Condé Nast

Condé Nast
Logo
Logo
StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Forma societariasocietà controllata
Fondazione1909 a New York
Fondata daCondé Montrose Nast
Sede principaleNew York
GruppoAdvance Publications
Persone chiave
  • Jonathan Newhouse
    (presidente del consiglio d'amministrazione)
  • Roger Lynch
    (amministratore delegato)[1]
  • Robert Sauerberg
    (presidente)
SettoreEditoria
Prodottiquotidiani, libri e periodici
Sito webwww.condenast.com/

Condé Nast Publications è una casa editrice statunitense fondata nel 1909 da Condé Montrose Nast che pubblica alcune fra le riviste più note dell'editoria statunitense e mondiale, tra cui Vogue, Vanity Fair e The New Yorker.[2] È una società controllata del gruppo Advance Publications, appartenente a sua volta alla famiglia di Samuel I. Newhouse (1927-2017)[3] e al gruppo Chayla&Co Entertainment.[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1909 Condé Montrose Nast (1873-1942) acquisì la rivista Vogue, mentre due anni dopo rilevò la House & Garden; contestualmente la casa editrice assunse il nome di Condé Nast Publications. All'inizio degli anni 1920 l'editore scelse Edward Steichen come fotografo principale di tutte le riviste del gruppo. Steichen lavorò principalmente per Vanity Fair e per Vogue, e per quest'ultima rivista realizzò numerosi ritratti di personaggi famosi.

Nel 1959 la proprietà del gruppo passò alla famiglia Newhouse; da allora la Condé Nast è una società controllata del gruppo Advance Publications, fondato da Samuel Irving Newhouse senior nel 1922.[5] Nel 1962 Alexander Liberman (1912-1999), direttore di Vogue da circa vent'anni, assunse la direzione editoriale di tutte le riviste del gruppo, che mantenne per ben 28 anni, fino al 1990. Liberman pose le basi per i moderni Vogue e Vanity Fair. Inoltre, fece assumere Diana Vreeland (giornalista) e due grandi fotografi, Richard Avedon e Hiro.[6]

Nel 2011 Condé Nast è entrata nei settori della fiction (per cinema e televisione) e nella produzione di video digitali.[7] Nel 2013 il gruppo Condé Nast contava 137 pubblicazioni nel mondo[8]. Nel 2014 ha trasferito la sede centrale nel nuovo World Trade Center, la cui ricostruzione è terminata nel 2013. Le redazioni delle riviste della Condé Nast Publications occupano 25 piani della Torre 1.[9] Nel 2019 continua a pubblicare alcune delle riviste più lette e conosciute, come Vogue, Vanity Fair, il New Yorker e GQ.[10]

Fotografi[modifica | modifica wikitesto]

I maggiori fotografi che hanno collaborato con le riviste del gruppo Condé Nast sono (elenco non esaustivo):

Portafoglio riviste[modifica | modifica wikitesto]

Moda e stili di vita
Quotidiani e riviste professionali sulla moda
Architettura e design d'interni
Incontri
Gastronomia
Viaggi
Tecnologia
Cultura
Musica
Golf
  • Golf Digest
  • Golf World

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Condè Nast, Roger Lynch è il nuovo ceo. L’ex capo di Pandora prende il posto di Bob Saueberg, su primaonline.it. URL consultato il 10 aprile 2019.
  2. ^ Condé Nast - Ultime notizie su Condé Nast - Argomenti del Sole 24 Ore, in Argomenti Argomenti del Sole 24 Ore. URL consultato il 7 giugno 2017.
  3. ^ E’ morto ‘SI’ Newhouse, presidente emerito di Condé Nast, su primaonline.it, 2 ottobre 2017. URL consultato il 4 luglio 2019.
  4. ^ Gianluca Bolelli, Condé Nast: licenza con L’Amy America per gli occhiali di “Glamour”, su FashionNetwork.com, 8 aprile 2017. URL consultato il 4 luglio 2019.
  5. ^ Arianna Cavallo, La storia di Condé Montrose Nast, in Il Post, 19 settembre 2012. URL consultato il 4 luglio 2019.
  6. ^ Condé Nast International | Heritage | History, su www.condenastinternational.com. URL consultato il 7 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2018).
  7. ^ Biografia di Giampaolo Grandi[collegamento interrotto]. URL consultato il 7 giugno 2017.
  8. ^ (EN) Condé Nast Facts, su biography.yourdictionary.com. URL consultato il 7 giugno 2017.
  9. ^ Condé Nast si riorganizza: Fedele Usai nuovo direttore generale, in Affaritaliani.it, 23 dicembre 2015. URL consultato il 4 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2019).
  10. ^ Gli ultimi difficili anni di Condé Nast, su ilpost.it, 2 novembre 2019. URL consultato il 3 novembre 2019.
  11. ^ La Cucina Italiana, su lacucinaitaliana.it.
  12. ^ La Cucina Italiana USA, su condenast.it. URL consultato il 17 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2020).
  13. ^ (EN) La Cucina Italiana, su lacucinaitaliana.com.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN151268626 · ISNI (EN0000 0004 1103 8063 · LCCN (ENn80080342 · WorldCat Identities (ENlccn-n80080342