Davide Cova

Davide Cova

Sindaco di Oristano
Durata mandato1943 –
1946
PredecessorePaolo Lugas
SuccessoreAlfredo Corrias

Dati generali
Partito politicoPartito Sardo d'Azione
Titolo di studioLaurea in ingegneria industriale
UniversitàRegio Istituto Tecnico Superiore
Professionegiornalista, politico, ingegnere e architetto

Davide Cova (Cagliari, 27 giugno 1891Oristano, 9 maggio 1947) è stato un giornalista, politico, ingegnere e architetto italiano; fu uno dei fondatori del Partito Sardo d'Azione.

Nella sua vita, orientata verso la difesa dei diritti umani, le sue scelte, la sua azione politica, l'esercizio stesso della sua professione d'ingegnere, rivolti sia alla salvaguardia sia al progresso, furono ampiamente dedicati al sostegno e allo sviluppo della Sardegna.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Trascorse l'infanzia, l'adolescenza e parte della giovinezza nella sua città natale. Viaggiò in varie parti d'Italia e all'estero. Dopo la morte del padre, fu incoraggiato dalla madre a continuare gli studi alla Regia Facoltà di Matematica di Cagliari, dov'era apprezzato dai suoi insegnanti, scienziati di fama come Domenico Lovisato di mineralogia, e Antonio Fais di calcolo infinitesimale.

Continuò gli studi a Milano, al Regio Istituto Tecnico o Politecnico, laureandosi in ingegneria industriale nel 1914, conseguì il diploma in architettura e vari titoli di specializzazione. Ideologo e fondatore, nel primo periodo del XX secolo, del Movimento per la rinascita della Sardegna, definito anche "Rinascimento sardo", sorto per favorire il superamento dello stato di disagio del popolo sardo da secoli oppresso, fondò a Cagliari il giornale "Sardegna" con Attilio Deffenu.

Partecipò a Milano a movimenti per i diritti umani. Dopo la prima guerra mondiale fondò a Cagliari i giornali Il Popolo Sardo e Il Solco. Nella piazza Martiri aprì uno studio d'ingegnere in società con un altro, realizzando progetti per privati a Cagliari e altrove. Collaborò alla risistemazione dell'Orto Botanico di Cagliari. Partecipò ad alcune iniziative della Società Ginnastica "Amsicora" di Cagliari; prima come atleta e successivamente istruttore tecnico di nuoto e atletica. Dopo la laurea in ingegneria realizzò strutture per la pratica sportiva e progettò lo Stadio Amsicora, a Cagliari, nei terreni dell'ex colonia penale di San Bartolomeo. Realizzò la fiera di maggio del 1921 collaborando col cavalier Guido Costa (Fiera della Sardegna) e nel luglio dello stesso anno, col pittore Felice Melis Marini, la prima mostra d'arte sarda a Cagliari. Ideatore di un partito di sostegno alla Sardegna, sostenitore dell'autonomia e della valorizzazione e diffusione della cultura si batté durante tutta la sua vita per la causa di un riscatto della Sardegna. Nel 1920 insegnò calcolo infinitesimale alla Facoltà di matematica di Cagliari. Nell'aprile del 1921 fondò a Oristano il Partito Sardo d'Azione con Emilio Lussu, Camillo Bellieni e altri compagni. Nell'ottobre del 1921 fu aggredito da squadracce, fu accusato ingiustamente, la sede de Il Solco fu distrutta e il giornale bruciato in piazza. Ferito, riuscì a fuggire e a imbarcarsi su un cargo, unico mezzo in partenza, alla Darsena di Cagliari. Si ritrovò in Tunisia. Dopo mesi, rientrato in Italia partì per Milano dove visse, sotto il falso nome di Francesco Floris, lavorando in un'officina. Accusato ingiustamente fu assolto. Rientrò nel 1923 e partecipò a un concorso per l'incarico di ingegnere-capo dell'Ufficio tecnico del Municipio di Oristano. Si stabilì a Oristano dove realizzò varie opere importanti per la città . Progettò edifici, trasformazioni fondiarie agrarie in varie parti dell'isola e bonifiche nel Campidano di Oristano. Nel 1925 fu inaugurata la Scuola d'arte applicata di Oristano che aveva contribuito a fondare con gli artisti Francesco Ciusa e Carmelo Floris. Nel 1928 si sposò con un'insegnante, Maria Rosa Fara ed ebbe sei figli. Per non aver ritirato la tessera del Partito Nazionale Fascista fu privato del posto di lavoro nel 1929. La scuola d'arte fu chiusa e lui fu considerato come persona da sorvegliare. Dopo la caduta del fascismo fu sindaco di Oristano lavorando incessantemente per il benessere della popolazione in quegli anni di guerra. I bombardamenti a Cagliari distrussero gran parte della città compreso il negozio di ottica materno. A Oristano non fecero particolari danni, ma la vita non era facile. Riprese l'attività nel PSd'Az, organizzò il primo congresso e collaborò alla stesura dello statuto regionale. Morì a Oristano, sul treno per Cagliari il 9 maggio 1947.

L'azione politica e sociale[modifica | modifica wikitesto]

Ancora giovanissimo Davide Cova si occupò della "Questione Sarda" con un gruppo di amici e studiosi riuniti a Cagliari per analizzare i grandi problemi della Sardegna sorti nei lunghi secoli in cui l'Isola fu luogo di pena o da depredare che continuavano irrisolti a mantenere la Regione in stato di miseria, mancanza di scuole, di strade, di industrie e leggi adeguate. La presenza dello Stato nella Sardegna, fin verso la fine dell'Ottocento, era stata soprattutto per gli avventi fiscali: anche gli studi condotti sulla società e sull'economia avevano avuto, ancora agli inizi del nuovo secolo, questo principale scopo.

Il malessere generale contribuiva ad alimentare ancor più conflitti e faide all'interno delle comunità, specialmente nello zone che restavano maggiormente isolate per la scarsa viabilità. Davide Cova desiderando una società più giusta fondò tra il 1909-1910 un movimento politico, in parte d'ispirazione mazziniana, il "Movimento Sardo" definito "rinascimento sardo" che iniziava la sua azione col promuovere nei sardi la consapevolezza dell'identità, il senso del valore della propria cultura, l'amore per la propria terra devastata anche dal disboscamento, voluto prima dal Cavour e ancora attivo per la carbonizzazione dei restanti boschi.

Nello stesso periodo, sempre a Cagliari, fondò con Attilio Deffenu il giornale "Sardegna" illustrato dal pittore Mario Delitala, che intendeva portare avanti gli ideali del Movimento Sardo, in particolare: liberare la Sardegna dal protezionismo che favoriva le fabbriche del Nord e impediva qualsiasi attività all'imprenditoria locale sarda, promuovere l'arte e l'espressione nelle sue varie forme, quali mezzi importanti per comunicare, educare, produrre, sviluppare una maggior coscienza politica tra i sardi. Davide Cova bussò alle porte di ministri e uomini di potere per far conoscere la situazione della Sardegna.

Si recò anche dal ministro Giovanni Giolitti al quale presentò una dettagliata relazione sui problemi isolani; dal Ministro ebbe in risposta la promessa del suo intervento a sostegno della Sardegna "purché s'approntassero progetti di una certa entità di cui il territorio abbisognava e per i quali sarebbero occorsi capitali pubblici e privati". Nel 1911 in Sardegna iniziarono i lavori per la costruzione delle centrali elettriche sul fiume Tirso e sul Coghinas.

Davide Cova aderì a movimenti culturali e per le conquiste dei diritti umani; collaborò al "Movimento per il suffragio universale" e per i Diritti dei Lavoratori, fu impegnato per il Mezzogiorno e diede sostegno al nascente "Movimento per la Liberazione della Donna" specialmente dopo la legge elettorale sul suffragio universale, approvata nel 1913, che escluse totalmente le donne dal diritto di voto.

In conseguenza della lentezza di risposte da parte del Ministero, si recò a Roma con altri esponenti del Movimento Sardo, tra cui Deffenu e Sanna, per protestare contro le inadempienze e la noncuranza nei confronti dell'isola. Ricevuti da rappresentanti del Ministero, i delegati ottennero alcune promesse, vanificate negli anni successivi. Dovunque a Milano erano scontri e tafferugli, tra interventisti e non interventisti, comizi che sfociavano in risse e finivano con l'intervento della polizia.

Davide Cova non era favorevole all'intervento, ritenendo più saggia la soluzione diplomatica, pensando alle future conseguenze che avrebbero portato a interrompere il nuovo discorso da portare avanti, in Sardegna e nel resto d'Italia, le nuove idee in molti campi, sia sociali sia economici. Non dello stesso avviso Deffenu il quale fu tra coloro che si lasciarono affascinare dall'idea interventista e nonostante avesse problemi di salute, dichiarò di volersi arruolare volontario e mise la sua firma in un proclama. Ai primi di luglio del 1915 i coscritti partivano per combattere: era scoppiata la prima guerra mondiale.

Verso la fine del 1918 Davide Cova fondava a Cagliari, con alcuni studiosi, Egidio Pilia, Filiberto Farci e Virgilio Caddeo il giornale Il Popolo Sardo dal carattere politico e culturale. Ci si proponeva di promuovere il progresso isolano mediante la diffusione di istruzione e cultura,il miglioramento dell'agricoltura e migliori condizioni nel campo del lavoro. Per poter risolvere i tanti problemi peculiari che non erano presi in considerazione dal governo centrale, di fondamentale importanza appariva, in particolare a [(Davide Cova)], la conquista dell'autonomia isolana. C'era stata la guerra 15-18 aveva aggiunto alla Sardegna nuovi problemi: Molti interruppero il lavoro, i loro studi, altri giovani erano morti in combattimento,molte braccia mancarono alle famiglie, inoltre ci fu una terribile epidemia che seminava altri morti, [(la Spagnola)]. In guerra persero la vita molti amici di Davide, tra cui dodici atleti della "Società Ginnastica Amsicora" di Cagliari che si era distinta, riportando con Loi nel 1912, l'oro alle Olimpiadi. Nel 1917 il compagno Deffenu cadde in combattimento.

La nascita del Partito Sardo d'Azione[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1919, cessata la pubblicazione a Cagliari de Il Popolo Sardo, Davide Cova fondava il periodico Il Solco dove venivano ancora riespressi i motivi della necessità di un'amministrazione autonoma tenendo conto dei problemi derivati dalla situazione geografica isolana,distaccata e poco collegata col resto d'Italia. L'intento era pure quello di rafforzare e promuovere l'azione dei sardi nei vari campi della cultura, del lavoro, dell'arte e di fondare un vero e proprio partito di sostegno alla causa sarda. In tutta la Sardegna si unirono numerosi sostenitori, in particolare i reduci della prima guerra mondiale,del Partito Nazionale Combattenti, che rivendicavano assistenza e riconoscimenti mai corrisposti, essendo demoralizzati, dopo l'esperienza della guerra,e ritrovandosi, molti di loro, senza lavoro, rattristati dalla perdita dei compagni. Anche Davide aveva perso dodici amici, atleti dell'Amsicora e il suo compagno Attilio Deffenu, sindacalista a Milano nello stesso periodo in cui lui era studente al Politecnico.Tra il 1920 e il 1921 si concretizza la nascita del Partito Sardo d'Azione con Davide Cova, Camillo Bellieni, Emilio Lussu e altri compagni. Le date del convegno e della registrazione furono stabilite per i giorni 17 e 18 Aprile 1921, il luogo prescelto fu la città di Oristano, per la sua importanza simbolica in quanto patria della Giudicessa Eleonora, colei che tentò di unificare la Sardegna e che fece dei combattimenti contro gli Aragonesi per renderla indipendente; la sede della registrazione fu il tribunale di Oristano. L'amicizia di Davide Cova con Lussu risale ad anni prima della guerra, poi consolidatasi quando dal 1919 Lussu con Pietro Mastino, entrambi giovani avvocati, andarono ad abitare a Cagliari nella piazza Costituzione, a poca distanza dal suo studio professionale d'ingegnere, sito nella vicina piazza Martiri. Le nuove idee del Movimento sardo diffuse dai giornali Il Popolo Sardo e Il Solco che promuovevano un nuovo modo di affrontare i problemi atavici dell'Isola attirarono l'attenzione degli intellettuali sardi nella Cagliari, da sempre, luogo d'afflusso di studenti e professionisti isolani, divenuta in questo periodo punto d'incontro di molti. Alle elezioni del 1920 il successo si ebbe con quattro parlamentari sardi in Parlamento e dovunque nell'Isola si osservò una rinata fiducia. Nei congressi di quegli anni Davide Cova definiva la Sardegna: "Cuore del Mediterraneo" per la sua centralità geografica nel mare e sosteneva la necessità di creare infrastrutture strade e porti per rendere più facili i collegamenti.

A Oristano nel 1920 definì la città "Cuore dell'Isola", per la sua posizione di quasi equidistanza dagli altri centri, e per la sua funzione simbolica in quanto patria della giudice Eleonora D'Arborea, la promulgatrice del primo codice di leggi sardo. Preparato lo Statuto, l'anno dopo, a Oristano, nel congresso del 17, 18 aprile del 1921 il Partito Sardo d'Azione nacque ufficialmente. Quindi sulle linee fondamentali del programma tracciate in precedenza, continuando l'opera pedagogica e divulgativa dell'idea autonomista, il Partito andava a organizzarsi con diverse sezioni nell'Isola, registrando tra gli iscritti anche la maggior parte degli ex combattenti sardi guidati da Lussu, Bellieni e altri ex combattenti. Il successo del Partito Sardo suscitò l'antagonismo dei raggruppamenti fascisti che dal 1919 andavano costituendosi in tutta la Sardegna e in particolare a Cagliari, dove Davide Cova fu aggredito da un gruppo di squadracce armate. Ferito, riuscì a sfuggire agli aggressori e nascondersi, a curarsi con acqua e aceto; fu poi informato che, con false accuse intendevano farlo arrestare. Le squadracce erano diventate attive soprattutto a Cagliari e nell'Iglesiente, sostenute dalla propaganda che in loro favore faceva, in quel periodo, qualche periodico ma anche il quotidiano locale: praticavano lo scontro fisico con l'avversario politico, ne distruggevano le sedi denunciate come luogo di riunione di sovversivi. I Sardisti, in particolare, erano apertamente accusati di voler distruggere l'unità nazionale: il giornale Il Solco fu bruciato in piazza, la sede distrutta e Davide Cova scampato all'arresto, riuscì a mettersi in salvo: fuggì prima a Tunisi, poi a Milano. Rientrato in Sardegna nel 1923 si trasferì a Oristano dove prese la residenza, superato un concorso al posto di ingegnere-capo dell'Ufficio tecnico municipale. In realtà non aveva collaboratori ma si ritrovò a dover realizzare molte opere necessarie alla città: l'acquedotto (per il quale fece studi sull'acquedotto delle Puglie, allora il più grande ed efficiente d'Europa), il caseggiato della scuola elementare, i giardini pubblici, il monumento ai Caduti, numerosi edifici, aziende agricole, opere di bonifica e di trasformazione fondiaria, ecc. Nel 1929 fu allontanato dall'incarico per non aver ritirato la tessera del PNF.

La Scuola d'arte applicata di Oristano[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1923 a Oristano, Davide Cova progettò l'edificio della scuola elementare e la Scuola d'arte applicata, per l'insegnamento artistico di pittura, ceramica, scultura e altre attività artistiche e artigianali. Eseguì quest'ultima opera su una struttura preesistente in stato di abbandono, ristrutturandola e dotandola delle aule necessarie, delle fornaci per la cottura dei manufatti d'argilla e delle attrezzature per gli insegnamenti delle diverse materie, tra cui erano comprese, oltre alle arti grafiche (disegno, decoro, stampa, pittura), la lavorazione artigianale artistica del legno, del ferro e di altri materiali.

Nella scuola d'arte, da lui invitati a prestarvi insegnamento, furono presenti alcuni tra gli artisti sardi migliori di quel periodo, suoi amici, tra cui lo scultore Francesco Ciusa, i pittori Felice Melis Marini, Antonio Ballero, Mario Delitala, il decoratore, incisore e arredatore Gaetano Ciuffo, i pittori Carmelo Floris, Giuseppe Biasi, Filippo Figari bravi artigiani del legno e del ferro.Elementi d'architettura e disegno era la materia di sua pertinenza. La Scuola d'arte applicata di Oristano, inaugurata ufficialmente dalle autorità nel 1925, forniva ai giovani istruzione e competenza,diventando centro per la nascita di nuove idee in campo artigianale e industriale. I risultati non tardarono a manifestarsi, aumentò anche il numero delle frequenze, per l'iscrizioni di allievi provenienti da altre parti, e così anche le commesse di lavoro.La scuola faceva parte di un progetto molto ampio preparato dall'ingegner Cova per la cittadina di Oristano, che nelle sue intenzioni costituiva un modello da estendere adeguatamente nell'isola: si trattava di un piano regolatore per Oristano e i paesi limitrofi che prospettava la nascita del porto nell'ampio golfo di Oristano, e quella di un borgo nella marina della Gran Torre (oggi Torregrande) e inoltre creava nella città unità abitative, scuole, edifici, giardini, piazze, spazi da destinare allo sport e allo svago, un museo archeologico e una pinacoteca. Oristano che contava solo diecimila abitanti di conseguenza avrebbe avuto un notevole sviluppo con nuovi posti di lavoro e benessere tale da poter accogliere, in breve tempo, circa trentamila abitanti. Il progetto si presentò accattivante anche per le autorità locali, ma non fu mai realizzato; infatti nel 1929, avendo Davide Cova rifiutato di iscriversi al Partito Fascista, fu allontanato dal posto di lavoro. La Scuola d'arte applicata fu fatta chiudere. Eglisuccessivamente fu considerato elemento da sorvegliare e spesso veniva recluso, specialmente in occasione della visita di qualche personalità del regime.Tuttavia vinse lo sconforto dedicandosi ancor più alla sua professione d'ingegnere, realizzando, molte volte a proprie spese, fattorie, oleifici, opere di bonifica, mantenendosi in qualche modo in contatto con alcuni amici in esilio e con altri nell'Isola.

Sindaco di Oristano[modifica | modifica wikitesto]

Durante la seconda guerra mondiale i bombardamenti improvvisi degli alleati americani del 1943 a Cagliari distrussero anche la casa materna e il negozio di ottica di famiglia. La madre si salvò per miracolo. Nel dicembre del 1943 Davide Cova divenne sindaco del Comune di Oristano, incaricato dal Comitato di Liberazione Nazionale. Mise ordine alla città sconvolta dagli eventi, attento a rispondere alle esigenze dirette della popolazione, compiendo quelle azioni che servivano, nell'immediato, a dare sostegno alla gente, come l'acquisto dei vaccini contro l'epidemia di tifo, l'ordinanza sull'orto di guerra affinché, nel rispetto delle norme, alla popolazione non mancassero i viveri e l'esercito avesse di che approvvigionarsi, senza doversi servire dei viveri destinati ai civili, le piccole o grandi necessità dei cittadini in tempi assai difficili. Si rimise all'opera di progettazione del piano regolatore urbanistico di Oristano, quello stesso che ebbe a interrompere nel 1929, per il suo rifiuto della tessera di iscrizione al PNF quando tutti gli altri partiti politici furono aboliti ed era obbligatorio dichiararsi esclusivamente appartenenti all'unico partito riconosciuto, quello fascista (la tessera non venne da lui ritirata nonostante le minacce e le ripercussioni. Dichiaratosi di idee liberali fu infatti privato del lavoro di dirigente dell'ufficio tecnico municipale di Oristano. Tra le conseguenze ci fu anche quella di sorvegliato speciale dall'OVRA.) Progettò il porto e la zona marina di Torregrande, realizzò la sistemazione edilizia in alcune zone della città, ripristinò le zone verdi, lavorando a lume di candela e a sue spese, per non gravare sul già difficoltoso bilancio comunale. Istituì il Museo Antiquarium Arborense e nominò un curatore dei beni archeologici provenienti da siti preistorici della Sardegna e dall'antica città di Tharros. Fu nominato dal CLN commissario per la provincia di Cagliari. Molto impegnato tra il giornale e le riunioni di partito portò avanti i suoi principi di libertà fino all'ultimo, di una nazione repubblicana ma senza abbandonare l'idea autonomista per la Sardegna, un'isola con tanti problemi irrisolti, e decentrata. Organizzò il primo congresso del Partito Sardo d'Azione del dopoguerra, che si tenne a Oristano, nei locali del cinema "Arborea". Continuò la sua opera attivamente nel Partito Sardo d'Azione. Collaborò con gli avvocati Piero Sotgiu e Gonario Pinna alla stesura di un progetto di Statuto Regionale per la Sardegna ininterrottamente fino all'improvvisa morte nel maggio del 1947.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • "Giuseppe Pau" ORISTANO VIAGGIO FOTOGRAFICO DAL MILLEOTTOCENTO...AD OGGI"S'Alvure Oristano"
  • "B. Meloni"Oristano Memoria e cronaca - "Editrice S'Alvure Oristano
  • "Maria Grazia Scano Naitza" Felice Melis Marini "Illisso Edizioni"
  • Sardegna Archeologica - R. Zucca "ANTIQUARIUM ARBORENSE"

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]