Enrosadira

L'effetto dell'enrosadira sulla Tofana di Rozes.

L'enrosadira è un fenomeno ottico per cui la maggior parte delle cime delle Dolomiti assume un colore rossastro, che passa gradatamente al viola, soprattutto all'alba e al tramonto.[1][2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine enrosadira, che letteralmente significa "diventare di color rosa", deriva dalla parola ladina rosadüra o enrosadöra.[3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'enrosadira sui Cadini di Misurina e sulla Croda dei Toni (vista dal lago del Sorapiss).

Questo fenomeno è ben visibile nelle sere d'estate, quando l'aria è particolarmente limpida e i crepuscoli sono più lunghi. Il fenomeno dell'enrosadira può manifestarsi in modo significativamente diverso nei vari periodi dell'anno, e può variare sensibilmente tra un giorno e l'altro in funzione dei fenomeni meteorologici. La tinta assunta dalle cime delle montagne varia dal rosa all'arancione, fino al viola.[4][5]

Queste variazioni di tinte e durata dell'enrosadira sono quindi dovute alle diverse posizioni del sole durante l'anno e alle condizioni dell'atmosfera. Tale fenomeno si manifesta su tutte le Dolomiti; in particolar modo all'alba l'enrosadira appare sulle crode rivolte a est, mentre al tramonto sono le pareti rivolte a ovest a colorarsi.[4]

Il fenomeno è incrementato dalla riflettività delle pareti rocciose delle Dolomiti, formate dalla dolomia, una roccia contenente dolomite, un composto di carbonato di calcio e magnesio.[6] Aspetti analoghi del fenomeno sono visibili in generale sulle montagne calcaree, come sul Gran Sasso d'Italia,[7] o anche sugli altopiani carbonatici del Supramonte sardo.[8]

Leggenda[modifica | modifica wikitesto]

L'enrosadira sul Catinaccio.

La leggenda di Re Laurino, un re dei nani che aveva sul Catinaccio (in tedesco Rosengartengruppe) uno splendido giardino di rose (il significato della parola tedesca Rosengarten è appunto giardino di rose), offre una spiegazione alternativa e suggestiva al fenomeno.

Un giorno il principe del Latemar, incuriosito dalla vista delle rose, si inoltrò nel regno di re Laurino, ne vide la figlia Ladina, se ne innamorò e la rapì per farne la sua sposa. Laurino, disperato, lanciò una maledizione sul suo giardino di rose colpevole di aver tradito la posizione del suo regno: né di giorno, né di notte alcun occhio umano avrebbe potuto più ammirarlo. Laurino dimenticò però l'alba e il tramonto quando, ancora oggi, il giardino e i suoi colori divengono visibili e apprezzati.[9]

Secondo un'altra versione, un giorno il re dell’Adige decise di trovare un marito alla bella principessa Similde, dunque invitò tutti i principi del regno ad un torneo, tranne Laurino. Lui si presentò ugualmente, nascosto da un mantello dell’invisibilità, e decise di rapire la fanciulla per averla tutta per sé. La portò nel suo roseto, ma i cavalieri del re riuscirono ad accerchiarlo dopo averlo inseguito. Laurino indossò una cintura che gli dava la forza pari a quella di 12 uomini, combatté, ma nonostante l’invisibilità venne catturato dai soldati, che seguivano i suoi spostamenti osservando il fruscio dei cespugli di rose. Allora Laurino, addolorato per essere stato tradito dal suo stesso giardino, lanciò su di esso una maledizione: il magnifico roseto non sarebbe più stato visto da nessuno, né di giorno, né di notte. Ma nel pietrificare il giardino dimenticò l’alba e il tramonto. Così da allora le rose riappaiono al principio ed alla fine di ogni giorno, colorando le montagne del loro colore.[10]

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Il fenomeno è stato omaggiato più volte nel mondo della musica: il gruppo symphonic metal finlandese Nightwish vi ha dedicato una canzone, Alpenglow, tratta dall'album Endless Forms Most Beautiful del 2015[11] e nell'EP Giovane Cagliostro dell'artista synth-pop italiano Vinnie Marakas, pubblicato nel 2022, è presente un brano intitolato Enrosadira.[12]

Il fenomeno dell'enrosadira è descritto anche nella storia Disney Topolino e la fata delle Dolomiti, pubblicata sul settimanale Topolino nel 1989,[13] e con lo stesso termine si identificano anche un vino rosso trentino della valle dei Laghi e una varietà di lampone.[14][15]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Vocabolario Treccani.
  2. ^ Enrosadira sul "Grande dizionario italiano" Hoepli, su grandidizionari.it. URL consultato il 25 dicembre 2022 (archiviato il 16 novembre 2016).
  3. ^ Aldo Gabrielli, Dizionario della lingua italiana, Carlo Signorelli editore.
  4. ^ a b L’Enrosadira: magia delle Dolomiti all’alba e al tramonto, su agordinodolomiti.it. URL consultato il 6 giugno 2018.
  5. ^ Enrosadira: le Dolomiti si colorano di rosa, su dolomiti.it. URL consultato il 6 febbraio 2021.
  6. ^ L'Enrosadira: il tramonto sulle dolomiti, su visitfiemme.it. URL consultato il 26 dicembre 2022.
  7. ^ Gran Sasso - Enrosadira, su flickr.com. URL consultato il 26 dicembre 2022.
  8. ^ Supramonte - Enrosadira, su es-la.facebook.com. URL consultato il 31 gennaio 2023.
  9. ^ Dino Dibona, p. xx.
  10. ^ Ilenia Morandi, Enrosadira: la leggenda che colora le Dolomiti, su pinetahotels.it, 20 giugno 2017. URL consultato il 26 dicembre 2022.
  11. ^ Alpenglow, su genius.com. URL consultato il 25 dicembre 2022.
  12. ^ Giovane Cagliostro è il nuovo EP di Vinnie Marakas, su sinapsimagazine.it, 25 febbraio 2022. URL consultato il 26 dicembre 2022.
  13. ^ Topolino e la fata delle Dolomiti, su inducks.org. URL consultato il 24 dicembre 2022.
  14. ^ Fabio Italiano, Enrosadira, il nuovo Rosé Brut 100% Pinot Nero, su bereilvino.it, 12 gennaio 2022. URL consultato il 26 dicembre 2022.
  15. ^ IL LAMPONE ENROSADIRA: DAL 2014 UN SUCCESSO ITALIANO, su italianberry.it, 17 dicembre 2019. URL consultato il 26 dicembre 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Dino Dibona, Leggende e storie insolite delle Dolomiti, Newton Compton, 2007, ISBN 8882896463.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]