Germania (provincia romana)

Germania
Informazioni generali
Nome ufficiale(LA) Germania Magna
CapoluogoAliso? (Haltern)
Dipendente daImpero romano
Amministrazione
Forma amministrativaProvincia romana
GovernatoriLista completa
Evoluzione storica
Inizio7 a.C. con Druso maggiore
CausaCampagne militari di Augusto
Fine9 d.C. con Publio Quintilio Varo
CausaClades variana
Preceduto da Succeduto da
libera Germania Magna libera Germania Magna
Cartografia
La provincia (in rosso cremisi) nel 9 d.C.

La Germania (ovvero la Germania magna dei Latini) era il nome della provincia romana costituita dopo le prime campagne di Druso del 12-9 a.C., sotto l'imperatore romano Augusto, ad oriente del fiume Reno, nei territori che i Romani identificarono con il nome di Germania Magna (in corrispondenza degli attuali Paesi Bassi e Germania). Della sua esistenza parla esplicitamente Dione[1]. Il suo confine orientale avrebbe dovuto coincidere con il fiume Elba, fino a comprendere il potente regno boemo dei Marcomanni di Maroboduo (vedi voce occupazione romana della Germania sotto Augusto).

Cessò di esistere solo 20 anni più tardi, nel 9 d.C. in occasione della disfatta di Publio Quintilio Varo nella battaglia della foresta di Teutoburgo.

Statuto[modifica | modifica wikitesto]

Non conosciamo con certezza quale possa essere stata la forma di amministrazione della neo-provincia romana di Germania tra il 9 a.C. ed il 9 d.C. prima della clades variana. È possibile che fosse soggetta direttamente al Legatus Augusti pro praetore della Gallia Belgica ed amministrata da un suo Procurator Augusti che ne controllava i territori tra Reno e Weser (fino al 5) e poi tra Reno ed Elba dopo le campagne di Tiberio del 5 d.C.

EVOLUZIONE DELLE PROVINCE GERMANICHE
prima della
conquista romana
dal 50 a.C.
Belgica
Germania Magna (Germani)
dal 16 a.C.
Gallia Belgica
(provincia romana)
Germania Magna (Germani)
dal 12 a.C.
al 7 a.C.
Gallia Belgica
(ampliata con il distr. militare della Germania fino al Weser)
dal 7 a.C.
al 4 d.C.
Gallia Belgica
Germania
(provincia romana fino al Weser)
dal 4
al 9 d.C.
Gallia Belgica
Germania
(provincia romana fino all'Elba)
dal 17 d.C.
Gallia Belgica
(di cui facevano parte)
Germania inf.
(distr.militare)
Germania sup.
(distr.militare)
Germania Magna
(andata perduta)

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerre romano-germaniche.

L'avanzata romana (12 a.C.-3 d.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Busto del giovane generale Druso maggiore, figliastro di Augusto e fratello del futuro imperatore Tiberio.
Lo stesso argomento in dettaglio: Occupazione romana della Germania sotto Augusto.

Nel corso di quasi 20 anni di campagne militari ininterrotte (dal 12 a.C. al 5 d.C.) i suoi confini orientali furono ampliati e spostati più ad est, dal fiume Weser al fiume Elba.

Sappiamo infatti che dopo le prime campagne di Druso maggiore del 12-9 a.C. (di cui rimane la costruzione del canale artificiale della fossa drusiana), quelle successive condotte prima da Tiberio nell'8-7 a.C. e poi da altri generali di Augusto, portarono alla sottomissione dei territori germanici fino al fiume Weser, che Velleio Patercolo racconta furono ridotti "quasi" allo stato di provincia tributaria.[2] Ara Ubiorum ne diventava la sede religiosa della nuova provincia germanica, ancora in fase di costituzione (come Lugdunum lo era per le tre Gallie).

Nel corso della prima campagna del 12 a.C., Druso per prima cosa respinse un'invasione di Sigambri e dei loro alleati Tencteri e Usipeti. Penetrò all'interno del territorio germano, passando per l'isola dei Batavi (probabili alleati di Roma) e devastò le terre di Usipeti e Sigambri. Dopo aver disceso con una flotta il Reno in direzione del Mare del Nord (grazie anche alla costruzione di un canale artificiale, la fossa Drusi[3]), si rese alleati i Frisi e penetrò nel territorio dei Cauci fino oltre l'Amisia (l'attuale Ems, dove potrebbe aver costituito un punto di attracco).[4]

Le campagne di Druso maggiore in Germania dal 12 al 9 a.C.

Nell'11 a.C. Druso operò più a sud, affrontando e battendo per primi il popolo degli Usipeti. Gettò un ponte sul fiume Lupia, l'attuale Lippe (che si trova di fronte a Castra Vetera, l'odierna Xanten) ed invase il territorio dei Sigambri (assenti poiché in lotta con i vicini Catti), costruendovi alcune fortezze (tra cui la latina Aliso); si spinse, infine, nei territori di Marsi e Cherusci, fino al fiume Visurgis, l'odierno Weser. Sulla strada del ritorno fu assalito dai Germani, presumibilmente nelle strette gole e folte foreste dei Marsi, e per poco non fece la fine del suo successore Publio Quintilio Varo, sconfitto nella battaglia della foresta di Teutoburgo, se non fosse stato per la sua tempra ed abilità di generale come ci racconta lo storico Cassio Dione Cocceiano.[5]

Nel 10 a.C. operò ancora più a sud, dalla fortezza legionaria di Mogontiacum (l'odierna Magonza) prima contro i Mattiaci e poi contro i Catti, devastando le loro terre, costruendovi alcune fortezze, tra cui quella di Rödgen, costruì un ponte a Bonna,[6] rafforzandolo con una flotta lungo il Reno (Classis Germanica).[7]

Nel 9 a.C. costrinse alla resa prima i Marcomanni (che in seguito a questi avvenimenti decisero di migrare in Boemia), poi la potente tribù dei Catti ed alcune popolazione suebe limitrofe (probabilmente gli Ermunduri) oltre ai Cherusci, e si spinse dove nessun altro romano era giunto mai, al fiume Elba.[8] Morì poco dopo, davanti agli occhi del fratello, Tiberio Claudio Nerone, accorso al suo capezzale, per una banale caduta da cavallo.[9]

Gli insediamenti principali della nuova provincia furono le fortezze legionarie di Marktbreit; a sud, lungo il fiume Meno, di Anreppen ed Haltern (l'antica Aliso, ora capitale amministrativa della nuova provincia), oltre ai forti ausiliari di Oberaden (in passato fortezza legionaria), Waldgirmes, Rödgen (base di rifornimento) e Hedemünden.

L'esercito della Germania era strettamente collegato a quello della Gallia Belgica. Sul suo suolo stazionava però una sola legione: la XIX, che era collegato alle vicine unità legionarie posizionate a Castra Vetera (attuale Xanten) la legio XVII ed a Colonia Claudia Ara Agrippinensium (attuale Colonia) la legio I Germanica.

Costituzione della provincia di Germania (4-6)[modifica | modifica wikitesto]

Le campagne germaniche di Domizio Enobarbo del (3-1 a.C.), di Tiberio e del suo legato, Gneo Senzio Saturnino, del 4-6, e la nuova provincia di Germania Magna.

La situazione non era cambiata di molto rispetto a dieci anni prima e l'obiettivo di poter portare i confini imperiali al fiume Elba sembrava lontano. Augusto, una volta richiamato Tiberio dall'esilio di Rodi, si adoperò perché il suo miglior generale continuasse l'opera, che lo stesso aveva lasciato in sospeso un decennio prima. Augusto riteneva ormai maturi i tempi per mutare l'assetto dei nuovi territori germanici appena conquistati, in nuova provincia di Roma.[10]

Nel 4 Tiberio entrò in Germania e sottomise Canninefati, Cattuari e Bructeri; riacquistò inoltre al dominio di Roma i Cherusci (popolazione a cui apparteneva Arminio). Ma i piani strategici di Tiberio prevedevano di passare il fiume Visurgis (attuale Weser) e penetrare oltre. Velleio Patercolo ricorda che «si attribuì tutta la responsabilità di questa guerra tanto disagevole e pericolosa, mentre le operazioni di minor rischio furono affidate al suo legato, Senzio Saturnino». Sul finire dell'anno lasciò, infine, presso le sorgenti del fiume Lupia (attuale Lippe), un accampamento legionario invernale (si tratta forse del sito archeologico di Anreppen).[11]

Nel 5 invase di nuovo la Germania, operando al di là del fiume Weser, in un'azione congiunta tra l'esercito terrestre e la flotta, la quale riusciva a risalire l'Elba, sottomettendo tutte le popolazioni ad occidente di questo fiume (dai Cauci, ai feroci Longobardi, fino agli Ermunduri), e costringendo quelle ad oriente a diventarne clienti (Semnoni, Cimbri e Charidi[12]). Ecco come lo racconta Velleio Patercolo:

Busto del giovane generale e figliastro di Augusto, Tiberio (British Museum, databile al 4-14 d.C., proveniente dall'Italia romana).

«Furono vinti i Langobardi, popolo addirittura più feroce della ferocia germanica. Da ultimo [...] l'esercito romano con le insegne fu condotto fino a quattrocento miglia dal Reno, fino al fiume Elba, che scorre tra le terre dei Semnoni e degli Ermunduri

La provincia che andava formandosi avrebbe dovuto comprendere al termine delle campagne del 4 e 5 tutti i territori compresi tra Reno ed Elba.[13]

Occupata l'intera Germania settentrionale e centrale fino all'Elba, mancava soltanto la parte meridionale, ovvero la Boemia, per completare l'opera di conquista dell'intera area germanica. Era necessario, pertanto, annettere anche il potente regno dei Marcomanni di Maroboduo. Tiberio aveva progettato tutto e nel 6 cominciava questa campagna che si riteneva sarebbe stata l'ultima.[14][15]

Con una manovra "a tenaglia",[16] Senzio Saturnino avrebbe dovuto muoversi da Moguntiacum (o dalla fortezza legionaria di Marktbreit, posizionata lungo il fiume Meno) con 2-3 legioni (si trattava forse delle legioni XVII, XVIII e XIX o XVI Gallica) che dovevano congiungersi all'esercito di Rezia (formato probabilmente dalla I Germanica e dalla V Alaudae).

Tiberio procedeva, invece, dal fronte sud-orientale, da Carnuntum sul Danubio,[17][18] con altre 4-5 legioni (VIII Augusta dalla Pannonia, XV Apollinaris e XX Valeria Victrix dall'Illirico, XXI Rapax dalla Rezia, XIII Gemina, XIIII Gemina e dalla Germania Superior e un'unità sconosciuta), e doveva inoltrarsi prima in Moravia accompagnato anche dalla flotta (dove sono state trovate tracce di un accampamento legionario a Mušov[19]) e poi nel cuore della Boemia, il centro del potere di Maroboduo.[20] A cinque giorni prima di riunirsi, gli eserciti furono fermati dallo scoppio della rivolta in Pannonia e Dalmazia.[21]

L'abbandono della Germania[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia della foresta di Teutoburgo.

Con la sconfitta subita dall'Esercito Romano nel 9 ad opera di Arminio nell'agguato della selva di Teutoburgo, la nuova provincia andava definitivamente perduta.

Germanico, Tiberio e l'onore di Roma (10-16)[modifica | modifica wikitesto]

Tiberio: Sesterzio d'oricalco[22]
TI CAESAR AVGVSTI F(ilii) IMPERATOR VII, testa laureata di Tiberio verso destra; ROM ET AVG, altare delle tre Gallie a Lugdunum, decorato con una corona civica tra allori, fiancheggiato da nude figure maschili; a destra e sinistra, le Vittorie su delle colonne, una di fronte all'altra.
24.95 gr, 12 h; zecca di Lugdunum; coniato nel 13 d.C., dopo una nuova serie di campagne in Germania di Tiberio.
Lo stesso argomento in dettaglio: Spedizione germanica di Germanico.

Ora era necessaria però una reazione militare immediata e decisa da parte dell'impero romano. Non si doveva permettere al nemico germano di prendere coraggio e di invadere i territori della Gallia e magari dell'Italia stessa, mettendo a rischio non solo una provincia ma la stessa salvezza di Roma.

Tiberio dimostrò, ancora una volta, di essere quel generale geniale qual era. Era riuscito a frenare i propositi, da parte della genti germaniche vittoriose, di una nuova invasione. Negli anni che si susseguirono condusse gli eserciti ancora al di là del Reno per tre nuove campagne militari (dal 10/11 al 13[23]) e non è possibile escludere che parte dei territori della provincia di Germania (acquisiti prima della disfatta di Varo), possa essere stato recuperato dalle armate romane (almeno i territori compresi tra i fiumi Reno e Weser lungo la Lippe, quelli lungo la costa del Mare del Nord e almeno quelli a sud del fiume Meno fino al Danubio):

La provincia romana di Germania Magna prima della disfatta di Teutoburgo.
Campagne di Tiberio del 10/11-13 d.C. In rosa la coalizione germanica, anti-romana. In verde scuro, i territori mantenuti sotto il "diretto" controllo romano, in giallo quelli "clienti" (come i Marcomanni di Maroboduo).

«[Tiberio] viene inviato in Germania [dopo la disfatta di Teutoburgo, nel 10] rafforza le Gallie, dispone gli eserciti, fortifica i presidi e [...] attraversa il Reno con l'esercito. Passa dunque all'attacco, mentre il padre [Augusto] e la patria si sarebbero accontentati di rimanere sulla difensiva. Avanza verso l'interno [forse lungo la valle del Lippe] apre nuove strade, devasta campi, brucia villaggi, mette in fuga tutti quanti lo affrontino e con immensa gloria torna ai quartieri d'inverno senza aver perduto nessun soldato tra quelli che aveva condotto oltre il Reno.»

«... abbatté le forze nemiche in Germania, con spedizioni navali e terrestri, e placate più con la fermezza che con i castighi la pericolosissima situazione nella Gallia e la ribellione sorta tra la popolazione degli Allobrogi... (del 13 d.C.).»

«(nell'11 d.C.) ... Tiberio e Germanico, quest'ultimo in veste di proconsole, invasero la Germania e ne devastarono alcuni territori, tuttavia non riportarono alcuna vittoria, poiché nessuno gli si era opposto, né soggiogarono alcuna tribù... nel timore di cadere vittime di un nuovo disastro non avanzarono molto oltre il fiume Reno (forse fino al fiume Weser).»

Buona parte della zona tra il Reno e l'Elba era andata perduta (non sappiamo in quale misura) e neppure le azioni intraprese da Tiberio negli anni 10/11-13, poterono ripristinare quanto era stato così faticosamente conquistato in 20 anni di campagne militari precedenti.[24] È però possibile che i territori tornati sotto il "diretto" controllo dell'Impero romano o forse "indiretto" come popoli "clienti", furono quelli compresi tra i fiumi Reno e Weser lungo la Lippe, quelli della costa del Mare del Nord e quelli a sud del fiume Meno, fino al Danubio. Rimanevano pertanto esclusi quelli delle popolazioni ribelli di Bructeri, Marsi e Cherusci, oltre a tutti quelli ad est del fiume Weser e forse di Catti, Tencteri e Sigambri.

Vi fu un nuovo tentativo pochi anni più tardi da parte del figlio di Druso, Germanico, più che altro volto a vendicare l'onore di Roma, ma nulla di più (nel 14-16). Tiberio, infatti, malgrado le aspettative del giovane generale, ritenne di rinunciare a nuovi piani di conquista di quei territori. Del resto il nipote, Germanico, non aveva raggiunto gli obiettivi militari auspicati, non essendo riuscito a battere in maniera risolutiva Arminio e la coalizione germanica da lui guidata. Il suo luogotenente, Aulo Cecina Severo per poco non cadeva in un'imboscata con 3-4 legioni, scampando a mala pena ad un nuovo e forse peggiore disastro di quello occorso a Quintilio Varo nella foresta di Teutoburgo. Ma soprattutto la Germania, terra selvaggia e primitiva, era un territorio inospitale, ricoperto da paludi e foreste, con limitate risorse naturali (a quel tempo conosciute) e, quindi, non particolarmente appetibile da un punto di vista economico.

L'abbandono definitivo (16)[modifica | modifica wikitesto]

Tusnelda (al centro), moglie di Arminio, sfila con il figlio nel corteo trionfale di Germanico (in alto a sinistra), sotto gli occhi di Tiberio (in alto a destra), nella rappresentazione di Karl Theodor von Piloty del 1873, conservata presso la Alte Pinakothek di Monaco.

«Era quasi sicuro che il nemico germanico stesse per cedere e fosse ormai orientato a chiedere la pace, tanto che, se le operazioni fossero proseguite nell'estate successiva, era possibile portare a termine la guerra. (seguita da una possibile nuova occupazione) Ma Tiberio, con frequenti lettere, consigliava Germanico di tornare per il trionfo già decretato: tutti quegli avvenimenti, felici o meno felici, potevano bastare. Germanico aveva raccolto numerosi successi in grandi battaglie, ma doveva ricordarsi dei gravi danni provocati, pur senza sua colpa, dal vento e dall'Oceano. (Tiberio ricordava che) inviato ben 9 volte in Germania dal divo Augusto, aveva compiuto la sua missione più con la prudenza che con la forza. Egli aveva accettato la resa dei Sigambri, costretto alla pace i Suebi ed il re Maroboduo. Anche i Cherusci e gli altri popoli che si erano ribellati, ora i Romani si erano vendicati, si potevano lasciare alle loro discordie interne. E quando Germanico gli chiese ancora un anno per concludere la guerra... gli offrì un secondo consolato... ed aggiungeva che, se fosse stato ancora necessario combattere, Germanico avrebbe dovuto lasciare una possibilità di gloria anche per il fratello Druso. Germanico non indugiò oltre, pur comprendendo che si trattava di finzioni e che per odio Tiberio gli voleva strappare quell'onore che già aveva conseguito.»

A Roma fu accolto con grande favore il seppellimento dei legionari morti nella disfatta di Varo, ma i recenti successi di Germanico avevano suscitato la diffidenza dello stesso imperatore, preoccupato della crescente popolarità del nipote, ora figlio adottivo ed imperatore designato, presso il popolo romano.

Tiberio, pur permettendogli la celebrazione del trionfo, lo aveva richiamato a sé non tanto per invidia, ma più per timore di un nuovo disastro in territori ostili e selvaggi come quelli della Germania, non reputando, inoltre, necessario inglobarne di nuovi, quando l'opera di romanizzazione in Europa era appena all'inizio.

Germanico, che non era dello stesso parere del princeps, la prese come una ripicca personale, dimenticando che lo stesso Augusto aveva ammonito di non oltrepassare i fiumi Reno e Danubio (a tal proposito si confronti l'opera delle Res gestae divi Augusti).

I nuovi confini imperiali in Europa[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Popolo cliente (storia romana).
Gaio Giulio Cesare Claudiano Germanico: dupondio[25]
GERMANICVS CAESAR, Germanico in quadriga (decorata con la Vittoria) in trionfo; SIGNIS RECEPT DEVICTIS GERMAN, Germanico in piedi rivolto verso sinistra, in armi, tiene in mano un'aquila.
29 mm, 16.10 g, coniato nel 37/41 da Caligola in ricordo delle imprese militari del padre degli anni 14-16.

Per quanto Germanico fosse rimasto turbato dal comportamento di Tiberio, ritenendo che le sue speranze di conquista fossero state frustrate da una decisione troppo affettata e non sufficientemente ponderata, i fatti davano ragione al princeps poiché:

  • Germanico non aveva raggiunto gli obiettivi militari auspicati, non essendo riuscito a battere in maniera risolutiva Arminio e la coalizione germanica da lui guidata. Egli aveva ottenuto solo dei successi parziali.
  • Il suo luogotenente, Aulo Cecina Severo per poco non cadeva in un'imboscata con 3-4 legioni, scampando a mala pena ad un nuovo e forse peggiore disastro di quello occorso a Quintilio Varo nella foresta di Teutoburgo.
  • Tiberio si era sentito costretto ad assecondare i desideri del figlio adottivo, poiché Germanico era ossessionato dal voler emulare il proprio padre, Druso (fratello dello zio Tiberio), scomparso in Germania 25 anni prima.
  • La Germania, terra selvaggia e primitiva, era un territorio inospitale, ricoperto da paludi e foreste, con limitate risorse naturali (a quel tempo conosciute) e, quindi, non particolarmente appetibile da un punto di vista economico.
  • Augusto stesso, aveva consigliato nelle sue Res gestae divi Augusti di non spingere i domini romani oltre i fiumi Reno e Danubio.

Tiberio decise, pertanto, di sospendere ogni attività militare oltre il Reno, lasciando che fossero le stesse popolazioni germaniche a sbrigarsela, combattendosi tra loro. Egli strinse solo alleanze con alcuni popoli contro altri, in modo da mantenerli sempre in guerra tra di loro; evitando di dover intervenire direttamente, con grande rischio di incorrere in nuovi disastri come quello di Varo; ma soprattutto senza dover impiegare ingenti risorse militari ed economiche, per mantenere la pace entro i "possibili e nuovi" confini imperiali.

Difesa ed esercito[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Esercito romano, Limes renano e Fortezze legionarie romane.

L'occupazione della Germania fu graduale, seguendo linee di penetrazione che dal fiume Reno percorrevano alcuni dei suoi affluenti come il Lippe, il Meno ed il Lahn, per raggiungere l'Elba. Numerosi sono infatti i siti militari che ne documentano questa occupazione.

Nome Località moderna Inizio periodo Fine periodo Scoperto Tipologia Commento Foto/mappa
Anreppen Delbrück dal 5/6 d.C. al 9 d.C. 1968 Campo legionario Lungo il Lippe
Beckinghausen Lünen dal 1? al 9 d.C. 1906 Forte / centro di commercio / porto sul fiume Lungo il Lippe
Bentumersiel Landkreis Leer dal 12 a.C.? al 16 1928 Campo di marcia Vicino a foce dell'Ems
Haltern (Aliso?) Haltern am See dal 12 a.C.? al 9 d.C. 1816 Accampamenti vari: di coorti e legionari Lungo il fiume Lippe
Hedemünden Hann. Münden dall'11-9 a.C. 8 a.C.-7 a.C. 1998 lungo il fiume Werra
Holsterhausen Dorsten 1952 Campo di marcia Lungo il Lippe
Kneblinghausen Rüthen (quartiere di Kneblinghausen) età augustea?
dall'83
all'85? 1901 lungo il fiume Möhne
Limburg Limburgo sulla Lahn età augustea dall'11 a.C. all'8 a.C.? dal 2012 Forte romano di 14 ettari per 2.500/3.000 soldati lungo il fiume Lahn
Marktbreit Marktbreit 5/6 d.C. fino al 9 d.C. 1985 Campo legionario doppio Lungo il fiume Meno
Mušov[19] Mušov in Moravia 6 d.C. 1926 Campo legionario per 4 legioni A nord di Carnuntum
Oberaden Bergkamen dall'11 a.C. all'8-7 a.C. 1905 Campo legionario Lungo il Lippe
Oberbrechen Oberbrechen (circondario di Limburg-Weilburg) 10 a.C./9 a.C. 9 d.C. 1999-2001 e poi nel 2010 Forte romano di 2,8 ettari per 800 soldati Zona Assia
Olfen Olfen dall'11 a.C. al 7 a.C. 2011 Accampamento di 250 x 230 metri per 1.000 legionari Lungo il fiume Lippe
Porta Westfalica loc. Barkhausen, quartiere dell'attuale Porta Westfalica 2008 campo di marcia o
semi-permanente
Lungo il Weser,
100 km est di Kalkriese
Rödgen Bad Nauheim 10 a.C./9 a.C. 9 d.C. 1960-1966 Forte romano di 3,3 ettari per 1.000 soldati Zona Assia
Waldgirmes Waldgirmes e
Lahnau-Dorlar
dal 4 a.C. al 9 d.C. e poi ancora nel 16 1990-1997[26] Forte romano e poi centro civile romano-germanico Lungo il fiume Lahn in Assia
Wilkenburg Wilkenburg dal 4-5 d.C. al 9 d.C. 1992 (indagine aerea)
2015 indagine archeologica
Campo di marcia per 20.000 soldati, utilizzato probabilmente da Tiberio Regione di Hannover

A questi siti archeologici andrebbero aggiunti sia quello dove avvenne il massacro delle legioni Varo nella foresta di Teutoburgo, localizzato presso la moderna Kalkriese (a partire dal 1987),[27] sia i cosiddetti pontes longi costruiti dalle armate romane tra l'Ems ed il Reno.

Vi sarebbero, infine, da aggiungere tutti i castra militari legionari e ausiliari lungo il fiume Reno delle future province di Germania inferiore (Fectio, Noviomagus Batavorum, Castra Vetera, Bonna, Colonia Agrippina e Novaesium) e superiore (Mogontiacum e Argentoratae), oltre a quelli della Rezia (come Dangstetten ed Augusta Vindelicorum).

Geografia politica e economica[modifica | modifica wikitesto]

Per approfondire sull'area germanica prima e durante la conquista romana:

Lo stesso argomento in dettaglio: Germani, Lista di tribù germaniche e Germania Magna.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cassio Dione, LV, 28.6; LVI, 18.
  2. ^ Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo, II, 4.
  3. ^ Svetonio, Claudio, 2-4; Tacito, Annales, II, 8.
  4. ^ Cassio Dione, Storia romana, LIV.32.
  5. ^ Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LIV, 33.3-5.
  6. ^ C.M. Wells, "The German Policy of Augustus", in: Journal of Roman studies 62, Londra, 1972, pp. 136-137.
  7. ^ Cassio Dione, Storia romana, LIV, 36.3.
  8. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 1.5.
  9. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 2.1-2.
  10. ^ R. Syme, L'Aristocrazia augustea, p. 155.
  11. ^ Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo, II, 105.
  12. ^ Augusto, Res gestae divi Augusti, 26; Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo, II, 106-107.
  13. ^ Carroll, Romans, Celts & Germans: the german provinces of Rome, p.40.
  14. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 28.5-7.
  15. ^ R. Syme, L'Aristocrazia augustea, p. 156.
  16. ^ Peter Michael Swan, The Augustan Succession: An Historical Commentary on Cassius Dio's Roman History, Books 55-56 (9 bc - ad 14), 2004, pp.197-198.
  17. ^ Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo, II, 109, 5.
  18. ^ Manfred Kandler, Gli accampamenti militari di Carnuntum, in Roma sul Danubio, Roma 2002, p.121.
  19. ^ a b M.Balek, O.Sedo, Das frühkaiserzeitliche Lager bei Mušov-Zeugnis eines augusteischen Feldzugs ins Marchgebiet?, in Germania 74, 1996, pp.399-414.
  20. ^ Tacito, Annales, II.46.
  21. ^ Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo, II, 108-110.
  22. ^ Roman Imperial Coinage, Augustus, I, 248a (Augustus; obv. legend); Lyon 111 (Augustus); BMCRE 580 (Augustus); BN 1761 (Augustus); Cohen 35.
  23. ^ Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo, II, 122, 2; AE 2001, 1012.
  24. ^ Cassio Dione, Storia romana, LVI, 24.6; LVI 25.2-3.
  25. ^ Roman Imperial Coinage, Gaius Caligola, I, 57.
  26. ^ Waldgirmes su Livius.org Archiviato il 17 ottobre 2012 in Internet Archive.;Il foro di Waldgirmes; Archeologia del sito Archiviato il 29 settembre 2007 in Internet Archive..
  27. ^ Il museo della battaglia di Teutoburgo presso Kalkriese.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti antiche
Fonti storiografiche moderne

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]