Galeazzo di Tarsia

Galeazzo di Tarsia (Napoli, 1520 circa – Belmonte Calabro, 5 giugno 1553) è stato un poeta italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

I dati biografici riguardanti Galeazzo di Tarsia sono scarsi e ambigui, e il suo canzoniere esiguo. Tutto ciò ha fatto sì che siano nati equivoci biografici [1] i quali hanno condizionato anche il giudizio sull'opera poetica, descritta come l'opera solitaria di un poeta irregolare.

Il poeta, appartenente a una famiglia aristocratica calabrese, nacque probabilmente a Napoli verso il 1520. Non è noto dove abbia studiato; si ritiene abbia partecipato alle discussioni dell'Accademia Cosentina. Si pensa inoltre che abbia compiuto un viaggio in Francia[2].

Sesto barone di Belmonte, esercitò la sua autorità con prepotenza, tanto che, a causa delle violenze e dei soprusi verso i sudditi di Belmonte e di Amantea, nel 1547 fu processato alla Gran Corte della Vicaria, condannato alla perdita delle prerogative feudali. Dopo un periodo di detenzione a Castel Capuano, fu confinato a Lipari dove rimase per lo meno fino al 1551. Mentre era in prigione, morì la moglie Camilla Carafa. Graziato dal Viceré Don Pedro de Toledo, nel 1553 Galeazzo di Tarsia partecipò a una spedizione contro Siena; tuttavia lo stesso anno, appena tornato a Belmonte, fu ucciso in circostanze non chiare.

Genealogia[modifica | modifica wikitesto]

Una sua breve genealogia è questa[3][4][5][6]:

1. Galasso di Tarsia [II Barone di Belmonte]
1.1. Nicola di Tarsia
1.2. Iacopo di Tarsia (+1492) [III Barone di Belmonte, I Signore di Tinga]
1.2.1. Galeazzo di Tarsia ("il Vecchio") (*Cosenza 1476 +marzo/aprile 1513) [IV Barone di Belmonte, II Signore di Tinga, I Signore di Santa Barbara, Capitano a Guerra (1486), Regio Consigliere (1505), Luogotenente del Maestro Giustiziere (1505), Reggente della Gran Corte della Vicaria (1510), Poeta]
1.2.1.1. Francesco di Tarsia
1.2.1.2. Vincenzo di Tarsia (+Belmonte Calabro 1536) [V Barone di Belmonte, III Signore di Tinga, II Signore di Santa Barbara, Accademico dell'Accademia Cosentina] @(1510) Caterina del Persico (*Napoli) [Nobildonna]
1.2.1.2.1. Galeazzo di Tarsia ("il Giovane") (*Napoli 1520 +Belmonte Calabro 5 giugno 1553) [VI Barone di Belmonte, IV Signore di Tinga, III Signore di Santa Barbara, Poeta] @a(morganatico) ???; @b(1541) Camilla Carafa (+Belmonte Calabro 1549) [sorella di Luigi Carafa, II Duca di Mondragone]
1.2.1.2.1.1a. Claudiella ???
1.2.1.2.1.2b. Giulia o Juliella di Tarsia (*Belmonte Calabro 1542 +Belmonte Calabro 1554) @(> 5 giugno 1553) Tiberio di Tarsia (+Napoli 1570) [VII Barone di Belmonte, V Signore di Tinga, IV Signore di Santa Barbara, Poeta]
1.2.1.2.2. Tiberio di Tarsia (+Napoli 1570) [VII Barone di Belmonte, V Signore di Tinga, IV Signore di Santa Barbara, Poeta] @a Ippolita Carafa; @b(> 5 giugno 1553) Giulia o Juliella di Tarsia (*Belmonte Calabro 1542 +Belmonte Calabro 1554)
1.2.1.2.2.1a. Giovanni Pietro di Tarsia (*Belmonte Calabro <1552 +Belmonte Calabro 1572) [VIII Barone di Belmonte, VI Signore di Tinga, V Signore di Santa Barbara]
1.2.1.2.3. Cola Francesco di Tarsia
1.2.1.2.4. Diana di Tarsia @(1540) Pierantonio Ferrao (*Cosenza)
1.2.1.2.5. Lucrezia di Tarsia (+>1552)
1.2.1.2.6. Livia di Tarsia (+>1552)
1.2.1.3. Giovan Bernardino di Tarsia
1.2.1.4. Giovan Battista di Tarsia
1.2.1.5. Jacopo di Tarsia
1.2.1.6. Federico di Tarsia
1.2.1.7. Prospero di Tarsia

Alla morte di Giovanni Pietro di Tarsia la Baronia di Belmonte venne messa all'incanto dal Fisco. Verrà acquistato dalla zia Diana Di Tarsia, finanziata anche dai maggiorenti belmontesi, per 20.220 ducati nel 1576. Ma la situazione economica della Famiglia di Tarsia costringerà l'ultima erede dei di Tarsia (Diana di Tarsia) a vendere il feudo allo stesso prezzo di 20.220 ducati a Torino Ravaschieri dei Conti Fieschi di Lavagna, di Genova.

L'opera poetica[modifica | modifica wikitesto]

Galeazzo di Tarsia scrisse soprattutto dei sonetti, secondo il modello petrarchista predominante nel XVI secolo. Tuttavia la prima raccolta delle sue Rime venne data alle stampe solo nel 1617 a cura di Giambattista Basile[7]; in precedenza erano stati pubblicati solo due sonetti, peraltro postumi, che erano stati indirizzati da Galeazzo di Tarsia a Vittoria Colonna, ma che vennero inseriti, modificandone la dedica, in una raccolta in lode di Giovanna Castriota, pubblicata alla fine del Cinquecento a cura di Sertorio Quattromani (Cosenza 1541-1607)[8]. Giambattista Basile stampò dunque trentasei componimenti (trentaquattro sonetti, una canzone e un madrigale), la cui lezione fu poi migliorata da Antonio Federico Seghezzi[9].

Nel frattempo, nel 1758 l'erudito cosentino Salvatore Spiriti (1713-1776), in base al "ritrovamento di un antichissimo manoscritto" oggi perduto, ma verosimilmente autorevole, curò un'altra edizione delle Rime che comprendeva 50 componimenti, 14 in più rispetto all'edizione del Basile[10]. Fu Salvatore Spiriti a identificare il vero Galeazzo di Tarsia, confuso in precedenza con un omonimo zio. Spiriti pubblicò infatti una breve biografia del Galeazzo poeta[11]. Probabilmente per l'imbarazzo di essersi imbattuti in un gentile poeta petrarchista, che era nel contempo un violento signorotto, l'opera di Spiriti venne ritenuta poco affidabile[12] e l'autore si attirò commenti sarcastici e libelli satirici[13]. La biografia del Bartelli[14] e le moderne edizioni critiche del Bozzetti[15], Ponchiroli e Crupi[16] dipendono dall'edizione di Salvatore Spiriti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ il poeta è stato confuso per lungo tempo con un omonimo zio, reggente della Vicaria, nato nel 1450
  2. ^ L'ipotesi è stata suggerita dal seguente sonetto:
    Già corsi l'Alpi gelide e canute
    Mal fida siepe alle tue rive amate;
    Or sento, Italia mia, l'aure odorate,
    E l'aere pien di vita e di salute.
  3. ^ Genealogia (1)
  4. ^ Genealogia (2)
  5. ^ Genealogia (2)
  6. ^ Genealogia (3)
  7. ^ Le rime di Galeazzo di Tarsia, raccolte dal Cavalier Giovambattista Basile, nell'Accademia degli Oziosi detto il Pigro, Napoli: Gio. Domenico Roncagliolo, 1617. La presunta editio princeps a cura dello stesso Basile ma presso lo stampatore Venturi, fu dimostrata inesistente dal Bozzetti, nell'edizione critica delle Rime di Galeazzo di Tarsia da lui curata.
  8. ^ Rime et versi in lode della Ill.a S.a D.a Giovanna Castriota Carrafa, Duchessa di Nocera, e Marchesa di Civita Santo Angelo, scritti...da diversi huomini illustri...et raccolte da Don Scipione de' Monti, Vico Equense: G. Cacchi, 1585.
  9. ^ Le rime di Angelo di Costanzo, cavaliere napoletano, Edizione novissima, delle passate molto più illustrata e ricorretta, con l'aggiunta delle rime di Galeazzo di Tarsia, autore contemporaneo, Venezia: Nella Stamperia Remondini, 1759 [1].
  10. ^ Galeazzo di Tarsia, Le rime, in questa nuova edizione accresciute e ridotte alla loro vera lezione, col ritrovamento d'un antichissimo manoscritto e con la giunta di alcune osservazioni e della vita dell'autore, Napoli: Stamperia Simoniana, 1758.
  11. ^ Memorie degli scrittori cosentini raccolte da Salvatore Spiriti de' marchesi di Casabona, Napoli: nella stamperia de' Muzj, 1750, pp. 31-33 (Google libri).
  12. ^ Galéas de Tarsia, in Di Joseph Fr. Michaud, Louis Gabriel Michaud (eds), Biographie universelle, ancienne et moderne, tome XLIV, Paris: Michaud, 1826 [2]
  13. ^ Antonio Lombardi, Storia della letteratura italiana nel secolo XVIII, In Venezia: co' tipi di Francesco Andreola, , libro III, p. 115 [3].
  14. ^ Francesco Bartelli, Note biografiche: Bernardino Telesio, Galeazzo di Tarsia, Cosenza: Arturo Trippa, 1906
  15. ^ Galeazzo di Tarsia, Rime, edizione critica a cura di Cesare Bozzetti, Milano: Fondazione Mondadori, 1980
  16. ^ Canzoniere a cura di Pasquino Crupi; in appendice nota bibliografica di Daniele Ponchiroli, Soveria Mannelli: Rubbettino, 2002.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Galeazzo di Tarsia, Canzoniere, a cura di Pasquino Crupi, in appendice nota bibliografica di Daniele Ponchiroli, Soveria Mannelli: Rubbettino Editore, 2002, ISBN 88-498-0485-7
  • Galeazzo di Tarsia, Rime, edizione critica a cura di Cesare Bozzetti, Milano : Fondazione Mondadori, 1980
  • Giorgio Masi, «La lirica e i trattati d'amore». In: Enrico Malato (a cura di), Storia della Letteratura italiana, vol. IV, Roma: Salerno editore, 1997
  • Ettore Bonora, «La lirica e i trattati d'amore». In: Emilio Cecchi e Natalino Sapegno (a cura di), Storia della Letteratura italiana, vol. IV, Milano: Garzanti, 1988
  • Marco Ariani, La scrittura e l'immaginario : saggio su Galeazzo di Tarsia, Padova: Liviana, 1981
  • Renzo Cremante, «Tarsia, Galeazzo di». In: Vittore Branca, Dizionario critico della letteratura italiana, Torino: UTET, 1973, vol. 3, pp. 446–7
  • Giorgio Petrocchi, «Il lessico sentimentale di Galeazzo di Tarsia». In: G. Petrocchi, I fantasmi di Tancredi: saggi sul Tasso e sul Rinascimento, Caltanissetta; Roma: Sciascia, 1972

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