Gino Tozzi

Gino Tozzi

Gino Tozzi (Castelnuovo Berardenga, 22 aprile 1924Siena, 20 ottobre 1964) è stato un partigiano italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Alla fine di agosto del 1943 fu chiamato alla leva militare fascista. Dopo un periodo di addestramento a Roma, il 1º marzo 1944 fu destinato ad Udine e due mesi dopo a Casarsa per completare la preparazione di aviere aeronautico. Successivamente, fu trasferito a Cuneo e quindi ad Ussolo in Valle Maira. L'8 giugno 1944, in seguito ad una incursione dei partigiani, passò alla Resistenza con la 2ª Divisione alpina "Giustizia e Libertà" Brigata Val Maira, Sezione Autonoma Guastatori (comandante Rino), fino al 6 marzo 1945, e alla Brigata Val Varaita fino alla fine della guerra, comandanti Detto e Gianaldo (alias Italo Berardengo[1], 1918-2010). Con il nome di battaglia Gino partecipò alla liberazione di Sampeyre, Casteldelfino, Boves, Saluzzo e Cuneo[2].

Le principali operazioni di guerra cui partecipò furono[3]:

  • 30 luglio 1944 - fatti d'armi di San Damiano Macra;
  • dal 26 al 30 agosto 1944 - difesa della Valle Maira contro forze tedesche;
  • dal 14 al 16 settembre 1944 - rastrellamento Val Varaita;
  • 15 ottobre 1944 - azione di fuoco in seguito a rastrellamento di forze nazi-fasciste (tre partigiani caduti);
  • dal 27 al 30 novembre 1944 - rastrellamento della Valle Maira e della Valle Grana;
  • dal 13 al 17 febbraio 1945 - rastrellamento della Valle Maira e della Valle Grana;
  • 21 marzo 1945 - azione di fuoco per sabotaggio ponte nella Val Varaita;
  • 26 aprile 1945 - insurrezione nazionale - azioni di fuoco nella presa di Sampeyre e Casteldelfino e liberazione della Val Varaita.

Dall'11 maggio 1945 fu a disposizione del Comando Militare Italo-Alleato di Cuneo.

La qualifica di partigiano combattente venne deliberata dal Ministero dell'assistenza post-bellica, Commissione Regionale Piemontese per l'accertamento delle qualifiche partigiane, in data 16 dicembre 1946, atto n. 16441, con questa dicitura: Visto il foglio notizie, sentite le testimonianze dei membri delle formazioni da cui dipendeva l'interessato, attuati ulteriori accertamenti, delibera che il Volontario Tozzi Gino, nomi partigiani assunti "Gino", figlio di Luigi e di Ada Losi, ha diritto alla qualifica di "partigiano combattente". Il documento è firmato dal Presidente della Commissione gen. Alessandro Trabucchi.

Dopo la guerra riprese il suo lavoro di falegname con specializzazione nell'intarsio, tanto che un suo trumeau stile Luigi XV, intarsiato con vedute di Siena, esposto in mostra nel 1963 alle Logge del Papa a Siena, fu richiesto da una delegazione americana in visita alla città per una esposizione negli USA[4].

Il partigiano Gino Tozzi a Saluzzo nel maggio 1945 (fotografo Della Rosa)

Morì per un improvviso malore mentre, dopo pranzo, tornava al lavoro sul suo scooter. Un automobilista, accortosi che si era accasciato sul ciglio della strada in viale Sclavo in direzione della stazione ferroviaria, chiamò i vicini Vigili del Fuoco che, con una ambulanza lo soccorsero e portarono all'ospedale che, all'epoca, si trovava ancora al Santa Maria della Scala in piazza Duomo, ma all'arrivo poterono constatare solo l'avvenuto decesso[5].

È sepolto nel cimitero del Laterino di Siena.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Fervente patriota si distingueva nella lotta al nemico invasore per coraggio, sprezzo del pericolo e grande abnegazione. Promosso comandante di squadra, durante il lungo periodo di intensa attività partigiana, riusciva a realizzare molteplici e rischiose azioni di sabotaggio che infliggevano all'avversario notevoli perdite di uomini e di materiali»
— Valle Maira, 8 giugno 1944 - 8 maggio 1945.
Attestato[6][7] consegnato il 26 marzo 1983 alla moglie Silvana Becatti (1929-2009) e al figlio Mauro.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Banca dati del Partigianato Piemontese, in Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea Giorgio Agosti. URL consultato il 12-6-2017.
  2. ^ Banca dati del Partigianato Piemontese, in Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea Giorgio Agosti. URL consultato il 19-2-2017.
  3. ^ Foglio Notizie (con firma del comandante di brigata Alberto Travaglini), in Corpo Volontari della Libertà, 23 maggio 1945.
  4. ^ Anche a New York si parla della mostra senese dell'artigianato, in La Nazione, 23 novembre 1963, p. Il giornale riporta la fotografia del mobile e la descrizione dell'evento, indicando in Gino Tozzi l'autore del trumeau.
  5. ^ Muore uno scooterista colto da malore, in La Nazione, 21 ottobre 1964.
  6. ^ Ministero della Difesa - Il Presidente della Repubblica con decreto in data 9/4/1982 ha concesso la Croce di Guerra al Valor Militare. Registrato alla Corte dei Conti 11/10/1982, Registro 35D, Foglio 322, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 340 dell'11/12/1982, pag. 8984.
  7. ^ Cerimonia alla caserma Santa Chiara per la consegna croci al valor militare, in La Nazione, 13 novembre 1983.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

La tomba di Gino Tozzi al Cimitero del Laterino
  • Giorgio Bocca, Partigiani della Montagna. Vita delle Divisioni "Giustizia e Libertà" del Cuneese, 2ª edizione, Bertello editore, dicembre 1945;
  • Criminali alla sbarra. Il processo di Montemaggio, a cura dell'A.N.P.I., Siena La Poligrafica, 1948;
  • Archivi di "Giustizia e Libertà", 1915-1945: inventario, a cura di Costanzo Casucci, Roma, S.N., 1969;
  • Mario Giovana, Un uomo nella Resistenza: Detto Dalmastro (1907-1975), Istituto Storico della Resistenza, Cuneo, 1977
  • Le Formazioni GL nella Resistenza - documenti settembre 1943 - aprile 1945, a cura di Giovanni De Luna, Piero Camilla, Danilo Cappelli, Stefano Vitali, Franco Angeli editore, 1985;
  • Aa.Vv., Le formazioni Giustizia e Libertà nella Resistenza: atti del Convegno, Milano 5 e 6 maggio 1995, Roma, Fiap, 1995.

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