Enrico Piceni

Enrico Piceni

Enrico Piceni (Milano, 26 marzo 1901Milano, 28 maggio 1986) è stato un critico d'arte, critico teatrale e traduttore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato da Pompeo Piceni e Amelia Andrizzoia, già dagli anni liceali mostrò una propensione alla scrittura e collaborò intensamente alla redazione di Fiamma Verde, occupandosi inizialmente di critica teatrale, contribuendo con recensioni di spettacolo per la rivista Industrie italiane illustrate. Rassegna della produzione italiana. Nel luglio 1921 ottenne il diploma al liceo classico e, nel biennio seguente, proseguì la sua attività di critico teatrale, scrivendo per L'Ambrosiano; interrotto il lavoro per adempire agli obblighi di leva, nel 1924 rientrò a Milano e nel gennaio 1925 venne assunto dalla Arnoldo Mondadori Editore come capo ufficio stampa. Già nel 1926 apporta importanti contributi: fonda le collane Le Scie e I centomila (quest'ultima insieme a Valentino Bompiani). Avanzò presto nella gerarchia aziendale fino a divenire condirettore editoriale; diresse la collana I maestri italiani dell'800, data la sua passione per la pittura e in particolare per i dipinti italiani del secondo Ottocento.[1]

La sua attività di traduttore fu intensa e prolifica; aveva iniziato nel 1924 per Imperia e aveva continuato nel 1925 per le Edizioni Alpes di Cesare Giardini, per poi, una volta entrato in Mondadori, dedicarsi a tradurre in italiano romanzi di vari autori, dall'inglese e dal francese, anche sotto diversi pseudonimi (il principale dei quali è "Enrico Andri"). Arnoldo Mondadori, nel 1929, decise di aprire la casa editrice ai romanzi polizieschi, fino ad allora poco pubblicati in Italia: il primo romanzo cosiddetto "giallo" fu La strana morte del signor Benson, tradotto da Piceni. La stessa denominazione "giallo" fu un'idea di Piceni, che fu apprezzata da Mondadori che decise di adottarla per la collana di polizieschi.[1] Nel 1935 terminò la sua collaborazione con Mondadori, almeno a livello dirigenziale perché proseguì di fatto a tradurre negli anni seguenti, e si dedicò sempre più all'arte, organizzando mostre e scrivendo, come critico d'arte, per varie testate, tra cui Candido (1950-1961) e il Corriere d'Informazione.

Come critico e appassionato d'arte si dedicò particolarmente a Federico Zandomeneghi, di cui peraltro aveva curato il volume monografico che aveva aperta la collana I maestri italiani dell'800 nel 1932, Giuseppe De Nittis e Giovanni Boldini. Sua principale area d'interesse era la pittura dell'Ottocento italiano, e in special modo i pittori lombardi: e su questi pubblicò vari volumi per l'editore bustocco Bramante; per l'editore torinese Bolaffi diresse la redazione del catalogo della pittura italiana dell'800.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Ghirlanda per Charlot, Scheiwiller, Milano, 1931, 300 esemplari numerati

Curatele[modifica | modifica wikitesto]

  • La ghirlanda, Milano, Unitas, 1926 (con Fernando Palazzi)
  • La bancarella delle novità, Milano, Alpes, 1928
  • Aria di Parigi, Milano, Bompiani, 1930 (con Angelo Frattini)
  • Giuseppe De Nittis, Roma, Istituto Luce, 1932
  • Zandomeneghi, Milano, Mondadori, 1932
  • Eterno femminino '800, Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1942
  • Auguste Renoir, Milano, Hoepli, 1945
  • La pittura a Milano dal 1815 al 1915, Milano, Fondazione Treccani degli Alfieri, 1960
  • Dieci anni tra quadri e scene, Milano, Bramante, 1961
  • Pittura lombarda dell'Ottocento, Milano, Cassa di risparmio delle province lombarde, 1969
  • Tra libri e quadri, Milano, Ceschina, 1971
  • Gaetano Sperati, Milano, Ponte rosso, 1973
  • De Nittis. L'uomo e l'opera, Busto Arsizio, Bramante, 1979
  • Zandomeneghi. L'uomo e l'opera, Busto Arsizio, Bramante, 1979
  • Giorgio Belloni, Busto Arsizio, Bramante, 1980
  • Boldini. L'uomo e l'opera, Busto Arsizio, Bramante, 1981

Traduzioni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN74652539 · ISNI (EN0000 0001 0988 4111 · SBN CFIV020763 · BAV 495/314176 · LCCN (ENn79144584 · GND (DE118939203 · J9U (ENHE987007592386905171 · CONOR.SI (SL27374435 · WorldCat Identities (ENlccn-n79144584