Discorso di Vladimir Putin per il 70º anniversario della fondazione delle Nazioni Unite

Vladimir Putin all’Assemblea delle Nazioni Unite, 28 settembre 2015

Il 28 settembre 2015 il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin si presentò davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite in occasione del 70º anniversario della fondazione dell'Organizzazione «per fare il punto della situazione sul passato e parlare del ... comune futuro» dell'umanità.

Il discorso, che fu il primo dopo dieci anni del Presidente russo all’ONU, fu successivo all'annessione della Crimea alla Russia (2014), alla guerra del Donbass e il conseguente Protocollo di Minsk II, e ai primi attacchi russi in Siria a fianco del dittatore Bashar al-Assad. Ritornò drammaticamente di attualità dopo l’Invasione russa dell'Ucraina del 2022.

Presupposti e contenuti[modifica | modifica wikitesto]

Il discorso di Putin si basa sui seguenti punti, ognuno funzionale ai successivi sviluppi della sua politica:

1) Ogni Stato deve essere libero di scegliere la propria forma istituzionale. La democrazia non è un modello esportabile né adeguato ad ogni nazione del mondo. In tal modo, Putin giustifica il suo percorso autocratico alla guida della Russia, contrapponendolo a quello democratico delle nazioni occidentali, nonché un presunto diritto delle popolazioni russe di Ucraina a riunirsi alla “madre patria” Russia[1].

2) La responsabilità dell'escalation del terrorismo islamico è delle potenze occidentali ed in particolare degli Stati Uniti. Secondo Putin sono stati gli USA e i suoi alleati – anche favorendo l’armamento dell'ISIS - a favorire la ribellione contro i legittimi governi siriano e libico, contravvenendo alle risoluzioni dell'ONU. L’intervento della Russia in Siria, al contrario, è finalizzato al sostegno del governo legittimo di Assad[1].

3) Parimenti, sostiene Putin, la politica espansiva della NATO ha favorito un golpe militare in Ucraina. La Russia al contrario ritiene illegale l'attuale regime ucraino. Questa affermazione, forse la più grave di tutti, sarà funzionale all’invasione che la Russia opererà in Ucraina nel 2022[1].

Passi principali del discorso[modifica | modifica wikitesto]

Vladimir Putin nel 2015

Il presidente della federazione russa parte dal presupposto che le Nazioni Unite, di cui rivendica la gestazione nella forma voluta a Yalta, siano l'unico strumento mondiale di legittimità e universalità. Difende peraltro la prerogativa dei cinque membri permanenti (USA, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) di porre il cosiddetto "diritto di veto" sulle risoluzioni del Consiglio di sicurezza, essendo naturale – a suo dire – che in un consesso mondiale non vi sia sempre l'unanimità dei pareri[1].

«Nel 1945 i paesi che sconfissero il nazismo collaborarono insieme per ricostruire le solide fondamenta dell'ordine mondiale successivo alla seconda guerra mondiale. Lasciatemi ricordavi che le decisioni chiave sui principi che rivestono questa cooperazione e la creazione delle Nazioni Unite furono prese nel nostro paese, a Yalta, all'incontro dei capi della coalizione contro Hitler. Il sistema di Yalta è nato in travaglio. È nato al costo di milioni di vittime e due guerre mondiali che hanno spazzato il pianeta nel ventesimo secolo. Siamo onesti: le Nazioni Unite hanno aiutato l'umanità durante tempi difficili, eventi drammatici, negli ultimi 70 anni. Hanno salvato il mondo da sconvolgimenti di larga scala. Le Nazioni Unite sono uniche nella rappresentazione di legittimità e universalità. È vero che ultimamente le Nazioni Unite sono state ampiamente criticate per non essere state sufficientemente efficienti e per avere mancato al dovere di assumere decisioni su certe problematiche fondamentali a causa di insormontabili differenze, tra alcuni membri del Consiglio di Sicurezza in primis. Vorrei comunque sottolineare che ci sono sempre state differenze alle Nazioni Unite durante i 70 anni della sua esistenza, il diritto di veto è sempre stato esercitato dagli Stati Uniti, dall'Inghilterra, dalla Francia, dalla Cina, dall'Unione Sovietica, dalla Russia. È assolutamente naturale per rappresentanti di una tale organizzazione. Quando le Nazioni Unite furono create, i suoi fondatori non pensarono che ci sarebbe stata sempre unanimità, la missione dell'organizzazione è cercare e trovare compromessi, la sua forza deriva dal prendere in considerazione differenti punti di vista e opinioni[2]

Dopo queste considerazioni, Putin lancia il messaggio secondo cui non esiste un unico modello giuridico-costituzionale valido per ogni singolo Stato nazionale, contestando tra le righe gli Stati occidentali che intendono imporre all'umanità intera il loro modello liberal-democratico[1].

«La Russia è sempre pronta a lavorare assieme ai suoi interlocutori sulla base di un largo consenso; tuttavia consideriamo i tentativi di minare la legittimità di altre nazioni come estremamente pericolosi. Simili tentativi potrebbero portare al collasso dell'intera architettura delle relazioni internazionali: non ci sarebbero più regole se non quella della forza. Che cos'è dunque la "sovranità nazionale"? Come menzionato dai miei colleghi prima di me, è la libertà, la libertà per ogni persona, nazione o stato di scegliere il proprio destino. Lo stesso vale per la questione della legittimità dell'autorità di Stato. Non si dovrebbe giocare con le parole o manipolarle, ogni termine dovrebbe essere chiaro e trasparente per la legge internazionale, dovrebbe avere un criterio uniformemente comprensibile. Siamo tutti diversi e dovremmo rispettarlo. Nessuno ha l'obbligo di adeguarsi ad un singolo modello di sviluppo che qualcun altro ha riconosciuto una volta per tutte come l'unico adeguato. Dovremmo ricordarci tutti cosa ci ha insegnato il passato, ricordarci anche episodi passati della storia dell'Unione Sovietica, esperimenti sociali esportati per ottenere cambiamenti politici in altri paesi basati su preferenze ideologiche hanno spesso condotto a tragiche conseguenze e degradazione invece che progresso[2]

Il Presidente russo sottolinea come l'esportazione della democrazia si sia rivelata non solo fallimentare ma anche dannosa, portando l’anarchia nei Paesi nordafricani e mediorientali. Prosegue ponendo l’accento sul terrorismo. Attacca nemmeno troppo velatamente di ciò le potenze occidentali, in primis gli Stati Uniti d’America. Afferma che un esercito organizzato e ben armato come quello dell’ISIS non può essere nato da solo da semplici militanti islamisti, ma ci devono essere state delle macchinazioni alle sue spalle per renderlo così forte e minaccioso.

«Sembra, nonostante questo, che invece che imparare dagli sbagli degli altri, tutti stiano ripetendoli. Ecco così che l’esportazione di rivoluzioni, questa volta cosiddette democratiche, continua. Sarebbe sufficiente osservare la situazione in Medio Oriente e in Nordafrica. Certamente i problemi politici e sociali nella regione si sono accumulati da tanto tempo e la popolazione desiderava cambiamenti. Ma cosa è successo alla fine? Invece di portare riforme, un'aggressiva interferenza straniera ha prodotto una distruzione flagrante di istituzioni nazionali e la distruzione della vita stessa. Invece del trionfo della democrazia e del progresso abbiamo ottenuto la violenza, la povertà e un disastro sociale. E a nessuno importa nulla dei diritti umani, incluso il diritto alla vita. È ovvio, ormai, che il vuoto politico creato in alcuni paesi del Medio Oriente e in Nordafrica ha prodotto l'emergere di aree in cui vige l'anarchia: quest’ultime hanno cominciato immediatamente a popolarsi di estremisti e terroristi. Decine di migliaia di soldati combattono sotto la bandiera del cosiddetto "Stato Islamico". Tra le sue file ci sono anche ex soldati iracheni che sono stati lasciati per strada dopo l’invasione dell'Iraq nel 2003. Molte reclute arrivano anche dalla Libia, un paese il cui stato è stato distrutto in palese violazione della risoluzione delle Consiglio delle Nazioni Unite del 1973. Ora i ranghi degli estremisti sono coadiuvati da membri della cosiddetta opposizione siriana "moderata" sostenuta dai paesi occidentali. Prima vengono addestrati e armati poi defezionano allo Stato Islamico. A parte questo, lo Stato Islamico non è arrivato dal nulla. È stato creato come strumento per far leva contro regimi secolari indesiderati. Avendo stabilito una testa di ponte in Iraq e Siria, lo Stato Islamico comincia ad espandersi attivamente in altre regioni. Cerca la dominazione nel mondo islamico e pianifica di andare ben più distante[2]

A questo riguardo il Presidente russo afferma che la lotta al sedicente Stato Islamico sia una priorità per le Nazioni Unite e che debba essere fondamentale non solo costituire una coalizione internazionale, ma dare il più ampio supporto allo Stato che era regolarmente al potere prima che la guerra lo colpisse: il governo di Assad come unico legittimo rappresentante della Siria[1].

«La situazione è più che pericolosa. In queste circostanze è ipocrita e irresponsabile fare dichiarazioni rumorose sul terrorismo internazionale mentre si chiudono gli occhi di fronte ai canali di finanziamento e di sostegno ai terroristi, incluse le pratiche di traffico di droga, petrolio e armi. Sarebbe ugualmente irresponsabile provare a manipolare gruppi di estremisti, provare ad assoldarli per raggiungere i propri obiettivi politici sperando di riuscire a "gestirli" o, in altre parole, liquidarli, più tardi. Crediamo che qualsiasi tentativo di giocare con i terroristi, senza parlare di armarli, sia non solo cieco ma anche potenzialmente incendiario. Tutto ciò potrebbe risultare in un incremento drammatico della minaccia terrorista e abbracciare nuove regioni. Specialmente visto che lo Stato Islamico addestra i propri soldati in vari paesi, inclusi paesi europei. La Russia è sempre stata decisa e consistente nell'opporsi al terrorismo in tutte le sue forme. Oggi diamo assistenza militare e tecnica sia in Iraq che in Siria, dove stanno combattendo gruppi terroristi. Pensiamo sia un enorme sbaglio rifiutarsi di collaborare con il governo siriano e le sue forze armate che stanno combattendo il terrorismo con valore, faccia a faccia. Dovremmo poi riconoscere che nessuno tranne le forze armate del Presidente Assad e le milizie curde stanno combattendo veramente lo Stato Islamico e le altre organizzazioni terroristiche in Siria[2]

Un cenno alle problematiche dei profughi, che Putin ricollega alla strategia occidentale di destabilizzazione del Medio oriente, definendo tale fenomeno "una severa lezione per l'Europa"[3].

«Ancora una volta, questo coordinamento dovrebbe essere informato ai principi della Carta delle Nazioni Unite. Speriamo che la comunità internazionale sarà in grado di sviluppare una strategia complessiva di stabilizzazione politica e di ripresa sociale ed economica del Medio Oriente. Se questo avvenisse, non ci sarebbe bisogno di nuovi campi profughi. Oggi il flusso di persone costrette a lasciare la loro madrepatria ha letteralmente congestionato l’Europa. Ora sono centinaia di migliaia, ma presto potrebbero essere milioni. Di fatto, è una nuova, grande e tragica migrazione di popoli. Ed è una severa lezione per gli Europei. Naturalmente ogni assistenza a stati sovrani può e deve essere offerta, non imposta, ed esclusivamente e solamente in ossequio alla Carta delle Nazioni Unite. In altre parole, tutto quanto viene fatto e sarà fatto in questo campo, nella misura in cui osserverà le norme del diritto internazionale, meriterà sostegno. Tutto quanto, al contrario, contravverrà la Carta delle Nazioni Unite sarà respinto. Soprattutto credo che sia della massima importanza ripristinare le istituzioni governative in Libia, sostenere in governo dell'Iraq e fornire completa assistenza al legittimo governo della Siria[2]

Proprio nei riguardi del concetto di pace, Putin sottolinea come non può essere tollerata, da parte russa, la politica espansiva della NATO che, pur di perseguire i suoi interessi, ha appoggiato deliberatamente un golpe militare in Ucraina. Questo, così come le sanzioni unilaterali, lo ritiene contrario al diritto internazionale. Secondo il Presidente l’integrità territoriale dell’Ucraina non può essere garantita con l'utilizzo delle armi (da parte dell’Ucraina stessa e della NATO) ma in base agli accordi di Minsk che, secondo il Presidente russo, avrebbero sancito i diritti della popolazione del Donbass[1].

«In ogni caso il costume mentale che richiede di ragionare per blocchi contrapposti del tempo della guerra fredda e il desiderio di esplorare nuove aree geopolitiche è ancora presente fra alcuni dei nostri colleghi. È riprovevole che alcuni dei nostri colleghi abbiano fin ora scelto una strada diversa: quella di esplorare nuovi spazi geopolitici. Prima di tutto hanno continuato la loro politica di espansione della NATO e delle sue infrastrutture militari. In secondo luogo hanno offerto ai paesi dello spazio post sovietico una scelta ingannevole: essere Occidente, o essere Oriente. Prima o poi questa logica di confronto era destinata a produrre una grande crisi geopolitica. Questo è esattamente quanto accaduto in Ucraina, dove il malcontento popolare nei confronti delle autorità al potere è stato strumentalizzato e dove è stato orchestrato dall’esterno un colpo di Stato militare che ha prodotto, come risultato, una guerra civile. Crediamo che solo una piena e leale attuazione degli accordi di Minsk del 12 febbraio 2015 possa porre fine al bagno di sangue e consentire di uscire dal vicolo cieco. L'unità territoriale dell'Ucraina non può essere assicurata con le minacce e la forza delle armi. Quello che serve è una sincera attenzione per gli interessi ed i diritti della gente della regione del Donbass, e rispetto per la loro scelta. Bisogna concordare con loro, come previsto dagli accordi di Minsk, gli elementi chiave del profilo politico del paese. Questi passi garantiranno la crescita dell'Ucraina come paese civile, come un collegamento essenziale nella costruzione di un comune spazio di sicurezza e di cooperazione economica in Europa ed in Eurasia. A dispetto di ciò al giorno d’oggi sanzioni unilaterali che aggirano la Carta delle Nazioni Unite sono diventate un elemento quasi fisso del panorama. Oltre a perseguire obiettivi politici, queste sanzioni servono come mezzo per eliminare la concorrenza[2]

Putin attacca anche le politiche economiche degli Stati occidentali, ritenendo che le problematiche economiche mondiali debbano essere discusse all'interno dell’ONU e del WTO ̟e non lasciate all'interesse di un ristretto gruppo di privilegiati (gli Stati occidentali). Ne deplora il fine limitativo dell'economia russa che, al contrario, ritiene essenziale per la diffusione della cosiddetta "via della seta" cinese.

«Mi piacerebbe sottolineare un altro segno di crescente "autoreferenzialità economica". Alcuni paesi hanno scelto di creare associazioni economiche chiuse ed "esclusive", governate da regole contrattate nei retroscena, al segreto dagli stessi cittadini di quei paesi, dal grande pubblico e della comunità degli affari. Altri Stati, i cui interessi potrebbero essere danneggiati, non sono informati di nulla. Sembra che dobbiamo essere per forza messi davanti al fatto compiuto, al cambiamento delle regole in favore di un ristretto gruppo di privilegiati, senza che l'Organizzazione mondiale del commercio abbia nulla da obiettare. Questo processo potrebbe sbilanciare completamente il sistema commerciale e disintegrare lo spazio economico globale. Sono argomenti che toccano gli interessi di tutti gli stati ed influenzano il futuro dell'economia mondiale nel suo complesso. Ecco perché proponiamo di discuterli all’interno delle Nazioni Unite, dell'Organizzazione mondiale del commercio e del G20. Contro la politica di "limitazione", la Russia propone di armonizzare i progetti economici regionali. Mi riferisco alla cosiddetta "integrazione delle integrazioni" basata su regole di commercio internazionale universali e trasparenti. Per esempio vorrei menzionare i nostri piani di interconnettere e l’iniziativa cinese della Cintura economica della via della seta. Crediamo ancora che l’armonizzazione dei processi di integrazione fra l'Unione economica eurasiatica e l'Unione europea sia una prospettiva molto promettente[2]

Putin conclude con un breve accenno ai cambiamenti climatici, sostenendo come sia necessario adoperare nuove tecnologie che non siano dannose all'ambiente come quelle attuali, il Presidente russo propone la convocazione di un Forum speciale dell’ONU affinché si discuta del tema ambientale[3].

Reazioni e conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Dopo una reazione iniziale, relativa soprattutto agli attacchi di Putin alla politica medio orientale delle potenze occidentali, gli attriti tra Russia e Stati Uniti sembrarono essersi ricomposti a seguito dell'immediato incontro tra il Presidente russo e Barack Obama, avvenuto appena ventiquattro ore dopo. Nell'incontro i due capi di Stato concordarono missioni militari comuni contro l'Isis, pur differenziando la loro posizione rispetto al regime di Assad[4]. Ciò apparve alla stampa occidentale come una ricomposizione sostanziale dei dissensi tra le due potenze e i contenuti del discorso di Putin furono presto relegati in secondo piano dall'opinione pubblica occidentale[5]. Si trascurò soprattutto di prendere in considerazione la parte del discorso relativa alla posizione della Russia nei confronti dell'Ucraina e il concetto di Putin di "autodeterminazione dei popoli", riferito alla forma di governo che essi si vogliono dare e, nello specifico, l'autodeterminazione dei russi di Ucraina. La serietà dei concetti espressi dal Presidente russo si vide drammaticamente alcuni anni più tardi con l'invasione dell'Ucraina del 2022.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Stefano Vaccara,Tra i litiganti Putin e Obama la carta dell'Onu soffre e l'Isis gode, VNY-La Voce di New York
  2. ^ a b c d e f g Discorso di Vladimir Putin alla 70ma Assemblea delle Nazioni Unite, tradotto da Sascha Picciotto e Marco Bordoni per Saker Italia
  3. ^ a b Alphainstitute
  4. ^ Massimo Gaggi, Obama-Putin, dialogo dopo il gelo, Cor.Sera, 29 settembre 2015, p. 5
  5. ^ Franco Venturini, Quello che Putin non dice, Cor.Sera, 1 ottobre 2015, p. 31

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Volodymyr Zelens'kyj̈

Senza di voiǃ

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

La Voce di New York