Corriere Lombardo

Corriere Lombardo
Corriere di Milano
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StatoBandiera dell'Italia Italia
Linguaitaliano
Periodicitàquotidiano
Generestampa nazionale
Formatolenzuolo
Fondazione2 maggio 1945
Chiusuramarzo 1966
SedeMilano
DirettoreEdgardo Sogno, Angelo Magliano, Filippo Sacchi, Egidio Sterpa ed altri
 

Il Corriere Lombardo è stato uno dei quotidiani più influenti nella Milano del dopoguerra. Giornale del pomeriggio, fu pubblicato dal 1945 al 1966. Tra il 21 settembre 1947 e il 30 giugno 1948 ebbe anche un'edizione mattutina, il Corriere di Milano.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nei giorni immediatamente successivi all'entrata degli Alleati a Milano (27 aprile 1945), il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) impone la chiusura di tutti i quotidiani compromessi con la Repubblica Sociale Italiana. Nei primi mesi dopo la Liberazione si possono stampare solo i giornali autorizzati dal governo militare alleato.
Il 2 maggio esce nelle edicole il Giornale lombardo. Fondatore è il responsabile per le pubblicazioni nel Nord Italia del Psychological Warfare Branch, l'ufficiale inglese Michael Noble[1]. Fanno parte della redazione: Gaetano Afeltra, Dino Buzzati, Benso Fini (già redattore capo del Corriere della Sera, padre di Massimo) e Bruno Fallaci (già redattore capo dell'edizione pomeridiana del Corriere, zio di Oriana). In seguito si aggiungono Giancarlo Vigorelli, Domenico Bartoli e Guido Piovene. Il Giornale Lombardo è un quotidiano del pomeriggio; viene stampato nella tipografia che appartenne al quotidiano Il Popolo d'Italia, chiuso il 26 luglio 1943[2].

Il 21 luglio esce l'ultimo numero: finisce la gestione dell'amministrazione anglo-americana. Edgardo Sogno, ex capo partigiano, prende in gestione il quotidiano, che cambia denominazione per assumere quella definitiva di Corriere Lombardo (30 luglio 1945). Sogno apporta finanziamenti provenienti da: Rizzoli, Edison, Fiat, Snia e Montecatini[3]. È il primo direttore della nuova testata; gli succedette Angelo Magliano dal 2 luglio 1946 al 31 agosto 1947.

Dal 1946 al 1947 il Corriere pubblicò un inserto settimanale, il Sabato del Lombardo. Nell'agosto 1947 la gestione della testata viene rilevata dall'Editoriale Giornali e Riviste (dal 1949 «Nuova Editoriale Regionale»). Il 21 settembre il giornale raddoppia: all'edizione principale, che esce nel pomeriggio, viene affiancata un'edizione mattutina, che esce sotto la testata Corriere di Milano. L'iniziativa ha breve durata venendo chiusa il 30 giugno 1948. Il Corriere continua ad uscire con l'edizione pomeridiana.

Nel 1961 il giornale viene acquistato da Carlo Pesenti, proprietario del quotidiano La Notte. Il nuovo editore tenta di rilanciare il Corriere (che stampa appena 80 000 copie), ma non riesce a salvarlo dalla crisi.
Nel 1966 Pesenti decide di chiudere il quotidiano. Nel marzo dello stesso anno il Corriere Lombardo cessa le pubblicazioni. La redazione viene assorbita da La Notte. Il direttore Egidio Sterpa si trasferisce al Corriere della Sera; l'ex direttore Benso Fini trova ospitalità al settimanale «Il Borghese».

Appena un mese prima pubblicò il suo ultimo scoop: con il titolo «Scandalo al Parini» apparso in prima pagina, il 22 febbraio fece scoppiare il «caso Zanzara».

Manifestazioni[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1958 il giornale crea la «Sei giorni della canzone», Festival canoro abbinato alla Sei giorni ciclistica. Della manifestazione vengono organizzate tre edizioni.

Direttori[modifica | modifica wikitesto]

Giornale Lombardo

Corriere Lombardo

Principali collaboratori[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Michael Noble. Nota biografica, su bigcube.net. URL consultato il 29/3/2011.
  2. ^ Pier Luigi Vercesi, Ne ammazza più la penna: Storie d’Italia vissute nelle redazioni dei giornali, Sellerio, Palermo.
  3. ^ Edgardo Sogno-Aldo Cazzullo, Testamento di un anticomunista, Milano 2000, p. 85.
  4. ^ Vincitori Premi CONI - Ussi, su coni.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giornalismo italiano. Volume Terzo. Mondadori, 2009. Collana «I Meridiani».

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]