Giovanni da Procida (sommergibile)

Giovanni da Procida
Descrizione generale
Tiposommergibile
ClasseMameli
ProprietàRegia Marina
CostruttoriTosi, Taranto
Impostazione21 settembre 1925
Varo1º aprile 1928
Entrata in servizio20 gennaio 1929
IntitolazioneGiovanni da Procida
Radiazione1º febbraio 1948
Destino finaledemolito
Caratteristiche generali
Dislocamento in immersione1.010 t
Dislocamento in emersione830 t
Lunghezza64,6 m
Larghezza6,52 m
Pescaggio4,33 m
Profondità operativa100 m
Propulsione2 motori diesel da 3000 cv; 2 motori elettrici da 1000 cv
Velocità in immersione 7,7 nodi
Velocità in emersione 17,2 nodi
Autonomia4360 miglia a 8 nodi in superficie
110 miglia a 3 nodi in immersione
Equipaggiocinque ufficiali e 47 sottufficiali e comuni
Armamento
Artiglieria1 cannone da 102/35 mm
2 mitragliere Breda Mod. 31 da 13,2 mm
Siluri6 lanciasiluri da 533 mm ( 4 a prua e 2 a poppa; 10 siluri)
informazioni prese da Uomini sul fondo di Giorgio Giorgerini, Navypedia e [1]
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Il Giovanni da Procida è stato un sommergibile della Regia Marina.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio degli anni Trenta compì assieme ai gemelli una crociera nel Mediterraneo orientale, con tappa a Salonicco, Lero e Rodi ed il contemporaneo svolgimento di esercitazioni aeronavali[1].

Nell'agosto-settembre 1937 partecipò clandestinamente alla guerra di Spagna con una missione in Egeo: svolse ben 21 manovre d'attacco giungendo però al lancio in una sola occasione, un singolo siluro, peraltro senza colpire[2].

Nel giugno 1938 a Taranto, assieme al gemello Tito Speri, partecipò alla sperimentazione dell'apparecchio «Girosi», un lanciafiamme che permetteva al sommergibile di incendiare, senza dover emergere, del carburante in precedenza espulso in superficie, in modo da ostacolare il transito in passaggi obbligati o imboccature di porti[2]. Il Da Procida, mentre si trovava in affioramento, rilasciò della nafta che fu poi incendiata con tale strumento dallo Speri, frattanto sopraggiunto, dimostrando così l'efficacia dell'apparato, che fu poi installato su altri 23 sommergibili ma non fu mai utilizzato[2].

Tra il settembre e il novembre 1938 fu dislocato con altri battelli a Lero.

Dal giugno 1940 all'aprile 1941, il Da Procida, inquadrato nella XXXI Squadriglia Sommergibili con base a Messina, svolse 16 infruttuose missioni offensive al comando del capitano di corvetta Guido D'Alterio, nel Canale di Sicilia, nel Dodecaneso, al largo di Malta e nel Canale d'Otranto[3][4].

In un'occasione lanciò due siluri contro un sommergibile nemico, senza riuscire a colpirlo[3][4].

Dall'aprile 1941, fino al febbraio 1942, operò da La Spezia per esperimenti ed esercitazioni antisommergibile sia di navi che di aerei[3][4].

Nel settembre 1941, durante l'operazione britannica «Halberd» (consistente nell'invio di un convoglio a Malta, ma i comandi italiani ritennero opportuno l'invio di alcuni sommergibili in Mar Ligure temendo un'azione di bombardamento navale) fu dislocato in agguato difensivo al largo delle coste della Liguria[5].

Il 9 febbraio 1942 entrò in cantiere per lavori di ammodernamento che ebbero termine nell'agosto dello stesso anno[3].

All'armistizio era nuovamente in cantiere[3][4]. Durante la cobelligeranza fu adibito ad esercitazioni antisommergibile dagli Alleati, operando alle Bermuda[6].

Fu smantellato nel dopoguerra.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giorgerini, p. 157.
  2. ^ a b c Giorgerini, p. 213.
  3. ^ a b c d e Regio Sommergibile Da Procida, su xmasgrupsom.com.
  4. ^ a b c d Sommergibile Giovanni Da Procida, su trentoincina.it.
  5. ^ Giorgerini, p. 299.
  6. ^ Giorgerini, p. 380.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50537-2.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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