Giulio Cesare Procaccini

Giulio Cesare Procaccini

Giulio Cesare Procaccini (Bologna, 30 maggio 1574Milano, 14 novembre 1625) è stato un pittore e scultore italiano. È considerato tra i massimi esponenti della scuola barocca lombarda.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gli esordi in scultura e pittura[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Bologna nel 1574, quinto figlio del pittore Ercole Procaccini il Vecchio e fratello di Camillo e Carlo Antonio, entrambi pittori, si trasferì a 11 anni con la famiglia a Milano, chiamati da Pirro I Visconti Borromeo nel cantiere della Villa Visconti Borromeo di Lainate[1]. Cominciò a lavorare nel 1590 alla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano. Veniva da una dinastia di pittori, che a Bologna aveva rappresentato una via alternativa a quella dei Carracci[2]. Quando il ruolo di questi ultimi diviene dominante a Bologna, i Procaccini si spostano a Milano, città che nel clima controriformistico impostato da Federico Borromeo era diventata un centro di elaborazione delle nuove forme nel campo delle arti figurative.

Giulio Cesare esordisce nel campo dell'arte come scultore, e di questa sua prima fase sono varie opere in Santa Maria dei Miracoli a Milano (Angeli reggicorona per la statua della Madonna dei Miracoli di Annibale Fontana). Verso il 1600 passò alla pittura, il motivo di questo cambiamento non è noto; molti tendono ad attribuirla a un viaggio di formazione a Roma, Venezia e Parma, o a un soggiorno di studio a Parma all'inizio del Seicento che ne avrebbe profondamente modificato l'iniziale asprezza lombarda dello stile. Le sue prime imprese pittoriche sono le pale con la Pietà e il Martirio di Nazaro e Celso nella Chiesa di Santa Maria presso San Celso.

Le grandi commissioni e l'affermazione a Milano e Genova[modifica | modifica wikitesto]

Tra le prime grandi commissioni si registrano nel 1605 le tele per il Tribunale di provvisione, oggi conservate presso la Pinacoteca del Castello Sforzesco, in cui è evidente lo stile caratteristico del tardo manierismo lombardo del Cerano e del fratello Camillo.

Nelle sue opere successive diviene sempre più evidente invece l'influenza di importanti artisti emiliani come il Correggio o il Parmigianino oltre che le vigorose suggestioni dell'arte di Rubens[3]. In particolare questa evoluzione si può notare nelle prestigiose commissioni seguenti al 1610, quali i teleri per la serie dei Quadroni per il Duomo di Milano con i Fatti della vita del Beato Carlo Borromeo, le opere per la Cappella Acerbi in Sant'Antonio Abate, ed il celebre Sposalizio mistico di santa Caterina di Brera. Con queste opere si impone come figura eminente nel panorama pittorico milanese insieme al Cerano.

Sposalizio mistico di santa Caterina, Pinacoteca di Brera di Milano

Nel 1619, insieme al fratello Camillo, lavorò a Torino per i principi di casa Savoia. Importante anche il suo soggiorno genovese, ospite dell’illustre mecenate Giovanni Carlo Doria, che arrivò a commissionargli oltre novanta sue opere, dal 1611 fino al 1622[4]. Per il capoluogo ligure esegue tra le altre opere l'Ultima Cena per la Santissima Annunziata del Vastato (dipinto posto nella controfacciata), del quale è importante anche il bozzetto, per l'influsso da esso avuto presso i pittori locali (a cominciare dallo Strozzi) per il suo modo di sfilacciare la pennellata. Nel 1620 per la Chiesa di Santa Maria di Canepanova a Pavia dipinge due tele raffiguranti Debora che fa radunare l'esercito e Rachele con Giacobbe al pozzo e, sempre nella stessa città, L’Estasi di Santa Teresa per la chiesa di Santa Maria delle Grazie. Nel Duomo di Lodi è presente una Madonna della neve che appare a papa Liberio.

Le ultime opere[modifica | modifica wikitesto]

Lo stile delle sue ultime opere, indicativamente quelle dipinte dopo il 1620, perde quell'eleganza atmosferica che lo aveva contraddistinto per farsi sempre più scultoreo e manieristico, come si nota ad esempio, nel Caino che uccide Abele del 1623 (Torino, Pinacoteca Albertina). Insieme al Cerano e al Morazzone, con cui firma il famoso Quadro delle tre mani, Giulio Cesare Procaccini è uno dei più importanti artisti lombardi della prima metà del Seicento.

L'ultimo suo quadro, l'Autoritratto dipinto nel 1624 e oggi conservato a Pinacoteca di Brera, è un capolavoro di intensa e malinconica espressività che ne sigla nel modo più alto tutta l'opera. A 50 anni l'artista vi appare precocemente invecchiato.

Morì l'anno dopo a Milano, il 14 novembre 1625. Fu sepolto nella tomba di famiglia nella Chiesa di Sant'Angelo.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Scultura[modifica | modifica wikitesto]

  • Cariatidi per l’altare di S. Giuseppe del Duomo di Milano
  • coppia di Angeli in marmo reggicorona sulla statua dell'Assunta, Chiesa di Santa Maria presso San Celso
  • rilievi marmorei raffiguranti la Visitazione e la Natività della Vergine, facciata di Santa Maria presso San Celso
  • Evangelisti, 1597, cappella del Ss. Sacramento del Duomo di Cremona
  • gruppo in legno dorato dell'Angelo custode, Museo civico di Cremona

Pittura[modifica | modifica wikitesto]

  • decorazione a fresco e a stucco, pale con la Pietà, 1604, e Martirio di Nazaro e Celso, 1606, Chiesa di Santa Maria presso San Celso[5]
  • Trasfigurazione con tre santi martiri, Milano, Pinacoteca di Brera
  • Vergine, il Bambino e i ss. Pietro e Paolo, 1605, parrocchiale di Domaso.
  • tele per il Tribunale di provvisione, S. Sebastiano, S. Barnaba, Presentazione a Costantino delle reliquie della Passione, oggi conservate presso la Pinacoteca del Castello Sforzesco
  • sei quadroni con i Miracoli di san Carlo (1610, Milano, Duomo)
  • trittico con Annunciazione, Visitazione e Sacra Famiglia nella fuga in Egitto, 1609, per la cappella del senatore Ludovico Acerbi in S. Antonio Abate dei Teatini

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ A. Morandotti, Milano profana nell’età dei Borromeo, Milano 2005
  2. ^ Coppa Simonetta, Strada Paola, Seicento lombardo a Brera. Capolavori e riscoperte, cit., p. 167
  3. ^ Mina Gregori (a cura di), Pittura a Milano dal seicento al neoclassicismo, p. 205, op. cit.
  4. ^ PROCACCINI, Giulio Cesare, di Anna Manzitti - Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani- Volume 85 (2016)
  5. ^ Mina Gregori (a cura di), Pittura a Milano dal seicento al neoclassicismo, Cariplo, Milano, 1999, p. 205.
  6. ^ Saint Sébastien secouru par les anges, su fine-arts-museum.be.
  7. ^ Madonna and Child with Saints Francis and Dominic and Angels, su metmuseum.org.
  8. ^ The Ecstasy of the Magdalen, su nga.gov.
  9. ^ SANTA MARIA DELLE GRAZIE, su paviaedintorni.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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