Congregazione dell'Indice dei libri proibiti

Congregazione dell'Indice dei libri proibiti
Congregatio pro Indice Librorum Prohibitorum
Eretto4 aprile 1571 da papa Pio V
Soppresso25 marzo 1917 da papa Benedetto XV
SuccessoriCongregazione del Sant'Uffizio
Santa Sede  · Chiesa cattolica
I dicasteri della Curia romana

La Congregazione dell'Indice dei libri proibiti (Congregatio pro Indice Librorum Prohibitorum) è stata un organismo della Curia romana, oggi soppresso. Venne creata nel 1571 da Pio V con la funzione di gestire l'elenco dei libri proibiti: una competenza prima attribuita all'Inquisizione che fu esercitata da questo nuovo dicastero fino alla sua soppressione nel 1917, quando Benedetto XV trasferì nuovamente la competenza al Sant'Uffizio[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il 30 dicembre 1558 papa Paolo IV (1555-1559) rese noto un elenco dei libri e degli autori proibiti, detto "Indice Paolino". L'indice conteneva le opere pubblicate in Europa da autori considerati eretici o la cui lettura poteva allontanare il cattolico dalla vera fede. Tale elenco fu redatto da una speciale sezione della Congregazione della Santa Inquisizione, chiamata Censura Librorum[2]. Durante il pontificato di papa Pio IV (1559-1565) si aprì l'ultima fase del Concilio di Trento. Nella XXV e ultima sessione (inaugurata nel 1562) fu deciso di revisionare l'indice e di affidarlo ad una specifica congregazione che se ne potesse occupare a tempo pieno. Il successore Pio V (1566-1572) creò la Congregazione dell'Indice con la costituzione In apostolicae (4 aprile 1571), confermata dal suo successore Gregorio XIII con la costituzione Ut pestiferarum opinionum (13 settembre 1572). La funzione di gestire l'elenco dei libri proibiti fu sottratta all'Inquisizione e conferita al nuovo organismo, con l'incarico di aggiornarlo periodicamente.

I compiti della Congregazione erano i seguenti: valutare tutti i libri di recente (e meno recente) pubblicazione; redigere di volta in volta un Indice dei libri proibiti; sorvegliarne l'applicazione.[3] La Congregazione era composta da un gruppo di cardinali, il cui numero variava da 5 a 7, e da un gruppo di consultori il cui numero era variabile[3]. Gregorio XIII (1572-1585) confermò, con la costituzione Ut pestiferarum opinionum del 13 settembre 1572, quanto creato da Pio V[4]. Sisto V, nella costituzione Immensa aeterni Dei (22 gennaio 1588) la collocò al settimo posto nel nuovo ordinamento della Curia romana[2].

Il controllo della stampa fu dapprima severo: un'opera veniva proibita anche se conteneva errori in un solo capitolo. Dopo il 1588 (la costituzione di Sisto V) la rigidità si allentò: i testi che contenevano errori solo in una parte erano ammessi alla pubblicazione, purché quella specifica parte fosse cancellata. Il compito di effettuare la modifica spettava ai tipografi, che solo a lavoro finito ricevevano l'imprimatur dall'autorità ecclesiastica.

Nel XVIII secolo Benedetto XIV introdusse l'obbligo del silenzio per i membri della congregazione, sancito da un giuramento (costituzione Sollicita ac provida, 9 luglio 1753)[2]. Ciò significò che essi non erano tenuti a spiegare pubblicamente le ragioni delle condanne. Inoltre assegnò ai vescovi compiti di vigilanza sulle opere (dato il numero consistente di nuove pubblicazioni immesse sul mercato librario)[5].

Alla fine del XIX secolo Leone XIII riordinò la materia giuridica alla base del lavoro della Congregazione (costituzione Officiorum ac munerum del 25 gennaio 1897); Pio X sottrasse alla Congregazione il potere di comminare pene agli autori posti all'Indice trasferendolo ai tribunali competenti[2].

La Congregazione dell'Indice venne soppressa da Benedetto XV col motu proprio Alloquentes proxime del 25 marzo 1917. I compiti svolti dall'organismo tornarono all'Inquisizione (dal 1908 rinominata Sant'Uffizio), presso la quale fu istituita la sezione de censura librorum (composta da un sostituto con funzioni di archivista e da un protocollista-scrittore)[5].

Nel 1998 gli archivi storici del Sant'Uffizio e dell'Indice sono stati aperti, dando la possibilità agli studiosi di ricostruire l'intero passato della congregazione.[6]

Cronotassi dei prefetti[modifica | modifica wikitesto]

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Cronotassi dei segretari[modifica | modifica wikitesto]

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  • Tommaso Maria Mancini, O.P. (1807-1819)
  • Alessandro Angelico Bardani, O.P. (1819-1832)
  • Tommaso Antonino Degola, O.P. (1832-1849)
  • Angelo Vincenzo Modena, O.P. (1849-1870)
  • Vincenzo Maria Gatti, O.P. (1870-1872)
  • Girolamo Pio Saccheri, O.P. (1872-1889)
  • Giacinto Frati, O.P. (1889-1894)
  • Marcolino Cicognani, O.P. (1894-1899)

Assistenti perpetui[modifica | modifica wikitesto]

La carica di Assistente perpetuo è occupata dal Maestro del sacro palazzo apostolico.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nel 1908 L'Inquisizione romana assunse il nuovo nome di Sant'Uffizio.
  2. ^ a b c d Manuela Barbolla et alii, Rari e preziosi. Documenti dell'età moderna e contemporanea dall'archivio del Sant'Uffizio, Gangemi Editore, pp. 138-140.
  3. ^ a b La Congregazione dell'Indice, su eurit.it. URL consultato il 27 maggio 2016.
  4. ^ Congregazione dell'Indice, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 27 maggio 2016.
  5. ^ a b Congregazione dell'Indice e la Chiesa in Italia, su storiadellachiesa.it. URL consultato il 27 maggio 2016.
  6. ^ Giornata di studio per l'apertura degli archivi del "Sant'Uffizio romano", 22 gennaio 1998.
  7. ^ CASANATE, Girolamo, su treccani.it. URL consultato il 30 gennaio 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]