Giuseppe Poggi Longostrevi

Giuseppe Poggi Longostrevi (1936Milano, 12 settembre 2000) è stato un medico e dirigente d'azienda italiano. Proprietario di alcune cliniche private del milanese, denominato il "re Mida" della sanità lombarda[1], fu protagonista di uno scandalo che coinvolse la sanità lombarda alla fine degli anni novanta[2].

Vicenda giudiziaria[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Poggi Longostrevi condusse una maxitruffa miliardaria ai danni del Servizio Sanitario Nazionale. Nell'inchiesta del 1997 dei pubblici ministeri Francesco Prete e Sandro Raimondi, furono accusati di corruzione centinaia di medici di famiglia che avevano emesso false prescrizioni sanitarie dietro compenso in denaro (dai 25 ai 50 euro a ricetta più il 15% del valore dell'accertamento medico richiesto)[3] e regali da parte di Longostrevi. I medici di base prescrivevano inutili e costosi esami clinici (soprattutto scintigrafie) che i pazienti effettuavano nelle cliniche private convenzionate di proprietà del Longostrevi.[4] Fu sequestrato un "libro mastro" della corruzione con circa 700 nomi di medici.

Longostrevi, arrestato il 28 maggio 1997, decise di collaborare con gli inquirenti[5] dopo nove mesi di arresto tornò in libertà[5] ma si suicidò nel 2000 alla vigilia del processo di primo grado[6] con un'overdose di barbiturici, dopo un primo tentativo non riuscito di qualche mese prima[7].

Il Ministero della Salute e la Regione Lombardia si costituirono parte civile. Su 247 imputati, il processo di primo grado iniziato nel 2000 si concluse con 178 condanne con pene dai 3 anni ai due mesi di reclusione. Durante il processo di primo grado, un testimone morì nell'aula di tribunale, affollata all'inverosimile.

Al processo di appello nel 2004, dei 178 medici rinviati a giudizio in primo grado, da parte del procuratore generale Francesco D'Andrea fu chiesta la prescrizione per 78 imputati perché i reati erano stati commessi prima del 1996. 14 medici di famiglia patteggiarono la pena, alcuni risarcirono il danno per ottenere attenuanti. Il processo d'appello si concluse[8] con 12 patteggiamenti, 19 condanne per corruzione (da un anno e dieci mesi a tre anni e un mese), 24 assoluzioni e 123 prescrizioni. I risarcimenti nei confronti delle parti civili, nel caso della Regione Lombardia, furono dimezzati dai giudici in quanto la Regione, organo preposto alla sorveglianza e all'accertamento, aveva svolto controlli non idonei ed omissivi. Poggi Longostrevi aveva pagato una tangente di 72 milioni di lire tra il 1996 e il 1997 a Giancarlo Abelli[1], all'epoca dei fatti presidente della Commissione Sanità della Regione Lombardia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Cecco Bellosi, Alessandro Cibrario, Giovanni Godio - Annuario sociale 2000. Cronologie dei fatti, dati, ricerche, statistiche, leggi, nomi, cifre - Feltrinelli Editore, 2000 ISBN 8807490080, 9788807490088