Domenico Castorina

Domenico Castorina (Catania, 27 gennaio 1812Torino, 21 marzo 1850) è stato uno scrittore italiano.

L'opera[modifica | modifica wikitesto]

La sua opera più famosa fu I tre alla difesa di Torino nel 1706, racconto pubblicato a Torino presso Carlo Schiepatti, in due volumi, nel 1847 e proposto da Antonino Abate come lettura all'allievo Giovanni Verga[1].

Castorina provvede sin dalle pagine del Proemio a conferire legittimità ad una scelta formale che evidentemente dissente dal considerare in Italia di retroguardia. Egli interpreta e difende una certa idea di scrittura: nella sua visione, la letteratura deve insistere su eventi e snodi di assoluta rilevanza all’interno della storia nazionale, come aveva fatto Scott narrando, ad esempio, della Guerra delle Due Rose. È questa la straordinaria possibilità che gli scrittori posseggono per incidere sulle sorti unitarie: Castorina indica pertanto come modelli da imitare D’Azeglio, Guerrazzi e Brofferio, stroncando invece I Promessi Sposi di Manzoni, romanzo cui è rimproverata «la mancanza della idea italiana», che fa «quel libro […] grande dalla parte del diletto e della istruzione», ma «nullo da quella dell’utilità nazionale».[2]

Il soggetto storico de I tre alla difesa di Torino verte, invece, su «un soggetto grande e italianissimo quale è quello dell’assedio di Torino», episodio di primo piano nella storia nazionale italiana: di forte ispirazione civile e patriottica, l’opera ricostruisce la vicenda della fiera opposizione sabauda all’accerchiamento della Cittadella, avvenuto nel maggio 1706 durante la guerra per la successione al trono di Spagna e protrattosi fino al 7 settembre, data in cui i valorosi patrioti al seguito del Principe Eugenio e del duca Vittorio Amedeo II ebbero finalmente la meglio sulle truppe franco-spagnole del re Luigi XIV, costringendole alla ritirata.

L’opera è proposta ai fruitori come racconto, trasposizione narrativa di fatti storicamente avvenuti e documentati: le fonti storiche (Balbo, Denina, Giannone, Muratori, Cantù, Cibrario) sono esibite attraverso precisi innesti testuali per avvalorare la tesi della eroica resistenza italiana all’attacco straniero e mostrare che «gli aiuti alemanni» giunsero a dar manforte ai patrioti sabaudi solo in prossimità dello scioglimento della «gran lite».

Fu anche autore di un poema epico, Cartagine distrutta, pubblicato a Catania presso Carmelo Pastore nel 1835, poi presso Pietro Giuntini nel 1837, del poema Napoleone a Mosca (Torino, Stamperia Ferrero, Vertamy e comp.a, 1845), dei canti lirici Nuova Grecia (Torino, Tip. Castellazzo e Degaudenzi, 1849), dell'ode In morte del re Carlo Alberto (Torino, Tip. Castellazzo e Degaudenzi, 1849).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sarah Zappulla Muscarà, Invito alla lettura di Verga, Milano, Mursia, 1984, p. 37.
  2. ^ Rosario Marco Atria, Risorgimento narrativo tra storia e romanzesco: I tre alla difesa di Torino nel 1706. Racconto di Domenico Castorina, in AA. VV., La letteratura degli Italiani 3. Gli Italiani della letteratura, Atti del XV Congresso Nazionale dell’Associazione degli Italianisti Italiani (Torino, 14-17 settembre 2011), a cura di C. Allasia, M. Masoero, L. Nay, Edizioni dell’Orso, Alessandria, 2012, pp. 1911-1926..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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