Daniel Pinchbeck

Daniel Pinchbeck

Daniel Pinchbeck (15 giugno 1966) è un filosofo, scrittore e pubblicista statunitense che vive a New York.

È autore di saggi e articoli sullo sciamanesimo, la psiconautica, la cultura psichedelica dei maya e dei popoli amerindi,[1][2] abbinando la spiritualità con tematiche sulla tecnologia e l'ecologismo.[3]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

È figlio del pittore astrattista Peter Pinchbeck e dell'autrice Joyce Johnson,[4] che era stata amica di Jack Kerouac e di un gruppo di scrittori appartenenti alla Beat Generation.[4]

Cresciuto nel clima di fermento controculturale prevalente a New York negli anni 60 e 70, da adulto si distaccò temporaneamente dagli interessi per la spiritualità, attestandosi su posizioni scettiche e agnostiche. All'inizio degli anni 90, insieme a Thomas Beller e Robert Bingham, fondò a New York la rivista letteraria Open City, divenuta in seguito anche una casa editrice di libri.[5]

Avviato a una carriera da letterato,[6] dopo aver sperimentato da vicino alcuni stati alterati di coscienza indotti da sostanze psichedeliche, si verificò tuttavia un processo di trasformazione interiore, da lui descritto nel suo libro d'esordio, Breaking Open the Head, del 2002.[5]

In quest'opera, Pinchbeck racconta le sue esperienze con lo sciamanesimo, descrivendo le cerimonie con ibogaina e ayahuasca a cui è stato introdotto presso gruppi tribali dell'Africa occidentale, dell'Amazzonia ecuadoriana e del Messico.[5] Nello stesso libro parla anche della sua partecipazione al festival Burning Man in Nevada, esaminando gli effetti che le sostanze psicotrope assunte con leggerezza possono avere nel contesto desacralizzato di oggi.

Filosoficamente influenzato dal lavoro di esponenti dell'esoterismo occidentale come Castaneda, Gurdjieff, Dion Fortune, Thompson, ma soprattutto dall'antroposofo Rudolf Steiner,[2] Pinchbeck ha sviluppato la convinzione, maturata attraverso la sua esperienza diretta e le sue ricerche, che le visioni mistiche e soprannaturali della realtà non siano il frutto di mere allucinazioni ma abbiano una loro validità oggettiva, e che la società moderna abbia perso la comprensione degli aspetti più autentici dell'essere, abbagliata da una scienza di tipo esclusivamente arimanico, ovvero orientata in senso materialistico.[2]

Ispiratori di questa scienza sono per Pinchbeck le entità mefistofeliche già descritte da Steiner, equiparabili a spiriti ufologici, che costituiscono il pericolo maggiore a cui l'umanità attualmente deve far fronte, in un periodo in cui sta al contempo sperimentando un processo accelerato di trasformazione della coscienza globale, secondo anche le tesi new age riprese da Terence McKenna.[2][1]

Oltre ad aver pubblicato i suoi libri, Pinchbeck è editorialista per le riviste Wired, The Village Voice, Esquire, Rolling Stone e The New York Times.[7][2]

Saggistica[modifica | modifica wikitesto]

In italiano[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Daniel Pinchbeck and the New Psychedelic Elite, Rolling Stone, su pinchbeck.io, 2006.
  2. ^ a b c d e Suzanne Taylor, Conversation With Wheat Graffiti Writer, Daniel Pinchbeck, su mightycompanions.org, Los Angeles, Mighty Companions, 2002.
  3. ^ Wouter J. Hanegraaff, Western Esotericism: a Guide for the Perplexed, pag. 43, Londra, Bloomsbury Press, 2013.
  4. ^ a b (EN) My mother and Jack Kerouac, su salon.com.
  5. ^ a b c (EN) Gary Kamiya, Far Out, su nymag.com, The New York Times, 10 novembre 2002.
  6. ^ (EN) Ben Mathis-Lilley, Lit Scenester Predicts Apocalypse, su nymag.com, 28 aprile 2006.
  7. ^ (EN) Daniel Pinchbeck, My mother and Jack Kerouac, su salon.com.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN55340738 · ISNI (EN0000 0004 3985 9648 · Europeana agent/base/72879 · LCCN (ENno2002099669 · GND (DE133580997 · BNF (FRcb16234095f (data) · J9U (ENHE987007440801705171 · NSK (HR000520125 · WorldCat Identities (ENlccn-no2002099669