Giovanni Francesco Pressenda

Firma di Giovanni Francesco Pressenda sui propri strumenti

Giovanni Francesco Pressenda (Lequio Berria, 6 gennaio 1777Torino, 12 dicembre 1854) è stato un liutaio italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Giovanni Raffaele Pressenda e Anna Maria Boffa, prima di compiere vent'anni sposò Maria Margherita Destefanis e dopo la morte del padre di lui entrambi si trasferirono a Carmagnola.[1] La coppia ebbe due figli, che però morirono entrambi in giovane età: il primogenito nel 1798 e il secondogenito nel 1808, quando già erano residenti a Carmagnola.[1] Dai registri agricoli risulta che lavorò come agricoltore, prima di risultare impiegato sin dal 1815 al laboratorio torinese di strumenti musicali Lété-Pillement di Nicolas Leté.[1][2] Nel 1819, con la morte di quest'ultimo, il laboratorio chiuse e nel 1821 Pressenda aprì una propria attività, che si occupava fra le altre cose anche della fabbricazione di strumenti ad arco.[1][2]

Nella sua bottega, situata a Torino in Casa Garrone presso la Contrada del Teatro d'Angennes n. 30, Pressenda si avvaleva verosimilmente anche del contributo di soci, collaboratori e allievi, fra cui Joseph Calot tra il 1821 e il 1830 e il compaesano Giuseppe Rocca a partire dal 1834. Altri collaboratori furono probabilmente Leopold Noiriel e, verso la fine della sua vita, Pierre Pacherel.[1] Il lavoro di Pressenda venne influenzato dai vari musicisti che si trovò a frequentare, fra cui allievi della scuola di Gaetano Pugnani come Luigi Molino, Giovanni Battista Polledro, Giuseppe Ghebart e Francesco Bianchi.[1]

La sua reputazione era già nota negli anni 1820 e partecipò alla Esposizione delle arti e dell'Industria di Torino del 1929 e del 1932, dove ottenne i suoi primi riconoscimenti e che diventerà un appuntamento abituale.[1] All'edizione del 1938 ricevette una medaglia d'argento e una menzione speciale che lo definiva "erede della perizia degli antichi Cremonesi nella fabbricazione degli strumenti ad arco".[1] All'edizione del 1850, l'ultima da lui frequentata, ricevette una medaglia d'argento dorato.[1] In quel periodo la produzione di strumenti si era essenzialmente fermata.[2] Nel giro di poco tempo la moglie di Pressenda morì e anche lui si ammalò gravemente e venne preso in cura dai suoi vicini fino al suo decesso avvenuto nel 1854.[1][2]

Attività[modifica | modifica wikitesto]

Il laboratorio di Pressenda produceva soprattutto violini, anche se vennero prodotti anche viole e violoncelli.[1] All'inizio il suo stile riprese quello di Stradivari.[3] Successivamente l'utilizzo di una speciale vernice ad olio, la meticolosa scelta dei legni, e l'adozione di un proprio metodo di lavoro conferì ai suoi strumenti uno stile personale, chiamato anche "modello Pressenda", tipicamente italiano.[1][3] Tale stile potrebbe essere stato influenzato dalla presenza a Torino degli eredi della famiglia Guadagnini e dalla famiglia di Alessandro D'Espine.[1]

Reputazione postuma[modifica | modifica wikitesto]

La fama di Pressenda venne notevolmente consolidata dopo la morte grazie anche all'attività del violinista August Wilhelmj.[1] Cominciarono a circolare anche alcune voci sulla sua carriera: nonostante non ci siano testimonianze che Pressenda si interessò all'attività di liutaio prima dei quarant'anni, la diceria che da giovane si fosse recato a Cremona da Lorenzo Storioni per imparare l'arte della liuteria venne diffusa prima dalla giuria del Esposizione delle arti e dell'Industria di Torino del 1850 e poi dai sui primi biografi tra cui Gioffredo Benedetto Rinaldi.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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