Ermengarda di Narbona

Ermengarda di Narbona
Viscontessa di Narbona
In carica1134 –
1192
PredecessoreAimerico II di Narbona
SuccessorePedro Manrique de Lara
Nascita1127/1129
MortePerpignano, Contea di Rossiglione, 14 ottobre 1197
Luogo di sepolturaAbbazia di Sainte-Marie de Fontfroide
PadreAimerico II di Narbona
MadreErmengarda
Coniugiconte Alfonso
Bernard d'Anduze

Ermengarda di Narbona, in occitano Ainerma(r)da de Nerbona o Ermengarda de Narbona o Naimermada de Narbona, detta anche Ermeniarda o Nesmengarda o Na Esmeniartz (1127/1129 – Perpignano, 14 ottobre 1197), è stata una viscontessa di Narbona dal 1134 al 1192 e un'importante figura politica dell'Occitania nella seconda metà del XII secolo. Ermengarda è altrettanto nota per essere stata una trobairitz e mecenate di trovatori, tra i quali Peire Rogier, Giraut de Bornelh, Peire d'Alvergne, Pons d'Ortafas, Salh d'Escola e Azalaïs de Porcairagues.

Origine[modifica | modifica wikitesto]

Ermengarda, secondo la Gran enciclopèdia catalana, era figlia del Visconte di Narbona, Aimerico II, e della prima moglie, Ermengarda[1][2], che secondo il documento n° CLIV de la Histoire générale de Languedoc: avec des notes et les pièces, Volume 4, era parente dei visconti Di Beziers[3].
Aimerico II di Narbona, secondo la Gran enciclopèdia catalana, era figlio del Visconte di Narbona, Aimerico I, e della moglie Matilde di Puglia[1][4], in Catalogna chiamata Mafalda (Mahalta)[1], che, secondo il cronista attivo in Italia in epoca normanna, a cavallo tra la fine del secolo XI e l'inizio del secolo XII, Guglielmo di Puglia, nel suo Gesta Roberti Wiscardi era la figlia primogenita del duca di Puglia e Calabria e conte di Sicilia, Roberto il Guiscardo (anche l'Ex Gestis Comitum Barcinonensium ci conferma che era figlia del Guiscardo[5]) e della principessa longobarda, Sichelgaita di Salerno[6].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Infanzia e adolescenza[modifica | modifica wikitesto]

Suo padre, Aimerico II fu al seguito del re di Aragona, re di Pamplona e conte di Sobrarbe e Ribagorza, Alfonso il Battagliero, che assediò ed occupò, nel 1133, Mequinenza, vicino a Lerida[7], e dopo si spostò a nord, assediando Fraga[7], secondo la Crónica de San Juan de la Peña, con 300 cavalieri[8] soltanto, tra cui García IV Ramírez, futuro re di Navarra, ma il 17 luglio del 1134 fu sconfitto dagli assediati che avevano ricevuto aiuto da un grosso contingente, inviato dal re di Cordoba[9].
Aimerico morì durante la Battaglia di Fraga, come viene riportato nella Chronica Adefonsi imperatoris I[10], lasciando due figlie: Ermengarda e la sorellastra più piccola, Ermessinda (figlia avuta con la sua seconda moglie, anche costei con lo stesso nome della madre). Almerico II, come risulta da numerosi documenti dell'epoca, aveva almeno un figlio, anche costui chiamato Almerico, morto prima di lui (ca. 1130)[11].
Ermengarda, dunque, a cinque anni o poco più ereditò la viscontea di Narbona[2], che, occupando un posto strategico nella politica della Linguadoca, farà gola a diversi pretendenti: i conti di Tolosa, i conti di Barcellona, i Trencavel visconti di Carcassona e i signori di Montpellier.

Alfonso I di Tolosa, rivendicò per sé i diritti alla reggenza di Narbona durante la minorità di Ermengarda[1], invadendo la viscontea nel 1139, sostenuto in questo dall'arcivescovo Arnaud de Lévezou. Come attestato in un documento, nello stesso anno, Ermengarda si trova Vallespir nel territorio di suo cugino Raimondo Berengario IV, conte di Barcellona, presso il quale deve aver trovato rifugio di fronte alla minaccia proveniente da Tolosa.

Un "frammento di una cronaca ebraica"[12] redatta verso l'anno 1160 attesta che nel 1142, Alfonso, la cui moglie Faydid di Uzes era morta di recente o forse era stata ripudiata, cerca di sposare l'allora adolescente Ermengarda. Di fronte a questa prospettiva, che avrebbe capovolto l'equilibrio di potere nella regione con l'aggiunta di Narbona sotto il diretto controllo di Tolosa, si viene a formare una coalizione di signori occitani condotta da Ruggero II di Béziers, visconte di Carcassona, Béziers, Albi e Razès. Nel 1143 Ermengarda sposa Bernardo di Anduze, vassallo di Ruggero II. Alfonso, sconfitto dalla coalizione e fatto prigioniero, è costretto prima di essere liberato a fare pace con Narbona restaurando Ermengarda e il suo nuovo marito nella viscontea.
Secondo le Mémoire de l'histoire du Languedoc, par Me Guillaume de Catel esistono due documenti, non datati, che attestano che Ermengarda si sposò due volte, la prima volta con il conte Alfonso, senza precisare gli ascendenti, ed in seconde nozze con Bernardo d’Anduze, figlio di un d’Anduze e della moglie, Sibilla[13].
Ancora secondo la Gran enciclopèdia catalana, Ermengarda , nel 1143, rientrò in possesso della viscontea[1], che governò col suo secondo marito, Bernardo, che la lasciò vedova verso il 1150; il documento n° CXLVI de la Histoire générale de Languedoc: avec des notes et les pièces, Volume 4, datato luglio 1151, che attesta un accordo con Bernardo Trencavel, cita solo Ermengarda (Hermengardis vicecomitissæ Narbonæ) e non cita il marito[14].

Attività politica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1166 secondo la Gran enciclopèdia catalana, Ermengarda fece un accordo commerciale con Genova, e, nel 1173 con Pisa[2].
In quel periodo, Ermengarda aveva associato al governo della viscontea il nipote, Aimerico Manrique de Lara († 1177), figlio primogenito della sorellastra Ermessinda e del primo signore di Molina de Aragón, Manrique Pérez de Lara[15]; infatti nel documento n° CCXIX de la Histoire générale de Languedoc: avec des notes et les pièces, Volume 4, datato 1167, Ermengarda ed Aimerico sono entrambi citati (Ermengarde vicecomitissa Narbonæ et Aymerico eius nepote)[14].

Nel 1177 Ermengarda mise insieme una coalizione formata da Gui Guerrejat (l'amante di Azalaïs de Porcairagues), Bernardo Ato V di Nîmes e Agde (nipote di Gui), Guglielmo VIII di Montpellier e Gui Burgundion, onde opporsi a Raimondo VI di Tolosa, il cui potere improvvisamente s'era accresciuto allorché, rimasto vedovo di Ermessenda di Pelet, era diventato governatore di Melgueil.
Ancora secondo la Gran enciclopèdia catalana, Ermengarda prese parte a diverse spedizioni militari acquisendo un notevole prestigio, portandola ad essere scelta come arbitro in varie dispute[2].

Attività culturale[modifica | modifica wikitesto]

L'associazione di Narbona con la poesia trobadorica sembra risalire ai primi tempi di questo innovativo movimento, in quanto è una delle sole corti esplicitamente menzionate, unitamente a Poitiers e a Ventadour, da Guglielmo IX di Poitiers (1086-1127), il primo trovatore di cui si sono conservate le canzoni[16][17].

All'epoca in cui Ermengarda governava Narbona, la poesia lirica del fin'amor era al suo apogeo in Occitania. Le numerose allusioni positive a Narbona contenute nelle opere dei trovatori contemporanei sembrano attestare il ruolo di mecenate della viscontessa che la storiografia tradizionale sovente le attribuisce[18][19].

Il trovatore, il cui nome viene più spesso associato alla corte della viscontessa di Narbona, è Peire Rogier il quale, secondo la sua vida redatta verso la fine del XIII secolo[20], dopo avere abbandonato il suo stato di canonico a Clairmont si fece menestrello, pervenendo così a Narbona...

(OC)

«E venc s’en a Narbona, en la cort de ma domna Ermengarda, qu’era adoncs de gran valor e de gran pretz. Et ella l’acuilli fort e ill fetz grans bens. E s’enamoret d’ella e fetz sos vers e sas cansos d’ella. Et ella los pres en grat. E la clamava « Tort-n’avez ». Lonc temps estet ab ela en cort e si fo crezut qu’el agues joi d’amor d’ella; don ella·n fo blasmada per la gen d’aqella encontrada. E per temor del dit de la gen si·l det comjat e·l parti de se»

(IT)

«... alla corte di Ermengarda, all'epoca dama di grande valore e meriti, la quale lo accoglie cordialmente donandogli molti benefici. Lui se ne invaghisce e la canta nei suoi versi e canzoni. Ermengarda apprezza molto Peire Rogier il quale la chiama con il senhal Tort-n’avez (« Avete torto »). Soggiorna molto tempo alla corte narbonese, e si presume fosse corrisposto in amore dalla contessa, la quale, biasimata dalle genti di questa contrada e temendo le dicerie, lo congedò e gli permise di allontanarsi da lei»

È ad Ermengarda che la trobairitz Azalaïs de Porcairagues si rivolge nella tornada della sua canso[21]:

(OC)

«ves Narbona portas lai / ma chanson [...] / lei cui iois e iovenz guida»

(IT)

«verso Narbona, portate la mia canzone [...] presso colei che gioia e giovinezza conduce»

Bernard de Ventadour dedica un'altra canso alla sua

(OC)

«midons a Narbona / que tuih sei faih son enter / c'om no·n pot dire folatge»

(IT)

«dama di Narbona alla quale ogni gesto è sì perfetto che non le si può dir mai male»

Secondo Linda Paterson[22], Raimon de Miraval sembra evocare la reputata generosità verso i trovatori, allorché manda un sirventès "valente", tramite il suo giullare, dove dice:

(OC)

«caval maucut / Ab sela de Carcassona / Et entressenh et escut / De la cort de Narbona»

(IT)

«un cavallo panciuto, con una sella di Carcassona, e un'insegna e uno scudo della corte di Narbona»

Secondo la sua vida, il trovatore perigordino Salh d'Escola soggiorna presso « N'Ainermada de Nerbona ». Alla morte della sua protettrice lui "abbandona l'arte « trobadorica » e il canto" per ritirarsi nella sua città natale di Bergerac[23]. I curatori della vida, Jean Boutière e Alexander Schutz, propongono d'identificare la dama in questione con Ermengarda, il cui nome potrebbe essere stato corrotto durante la copia del manoscritto[24].

Nella sua canzone La flors del verjan, il trovatore Giraut de Bornelh propone di consultare « Midons de Narbona » (traducibile sia come « mia signora » che « mio signore » di Narbona) a proposito di una questione di casisitca amorosa[19].

La viscontessa sarebbe stata relazionata anche con un altro dei trovatori, in particolare Peire d'Alvergne[25].

Probabilmente verso il 1190[26], un chierico francese di nome Andrea Cappellano (in latino, Andreas Capellanus) scrisse un "trattato sull'amor cortese" (in latino, De Arte honeste amandi o De Amore), che ebbe un'importante diffusione nel corso del medioevo. Nella seconda parte del trattato, su « come conservare l'amore », l'autore presenta 21 « giudizi d'amore » i quali sarebbero stati pronunciati dalle dame più grandi del regno di Francia; sette di questi giudizi sono attribuiti a Maria di Francia, contessa di Champagne, tre a sua madre, Eleonora d'Aquitania, altri tre a sua cognata, la regina di Francia Adèle di Champagne, due a sua cugina, Elisabetta di Vermandois, contessa di Fiandra, uno all'"assemblea delle dame di Guascogna" e cinque a Ermengarda di Narbona (giudizi 8, 9, 10, 11 e 15), l'unica dama designata dall'autore non imparentata con le altre[27]. Nonostante il carattere probabilmente fantasioso di questi giudizi, essi attestano la fama di cui godeva Ermengarda nel campo dell'amor cortese, anche nella cultura e nelle regioni di lingua d'oïl.

Si pensa inoltre che Ermengarda avesse accolto nella sua corte Rognvald II di Orkney, un principe, poeta e musicista vichingo, durante il viaggio in terra Terra santa[28], il quale compose per lei una poesia scaldica.[29]

Relazioni con la Chiesa[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il 1121 è arcivescovo di Narbona Arnaud de Lévézou, un vecchio amico del conte di Tolosa Alfonso Giordano. Alla sua morte, avvenuta nel 1149, per consolidare il suo dominio sulla viscontea, Ermengarda decide di far nominare arcivescovo suo cognato Pietro II, in modo che i poteri ecclesiastici e laici possano essere uniti nel Narbonense.[30]

Il chiostro di Fontfroide, visto dalla sala capitolare, XII-XIII secolo

Nel 1157, la viscontessa Ermengarda dona all'abbazia cistercense di Fontfroide un vasto possedimento di terre. Questa donazione segna l'inizio della potenza territoriale e religiosa del monastero che rapidamente attirerà altre donazioni, affermandosi come santuario della famiglia vicecomitale di Narbona[31].

Ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Non avendo avuto figli, dopo due infelici matrimoni[13], Ermengarda designò come erede Pedro Manrique de Lara, il figlio secondogenito della sorellastra Ermessinda († 1177) e del primo signore di Molina de Aragón, Manrique Pérez de Lara (ucciso in battaglia a Garcianarro il 9 luglio del 1164)[15], unico figlio ancora vivente della coppia secondo il Nobiliario del Conde de Barcelos Don Pedro[32].

Nel 1192 Ermengarda, secondo la Gran enciclopèdia catalana, abdicò in favore di Pedro, ritirandosi a Perpignano, dove morirà cinque anni più tardi[2]. Preuves de l'Histoire, doc. XVII
La successione viene confermata dal documento n XVII della Histoire générale de Languedoc avec notes et pièces justificatives, Volume 5 in cui Pedro viene citato come visconte di Narbona (Petrus comes, vicecomes Narbonæ)[33].
La data di morte di Ermengarda è dubbia in quanto, la Histoire générale de Languedoc avec notes et pièces justificatives, Volume 5, oltre a riportare la morte nel 1197[34], la riporta nel 1196[35].
Ermengarda, ancora secondo la Gran enciclopèdia catalana, fu sepolta nell'Abbazia di Sainte-Marie de Fontfroide, da lei fondata[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e (CA) #ES Gran enciclopèdia catalana - vescomtat de Narbona
  2. ^ a b c d e f (CA) #ES Gran enciclopèdia catalana - Ermengarda I de Narbona
  3. ^ (LA) #ES Histoire générale de Languedoc: avec des notes et les pièces, Volume 4, Preuves, doc. CLIV, pagine 474 e 475
  4. ^ (CA) #ES Gran enciclopèdia catalana - Eimeric II de Narbona
  5. ^ (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, Tomus XII, Ex Gestis Comitum Barcinonensium, cap. 15, pag 375
  6. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, Tomus IX, Gesta Roberti Wiscardi, liber IIII, pag 279
  7. ^ a b [Rafael Altamira, La Spagna (1031-1248), in «Storia del mondo medievale», vol. V, 1999, pag. 879
  8. ^ (CA) Crónica de San Juan de la Peña, cap. 19, riga 219, pag. 464
  9. ^ [Rafael Altamira, La Spagna (1031-1248), in «Storia del mondo medievale», vol. V, 1999, pag. 890
  10. ^ (EN) #ES The Chronicle of Alfonso the Emperor: A Translation of the Chronica Adefonsi imperatoris
  11. ^ I figli maschi, attestati in più documenti dell'epoca, erano morti prima di lui: il primogenito Almerico, in particolare, appare in tre documenti a fianco di suo padre tra il 1126 e il 1132; un atto del giugno del 1131, mediante il quale il visconte s'impegna con i « suoi figli », prova che essi fossero comunque almeno due a questa data
  12. ^

    «I giorni di Rabbi Todros (Todros II, capo della comunità ebraica di Narbona verso il 1130-1150) furono tempi di grande calamità per la città, poiché il signore di Narbona, Don Aymeric, venne ucciso nel corso della battaglia di Fraga, senza lasciare eredi [che gli sopravvivessero], e il governo della città venne lasciato nelle mani di Donna Esmeineras [Ermengarda], ancora minorenne, terza [dei suoi tre figli]. E i grandi paesi ambivano alla sua eredità, in quanto [la viscontea] è grande e ricca, e la persuasero dunque con tutte le loro forze a sposare il signore di Tolosa, Don Alfonso. Ma il conte di Barcellona, Raimondo Berengario, nemico di questi e parente di Donna Esmeineras persuaderà costei a rifiutarne la mano, consigliandole di sposare Don Bernardo d’Anduze. Si scatena così una guerra che vede la città di visa in due fazioni: una metà appoggia la viscontessa e i suoi consiglieri, mentre l'altra si schiererà con il conte di Tolosa, Don Alfonso. Ora, prima [di questi avvenimenti], vi era a Narbona una grande comunità ebraica di circa duemila unità, tra cui grandi [personaggi] e studiosi di fama mondiale. A causa di queste lotte, essi si disperdettero nel territorio di Anjou, di Poitou e in Francia. Durante questa guerra un pesante tributo fu imposto alla comunità [ebraica]»

  13. ^ a b (LA) Mémoire de l'histoire du Languedoc, par Me Guillaume de Catel, pag 589
  14. ^ a b (LA) #ES Histoire générale de Languedoc: avec des notes et les pièces, Volume 4, Preuves, doc. CXLVI, pagina 464
  15. ^ a b (EN) Spanish nobility, su fmg.ac, agosto 2012. URL consultato il 19 marzo 2013.
  16. ^ Anglade, op. cit., p.737-738
  17. ^ Ruth Harvey, « Courtly Culture in Medieval Occitania », in Simon Gaunt et Sarah Kay, éd. The Troubadours: An Introduction, Cambridge / New York, Cambridge University Press, 1999, p. 15.
  18. ^ (FR) Joseph Anglade, Les troubadours à Narbonne, vol. 23, n. 2, Romanische Forschungen, 1907, pp. 737-750, ISSN 0035-8126 (WC · ACNP). URL consultato il 18 marzo 2013.
  19. ^ a b (EN) Derek E. T. Nicholson, The Poems of the Troubadour Peire Rogier, Manchester / New York, Manchester University Press / Barnes & Noble, 1976, pp. vii-171, ISBN 0-7190-0614-7.
  20. ^ (FR) Fredric L. Cheyette, Ermengarde de Narbonne et le monde des troubadours, Aude Carlier (traduttore), Paris, Perrin, 2006, p. 538, ISBN 978-2-262-02437-6. URL consultato il 19 marzo 2013.
  21. ^ (EN) Fredric L. Cheyette, Women, Poets, and Politics in Occitania, in Theodore Evergates (a cura di), Aristocratic Women in Medieval France, Philadelphia, University of Pennsylvania Press, 1999, pp. 138-177, ISBN 978-0-8122-1700-1. URL consultato il 19 marzo 2013.
  22. ^ (EN) Linda Mary Paterson, The World of the Troubadours : Medieval Occitan Society, c. 1100-c. 1300, Cambridge, Cambridge University Press, 1995, p. 384, ISBN 0-521-55832-8.
  23. ^ Vida anonima di Salh d'Escola, testo originale occitano:

    «Salh d'Escola si fo de Barjarac, d’un ric borc de Peiregorc, fils d’un mercadier. E fez se joglar e fez de bonas cansonetas. Et estet cum N’Ainermada de Nerbona; e quant ella mori, el se rendet a Bragairac e laisset lo trobar e’l cantar»

  24. ^ (FR) Jean Boutière et Alexander Herman Schutz, éditeurs, Biographies des troubadours : textes provençaux des XIIIe et XIVe siècles, Paris, A.-G. Nizet, 1973, lvii-641.
  25. ^ (FR) Jacqueline Caille, Ermengarde, vicomtesse de Narbonne (1127/29-1196/97), une grande figure féminine du Midi aristocratique - La Femme dans l'histoire et la société méridionales (IXe-XIXe siècles). (PDF)[collegamento interrotto], 66e congrès de la Fédération historique du Languedoc méditerranéen et du Roussillon (Narbonne, 15-16 octobre 1994), Montpellier, Arceaux 49, 1995, pp. 9-50, ISBN 978-2-900041-19-2.
  26. ^ Vedi anche verso il 1180, Elisabetta di Vermandois, contessa di Fiandra, e il suo matrimonio nel 1159 con Filippo d'Alsazia, conte di Fiandra quando lei era ancora una bambina, contessa di Vermandois succeduta a suo fratello Raoul II, morta il 28 marzo del 1183; i suoi beni devono passare alla sua sorella, Eleonora, e tramite testamento di costei al re Filippo Augusto, vi sarà la guerra, avendo il conte di Fiandra conservato il Vermandois ingiustamente.
  27. ^ (EN) John Jay Parry, « Introduction », dans John Jay Parry, traducteur, The Art of Courtly Love by Andreas Capellanus, Columbia University Press, New York, riedizione, 1990 (1941, 1959, 1969), p. 20.
  28. ^ (FR) Jean Renaud, LXXXVI « la Croisade », in La Saga des Orcadiens, Traduite et présentée par Aubier Paris (1990), Parigi, Aubier, 1990, pp. 195-197, ISBN 978-2-7007-1642-9.
  29. ^ (EN) Jacqueline Caille, « Une idylle entre la vicomtesse Ermengarde de Narbonne et le prince Rognvald Kali des Orcades au milieu du XIIe siècle ? », dans G. Romestan (dir.), Art et histoire dans le Midi languedocien et rhodanien Xe-XIXe siècle. Hommage à Robert Saint-Jean. Mémoires de la Société archéologique de Montpellier, 21, 1993, p. 229-233
  30. ^ (FR) Jean-Luc Déjean, Quand chevauchaient les comtes de Toulouse, 1050-1250, Fayard, 1979, pp. 148-149.
  31. ^ (FR) François Grèzes-Rueff, L'abbaye de Fontfroide et son domaine foncier aux XIIe et XIIIe siècles, in Annales du Midi, vol. 89, 1977, pp. 256-258, ISSN 0003-4398 (WC · ACNP).
  32. ^ (LA) #ES Nobiliario del Conde de Barcelos Don Pedro, pagina 77
  33. ^ (LA) #ES Histoire générale de Languedoc: avec des notes et les pièces, Volume 5, Preuves de l'Histoire, doc. XVII, anno 1192, pag. 542
  34. ^ (LA) #ES Histoire générale de Languedoc: avec des notes et les pièces, Volume 5, Preuves de l'Histoire de Languedoc, colonna 39, anno MCXCVII
  35. ^ (LA) #ES Histoire générale de Languedoc: avec des notes et les pièces, Volume 5, Preuves de l'Histoire de Languedoc, colonna 34, anno MCLXXXX(VI)

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie[modifica | modifica wikitesto]

Letteratura storiografica[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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