Dream Chaser

Dream Chaser

Rendering di un Dream Chaser
Descrizione
Ruolo: Trasporto persone e cargo in orbita terrestre bassa
Equipaggio: fino a 7
Dimensioni
Lunghezza: 9,0 m
Apertura Alare: 7,0 m
Volume pressurizzato: 16,0 m3
Massa: 11.300 kg
Prestazioni
Autonomia: 210 giorni

Il Dream Chaser è uno spazioplano riutilizzabile sviluppato dalla Sierra Nevada Corporation (SNC) per trasportare equipaggi e/o cargo in orbita terrestre bassa.[1] Il Dream Chaser è progettato per rifornire la Stazione spaziale internazionale con cargo pressurizzato e non.

Design[modifica | modifica wikitesto]

Propulsione[modifica | modifica wikitesto]

Inizialmente, la propulsione del Dream Chaser avrebbe dovuto essere fornita da 2 endoreattori a propellenti ibridi alimentati ad HTPB (polibutadiene con radicali ossidrilici terminali), un carburante non tossico, e ossido di diazoto.[2] A differenza dei razzi a propellente solido, il sistema di iniezione del carburante del Dream Chaser avrebbe permesso al motore di arrestarsi e ripartire ripetutamente e di essere regolato tramite manetta. La SNC stava inoltre sviluppando un simile razzo ibrido, RocketMotor Two, per il veicolo della Virgin Galactic SpaceShip Two, in subappalto alla Scaled Composites. Nel maggio 2014, tale coinvolgimento è cessato in seguito alla decisione della Virgin Galactic di rimpiazzare la versione del RocketMotor Two della SNC con un motore a propellente ibrido di propria produzione, alimentato a carburante poliammidico plastico, mantenendo lo stesso ossidante a base di N2O.[3]

In seguito all'acquisizione di Orbitec LLC nel luglio 2014, la SNC ha annunciato un sostanziale cambiamento nel sistema propulsivo. Il progetto del razzo a propellente ibrido è stato abbandonato in favore di una serie di endoreattori Vortex della Orbitex. I nuovi motori utilizzerebbero propano e ossido di diazoto come propellenti.[4]

Dream Chaser Space System[modifica | modifica wikitesto]

Rappresentazione artistica del Dream Chaser Space System in configurazione di lancio.

Il Dream Chaser Space System è una versione progettata per portare in orbita 2-7 persone e/o cargo, verso destinazioni come la Stazione spaziale internazionale.[5] Essa include un launch escape system[2] integrato ed è in grado di volare autonomamente, se necessario. Nonostante possa utilizzare qualsiasi lanciatore compatibile, si suppone di fare uso di una versione da trasporto umano del razzo Atlas V 412.[6] Tale veicolo sarebbe in grado di rientrare dallo spazio tramite volo libero, o gliding (con accelerazioni tipiche di meno di 1.5 g durante la manovra) e di atterrare su qualunque pista di aeroporto normalmente adibita a traffico aereo commerciale. I motori a reazione del sistema di controllo bruciano carburante a base di etanolo, che non è un composto volatile a livelli esplosivi, né tossico come l'idrazina, permettendo così al Dream Chaser di essere gestito immediatamente a seguito dell'atterraggio, a differenza dello Space Shuttle.[6] Il suo sistema di protezione termica (TPS) è uno scudo ablativo creato dall'Ames Research Center della NASA che permetterebbe la sostituzione in blocco e non tassello per tassello, e solo dopo molteplici voli.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Private Spaceflight Innovators Attract NASA's Attention, su space.com, 2011/02/07. "Dream Chaser will become a fully capable suborbital vehicle on the way to reaching orbital capability."
  2. ^ a b (EN) 50 years to orbit: Dream Chaser's crazy Cold War backstory, in Ars Technica. URL consultato l'8 luglio 2017.
  3. ^ Virgin Galactic Hails RocketMotorTwo Milestone – Parabolic Arc, su parabolicarc.com. URL consultato l'8 luglio 2017.
  4. ^ SNC Abandons Own Hybrid Motors on Dream Chaser – Parabolic Arc, su parabolicarc.com. URL consultato l'8 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2016).
  5. ^ Boulder Daily Camera, NASA Deputy Administrator Lori Garver touts Colorado's role, 5 febbraio 2011. URL consultato l'8 luglio 2017.
  6. ^ a b c Flight Plans and Crews for Commercial Dream Chaser’s First Flights: One-on-One Interview With SNC VP Mark Sirangelo (Part 3), su AmericaSpace. URL consultato l'8 luglio 2017.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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