Erodium

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Erodium
Erodium cicutarium, illustrazione
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) Eurosidi II
Ordine Geraniales
Famiglia Geraniaceae
Genere Erodium
L'Hér. ex Aiton, 1789
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Geraniales
Famiglia Geraniaceae
Genere Erodium
Sinonimi

Erodion
St.-Lag.
Myrrhina
Rupr.
Ramphocarpus
Neck.

Specie

Erodium (L'Hér. ex Aiton, 1789) è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Geraniaceae, diffuso in buona parte delle aree temperate del globo[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'Erodium può essere una pianta annuale, biennale, perenne o erbacea. Alcune parti della pianta sono pelose.

Le foglie presentano le seguenti caratteristiche:

I fiori sono raramente singoli, di solito si trovano a gruppi da due fino a nove su un'infiorescenza a ombrella. Sono inoltre peduncolati, spesso piccoli, a cinque petali, da radialmente simmetrici a leggermente zigomorfi ed ermafroditi. Sono simili a quelli del genere Geranium. I cinque sepali sono liberi. I cinque petali hanno colori che variano dal rosa, al viola, al blu.

Sono presenti due cerchi da cinque stami ciascuno, di cui solo cinque in totale sono fertili. Gli staminodi sono situati in mezzo agli stami fertili.

Fiori di Erodium Cicutarium, dettaglio sugli stami
Fiori di Erodium Cicutarium, dettaglio sugli stami

Cinque carpelli si uniscono a formare un unico ovario, in cui è situato un unico ovulo. Lo stilo culmina in cinque stigmi.

Come con tutte le Geraniaceae, i frutti sono degli schizocarpi a forma di becco di gru e si dividono in cinque mericarpi. L'ispido "becco del frutto", quando è maturo, si avvita su sé stesso in senso antiorario a causa dell'essiccazione delle strutture interne[2].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Le specie di Erodium forniscono nutrimento alle larve di alcune specie di Lepidoptera[3] e i loro semi sono raccolti da diverse specie di formiche mietitrici, quali le Messor, le Pogonomyrmex californicus e le Pogonomyrmex subdentatus[4].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

L'Erodium è un genere distribuito su tutti i continenti. Il più grande nucleo di diversità (63 specie) è osservato nella regione del Mediterraneo, mentre altre regioni ospitano molte meno specie native: America (1), Sud America (1), Australia (1) e Asia (4). Per alcune specie è difficile stabilire se l'introduzione nell'ecosistema sia avvenuta in modo naturale o per opera dell'essere umano[5].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Linneo raggruppò nello stesso genere (Geranium) i tre simili generi Eodium, Geranium e Pelargonium. La distinzione fra di essi venne fatta da Charles Louis L'Héritier de Brutelle basato sul numero di stami: cinque per l'Erodium[6], sette per il Pelargonium e dieci per il Geranium[6]. I tre generi hanno tuttavia le stesse caratteristiche per quanto riguarda il loro frutto, il quale ricorda il becco allungato di certi uccelli. Questa esatta caratteristica è alla base del nome: Geranium rievoca geranos (greco per gru), Pelargonium il pelargos (cicogna) e l'Erodium infine l'erodios (ardeide).

Specie[modifica | modifica wikitesto]

Erodium glandulosum.

All'interno del genere Erodium sono incluse 119 specie[1]:

Usi[modifica | modifica wikitesto]

L'Erodium trova e ha trovato usi sia in campo medico che culinario. Nella maggior parte delle specie, ad esempio, le foglie sono edibili: si possono mangiare fresche o cotte, spesso aggiunte ad insalate o usate come erbe aromatiche[7][8]. Dell'Erodium cicutarium si possono inoltre mangiare il fusto grezzo ancora giovane o masticarne le radici come una gomma, vecchia usanza dei nativi americani[9].

A livello medico, alcune specie (e.g.: Erodium moschatum, Erodium cicutarium) vengono usate a scopo astringente od emostatico[10][11][12].

L'Erodium cicutarium ha avuto anche numerosi altri usi. I nativi americani, ad esempio, utilizzavano la pianta per aumentare il flusso del latte materno (ingerendo radici e foglie), come lavaggio per morsi di animali e infezioni cutanee (applicazione esterna), da applicare ad ulcere (sotto forma di cataplasma di radici masticate) o come trattamento per la febbre tifoide (infuso)[9].

Le foglie vengono inoltre usate nei bagni per il trattamento dei reumatismi e i semi (contenenti vitamina K) applicati come cataplasma ai tofi[13]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Erodium L'Hér. ex Aiton | Plants of the World Online | Kew Science, su Plants of the World Online. URL consultato il 16 febbraio 2021.
  2. ^ (DE) Pflanzen in Bewegung Das Muskel- und Nervensystem der Pflanzen, 1994, ISBN 978-3-0348-6183-0, OCLC 862495857. URL consultato il 19 giugno 2021.
  3. ^ (DE) Adalbert Seitz, Die Grossschmetterlinge des Palaearktischen Faunengebietes., Alfred Kernen Verlag,, 1954. URL consultato il 18 giugno 2021.
  4. ^ (EN) G. D. Harmon e N. E. Stamp, Effects of Postdispersal Seed Predation on Spatial Inequality and Size Variability in an Annual Plant, Erodium cicutarium (Geraniaceae), in American Journal of Botany, vol. 79, n. 3, 1992-03, p. 300, DOI:10.2307/2445019. URL consultato il 18 giugno 2021.
  5. ^ (EN) Omar Fiz, Pablo Vargas e María Luisa Alarcón, Phylogenetic Relationships and Evolution in Erodium (Geraniaceae) Based on trnL-trnF Sequences, in Systematic Botany, vol. 31, n. 4, 2006, pp. 739-763. URL consultato il 21 giugno 2021.
  6. ^ a b (EN) John A. N. Parnell, D. A. Webb e Tom Curtis, Webb's an Irish flora, 8ª ed., Cork, Cork University Press, 2011, ISBN 978-1-909005-08-2, OCLC 830022856. URL consultato il 18 giugno 2021.
  7. ^ George Usher, A dictionary of plants used by man, Constable, 1974, ISBN 0-09-457920-2, OCLC 1013332. URL consultato il 23 giugno 2021.
  8. ^ Stephen Facciola, Cornucopia : a source book of edible plants, Kampong Publications, 1990, ISBN 0-9628087-0-9, OCLC 23019595. URL consultato il 23 giugno 2021.
  9. ^ a b Daniel E. Moerman, Native American ethnobotany, 1998, ISBN 0-88192-453-9, OCLC 38002531. URL consultato il 23 giugno 2021.
  10. ^ Edmund Launert, The Hamlyn guide to edible and medicinal plants of Britain and Northern Europe, Hamlyn, 1981, ISBN 0-600-35281-1, OCLC 9147683. URL consultato il 23 giugno 2021.
  11. ^ John B. Lust, The herb book, Bantam Books, (1983 printing), ISBN 0-553-23827-2, OCLC 48238715. URL consultato il 23 giugno 2021.
  12. ^ Chopra, R. N. (Ram Nath), 1882-1973., Glossary of Indian medicinal plants, National Institute of Science Communication and Information Resources, 2002, ISBN 81-7236-126-2, OCLC 427640825. URL consultato il 23 giugno 2021.
  13. ^ Steven Foster, National Audubon Society e National Wildlife Federation, A field guide to medicinal plants : eastern and central North America, Houghton Mifflin, 1990, ISBN 0-395-46722-5, OCLC 20852982. URL consultato il 23 giugno 2021.

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