Enzo Zacchiroli

Enzo Zacchiroli (Bologna, 13 dicembre 1919Bologna, 9 marzo 2010) è stato un architetto italiano, rappresentante dell'architettura organica, di primo piano in ambito bolognese, ispirandosi alle opere di Frank Lloyd Wright e Alvar Aalto.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Imola, Centro diagnostico neuropsichiatrico. Foto di Paolo Monti, 1968

Nasce a Bologna in via Fondazza, vicino allo casa-studio del pittore Giorgio Morandi, il quale, vedendone alcuni disegni, consigliò alla famiglia la professione di architetto.[1] Si iscrive quindi nel 1938 alla Facoltà di Architettura di Firenze, dove si laurea nel 1951, vincendo il primo premio in un concorso nazionale del C.O.N.I. per tesi a soggetto sportivo, e svolge attività didattica fino al 1955, come assistente al corso di Composizione Architettonica, collaborando con Giuseppe Giorgio Gori e Adalberto Libera.Appena laureato si iscrive all'ordine degli Architetti di Bologna, e collabora nell'ufficio del Piano Regolatore Generale del Comune di Bologna fino al 1958, anno in cui apre il proprio studio professionale.

Il suo primo progetto è la sede della Johns Hopkins University (1956-1960) di Bologna, col quale vinse il premio In/ARCH del 1961, che mostra la forte ispirazione alle opere di Alvar Aalto. In seguito progetta numerose opere, in ambito bolognese e non solo, di carattere pubblico e privato, spesso pubblicate sulle principali riviste di architettura italiane e straniere, vincendo vari premi nazionali e internazionali.
Ebbe un profondo rapporto con la città di Bologna, anche se spesso contrastato per il carattere architettura moderna e innovativo delle sue opere, e con l'ambiente politico e culturale, in particolare con l'architetto Pier Luigi Cervellati, il costruttore Luciano Marchesini, l'imprenditore Marino Golinelli, e con i vari sindaci della città.[2] Dal 1981 è membro dell'Accademia Nazionale di San Luca.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Johns Hopkins University, Bologna, 1956-1960
  • Biblioteca Walter Bigiavi, Bologna, 1963-73
  • Associazione Industriali, Bologna, 1964
  • Centro diagnostico neuropsichiatrico, Imola, 1964-1969[3]
  • Chiesa di Santa Croce, Casalecchio (Bologna)
  • Royal Hotel Carlton, Bologna, 1968-73
  • Sede de Il Resto del Carlino, Bologna, 1969
  • Ospedale Malpighi, con G. Conato, Bologna, 1972
  • Centrale dei Telefoni di Stato, attuale Dipartimento di Scienze Aziendali, Bologna, 1974;
  • Università degli Studi della Calabria, Cosenza
  • Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Bologna
  • Biblioteca Dario Nobili dell'Area Territoriale di Ricerca (ATR) del CNR di Bologna, Bologna, 1995
  • Stadio Dall'Ara, adeguamento e ampliamento dello per i mondiali di calcio, Bologna, 1990
  • Palazzo di Giustizia, Torino;

Progetti per la ristrutturazione e il recupero funzionale di edifici all'interno di ambiti storici:

  • Scuderie di Palazzo Pepoli, Bologna
  • nuova sede della Banca d'Italia, Siena
  • Comune di Pesaro, recupero del Palazzo Gradari, Pesaro
  • Università degli Studi di Siena, recupero dell'ex-Ospedale Psichiatrico San Niccolò, Siena.

Mostre[modifica | modifica wikitesto]

  • “Enzo Zacchiroli Architetto, Progetti e Opere 1958-1988”, Istituto Nazionale di Architettura, Roma, 1989;
  • “Enzo Zacchiroli Architetto”, Bologna, 1990;
  • “Enzo Zacchiroli Architetto”, Accademia delle Arti e del Disegno, classe di architettura, Firenze, 1992;
  • “Enzo Zacchiroli. Opere recenti”, Trevi Flash Art Museum, Trevi, 1996;
  • “Enzo Zacchiroli: la nuova sede della Banca d'Italia a Siena”, 1996;
  • “Progetto del Centro Maria Teresa Chiantore Seragnoli” patrocinata dall'In/ARCH, Roma, 1997;
  • “Istituzioni di Architettura”, Firenze e Brescia, 1998-1999.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ F.Parisini, Addio Zacchiroli, l'architetto che disegnò la città futura, la Repubblica - Bologna, 10 marzo 2010
  2. ^ F.Pellerano Addio a Enzo Zacchiroli. Cambiò il look a Bologna, Corriere di Bologna, 10 marzo 2010
  3. ^ Giovanni Klaus Koenig, Enzo Zacchiroli: il mestiere full-time, EDIZIONI DEDALO, 1º gennaio 1980, ISBN 9788822033420. URL consultato il 20 gennaio 2017.

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Controllo di autoritàVIAF (EN15568699 · ISNI (EN0000 0000 7859 4620 · ULAN (EN500103671 · LCCN (ENn82239039 · GND (DE118920294 · WorldCat Identities (ENlccn-n82239039
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