Grant Hill

Grant Hill
Hill in palleggio con la maglia dei Phoenix Suns
Nazionalità Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Altezza 203 cm
Peso 102 kg
Pallacanestro
Ruolo Ala piccola
Termine carriera 2013
Hall of fame Naismith Hall of Fame (2018)
Carriera
Giovanili
South Lakes High School
1990-1994Duke Blue Devils129 (1.924)
Squadre di club
1994-2000Detroit Pistons435 (9.393)
2000-2007Orlando Magic200 (3.280)
2007-2012Phoenix Suns362 (4.371)
2012-2013L.A. Clippers29 (93)
Nazionale
1991-1996Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti17 (134)[1]
Palmarès
 Olimpiadi
Oro Atlanta 1996
 Giochi panamericani
Bronzo L'Avana 1991
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Grant Henry Hill (Dallas, 5 ottobre 1972) è un ex cestista statunitense, di ruolo ala piccola.

Grant Hill ha giocato come ala piccola per 19 anni militando in ordine nei Detroit Pistons, negli Orlando Magic, nei Phoenix Suns e nei Los Angeles Clippers.

Ha giocato 1.026 partite in NBA, ha partecipato a 7 All-Star Game[2] ed è entrato 5 volte nell'All-NBA Team (una volta nel primo le altre nel secondo),[3] ma non ha mai vinto l'anello.[4]

Con la nazionale ha vinto una medaglia di bronzo ai giochi panamericani 1991[5] e un oro alle Olimpiadi del 1996.[6]

Ha vinto per tre volte l'NBA Sportsmanship Award,[7] risultando essere il cestista ad averlo vinto più volte in assoluto.[8]

Dal 2018 è fra i membri del Naismith Memorial Basketball Hall of Fame.[9]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Hill è nato a Dallas mentre suo padre (Calvin Hill) giocava nei Dallas Cowboys.[10] Sua madre Janet, laureatasi al Wellesley College, ha condiviso la camera con Hillary Clinton quando entrambe erano al primo anno.[10]

Prima di andare alla Duke University ha girato uno spot per la Sprite.[11]

Durante la sua carriera universitaria ha conseguito la laurea in storia e in scienze politiche.[12]

A Detroit ha conosciuto Tamia, con la quale si è sposato nel 1999,[13] da cui ha avuto 2 figlie: Myla Grace (classe 2002)[14] e Lael Rose (classe 2007).[15]

Caratteristiche tecniche[modifica | modifica wikitesto]

Considerato uno dei giocatori più completi della storia NBA, tra i migliori degli anni novanta,[9][16][17] tra le sue qualità spiccavano l'atletismo,[16] il controllo palla,[16] la visione di gioco[6] e l'intelligenza tattica[18] che lo rendevano a tutti gli effetti un all-around player.[6][19]

Era considerato il nuovo Michael Jordan,[6][17][20] mentre da altri è stato definito un LeBron prima di LeBron.[20][21][22][23] Tuttavia a causa del fatto che la sua carriera è stata enormemente condizionata dagli infortuni è stato definito uno dei più grandi what if nella storia del basket.[6][20][24]

In carriera si è anche distinto per la professionalità e determinazione con le quali si approcciava alla pallacanestro.[25][26]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

High school e college[modifica | modifica wikitesto]

Al termine della carriera di suo padre nella NFL, la famiglia si trasferì a Reston, Virginia, dove Grant diventò una stella dell'high-school.[27] In seguito giocò per 4 anni alla Duke University, vincendo il titolo nazionale nel 1991 e nel 1992[6][12] e perdendo il campionato nel 1994.[27] Oltre che i 2 titoli partecipò al McDonald's All-American Game nel 1990 ed entrò tra i membri di 2 NCAA AP All-America Team.[9][12] A scuola comunque praticò diversi sport prima di scegliere la pallacanestro,[28] suonando pure il pianoforte.[28] Al termine della sua carriera universitaria venne definito dal suo ex allenatore a Duke a Mike Krzyzewski il miglior giocatore che avesse mai allenato.[19]

NBA[modifica | modifica wikitesto]

Detroit Pistons[modifica | modifica wikitesto]

Grant Hill venne scelto dai Detroit Pistons come terza scelta nel Draft NBA dopo essersi laureato nel 1994.[9] Nella sua prima stagione, Hill realizzò in media 19,9 punti, 5,0 assist, 6,4 rimbalzi e 1,77 palle rubate per partita,[12] guidando la sua squadra in ogni statistica a fine anno[12] e diventando il quinto a riuscire in ciò.[12] In quest'annata divenne sin da subito uno dei giocatori preferiti dal pubblico,[29] oltre al fatto che il coach dei Pistons Don Chaney lodò la sua comprensione del gioco e paragonò Hill a 2 ex campioni dell'NBA come Magic Johnson e Larry Bird.[19] A fine stagione si divise il titolo di NBA Rookie of the Year Award con Jason Kidd.[6] Hill inoltre giocò regolarmente nell'NBA All-Star Game.[6] Nella stagione 1995-1996 partecipò all'All-Star Game risultando essere il giocatore più votato della lega, anche più del ritornato Michael Jordan,[12] e al termine della stagione venne inserito, per la prima volta di 5 consecutive, in un All-NBA Team.[12] Nel 1997 mise a referto 13 triple-doppie in una sola stagione guidando la lega in tale statistica,[30] segnando in media 21,4 punti più 9,0 rimbalzi e 7,3 assist.[23] Nella seconda metà degli anni novanta Hill si affermò così come uno dei giocatori più forti della NBA.[17]

Comunque, nonostante il valore aggiunto portato alla squadra da Grant Hill, i Detroit Pistons non riuscirono mai a proseguire a lungo nel cammino dei playoffs, fermandosi al primo turno in ognuna delle loro 4 apparizioni (1996, 1997, 1999, 2000).[12] L'8 febbraio 1999 realizzò il proprio career high di punti segnandone 46 nel successo per 106-103 contro gli Washington Wizards.[31] Al termine della stagione 1998-1999 diventò il 2º giocatore, dopo Wilt Chamberlain, a guidare la sua squadra in punti, assist e rimbalzi di media in 3 stagioni diverse nella storia dell'NBA.[32] La stagione 1999-2000 fu quella più prolifica della sua carriera (25,8 punti a partita) ma calando in assist e rimbalzi (rispettivamente 5,2 e 6,6), e giocando nei playoffs pur con un infortunio alla sua caviglia sinistra;[32] ciononostante i Pistons vennero eliminati in 4 gare al primo turno dai Miami Heat e Hill peggiorò la propria situazione fisica.[32] Viste le sue medie, rientra tra i 6 giocatori ad avere totalizzato almeno 20 punti, 5 assist e 5 rimbalzi nelle prime 6 stagioni in carriera; gli altri a esserci riusciti sono Oscar Robertson, Jerry West, Larry Bird, Michael Jordan e successivamente rispetto a Hill LeBron James.[6][33]

Orlando Magic[modifica | modifica wikitesto]

Grant Hill in allenamento a Phoenix

A fine anno Hill venne scambiato con gli Orlando Magic per Chucky Atkins e Ben Wallace.[34][35] Prima di trasferirsi in Florida ci fu per lui la possibilità di trasferirsi ai Lakers in cambio della loro stella Kobe Bryant.[36][37]

I Magic sperarono che potesse fare coppia con la superstar Tracy McGrady, comprato dai Toronto Raptors, per far tornare i Magic tra i grandi della NBA.[35] Hill si trovò però in difficoltà sin dal suo arrivo ad Orlando per problemi alla caviglia, giocando in sole 4 partite[18] (per quanto all'inizio si temeva che non riuscisse neppure a giocarle)[38] nella sua prima stagione con la nuova squadra, 14 nella seconda stagione e 29 nella terza. Nel marzo 2003 si sottopose a un intervento chirurgico per cercare di risolvere definitivamente i problemi alla caviglia;[39] cinque giorni dopo l'operazione, però, Hill rischiò addirittura di morire a causa di un'infezione da stafilococco, che lo costrinse a una settimana di ricovero e sei mesi di antibiotici.[39]

Rientrò nella stagione 2004-2005 dimostrando di essere ancora molto amato dai tifosi,[39] che con i loro voti lo fecero partire in quintetto nell'All-Star Game per l'Eastern Conference.[40] Al termine della stagione vinse il premio per la sportività.[7]

Quando sembrava, dopo aver giocato una stagione quasi intera nel 2004-05, che Hill (ormai 33enne) potesse tornare sui buoni livelli della sua esperienza a Detroit, nella stagione 2005-06 ebbe di nuovo problemi fisici, tra i quali un'ernia inguinale,[41] disputando solo 21 match.[26]

Tornò a giocare nel campionato 2006-07 per gli Orlando Magic con i quali tenne una media di 14,4 punti e 3,6 rimbalzi a gara, con la squadra che tuttavia venne eliminata al primo turno in 4 gare dai Detroit Pistons.[42]

Phoenix Suns[modifica | modifica wikitesto]

Hill in riscaldamento ai Suns

Nell'estate 2007, dopo avere pensato al ritiro per via dei tanti infortuni patiti,[43] rimase free agent e in luglio firmò con i Phoenix Suns.[44]

Ai Suns Hill indossò la maglia numero 33 (lo stesso che usa fin dai tempi di Duke) nonostante il numero fosse stato ritirato in onore di Alvan Adams:[45] l'eccezione venne fatta per la reputazione di grande atleta e di professionista serio di cui Hill ha sempre goduto.[45] Arrivò ai Suns con il pensiero di giocare un paio d'anni prima di ritirarsi, ma per via delle prestazioni offerte in campo rinviò la sua decisione di qualche anno.[25]

In Arizona Hill vinse per la seconda volta il premio per la sportività[7] e partì nel quintetto base (seppure con minutaggi intorno alla mezz'ora) dando con la sua esperienza un apporto prezioso per la squadra del duo Nash-Stoudemire, imponendosi sin da subito come uno dei leader della squadra.[46]

L'anno successivo giocò per la prima volta in carriera 82 partite su 82 all'età di 36 anni.[46]

Nella stagione 2009-10 vinse per la terza volta il premio Joe Dumars per la sportività e soprattutto riuscì per la prima volta in carriera (a 38 anni)[7] ad accedere alle finali di conference durante i playoffs, in quanto Phoenix superò Portland per 4-2 e San Antonio per 4-0.[47] Il cammino dei Suns si fermò alla Finali di Conference, contro i Lakers di Kobe Bryant e Pau Gasol, con Hill che negli ultimi minuti, seppur marcandolo al suo meglio, non poté impedire il canestro vincente di Kobe Bryant.[48] Le due stagioni successive furono invece povere di soddisfazioni con la squadra che non raggiunse i playoffs (con lui che rinnovò nel dicembre 2011 per un altro anno),[49] con Hill che soffrì di ulteriori problemi fisici.[26] Ciò non gli impedì di tenere una media di 13 punti nel 2010-2011, diventando (all'epoca) il settimo giocatore a raggiungere tale media a 38 anni o più.[26]

Los Angeles Clippers[modifica | modifica wikitesto]

Alla soglia dei 40 anni (secondo giocatore più anziano in attività, un giorno più giovane di Kurt Thomas)[50] decise di accettare la sfida propostagli dai Los Angeles Clippers, firmando un contratto biennale il 17 luglio 2012.[51] Fece il suo esordio con la franchigia di Los Angeles il 12 gennaio 2013.[52] Appena 4 giorni più tardi raggiunse le 1.000 presenze in NBA contro gli Houston Rockets.[53] Nonostante fosse ormai avesse superato i 40 anni diede comunque un buon contributo (seppur giocando solo 29 partite)[26] alla squadra per esempio quando marcò Carmelo Anthony contro i New York Knicks nel 4º quarto,[25][54] o con una stoppata decisiva su Jerryd Bayless contro Memphis (rivelatasi decisiva per il raggiungimento dei playoffs della squadra).[25]

Nei play-off i Clippers, nonostante un grande Chris Paul,[55] si fermarono al 1º turno a gara-6 contro i Memphis Grizzlies, impedendo a Hill di vincere l'anello.[55]

Il 1º giugno 2013 annunciò il suo ritiro dalla lega in diretta tv su TNT.[2][56]

Nazionale[modifica | modifica wikitesto]

Dopo avere disputato i giochi panamericani nel 1991,[5] nel 1995 venne invitato per uno stage in vista delle Olimpiadi di Atlanta del 1996 dalla nazionale USA;[57] venne inserito nella lista definitiva dei convocati per il torneo,[6] in cui diede il suo contributo al 2º Dream Team (composto tra i tanti da giocatori come John Stockton, Charles Barkley, Hakeem Olajuwon, Scottie Pippen e Shaquille O'Neal)[58] al raggiungimento della vittoria finale fornendo buone prestazioni,[58] seppur non giocando le ultime 2 partite decisive contro Australia e Jugoslavia. Quattro anni dopo venne convocato anche per le Olimpiadi di Sydney 2000, ma dovette rinunciare a causa dell'infortunio patito durante la stagione.[32][59] Venne sostituito da Shareef Abdur-Rahim.[59]

Dopo il ritiro[modifica | modifica wikitesto]

Hill (destra) nel 2016 con l'ex segretario della difesa degli Stati Uniti Ashton Carter

Pochi mesi dopo il ritiro dall'attività agonistica iniziò a condurre il programma Inside Stuff insieme a Kristen Ledlow.[60][61]

Nel giugno 2015 diventò socio di minoranza degli Atlanta Hawks.[62]

Nel settembre 2018 venne introdotto nella Hall Of Fame.[9]

Fuori dal campo[modifica | modifica wikitesto]

Durante l'anno da rookie, fece un'apparizione da David Letterman nel suo show, suonando pure il pianoforte mostrando un'ottima capacità al riguardo[28] (dovute al fatto che a 9 anni iniziò a prendere lezioni di piano, che smise di suonare dopo l'iscrizione all'high school).[63]

Il 7 settembre 1995, in occasione degli MTV Video Music Awards, presentò un premio in collaborazione con la conduttrice Ricki Lake.[64][65]

Apparve nel video di Rockstar, canzone dei Nickelback.[66]

Per via dello stafilococco avuto durante la sua carriera diventò molto attivo sull'argomento fondando un'organizzazione non-profit chiamata Stop MRSA Now!.[67] Hill fa beneficenza anche con donazioni a organizzazioni caritatevoli.[68]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

Legenda
  PG Partite giocate   PT  Partite da titolare  MP  Minuti a partita
 TC%  Percentuale tiri dal campo a segno  3P%  Percentuale tiri da tre punti a segno  TL%  Percentuale tiri liberi a segno
 RP  Rimbalzi a partita  AP  Assist a partita  PRP  Palle rubate a partita
 SP  Stoppate a partita  PP  Punti a partita  Grassetto  Career high
Denota le stagioni in cui ha vinto il titolo

NCAA[modifica | modifica wikitesto]

Anno Squadra PG PT MP TC% 3P% TL% RP AP PRP SP PP
1990-1991 Duke Blue Devils 36 - 24,6 51,6 50,0 60,9 5,1 2,2 1,4 0,8 11,2
1991-1992 Duke Blue Devils 33 - 30,3 61,1 0,0 73,3 5,7 4,1 1,2 0,8 14,0
1992-1993 Duke Blue Devils 26 - 31,6 57,8 28,6 74,6 6,4 2,8 2,5 1,4 18,0
1993-1994 Duke Blue Devils 34 - 35,7 46,2 39,0 70,3 6,9 5,2 1,9 1,2 17,4
Carriera 129 - 30,4 53,2 37,6 69,8 6,0 3,6 1,7 1,0 14,9

NBA[modifica | modifica wikitesto]

Regular season[modifica | modifica wikitesto]

Anno Squadra PG PT MP TC% 3P% TL% RP AP PRP SP PP
1994-1995 Detroit Pistons 70 69 38,3 47,7 14,8 73,2 6,4 5,0 1,8 0,9 19,9
1995-1996 Detroit Pistons 80 80 40,8 46,2 19,2 75,1 9,8 6,9 1,3 0,6 20,2
1996-1997 Detroit Pistons 80 80 39,3 49,6 30,3 71,1 9,0 7,3 1,8 0,6 21,4
1997-1998 Detroit Pistons 81 81 40,7 45,2 14,3 74,0 7,7 6,8 1,8 0,7 21,1
1998-1999 Detroit Pistons 50 50 37,0 47,9 0,0 75,2 7,1 6,0 1,6 0,5 21,1
1999-2000 Detroit Pistons 74 74 37,5 48,9 34,7 79,5 6,6 5,2 1,4 0,6 25,8
2000-2001 Orlando Magic 4 4 33,3 44,2 100,0 61,5 6,3 6,3 1,3 0,5 13,8
2001-2002 Orlando Magic 14 14 36,6 42,6 0,0 86,3 8,9 4,6 0,6 0,3 16,8
2002-2003 Orlando Magic 29 29 29,1 49,2 25,0 81,9 7,1 4,2 1,0 0,4 14,5
2004-2005 Orlando Magic 67 67 34,9 50,9 23,1 82,1 4,7 3,3 1,4 0,4 19,7
2005-2006 Orlando Magic 21 17 29,2 49,0 25,0 76,5 3,8 2,3 1,1 0,3 15,1
2006-2007 Orlando Magic 65 64 30,9 51,8 16,7 76,5 3,6 2,1 0,9 0,4 14,4
2007-2008 Phoenix Suns 70 68 31,7 50,3 31,7 86,7 5,0 2,9 0,9 0,8 13,1
2008-2009 Phoenix Suns 82 68 29,8 52,3 31,6 80,8 4,9 2,3 1,1 0,7 12,0
2009-2010 Phoenix Suns 81 81 30,0 47,8 43,8 81,7 5,5 2,4 0,7 0,4 11,3
2010-2011 Phoenix Suns 80 80 30,1 48,4 39,5 82,9 4,2 2,5 0,8 0,4 13,2
2011-2012 Phoenix Suns 49 46 28,1 44,6 26,4 76,1 3,5 2,2 0,8 0,6 10,2
2012-2013 L.A. Clippers 29 0 15,1 38,8 27,3 58,3 1,7 0,9 0,4 0,2 3,2
Carriera 1026 972 33,9 48,3 31,4 76,9 6,0 4,1 1,2 0,6 16,7
All-Star 6 6 22,2 57,1 50,0 54,5 2,5 3,2 1,2 0,2 10,5

Play-off[modifica | modifica wikitesto]

Anno Squadra PG PT MP TC% 3P% TL% RP AP PRP SP PP
1996 Detroit Pistons 3 3 38,3 56,4 50,0 85,7 7,3 3,7 1,0 0,0 19,0
1997 Detroit Pistons 5 5 40,6 43,7 - 71,8 6,8 5,4 0,8 1,0 23,6
1999 Detroit Pistons 5 5 35,2 45,7 0,0 81,3 7,2 7,4 2,0 0,4 19,4
2000 Detroit Pistons 2 2 27,5 37,5 50,0 90,0 5,5 4,5 0,5 0,0 11,0
2007 Orlando Magic 4 4 35,8 50,0 - 66,7 5,5 3,8 0,5 0,3 15,0
2008 Phoenix Suns 3 2 22,7 45,5 - 100,0 5,3 1,0 0,7 0,3 3,7
2010 Phoenix Suns 16 16 28,3 48,0 18,8 86,8 5,8 2,3 0,8 0,6 9,6
2013 L.A. Clippers 1 0 20,0 50,0 - - 4,0 2,0 0,0 0,0 4,0
Carriera 39 37 31,6 46,9 23,8 78,1 6,1 3,6 0,9 0,5 13,4

Massimi in carriera[modifica | modifica wikitesto]

  • Massimo di punti: 46 vs Washington Wizards (8 febbraio 1999)[69]
  • Massimo di rimbalzi: 18 (2 volte)
  • Massimo di assist: 14 (2 volte)
  • Massimo di palle rubate: 6 (5 volte)
  • Massimo di stoppate: 4 (3 volte)
  • Massimo di minuti giocati: 55 vs Phoenix Suns (3 dicembre 1997)

Cronologia presenze e punti in Nazionale[modifica | modifica wikitesto]

Cronologia completa delle presenze e dei punti in Nazionale - Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Data Città In casa Risultato Ospiti Competizione Punti Note
3-8-1991 L'Avana Cuba Bandiera di Cuba 88 - 92 Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti n.d. [5]
5-8-1991 L'Avana Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 91 - 66 Bandiera del Venezuela Venezuela n.d. [5]
6-8-1991 L'Avana Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 87 - 81 Bandiera dell'Argentina Argentina n.d. [5]
9-8-1991 L'Avana Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 116 - 58 Bandiera delle Bahamas Bahamas n.d. [5]
12-8-1991 L'Avana Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 114 - 68 Bandiera dell'Uruguay Uruguay n.d. [5]
15-8-1991 L'Avana Porto Rico Bandiera di Porto Rico 73 - 68 Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti n.d. [5]
17-8-1991 L'Avana Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 93 - 74 Bandiera di Cuba Cuba n.d. [5]
7-7-1996 Cleveland Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 109 - 68 Bandiera del Brasile Brasile Amichevole 10 [70]
10-7-1996 Phoenix Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 119 - 58 Bandiera della Cina Cina Amichevole 14 [71]
12-7-1996 Salt Lake City Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 118 - 77 Bandiera dell'Australia Australia Amichevole n.d. [72]
14-7-1996 Indianapolis Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 128 - 62 Bandiera della Grecia Grecia Amichevole 15 [73]
20-7-1996 Atlanta Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 96 - 68 Bandiera dell'Argentina Argentina Olimpiadi 1996 - Fase a gironi 10 [74]
22-7-1996 Atlanta Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 87 - 54 Bandiera dell'Angola Angola Olimpiadi 1996 - Fase a gironi 7 [75]
24-7-1996 Atlanta Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 104 - 82 Bandiera della Lituania Lituania Olimpiadi 1996 - Fase a gironi 9 [76]
26-7-1996 Atlanta Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 133 - 70 Bandiera della Cina Cina Olimpiadi 1996 - Fase a gironi 19 [77]
28-7-1996 Atlanta Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 102 - 71 Bandiera della Croazia Croazia Olimpiadi 1996 - Fase a gironi 9 [78]
30-7-1996 Atlanta Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 98 - 75 Bandiera del Brasile Brasile Olimpiadi 1996 - Quarti di finale 4 [79]
Totale Presenze 17 Punti 97

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

NBA[modifica | modifica wikitesto]

First team: 1995
First team: 1997
Second Team: 1996, 1998, 1999, 2000
1995, 1996, 1997, 1998, 2000, 2001, 2005

NCAA[modifica | modifica wikitesto]

Duke Blue Devils: 1991, 1992
  • NCAA AP All-America Team:
First team: 1994
Third team: 1993

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Per quanto riguarda i Giochi panamericani 1991 segnò 37 punti, ma mancano referti al riguardo
  2. ^ a b (EN) SEVEN-TIME NBA ALL-STAR GRANT HILL RETIRES, su nba.com. URL consultato il 25 aprile 2019.
  3. ^ (EN) NBA & ABA All-League Teams, su basketball-reference.com. URL consultato il 5 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 30 luglio 2008).
  4. ^ (EN) Dan Carson, 20 past and present NBA stars who don't need a ring for validation, su foxsports.com. URL consultato il 25 aprile 2019.
  5. ^ a b c d e f g h i (EN) ELEVENTH PAN AMERICAN GAMES -- 1991, su usab.com. URL consultato il 25 aprile 2019.
  6. ^ a b c d e f g h i j Il talento cristallino e impossibile di Grant Hill, in Sky Sport, 7 settembre 2018. URL consultato il 10 marzo 2019.
  7. ^ a b c d (EN) NBA.com: Hill first-ever three-time NBA Sportsmanship Award winner, su nba.com, 29 aprile 2010. URL consultato il 5 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2010).
  8. ^ NBA Sportsmanship Award - NBA Awards, su basketball.realgm.com. URL consultato il 25 aprile 2019.
  9. ^ a b c d e (EN) Sekou Smith, Q&A with Grant Hill: 'Hall of Fame is very validating for me', su nba.com. URL consultato il 5 aprile 2019.
  10. ^ a b (EN) Marc J. Spears, Grant Hill: ‘I was fortunate, but that didn’t necessarily help in the basketball world’, su The Undefeated, 7 settembre 2018. URL consultato il 29 marzo 2019.
  11. ^ Halloran.
  12. ^ a b c d e f g h i Porter.
  13. ^ (EN) Jet, Basketball star GRANT HILL and singer TAMIA say 'I do' in private ceremony, Johnson Publishing Company, 6 settembre 1999, pp. 60-64. URL consultato il 5 aprile 2019.
  14. ^ (EN) Ebony, Celebrities and their babies, Johnson Publishing Company, dicembre 2002, pp. 38-39. URL consultato l'11 aprile 2020.
  15. ^ (EN) Introducing Lael Rose Hill, in People, 8 ottobre 2007. URL consultato l'11 aprile 2020.
  16. ^ a b c (EN) Darko Mihajlovski, NBA Power Rankings: The 20 Most Complete Players In NBA History, su Bleacher Report. URL consultato il 5 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2019).
  17. ^ a b c (EN) The 25 Most Versatile Players in NBA History, su complex.com. URL consultato il 5 aprile 2019.
  18. ^ a b Porterfield, p. 31.
  19. ^ a b c Rolfe, Ross, p. 7.
  20. ^ a b c What if Grant Hill…, su superbasket.it, 21 agosto 2018. URL consultato il 5 aprile 2019.
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