Jeanne Modigliani

Jeanne Modigliani (Nizza, 29 novembre 1918Parigi, 27 luglio 1984) è stata una storica dell'arte e saggista italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlia di Jeanne Hébuterne e Amedeo Modigliani, nacque a Nizza ma crebbe, dopo la morte del padre e il conseguente suicidio della madre nel 1920, con la nonna paterna Eugénie Garsin a Livorno.

Si laureò a Pisa in storia dell'arte con una tesi su Vincent van Gogh. Perseguitata dal fascismo in quanto ebrea, si rifugiò a Parigi. Quando la Francia fu occupata dai nazisti entrò nel Maquis, la resistenza francese, venendo anche incarcerata per motivi politici. In quel periodo sposa Mario Levi, fratello di Natalia Ginzburg, come racconta la stessa Ginzburg in "Lessico famigliare", per motivi meramente legati alla cittadinanza. I due divorzieranno poco dopo.

Nel 1952, con una borsa di studio del Centro Nazionale della ricerca scientifica, Jeanne intraprese una ricerca su Van Gogh, in Francia e nei Paesi Bassi. Grazie allo studio di Van Gogh sullo stereotipo dell'artista maledetto decide di studiare la vita del padre Amedeo Modigliani e scrive nel 1958 il libro Modigliani, senza leggenda edito da Vallecchi Editore. Quest’opera smonta le diverse dicerie che gravano sulla memoria del padre, in modo particolare attacca colui che favorì la fama di artista maledetto, ossia André Salmon, autore di "Vita e passione di Amedeo Modigliani" edito nel 1926, ma che già nel 1922 scrisse un articolo incentrato sulla Parigi Bohémien. Il testo pone al centro della riflessione una sola domanda: perché beveva Modigliani? Salmon descrive le sue eccessive bevute e l'uso di hascisc, con interviste, aneddoti ma senza specifiche note biografiche. Da storica invece la figlia Jeanne si attiene ai fatti, pur essendo cosciente che oggettivamente non è possibile scriverne una biografia completa. Si dovrebbero mappare tutti gli studi e le abitazioni dove Modigliani ha vissuto ma, dati i numerosi traslochi, questo non è possibile. Persino nel diario della madre, che purtroppo s'interrompe nei periodi più interessanti, alcune vie vengono confuse.

Alcuni elementi vengono invece scoperti grazie a un prezioso documento che narra la storia della famiglia Spinoza e Modigliani dal 1793:

  • sfata il mito della famiglia di filosofi. Pare infatti che Modì si sia vantato a Parigi della falsa discendenza con Baruch Spinoza: la bisnonna era una Spinoza ma non era imparentata con il grande filosofo, in più non si sposò mai e non ebbe figli;
  • sfata la leggenda della famiglia di banchieri. Tutti pensavano che lo fosse, ma il padre era solo un commerciante e aveva un antenato che aveva sì lavorato per la zecca vaticana, ma solo come responsabile dell'approvvigionamento del rame. Grazie a tale lavoro comprò qualche ettaro di terreno, ma che gli poi venne espropriato perché a quel tempo gli ebrei non potevano possedere terre.
  • sfata la diceria delle origini ebraiche Lionesi. Il cognome della madre non è Garcin - come scritto da Salmon - ma Gaslin.
  • sfata la leggenda che Modì iniziò a dipingere nel 1898 in preda ad un attacco di febbre tifoide, mentre aveva iniziato prima, nel 1896, solo per passione.
  • sfata la leggenda del mancato sostentamento della famiglia e dell'abbandono senza sepoltura a Parigi. Vi è una lettera inviata dalla madre all'ultimo mercante d'arte Zaborowskij che diceva "copritelo di fiori, provvederò a rimborsarvi". Il fratello deputato Emanuele ci mise un mese per arrivare a Parigi, a causa della smobilitazione conseguente alla guerra. I viaggi a Firenze e Venezia furono pagati dallo zio Amedeo e quello per Parigi dalla madre, che sostenne sempre il figlio, pur non nuotando nell'oro.
  • sfata la leggenda che Modì frequentò l'accademia di nudo da Fattori a Firenze nel 1902 e a Venezia l'anno successivo.
  • sfata la leggenda di un Modigliani che praticava la scultura come seconda scelta e che l'abbandonò per intraprendere la pittura. Il suo primo amore fu la scultura e vi dovette rinunciare per diversi motivi: prima di tutto per la salute, visto che quando arrivò a Parigi era già malato. Scolpire il marmo era troppo faticoso, era insalubre per via della polvere che si respirava; inoltre era più costoso della pittura per i costi dei grandi studi di cui necessitava. Lo si vedeva spesso in giardino o fuori all'aperto a scolpire pietre che gli amici gli portavano e che abbandonava ovunque perché non poteva trasportarle.
  • sfata la leggenda della sua formazione parigina: Modì, secondo i suoi viaggi e i suoi riferimenti, si formò in Italia come ha affermato lo storico dell'arte Enzo Carli. Jeanne documenta come l'unico studio che Modì fece fu sulle sculture trecentesche di Tino di Camaino, prima a Napoli, dove soggiornò per riprendersi da una convalescenza, e successivamente a Firenze.

Gli unici tre studi critici che tentano di mettere ordine e che pubblicano documenti con note biografiche riscontrabili sono:

  • Jeanne Modigliani con il suo "Modigliani senza Leggenda";
  • Giovanni Scheiwiller con "Omaggio a Modigliani" del 1930;
  • Enzo Maiolino "Modigliani dal vero" 1964 e seconda edizione 1981.

Il suo costante impegno per ottenere un riconoscimento ufficiale del valore dell'opera paterna ottenne un importante successo nel 1981, quando a Parigi allestì la mostra più completa di Modigliani sino ad allora tenutasi: oltre duecentocinquanta opere fra dipinti, sculture, gouaches e disegni.

Nel 1983 creò l'associazione culturale Archives Légales Amedeo Modigliani e nominò Christian Parisot, curatore scientifico della Fondazione, suo successore ufficiale[1].

Morì nel 1984 a Parigi (tre giorni dopo il ritrovamento a Livorno delle tre teste false erroneamente attribuite a Modigliani) per emorragia cerebrale in seguito a una caduta[2]. Era divorziata e lasciò due figlie, Anne e Laure: aveva sposato Mario Levi, fratello di Natalia Ginzburg, come si legge nel libro Lessico famigliare.

Malgrado le polemiche sorte in occasione della mostra organizzata dai Musei Civici Livornesi su Amedeo Modigliani proprio in quell'anno, a causa della esposizione di alcune opere da lei ritenute non attribuibili all'artista, Jeanne Modigliani aveva espresso il progetto di tornare in questa città in settembre per occuparsi dell'ipotesi del trasferimento degli archivi personali di Amedeo Modigliani, anche se la donazione di tutto il materiale era subordinata alla creazione di una Fondazione Modigliani[3].

Dopo la sua morte l'attività degli Archives Légales Amedeo Modigliani è proseguita ad opera di Christian Parisot.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Archives Légales Amedeo Modigliani Archiviato il 20 maggio 2013 in Internet Archive.
  2. ^ È morta a Parigi Jeanne Modigliani figlia del pittore, in La Repubblica, 29 luglio 1984. URL consultato il 26 aprile 2013.
  3. ^ . È morta a Parigi Jeanne Modigliani figlia del pittore, in La Repubblica, 29 luglio 1984. URL consultato il 26 aprile 2013.

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