Debbie Dingell

Debbie Dingell

Membro della Camera dei Rappresentanti - Michigan, distretto n.6
In carica
Inizio mandato3 gennaio 2023
PredecessoreFred Upton

Membro della Camera dei Rappresentanti - Michigan, distretto n.12
Durata mandato3 gennaio 2015 –
3 gennaio 2023
PredecessoreJohn Dingell
SuccessoreRashida Tlaib

Dati generali
Partito politicoDemocratico

Debbie Dingell, vero nome Deborah Ann Dingell, nata Insley (Detroit, 23 novembre 1953), è una politica statunitense, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato del Michigan.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata a Detroit, dopo la laurea alla Georgetown la Dingell lavorò per molti anni come dirigente della General Motors e lobbista.

Nel 1981 sposò l'importante politico John Dingell e si dedicò all'attivismo politico, operando all'interno del Partito Democratico. Nel frattempo fu attiva in alcune organizzazioni no-profit e in vari consigli di amministrazione.

Quando nel 2014 John Dingell annunciò di voler lasciare il seggio della Camera dei Rappresentanti che occupava da sessant'anni, la signora Dingell si candidò per succedere al marito[1]. Essendo quello dei Dingell un distretto molto favorevole ai democratici, la Dingell non ebbe problemi a vincere le elezioni e divenne così deputata[2]. In questo modo divenne la prima donna ad essere eletta al Congresso succedendo al marito mentre questi era ancora in vita (fino a quel momento infatti le mogli dei deputati erano state elette a loro volta deputate solo da vedove)[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) D.C. Is Debbie Dingell’s Town, su politico.com, Politico. URL consultato il 22 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2014).
  2. ^ La famiglia Dingell, seggio da deputati fin dal 1933, su ilsecoloxix.it, Il Secolo XIX. URL consultato il 22 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2015).
  3. ^ (EN) Debbie Dingell Ready for Spotlight as Her Husband, the ‘Dean’ of Congress, Steps Aside, su nytimes.com, The New York Times. URL consultato il 22 febbraio 2015.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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