Diocesi di Trapani

Diocesi di Trapani
Dioecesis Drepanensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Palermo
Regione ecclesiasticaSicilia
 
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoPietro Maria Fragnelli
Vicario generaleAlberto Genovese
Vescovi emeritiFrancesco Miccichè
Presbiteri101, di cui 70 secolari e 31 regolari
1.966 battezzati per presbitero
Religiosi39 uomini, 138 donne
Diaconi19 permanenti
 
Abitanti202.692
Battezzati198.590 (98,0% del totale)
StatoItalia
Superficie1.089 km²
Parrocchie94 (4 vicariati)
 
Erezione31 maggio 1844
Ritoromano
CattedraleSan Lorenzo
Santi patroniMadonna di Trapani
Alberto degli Abati
IndirizzoCorso Vittorio Emanuele 38, 91100 Trapani, Italia
Sito webwww.diocesi.trapani.it
Dati dall'Annuario pontificio 2021 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
Il santuario della Madonna di Trapani.

La diocesi di Trapani (in latino: Dioecesis Drepanensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Palermo appartenente alla regione ecclesiastica Sicilia. Nel 2020 contava 198.590 battezzati su 202.692 abitanti. È retta dal vescovo Pietro Maria Fragnelli.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi comprende la città di Trapani e i comuni della parte settentrionale del libero consorzio comunale di Trapani: Alcamo, Buseto Palizzolo, Calatafimi Segesta, Castellammare del Golfo, Custonaci, Erice, Isole Egadi, Misiliscemi, Paceco, San Vito Lo Capo e Valderice. Confina con l'arcidiocesi di Monreale, ad est, e con la diocesi di Mazara del Vallo, a sud.

Sede vescovile è la città di Trapani, dove si trova la cattedrale di San Lorenzo. Nel territorio diocesano si trovano anche quattro basiliche minori: Maria Santissima Annunziata, San Pietro e San Nicolò a Trapani e Santa Maria Assunta ad Alcamo.

Alla diocesi appartiene la "Collezione di arte contemporanea DiAr", ospitata al seminario vescovile di Casa Santa, e il museo diocesano, ospitato nella chiesa di Sant'Agostino.[1]

Suddivisione del territorio[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio si estende su 1.089 km² ed è suddiviso in 94 parrocchie, raggruppate in 4 vicariati foranei: Trapani città - Erice Casa Santa-Isole Egadi , Agro Ericino, Paceco e agro trapanese, Golfo di Castellammare.

Santuari[modifica | modifica wikitesto]

Molti infine sono i santuari presenti nella diocesi:

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il cristianesimo fece ben presto il suo ingresso in terra trapanese, per il suo stretto legame con la chiesa cartaginese; nell'isola infatti si diffondono il culto e la devozione verso santi e martiri africani, tra cui san Giuliano, san Liberale, martire a Cartagine, e altri santi. Fino all'occupazione araba della Sicilia, il territorio trapanese era sottoposto all'autorità del vescovo di Lilibeo. Le fonti riportano l'esistenza di un vescovo di Trapani nel IX-X secolo, forse per il declino di Lilibeo, sottoposto all'autorità dell'arcivescovo di Siracusa. Quando i Normanni conquistarono l'isola, Trapani e il suo territorio entrarono a far parte della nuova diocesi di Mazara.

Risale al 1496 la prima richiesta di erezione di una diocesi trapanese, sempre osteggiata dai vescovi di Mazara. Con l'Ottocento, ripresero le iniziative a favore di una nuova diocesi, sostenute dalla convinzione dell'antichità della Chiesa trapanese, fondata dall'apostolo Pietro, e della presunta presenza di un vescovo trapanese (episcopus Drepani) al concilio di Nicea del 325.

La diocesi fu eretta il 31 maggio 1844 con la bolla Ut animarum Pastores di papa Gregorio XVI, ricavandone il territorio dalla diocesi di Mazara del Vallo; in origine comprendeva: Trapani, Monte San Giuliano (ora Erice), Paceco, Xitta, Favignana, Pantelleria e loro pertinenze.

Primo vescovo fu il redentorista lucano Vincenzo Maria Marolda, che fece il suo ingresso solenne in diocesi la vigilia di Natale del 1844. Si adoperò per la fondazione del seminario vescovile, che fu aperto nei locali del convento di San Francesco il 7 novembre 1845, per l'obbligo di un aggiornamento teologico per il clero, e per una presenza permanente di sacerdoti nelle isole. Inimicatosi i rivoltosi nel 1848, dovette abbandonare la diocesi assieme agli altri funzionari borbonici; la diocesi fu affidata al vicario generale che la governò fino alle dimissioni del Marolda nell'ottobre del 1851.

In seguito, a causa di dissidi fra il governo di Napoli e la Santa Sede, la diocesi rimase vacante per quasi due anni, fino alla nomina di Vincenzo Ciccolo Rinaldi. Questi visse gli anni difficili dello scontro fra cattolici tradizionalisti e cattolici liberali, guidati dal sacerdote Vito Pappalardo, professore del seminario. Durante i moti del 1860, fu costretto all'esilio e rientrò in diocesi solo nel 1866. Ciccolo Rinaldi visse anche i primi anni, difficili e tesi, dell'unità d'Italia, che comportò la soppressione degli ordini religiosi e l'incameramento dell'asse ecclesiastico, con la messa in liquidazione dei beni della Chiesa; solo a Trapani furono confiscati e messi in vendita 541 immobili della diocesi.[2] Anche il successore Giovanni Battista Bongiorno dovette attendere fino al 27 luglio 1879 la concessione dell'exequatur, ritardata per i tentativi del governo liberale di intervenire nella nomina dei vescovi, anche con la pretesa di subentrare nel regio patronato ai precedenti monarchi, ossia di godere del diritto di presentazione dei vescovi.[3][4]

All'inizio del Novecento, il modernismo fece la sua apparizione in diocesi, debolmente affrontato dal vescovo Stefano Gerbino di Cannitello, che per motivi di salute dette le sue dimissioni nel 1906. Il successore Francesco Maria Raiti operò per bloccare sul nascere le idee moderniste (tramite il periodico "La Fiaccola"), vietò abusi in campo liturgico, fondò il bollettino diocesano, riformò il seminario, dette avvio all'attuazione dell'enciclica Il fermo proposito sull'associazionismo cattolico, pubblicò il calendario liturgico proprium della diocesi. Nel 1911 celebrò il primo sinodo diocesano, dove furono prese disposizioni a difesa del dogma, del culto, del rito e della disciplina. Nel 1912, tramite ricorso al Consiglio di Stato, ottenne l'abolizione della decisione comunale di vietare l'insegnamento della religione nelle scuole.

Il successore, Ferdinando Ricca, non nascose le sue simpatie per il fascismo. Durante la seconda guerra mondiale i bombardamenti sulla città portarono alla distruzione dell'episcopio e del seminario.

Il 15 settembre 1950, in forza del decreto Dioecesis Drepanensis della Congregazione Concistoriale[5], furono approvate ampie variazioni territoriali: la diocesi annetté le città e i territori di Alcamo, Calatafimi e Castellammare del Golfo, che erano appartenute alla diocesi di Mazara del Vallo, a cui fu restituita la giurisdizione sull'isola di Pantelleria.

L'8 maggio 1993 papa Giovanni Paolo II fece una visita pastorale alla diocesi.

Il 30 gennaio 2006 la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha confermato la Madonna di Trapani patrona principale della diocesi e Sant'Alberto degli Abati patrono secondario.[6]

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi originari della diocesi[modifica | modifica wikitesto]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi nel 2020 su una popolazione di 202.692 persone contava 198.590 battezzati, corrispondenti al 98,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 139.100 139.603 99,6 86 50 36 1.617 43 228 30
1970 207.043 209.659 98,8 114 113 1 1.816 50 76
1980 199.000 203.200 97,9 144 95 49 1.381 1 56 334 82
1990 199.000 203.575 97,8 132 85 47 1.507 1 54 266 94
1999 204.350 204.455 99,9 124 80 44 1.647 4 48 228 87
2000 203.207 204.157 99,5 125 80 45 1.625 5 54 229 94
2001 202.490 203.584 99,5 122 76 46 1.659 5 52 217 94
2002 203.408 203.424 100,0 123 77 46 1.653 8 50 226 94
2003 203.401 203.415 100,0 116 73 43 1.753 8 49 210 94
2004 197.982 202.018 98,0 117 73 44 1.692 10 50 164 94
2010 207.300 208.084 99,6 112 77 35 1.850 17 43 171 94
2014 203.100 204.600 99,3 99 69 30 2.051 17 36 145 94
2017 199.400 205.480 97,0 102 69 33 1.954 20 39 143 94
2020 198.590 202.692 98,0 101 70 31 1.966 19 39 138 94

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ AMEI, su amei.biz. URL consultato l'8 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2015).
  2. ^ Corso, Trapanai, p. 755.
  3. ^ Il Divin Salvatore, Roma, anno XV, n° 91, 12 agosto 1879, p. 1446
  4. ^ Gaetano Zito, L'arcivescovo Guarino, la Santa Sede e le Chiese di Sicilia. Nomine vescovili tra regio patronato ed exequatur, in Il cardinale Giuseppe Guarino e il suo tempo. Chiesa, movimenti, istituzioni civili nella Sicilia di fine Ottocento, a cura di Cesare Megazzù e Giovan Giuseppe Mellusi, Atti del Convegno di studi, Messina 16-17 marzo 2012, Messina, 2013, pp. 269, 272 ISBN 978-88-87617-56-6
  5. ^ AAS 42 (1950), pp. 888-889.
  6. ^ Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, decreto 30 gennaio 2006, Prot. 37/06/L, vedi Notitiae, 2006, nn. 479-480, p. 372
  7. ^ Il 18 marzo 1852 fu nominato vescovo titolare di Samosata.
  8. ^ Dal 19 maggio 2012 al 3 novembre 2013 fu amministratore apostolico Alessandro Plotti, arcivescovo emerito di Pisa.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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