Dedalo

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Dedalo
Ritratto immaginario di Dedalo nel murale del Palazzo dell'Università di Atene, dipinto da Carl Rahl ed Eduard Lebiedzki.
Sagaminoico-siciliana
Lingua orig.Greco antico
Caratteristiche immaginarie
SessoMaschio
EtniaGreco-attico
ProfessioneArtigiano, inventore e scienziato
Mito di Dedalo in
un mosaico romano
Dettaglio rappresentante Dedalo nel mosaico pavimentale del II secolo d.C., rinvenuto e conservato nel territorio di Gaziantep (Zeugma).
Dedalo ed Icaro, mentre lavorano per i sovrani cretesi, stan per essere rinchiusi nella trappola labirintica da essi progettata.
Il mosaico per intero nella sala museale a Gaziantep, che riproduce gli scavi di Zeugma.

Dedalo (in greco antico: Δαίδαλος?, Dáidalos; in latino Daedalus) è un personaggio della mitologia greca. Grande architetto, scultore e inventore, noto soprattutto per essere il costruttore del famoso labirinto del Minotauro, a Creta. Proprio per quest'ultimo fatto, il suo nome è usato ancor oggi come sinonimo di "labirinto".

Il mito[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di un principe ateniese, Metione,[1] o Eupalamo,[2] o ancora Palemone,[3] Dedalo era probabilmente originario di Atene, dov'era un apprezzato scultore. In seguito all'omicidio del suo assistente e nipote Calo, che avrebbe ucciso perché geloso della sua maestria, fu accolto a Creta dal re Minosse.

Durante questo suo soggiorno al palazzo, lo scultore attirò il desiderio di una schiava del re di Creta, di nome Naucrate, la quale s'innamorò perdutamente della sua maestria e della sua bellezza. Dedalo si unì alla giovane, che gli diede un figlio, Icaro.

A lui è attribuita la costruzione della vacca di legno nella quale Pasifae, moglie di Minosse, si accoppiò con il toro sacro inviato da Poseidone: dall'unione nacque il Minotauro, che fu rinchiuso per ordine di Minosse nel labirinto costruito da Dedalo.

Dedalo e Icaro in un rilievo a Villa Albani (Roma), nell'intento di uscire dal labirinto. Illustrazione tratta dal lessico di Joseph Meyer.[4]

Essendo a conoscenza della struttura del labirinto, Dedalo, una volta finita la sua opera, vi fu rinchiuso con il figlio Icaro.[5] Dedalo per scappare dispose delle piume di uccello in fila, partendo dalle più piccole alle più grandi, in modo che sembrassero sorte su un pendio. Poi al centro le fissò con fili di lino, alla base con cera, e dopo averle saldate insieme le curvò leggermente, per imitare ali vere. Dedalo raccomandò al figlio Icaro di volare a mezz’altezza in modo che l'umidità non appesantisse le ali e che il sole non facesse sciogliere la cera.
Durante il volo Icaro si avvicinò troppo al sole e il calore fuse la cera, facendolo cadere in mare.[6]

Fuggito da Creta, Dedalo si recò in Sicilia, dove trovò rifugio presso il re Cocalo. Minosse, per cercare di riacciuffare il fuggitivo, escogitò un piano: promise una forte ricompensa a chiunque avesse trovato il modo di far passare un filo tra le volute di una conchiglia. Dedalo riuscì nell'impresa, legando un filo a una formica che, introdotta nella conchiglia i cui bordi aveva cosparso di miele, passò tra gli orifizi per trovare il miele.

Minosse giunse in Sicilia e pretese la consegna di Dedalo, ma le figlie del re Cocalo aiutarono Dedalo a ucciderlo.

Dedalo visse ancora molti anni in Sicilia fino a quando decise di andare con Iolao, nipote di Eracle, in Sardegna, dove si stabilirono.[7]

Le invenzioni[modifica | modifica wikitesto]

A lui venne attribuita l'invenzione delle sculture, lignee o in terracotta, dette daidala, anche se lo scrittore e geografo Pausania pensava che esse esistessero già prima dei tempi di Dedalo.[8]

Dedalo era anche ritenuto l'inventore delle agalmata, statue di divinità che avevano occhi aperti e membra mobili.[9] Queste statue erano così simili alla realtà rappresentata, che Platone fece notare la loro sorprendente e sconcertante mobilità.[10]

Paesaggio con sepoltura di Icaro, dipinto da Carlo Saraceni (1607; Napoli, Museo nazionale di Capodimonte).

Dedalo nell'Eneide[modifica | modifica wikitesto]

Virgilio ricorda Dedalo nel VI libro dell'Eneide, quando Enea giunge al "tempio immane" della Sibilla cumana. Fu appunto Dedalo a costruire il tempio, a consacrarlo a Febo e a incidere sui battenti la storia del mito che lo riguardava, dalla morte di Androgeo fino ai "ciechi passi" di Teseo lungo il filo d'Arianna. Solo del figlio Icaro manca la storia, perché il padre fu fermato due volte dal troppo dolore nel raffigurare l'evento: «bis patriae cecidere manus» («due volte caddero le mani paterne»).

Uso del termine nella lingua italiana[modifica | modifica wikitesto]

In italiano viene utilizzato il sostantivo "dedalo" per indicare un intrico (solitamente di strette vie) simile a un labirinto, derivando per metonimia il termine dal costruttore del labirinto.[11]

Nell'arte e nella cultura storica[modifica | modifica wikitesto]

Il mito di Dedalo, molto spesso assieme a suo figlio Icaro, è stato oggetto di molte raffigurazioni (talvolta anche simboliche o allegoriche): dall'attribuizione di uno stile originario della scultura greca arcaica, iniziata storiograficamente a Creta, e poi proseguita nell'antica polis d'arte di Sicione, da qui espandendosi in tutta la sfera dell'antica Grecia; per poi arrivare al secolo neoclassico e romantico (VIII-XIX sec.), continuando, anche oltre il celebre esempio dello scultore Antonio Canova: Dedalo e Icaro.

Altri media[modifica | modifica wikitesto]

Fumetti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Ikaris.

Il personaggio di Dedalo è presente anche nei fumetti Marvel Comics e corrisponde a Ikaris, uno degli Eterni (un gruppo di personaggi immortali). Questo Eterno (con il dono del volo) al tempo dell'Antica Grecia non si chiamava ancora Ikaris e aveva un figlio di nome Icaro.
Per fare volare Icaro al suo fianco, l'Eterno gli costruì un paio d'ali meccaniche; una volta che egli era assente, tuttavia, il figlio volò troppo in alto, perse i sensi, cadde e morì. Il padre decise allora di cambiare il proprio nome in Ikaris, in ricordo del figlio perduto.

Nel manga de I cavalieri dello zodiaco, compare un Cavaliere d'Argento di nome Dedalus di Cefeo, maestro di Andromeda e di Nemes. Con il personaggio mitologico, questo cavaliere condivide la notevole intelligenza e il grande ingegno (insegnerà al suo allievo come manovrare la sua celebre Catena di Andromeda, nonostante il suo stesso Cloth non sia provvisto di armi simili). Questo personaggio nella serie anime non esiste, in quanto viene sostituito da Albione, un cavaliere creato appositamente dagli autori della serie televisiva.

Articolo della rivista Waxworks (n. 4) intitola Mirror ed argomentato Automata and androides (214 x 134 mm), trattante dei meccanismi attribuiti a Dedalo, oggi conservato alla Bodleian Library di Oxford.

Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Dedalo è un personaggio del libro fantasy La Battaglia del Labirinto, quarto libro della saga di Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo.

Poesie[modifica | modifica wikitesto]

Gabriele D'Annunzio dedicò a Icaro innumerevoli versi nel suo capolavoro Alcyone. Ad accendere l'interesse del poeta fu la sua passione per il volo. Nella poesia: Altius egit iter (in latino: “diresse il suo volo troppo in alto”) D'Annunzio immagina l'ombra di Icaro spaziare ancora per il Mediterraneo: «rapida come il vento, segue solo le navi più veloci e ama la voce di chi comanda». D'Annunzio vede in Icaro sé stesso, avendo anch'egli il desiderio di sfidare altezze e abissi andando incontro all'ignoto.[13]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Diodoro Siculo, 4.76.1.
  2. ^ Igino, Favola 39, 244 & 274.
  3. ^ Pausania, 9.3.2.
  4. ^ (DE) Joseph Meyer (a cura di), Meyers Konversations-Lexikon, vol. 4, 4ª ed., Lipsia, Bibliographisches Institut, 1885, p. 409.
  5. ^ Quest'ultimo periodo manca della fonte: Apollodoro nel II secolo a.C. sostiene che Dedalo venne rinchiuso nel labirinto perché Minosse lo ritenne responsabile della "riuscita" di Teseo, che poté tornare dal labirinto grazie all'espediente del gomitolo che lo stesso Dedalo aveva suggerito. Non ci sono altre fonti nell'antichità che collochino Dedalo e Icaro imprigionati nel labirinto. Ovidio nelle Metamorfosi non lo fa, Diodoro Siculo nemmeno.
  6. ^ Luigi Galasso, Giove e il fato nel IX libro delle Metamorfosi di Ovidio, in Materiali e discussioni per l'analisi dei testi classici, n. 49, 2002, p. 117, DOI:10.2307/40236228. URL consultato il 21 luglio 2022.
  7. ^ Ovidio, Metamorfosi VIII.
  8. ^ (EN) Pausanias, The Description of Greece, vol. 3, Londra, R. Faulder, 1794, p. 6. URL consultato il 25 marzo 2023.
  9. ^ (EN) Alice A. Donohue, Xoana and the origins of Greek sculpture, Scholars Press, 1988, p. 182.
  10. ^ Luisa Biondetti, Dizionario di mitologia classica, Badini & Castoldi, 1997, p. 178, ISBN 88-8089-300-9.
  11. ^ dèdalo2, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 25 marzo 2023.
  12. ^ (DE) Joannes Oppelt e Johann Christoph Sysang, Sammlung Geist- und Sinnreicher Gedancken uber Verschiedene aus der Natur, Kunst, und Wissenschafften vorgestellte Sinn-Bilder, Praga, Carolo-Ferdinandeischen Universitäts, 1749, p. 185. URL consultato il 25 marzo 2023.
  13. ^ Giuseppe Iannaccone e Mauro Novelli, L'emozione della letteratura, alle origini dell'epica, Giunti T.V.P., 2018, p. 82, ISBN 978-88-09-84955-6.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti antiche
Fonti moderne

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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