Costituzione francese del 1791

Costituzione del 1791

La Costituzione francese del 1791 è la carta costituzionale approvata il 4 settembre 1791[1] in ottemperanza a quanto previsto dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789.

L'art. 6 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino riconosceva a «tutti i cittadini» il diritto di partecipare «direttamente o tramite i loro rappresentanti alla sua [della legge] formazione»; ma secondo la carta del 1791 i "cittadini", sulla base del loro censo, venivano distinti in "attivi" e "passivi": questi ultimi, meno abbienti, non avevano diritto di voto[2].

Caratteristiche della costituzione[modifica | modifica wikitesto]

La Costituzione prevedeva una monarchia limitata: la monarchia di diritto divino era finita con il simbolico cambiamento del titolo assegnato al Re, non più "di Francia", ma "per grazia di Dio e Costituzione dello Stato, re dei Francesi", dato che la sovranità apparteneva alla Nazione, intesa come quel gruppo di soggetti che sentono di condividere un destino comune per tradizione di vita associata formatasi per una comunanza di elementi, come razza, religione, territorio, lingua.

La Costituzione sancì per la prima volta la separazione dei tre poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudiziario), due dei quali (legislativo ed esecutivo) erano stati precedentemente citati, ancorché non espressamente definiti[3], nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789.

La Costituzione codificava espressamente i tre poteri negli articoli 3, 4 e 5 del Titolo III[3].

Il potere legislativo veniva affidato ora all'Assemblea Nazionale Legislativa, composta di 745 deputati[4] ed eletta per la durata di due anni[5]. L'elezione dei deputati avveniva in due successivi gradi, a suffragio ristretto su base censitaria: il corpo dei cittadini attivi (coloro che pagavano tasse per un valore corrispondente ad almeno tre giornate lavorative) eleggeva al suo interno gli "elettori" ai quali spettava la successiva elezione dei deputati; gli "elettori" dovevano essere titolari di beni valutati nei ruoli tributari per un valore che poteva andare dalle cento alle quattrocento giornate lavorative[6].

Gli "elettori" a loro volta potevano eleggere come deputato all'Assemblea Nazionale qualsiasi cittadino attivo ("Sezione III. – Assemblee elettorali. Nomina dei rappresentanti - Art. 3. Tutti i cittadini attivi, quale che sia il loro stato, professione o tributo, potranno essere eletti rappresentanti della Nazione").

Il potere esecutivo rimase nelle mani del Re, che lo esercitava tramite la scelta di alcuni ministri, anche se non all'interno del Parlamento per evitare conflitti di interesse.

Il potere giudiziario passò invece dalle mani del Re ai magistrati, che non potevano più essere da lui nominati ma dovevano essere eletti[7] con le medesime procedure previste per l'elezione dell'Assemblea nazionale legislativa.

Il re conservava tuttavia un potere di veto sospensivo sui provvedimenti approvati dall'Assemblea, ma questo veto «non può applicarsi né alle leggi costituzionali, né alle leggi fiscali, né alle deliberazioni concernenti la responsabilità dei ministri»[8] che possono essere messi in stato d'accusa dall'Assemblea, alla quale rimaneva invece il controllo sulla condotta degli Affari esteri del Capo dello Stato.

Conseguenze e sviluppi[modifica | modifica wikitesto]

L'equilibrio precario tra Re e Assemblea si modificò progressivamente a favore di quest'ultima e da monarchia costituzionale pura si scivolò in breve verso una monarchia parlamentare. Con l'esautoramento completo di Luigi XVI, dopo l'avvio (aprile 1792) ed il pessimo andamento iniziale della guerra, l'Assemblea cedette il posto ad una Convenzione Nazionale, eletta per redigere una nuova Costituzione.

Cronologia delle costituzioni francesi[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giuseppe G. Floridia, 1791 Costituzione francese, su www-3.unipv.it, 3.unipv.it, 29 giugno 2006. URL consultato il 21 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2013).
  2. ^ Nelle elezioni del settembre 1791 votarono 4.298.360 cittadini "attivi" su una popolazione di circa 26.000.000 di abitanti (A.Mathiez-G.Lefebvre, La Rivoluzione Francese, vol.1, Einaudi - Torino 1975, p.113)
  3. ^ a b http://www.dircost.unito.it/cs/docs/francia1789.htm
  4. ^ Capitolo Primo, Sezione prima (Numero dei rappresentanti) art. 2
  5. ^ Capitolo primo, art. 2
  6. ^ Capitolo Primo, Sezione Seconda, art.7 "Nessuno potrà essere nominato elettore, se alle condizioni necessarie per essere cittadino attivo non riunisce queste: – Nelle città al di sopra delle seimila anime, quella di essere proprietario od usufruttuario di un bene valutato sui ruoli tributari a una rendita eguale al valore locale di duecento giornate di lavoro, o di essere locatario di un’abitazione valutata sui medesimi ruoli a una rendita eguale al valore di centocinquanta giornate di lavoro; – Nelle città al di sotto delle seimila anime, quella di essere proprietario od usufruttuario di un bene valutato sui ruoli tributari a una rendita eguale al valore locale di centocinquanta giornate di lavoro, o di essere locatario di un’abitazione valutata sui medesimi ruoli a una rendita eguale al valore di cento giornate di lavoro; – E nelle campagne, quella di essere proprietario od usufruttuario di un bene valutato sui ruoli tributari a una rendita eguale al valore locale di centocinquanta giornate di lavoro, o di essere fattore o mezzadro di beni valutati sui medesimi ruoli al valore di quattrocento giornate di lavoro; – Quanto a coloro che saranno a un tempo proprietari o usufruttuari da una parte, e locatari, fattori e mezzadri dall’altra, le loro facoltà economiche a questi diversi titoli saranno cumulate sino al tasso necessario a stabilire la loro eleggibilità."
  7. ^ Obbligatoriamente scegliendoli tra i "licenziati in giurisprudenza" (A. Mathiez-G. Lefebvre, cit., p. 120).
  8. ^ A. Mathiez-G. Lefebvre, cit., p.111

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