Giovanni Battista de Martino di Pietradoro

Giovanni Battista de Martino di Pietradoro
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiVescovo di Telese e Alife (1824-1826)
 
Nato22 aprile 1758 a Napoli
Ordinato presbitero9 giugno 1781
Nominato vescovo3 maggio 1824 da papa Leone XII
Consacrato vescovo9 maggio 1824 dal cardinale Giovanni Francesco Falzacappa
Deceduto1º maggio 1826 (68 anni) a Napoli
 

Giovanni Battista de Martino di Pietradoro (Napoli, 22 aprile 1758Napoli, 1º maggio 1826) è stato un vescovo cattolico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato in una famiglia nobile (suo padre era duca di Pietradoro), a sedici anni di età entrò nella Congregazione dei Pii Operai, il cui fine era quello di assistere spiritualmente i più poveri e di insegnare il catechismo nelle aree rurali. Con il passare del tempo riuscì ad ottenere sempre più la stima e l'affetto dei suoi confratelli tanto che, dopo aver scalato tutti i gradi della Congregazione, fu eletto "preposito generale".[1]

Fu consacrato vescovo di Telese e Alife il 9 maggio 1824 a Roma, nella chiesa di Santa Teresa, dal cardinale Giovanni Francesco Falzacappa. L'11 giugno fece il suo solenne ingresso a Cerreto Sannita durante la fiera patronale in onore di Sant'Antonio di Padova.[2]

Alternò il suo domicilio fra Alife e Cerreto, cercando di "togliere di mezzo le discordie e le liti" che erano sorte dopo l'unione delle due diocesi.[2]

Nella sua relazione ad limina riferiva che durante il suo episcopato erano stati avviati alcuni scavi archeologici presso l'antica città romana di Telesia. Nella stessa relazione scriveva che cinque sacerdoti della diocesi si erano iscritti alla massoneria destando grande scandalo fra i fedeli. Dopo le sue pressioni solo due sacerdoti decisero di obbedire al vescovo e di lasciare la massoneria. Gli altri due furono sospesi a divinis e deferiti al tribunale ecclesiastico.[2]

I contemporanei scrivevano che De Martino era un vescovo splendido nei modi, con una voce solenne e che nelle prediche si ispirava a Sant'Alfonso Maria de Liguori. Nell'elenco dei priori della Congregazione dei Pii Operai c'è scritto che era di maniere cortesi e di operosità insigne, molto simile a San Francesco di Sales.[3]

Dopo un viaggio di lavoro a Napoli contrasse una grave affezione catarrale che lo portò in breve tempo alla morte. Fu sepolto dopo "pomposi funerali" nella chiesa della Congregazione dei Pii Operai (San Nicola alla Carità) dove era già stato sepolto il predecessore Raffaele Longobardi.[4]

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Rossi, p. 186.
  2. ^ a b c Rossi, p. 187.
  3. ^ Vescovi alifani dal XVIII al XX secolo, su asmvpiedimonte.altervista.org. URL consultato il 4 febbraio 2014.
  4. ^ Rossi, p. 188.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Renato Pescitelli, Cerreto Sacra, ristampa con aggiunte e correzioni, Cerreto Sannita, Teta Print, 2012.
  • Giovanni Rossi, Catalogo de' Vescovi di Telese; seconda ristampa con introduzione, integrazioni, correzioni ed aggiunte fino ai giorni nostri a cura di Nicola Vigliotti, Puglianello, Edizioni Media Press, 2008.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Telese e Alife Successore
Raffaele Longobardi 1824-1826 Carlo Puoti