Il diario di una cameriera (film 1964)

Il diario di una cameriera
Una scena del film
Titolo originaleLe Journal d'une femme de chambre
Lingua originalefrancese
Paese di produzioneFrancia, Italia
Anno1964
Durata97 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 2,35:1
Generedrammatico
RegiaLuis Buñuel
SoggettoOctave Mirbeau (romanzo)
SceneggiaturaLuis Buñuel, Jean-Claude Carrière
ProduttoreMichel Safra, Serge Silberman
Casa di produzioneCiné-Alliance, Filmsonor, Spéva Films, Dear Film Produzione
Distribuzione in italianoSony Pictures
FotografiaRoger Fellous
MontaggioLouisette Hautecoeur, Luis Buñuel
ScenografiaGeorges Wakhévitch
CostumiGeorges Wakhévitch, Jacqueline Moreau
TruccoMaguy Vernadet
Interpreti e personaggi

Il diario di una cameriera (Le journal d'une femme de chambre) è un film drammatico del 1964 di Luis Buñuel, liberamente tratto dal romanzo omonimo di Octave Mirbeau, da cui era già stato tratto nel 1946 un film omonimo diretto da Jean Renoir.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

«Poiché, con i tempi che corrono, non c'è più nulla di sano, poiché il vino che si beve e la libertà che si proclama sono adulterati e derisori, poiché, infine, è necessaria una singolare dose di buona volontà per credere che le classi dirigenti sono degne di essere ristorate o compiante...»

Célestine, già cameriera personale di una contessa, si sposta da Parigi in Normandia, per prendere servizio presso Le Prieuré, proprietà dei Monteil, una famiglia di notabili. È una donna elegante, raffinata, esperta, e ha carattere.

L'ambiente si rivela ben presto moralmente degradato e culla di nevrosi e pulsioni inconfessabili più o meno represse. L'anziano padre della padrona, Rabour, è un feticista retifista e pretende che la cameriera gli si presenti calzando stivaletti con i quali egli poi si ritira in camera da letto. La figlia, algida e frigida, è impegnata in oscuri esperimenti chimici e nell'ossessiva pulizia dei soprammobili della casa. Il marito, Monteil, è una sorta di satiro che molesta, con alterne fortune, tutto il personale femminile della casa. Completano il quadro due servette ormai aduse all'ambiente, un'orfana che circola liberamente nei boschi e per la casa, non sorvegliata adeguatamente dalla zia. Joseph, il custode della casa, è violento e attivista dei movimenti patriottici di estrema destra. Il quadro di insieme è completato da un curato ipocrita e avido e da un militare, vicino di casa, in continua lite con Monteil.

L'arrivo di Célestine movimenta la vita dei luoghi. Essa è innanzitutto concupita da Rabour, da Monteil, da Joseph e dal vicino. Un giorno il vecchio Rabour viene trovato morto abbracciato agli stivaletti di Célestine. Contemporaneamente Joseph, che è stato appena respinto da Célestine, violenta e uccide Claire, la piccola orfana.

Célestine intuisce che Joseph è il colpevole e, nonostante abbia già deciso di abbandonare la casa, ritorna e seduce Joseph, che le promette di sposarla per aprire un bar a Cherbourg. I due annunciano il loro matrimonio e mentre Monteil sfoga i suoi appetiti sessuali sulla fantesca più matura, Célestine incastra Joseph facendo trovare un indizio a suo carico. Célestine finisce per sposare il vicino militare che la istituisce erede e apprende con preoccupazione che Joseph è stato scagionato.

Il film si conclude con Joseph che, con a fianco un'altra donna, plaude a una manifestazione antisemita nel bar di Cherbourg che progettava di acquistare, mentre con i manifestanti spariscono in un vicolo. L'ultima inquadratura è sui fulmini di un temporale.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film fu prodotto dalla Dear Film Produzione. Luis Buñuel scrive per la prima volta una sceneggiatura con Jean-Claude Carrière ed è l'inizio di una lunga collaborazione; gli fa anche interpretare il personaggio del curato.

Il film venne girato in Francia, a Dieppe, al Franstudio di Saint-Maurice (Val-de-Marne) e a Milly-la-forêt, Essonne.

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film uscì nelle sale cinematografiche francesi il 4 marzo 1964.

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Alberto Cattini, il film si presta a molteplici chiavi di lettura[2].

  • Il regista esprime disprezzo per il mondo borghese e clericale, disprezzo che coinvolge però anche i servi, come se la negatività borghese contaminasse tutto.
  • Nessuno dei personaggi appare puro e sincero, fatta eccezione per l'orfana, vittima del pedofilo. L'altro personaggio degno di pietà è Marianna, la fantesca anziana, oggetto delle attenzioni di Monteil e successivamente assunta da Céléstine, ricca dopo il matrimonio con Mauger.
  • Tutti gli altri personaggi o sono schiavi di pulsioni patologiche, o cinici e interessati, come il curato e la protagonista, che quantomeno cerca però senza riuscirvi di assicurare alla giustizia l'autore di un grave delitto. Assenti e distanti i poliziotti che preferiscono proseguire a redigere uno stanco verbale sulla circolazione stradale piuttosto che ascoltare una testimone di omicidio.
  • Particolarmente dura la denuncia di ipocrisia: il pedofilo afferma di volersi mantenere puro fino al matrimonio e invita Céléstine a giurare su simboli patriottici e religiosi (tra cui la foto del papa): Mauger si rallegra della scarcerazione di Joseph che, "in quanto patriota è sicuramente una brava persona".

Filmato in un bianco e nero ineccepibile, è un film claustrofobico e crudelmente amaro.[senza fonte]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • 1964 - Festival Internazionale del Film di Karlovy Vary

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Joris-Karl Huysman, A ritroso, Milano 1953, p. 153.
  2. ^ Alberto Cattini, Luis Buñuel, pp. 63-71.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alberto Cattini, Buňuel, Il castoro cinema, Firenze, 1974.
  • Giorgio Tinazzi, Il cinema di Luis Buňuel,Palermo, Palumbo, 1973.
  • Sceneggiatura integrale, L'Avant-Scène, 1971.

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