consuete primarie separate tra repubblicani e democratici, i candidati si presentano tutti sulla medesima lista e, se nessuno di essi raggiunge il 50% delle preferenze, i primi due classificati si scontrano al ballottaggio[20]. I repubblicani in lotta per il seggio erano undici compresa la Handel, mentre in campo democratico il candidato principale fu il giovane liberale Jon Ossoff. Questi riuscì a raccogliere oltre otto milioni di fondi per la propria campagna elettorale, surclassando la concorrenza repubblicana e consentendo quindi ai democratici di sperare nella conquista di un seggio considerato una roccaforte conservatrice[21]. Tali circostanze portarono dunque la stampa nazionale ed internazionale a considerare l'elezione una specie di referendum sui primi mesi della presidenza Trump[22] e l'attenzione sulla corsa aumentò quando Ossoff si aggiudicò il primo turno[23] raggiungendo il 48,1% delle preferenze contro il 19,8% del secondo classificato, che si rivelò essere proprio la Handel[24]. Per via degli importanti interessi in gioco, a causa del valore simbolico che aveva assunto la competizione, la campagna elettorale per il ballottaggio tra i due candidati vide un massiccio investimento economico da ambo le parti, finendo per divenire la più costosa della storia[25]. Al termine della corsa, la Handel riuscì a sconfiggere Ossoff con circa cinque punti percentuali di scarto[26]. Karen Handel divenne inoltre la prima donna repubblicana ad essere eletta deputata per lo stato della Georgia[27].

Un anno e mezzo dopo però, nelle elezioni di medio termine, Karen Handel perse la rielezione, con un margine di circa un punto percentuale, contro la democratica Lucy McBath, attivista per il controllo delle armi e madre di un ragazzo ucciso in una stazione di servizio dopo una lite; abbandonò così il seggio appena conquistato che passò nelle mani dei democratici[28].

Ideologicamente la Handel si configura come una repubblicana estremamente conservatrice. Oltre ad essere una accanita antiabortista, si è espressa contro la ricerca sulle staminali[29], contro il salario minimo[30] e contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso, le unioni civili e le adozioni gay[31]. È inoltre una sostenitrice di molte delle politiche di Donald Trump[32], tra cui la decisione di recedere dall'accordo di Parigi negoziato durante la XXI Conferenza delle Parti dell'UNFCCC[33].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Karen Handel’s Family: 5 Fast Facts You Need to Know, su heavy.com. URL consultato il 17 luglio 2017.
  2. ^ (EN) Secretary of state candidates not focused on issues, su onlineathens.com, OnlineAthens. URL consultato il 17 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 9 agosto 2017).
  3. ^ (EN) Who is Karen Handel?, su ajc.com, The Atlanta Journal-Constitution. URL consultato il 17 luglio 2017.
  4. ^ (EN) Business backs Handel for secretary of state, su bizjournals.com, Atlanta Business Chronicle. URL consultato il 17 luglio 2017.
  5. ^ (EN) Georgia Election Results Official Results of the Tuesday, November 07, 2006 General Election, su sos.ga.gov, Georgia Secretary of State. URL consultato il 17 luglio 2017 (archiviato dall'url originale l'8 novembre 2018).
  6. ^ (EN) Handel quits as Secretary of State, says she’s “all in” for governor’s race, su blogs.ajc.com, The Atlanta Journal-Constitution. URL consultato il 17 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2010).
  7. ^ (EN) Georgia Will Have Republican Primary Runoff, su nytimes.com, The New York Times. URL consultato il 17 luglio 2017.
  8. ^ (EN) Georgia Election Results Official Results of the Tuesday, August 10, 2010 Primary Election Runoff, su sos.ga.gov, Georgia Secretary of State. URL consultato il 17 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  9. ^ (EN) Karen Handel Now Senior VP For Public Policy With Susan G Komen For The Cure, su peachpundit.com, Peach Pundit. URL consultato il 16 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 10 luglio 2017).
  10. ^ (EN) Planned Parenthood 'reeling' after losing charity funds, su nbcnews.com, MSNBC. URL consultato il 16 agosto 2017.
  11. ^ (EN) Susan G. Komen Foundation pulls Planned Parenthood funding, su cbsnews.com, CBS. URL consultato il 16 agosto 2017.
  12. ^ (EN) Top Susan G. Komen Official Resigned Over Planned Parenthood Cave-In, su theatlantic.com, The Atlantic. URL consultato il 16 agosto 2017.
  13. ^ (EN) Karen Handel, Susan G. Komen’s Anti-Abortion VP, Drove Decision To Defund Planned Parenthood, su huffingtonpost.com, The Huffington Post. URL consultato il 16 agosto 2017.
  14. ^ (EN) Cancer Group Backs Down on Cutting Off Planned Parenthood, su nytimes.com, The New York Times. URL consultato il 16 agosto 2017.
  15. ^ (EN) Why Komen Backed Down, su newyorker.com, The New Yorker. URL consultato il 16 agosto 2017.
  16. ^ (EN) Komen vice president Karen Handel resigns, su washingtonpost.com, The Washington Post. URL consultato il 16 agosto 2017.
  17. ^ (EN) Susan G. Komen Foundation discovers the price of playing politics, su latimes.com, Los Angeles Times. URL consultato il 16 agosto 2017.
  18. ^ (EN) Palin's bark bigger than her bite?, su thehill.com, The Hill. URL consultato il 16 agosto 2017.
  19. ^ (EN) Election Results, su results.enr.clarityelections.com, enr.clarityelections. URL consultato il 17 luglio 2017.
  20. ^ Elezioni Usa, il giovane democratico Ossoff alla conquista del feudo conservatore in Georgia, su corriere.it, Corriere della Sera. URL consultato il 16 agosto 2017.
  21. ^ Elezioni Usa, impresa sfiorata dal giovane democratico Ossoff in Georgia: si va al ballottaggio, su corriere.it, Corriere della Sera. URL consultato il 16 agosto 2017.
  22. ^ Usa, ecco Ossoff, il "nuovo Obama" che fa sognare i dem, su repubblica.it, la Repubblica. URL consultato il 16 agosto 2017.
  23. ^ Il «sanderista» Jon Ossoff straccia la candidata repubblicana, su ilmanifesto.it, il manifesto. URL consultato il 16 agosto 2017.
  24. ^ (EN) Election Results: Ossoff, Handel Advance in Race for Georgia’s Sixth Congressional District, su nytimes.com, The New York Times. URL consultato il 16 agosto 2017.
  25. ^ In Georgia la sfida per il seggio più importante d’America, su corriere.it, Corriere della Sera. URL consultato il 16 agosto 2017.
  26. ^ Elezioni Usa, la repubblicana Handel vince in Georgia, su lastampa.it, La Stampa. URL consultato il 16 agosto 2017.
  27. ^ Usa, Trump promosso nelle elezioni in Georgia e South Carolina, su ilmessaggero.it, Il Messaggero. URL consultato il 16 agosto 2017.
  28. ^ (EN) GOP Rep. Karen Handel concedes to Democratic challenger Lucy McBath in a tight race for the Georgia House seat once held by Newt Gingrich, su cnbc.com, CNBC. URL consultato il 9 settembre 2018.
  29. ^ (EN) Karen Handel Resigns: 5 Times Ex-Komen VP's Views Ignited Controversy, su ibtimes.com, International Business Times. URL consultato il 16 agosto 2017.
  30. ^ (EN) GOP Congressional Candidate: No, I Don't Support a Living Wage, I'm a Republican, su gq.com, GQ. URL consultato il 16 agosto 2017.
  31. ^ (EN) Republican in Georgia Race Has Anti-LGBT, Antichoice History, su advocate.com, The Advocate. URL consultato il 16 agosto 2017.
  32. ^ (EN) Who is Karen Handel? Bio, facts and background, su politico.com, Politico. URL consultato il 16 agosto 2017.
  33. ^ (EN) Takeaways From the Georgia Special Election Debate: A Sharper Clash, su nytimes.com, The New York Times. URL consultato il 16 agosto 2017.

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