Clistene di Sicione

Clistene (in greco antico: Κλεισθένης?, Kleisthénēs; VII secolo a.C.[1] – 565 a.C. circa[2]) è stato un politico greco antico, tiranno di Sicione tra il 600 a.C. ed il 570 a.C. circa[3].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Clistene nacque intorno al 622 a.C.[4] Erodoto e Pausania concordano nell'affermare che era figlio di Aristonimo, figlio di Mirone;[5] questi era figlio di Andrea e fratello di Ortagora, il primo tiranno di Sicione tra il 655 ed il 640 a.C. circa[6] o tra il 615 ed il 608 a.C. circa.[7] Diventò tiranno di Sicione intorno al 600 a.C., succedendo a Mirone (che fu tiranno dal 608 al 601 a.C.) e a Isodamo (tiranno tra 601 e 600 a.C.), entrambi figli di Ortagora[3] o di Aristonimo;[8] mantenne questa carica per 31 anni fino al 570 a.C. circa.[9]

La partecipazione alla Prima guerra sacra[modifica | modifica wikitesto]

Clistene ebbe un ruolo di primo piano nella Prima guerra sacra.[10] La città di Delfi, volendosi liberare dal controllo di Cirra (o Crisa) che imponeva dazi sulle merci e imposte sui pellegrini diretti a Delfi, chiese aiuto all'Anfizionia (Atene, Sicione e la Tessaglia), che intervenne a sostegno di Delfi. Clistene fu nominato comandante e abbatté il controllo del mare di Cirra intorno al 590 a.C.[11] Cirra fu assediata, ma un oracolo aveva annunciato che non sarebbe stata presa finché il mare non avesse toccato il territorio sacro, che era lontano dal mare; Clistene (o Solone secondo altre fonti)[12] fece allora consacrare il terreno della città, in modo che il mare bagnasse il territorio sacro, quindi riuscì a conquistarla[13] con un altro stratagemma: interruppe l'acquedotto che riforniva la città e lo riattivò solo quando gli assediati furono stremati per la sete e dopo aver contaminando l'acqua con l'elleboro, che indebolì gli abitanti e gli permise di impadronirsi della città.[14] Cirra fu rasa al suolo e per celebrare la vittoria furono riorganizzati i Giochi pitici. Clistene, che vinse la gara dei carri durante la prima edizione dei Giochi riformati, organizzò anche a Sicione dei Giochi pitici dedicati ad Apollo, sebbene Pindaro ne attribuisca il merito ad Adrasto;[15] fece costruire a Delfi due templi, un monoptero e un tholos,[16] mentre a Sicione, con il bottino di Cirra, costruì un porticato.[17]

La tirannide a Sicione[modifica | modifica wikitesto]

La sua politica fu anti-argiva o, secondo altre interpretazioni, anti-dorica. Erodoto riferisce che vietò lo svolgimento delle gare rapsodiche a causa delle "opere di Omero", in cui Argo e gli Argivi erano ovunque celebrati.[18] Tale notizia è stata variamente interpretata dagli studiosi moderni per via dell'espressione "opere di Omero": alcuni hanno infatti ipotizzato che Erodoto facesse riferimento all'Iliade e all'Odissea, dove però i termini "Argivi" e "Argo" sono usati in maniera generica per indicare tutti i Greci, mentre secondo altri Erodoto si riferiva ai poemi del Ciclo Tebano, come la Tebaide o gli Epigoni, che ancora nel V secolo a.C. si riteneva fossero opera di Omero.[19] Sempre nell'ambito della politica anti-dorica, o più precisamente anti-argiva,[20] Clistene abolì il culto dell'eroe argivo Adrasto:[21] questi, re di Argo,[22] era diventato sovrano di Sicione dopo la morte del nonno Polibo[23] e da allora fu celebrato nelle feste di Sicione fino al VI secolo a.C.;[24] rimuovere Adrasto da Sicione significava per Clistene continuare la politica anti-argiva finalizzata ad ottenere l'indipendenza da Argo, nella cui area di potere ricadeva da molto tempo.[25] La Pizia, interrogata sulla legittimità della rimozione di Adrasto, si pronunciò contro,[26] ma Clistene riuscì comunque a rimuoverlo con uno stratagemma: fece giungere in città da Tebe i resti di Melanippo, antagonista di Adrasto poiché ne aveva ucciso il genero Tideo ed il fratello Mechisteo e gli consacrò un'area del pritaneo; quindi ordinò che le feste in onore di Adrasto fossero celebrate in onore di Melanippo, ad eccezione dei cori tragici che furono dedicati a Dioniso;[27] proprio questi cori tragici furono probabilmente una versione primitiva della tragedia.[28]

L'oracolo della Pizia[modifica | modifica wikitesto]

L'episodio della Pizia riferito da Erodoto ha sollevato vari dubbi tra gli studiosi moderni. Secondo Erodoto, la risposta che Clistene ricevette dall'oracolo fu: "Adrasto è re dei Sicioni, ma tu sei un lanciatore di pietre".[24] Il termine usato per designare Clistene, "λευστήρ" (leustér),[29] è piuttosto raro e può essere interpretato sia con il significato attivo di "lanciatore di pietre" o "lapidatore",[30] sia con il significato passivo di "colui che merita di essere lapidato".[31] Interpretando il termine con senso attivo, è stato proposto di vedere in "lanciatore di pietre" un sinonimo per "soldato di basso rango", supponendo che questi soldati non potessero permettersi altro tipo di armi che le pietre;[32] tuttavia, questa interpretazione non permette di trovare un secondo significato opposto a quello più evidente, come di solito avviene per gli oracoli delfici.[33] È stato allora proposto di intendere il termine in senso passivo, ricordando che il lancio di pietre era tipico dei rituali di purificazione dal pharmakos:[34] in questo caso, il responso dell'oracolo si può intendere come "Adrasto è il re, ma tu sei il lapidatore che lo espelle come fosse un pharmakos", ma anche come "Adrasto è il re, ma tu sei un pharmakos che merita di essere lapidato".[35]

Le tribù di Sicione[modifica | modifica wikitesto]

Erodoto attribuisce alla politica anti-argiva di Clistene un altro fatto, il cambiamento dei nomi delle tribù (φυλαί) in cui Sicione era divisa.[36] Le tre tribù doriche furono chiamate le tribù degli Iati, degli Oneati e dei Chereati, mentre una quarta tribù, di origine pre-dorica e alla quale apparteneva Clistene, fu chiamata degli Archelai. Erodoto aggiunge che sessant'anni dopo la morte del tiranno i nomi dorici originali delle tribù furono ripristinati (rispettivamente, Illei, Panfili e Dimanati), mentre una nuova quarta tribù prese il nome da Egialeo, figlio di Adrasto, e fu chiamata degli Egialei. L'episodio è interpretato negativamente poiché i nomi imposti dal tiranno alle tribù doriche deriverebbero da animali: dall'ὗς (porco) per gli Iati, dall'ὄνος (asino) per gli Oneati e dal χοῖρος (maiale) per i Chereati; il nome dato alla tribù del tiranno richiama invece il potere ("i governanti del popolo", dal verbo ἄρχω).[37] Dal racconto erodoteo, non è chiaro però se la tribù degli Archelai fu la stessa poi chiamata degli Egialei, che viene definita "nuova"; inoltre, non è facile capire come mai due tribù furono denominate con nomi dai significati molto simili (porco e maiale) né perché Clistene abbia scelto, e le tribù abbiano tollerato, i nuovi nomi, derivanti da parole dal significato osceno.[38] Accanto all'ipotesi che Clistene intendesse effettivamente denigrare le tribù doriche o che volesse marcare le differenze sociali tra la popolazione,[39] si è allora ipotizzato che inizialmente i nomi non avessero una connotazione offensiva perché derivati da nomi geografici e non di animali, ma che la assunsero successivamente attraverso tradizioni popolari anti-tiranniche;[40] in questo caso Clistene non avrebbe apportato modifiche ai nomi, come invece riferisce Erodoto, che invece sarebbero stati cambiati dopo la fine della tirannia con i nomi di origine dorica riferiti dallo storico, forse per ingraziarsi le simpatie degli Spartani che avevano abbattuto la tirannia.[41] Analogamente, il nome della tribù di Clistene sarebbe stato Egialei, modificato da una successiva tradizione anti-tirannica in Archeloi.[42]

Il matrimonio di Agariste[modifica | modifica wikitesto]

Clistene fu padre di Agariste di Sicione, che fu al centro di un episodio ricordato da Erodoto,[43] sulla cui veridicità alcuni storici hanno avanzato seri dubbi.[44] Desiderando che andasse in moglie al miglior uomo di Grecia, in occasione della vittoria nella corsa dei carri all'Olimpiade, forse nel 576 a.C.,[45] Clistene invitò a recarsi a Sicione qualsiasi greco che si ritenesse degno di sposare Agariste: tredici corteggiatori si presentarono a Sicione, provenienti dall'Italia (tra questi, il sibarita Smindiride, ricordato per il suo lusso anche da altri autori antichi[46]), da Atene e da varie regioni della Grecia.[47] Ospitati a Sicione i pretendenti per un anno, Clistene fu colpito in particolare dai due ateniesi, Ippocleide e Megacle, figlio di Alcmeone, ma scelse il primo sia per le sue doti che per la sua discendenza molto simile a quella dei Cipselidi di Corinto.[48] Il giorno in cui intendeva annunciare chi avrebbe sposato Agariste, Clistene organizzò un ricco banchetto: nel corso della festa Ippocleide, ubriaco, danzando salì su un tavolo e, messosi a testa in giù, cominciò a gesticolare con le gambe come se fossero mani; Clistene non sopportò la svergognatezza di Ippocleide, tanto più che stando a testa giù Ippocleide mostrava i genitali,[49] e gli annunciò che a causa del ballo non avrebbe avuto Agariste, ma Ippocleide rispose con una frase che sarebbe diventata proverbiale: "A Ippocleide non importa!".[50][51] Clistene diede allora Agariste in moglie a Megacle e dalla coppia nacquero cinque figli: Clistene, Ippocrate, nonno di Pericle,[52] Eurittolemo, padre di Isodice che sposò Cimone, Aristonimo ed una figlia che sposò Pisistrato.[53] Il matrimonio tra Agariste e Megacle avvenne probabilmente nel tardo 575 a.C.[54] o nel 572 a.C.[55]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Hammond, p. 48 pone la sua nascita negli anni Venti del VII secolo a.C.
  2. ^ McGregor, p. 272 n. 26.
  3. ^ a b Hammond, p. 48.
  4. ^ Hammond, pp. 47-48.
  5. ^ Erodoto, VI, 126; Pausania, II, 8, 1.
  6. ^ Si veda in particolare lo stemma in Hammond, p. 47.
  7. ^ White, p. 13. Per altre possibili ricostruzioni della famiglia degli Ortagoridi, per le quali Ortagora sarebbe stato figlio di Mirone e fratello di Aristonimo, oppure figlio di Andrea e padre di Mirone, si veda Hammond, pp. 45-48.
  8. ^ Denicolai, La genealogia dei tiranni di Sicione, citato in Hammond, p. 45. Nicola Damasceno, FGrHist 90 F 61 scrive che Clistene avrebbe incitato il fratello Isodamo ad uccidere il fratello Mirone e che poi lo avrebbe fatto allontanare dalla città sostenendo che non sarebbe stato in grado di regnare a causa dell'impurità provocata dal fratricidio. Si veda anche Ogden, p. 361.
  9. ^ Nicola Damasceno, FGrHist 90 F 61, citato in Hammond, p. 46.
  10. ^ Skalet, pp. 55 segg.
  11. ^ Scholia a Pindaro, Nemee, IX, 2; Skalet, p. 56.
  12. ^ Pausania, X, 37, 6.
  13. ^ Polieno, III, 5.
  14. ^ Frontino, III, 7, 6. Pausania, X, 37, 6 attribuisce l'inganno a Solone, mentre Polieno, VI, 13 a Euriloco.
  15. ^ Pindaro, Nemee, IX, 9; lo scoliasta sostiene che Pindaro li attribuì ad Adrasto per licenza poetica, ma furono organizzati da Clistene. Secondo McGregor, pp. 282-283 questi giochi furono organizzati da Clistene in opposizione a quelli di Delfi, nell'ambito della politica anti-argiva, tra il 575 ed il 573 a.C. Si veda anche (EN) Nick Fisher, Valuing Others in Classical Antiquity (XML), Brill, 2010, pp. 86-87. URL consultato il 6 luglio 2019.
  16. ^ Scott, pp. 82-83.
  17. ^ Pausania, II, 9, 6; Skalet, p. 56.
  18. ^ Erodoto, V, 67, 1. Questa politica fu attuata probabilmente nei primi anni di potere di Clistene (McGregor, p. 286).
  19. ^ Cingano, pp. 31-32; 37-39.
  20. ^ McGregor, pp. 284-285.
  21. ^ L'episodio è da collocare tra il 575 ed il 573 a.C. (McGregor, p. 279 n. 54; p. 284).
  22. ^ Iliade, II, 572.
  23. ^ Pausania, II, 6, 6.
  24. ^ a b Erodoto, V, 67.
  25. ^ Cingano, p. 34. Dopo Adrasto, Sicione fu sotto il dominio di Agamennone (di cui fu re secondo Iliade, II, 569; cfr. Pausania, II, 6, 7) e fu poi conquistata dall'Eraclide Falce, figlio di Temeno, che guidava un esercito di Dori (Pausania, II, 6, 7).
  26. ^ Erodoto, V, 67, 2.
  27. ^ Cingano, pp. 34-35.
  28. ^ Altre fonti indicano diverse origini della tragedia, ad opera di un altro sicioniano, Epigene, o di Tespi; si veda (EN) Eric Csapo e Peter Wilson, Drama Outside Athens in the Fifth and Fourth Centuries BC (XML), in Trends in Classics, vol. 7, n. 2, 2015, p. 350.
  29. ^ (EN) Henry Liddell e Robert Scott, λευστήρ, in A Greek-English Lexicon, 1940.
  30. ^ Ad esempio in Euripide, Troadi, 1039-1041 (citato da Ogden, p. 353).
  31. ^ Così Suida, λ 344 Adler. Sugli esempi dei due usi del termine λευστήρ, si veda Ogden, pp. 353-354 e Hollmann, pp. 8-11.
  32. ^ Ogden, pp. 354-355. Forsdyke, pp. 94 segg. ritiene che il paragone di Clistene con un soldato di basso rango sia un espediente per ridicolizzare il tiranno, secondo un sistema adottato anche da altri scrittori (pp. 96-97).
  33. ^ Ogden, p. 356.
  34. ^ Hollmann, p. 3; 6.
  35. ^ Ogden, p. 356. Di diverso avviso Hollmann, pp. 11-16 e in particolare 16, secondo cui non sono così evidenti le prove dell'impurità che renderebbe Clistene un pharmakos.
  36. ^ Erodoto, V, 68.
  37. ^ Bicknell, pp. 193-194.
  38. ^ Bicknell, pp. 194-198, che suggerisce la derivazione dei nomi dagli emblemi portati sugli scudi in battaglia, annullando quindi la connotazione oscena. La Suida, χ 601 Adler ricorda che a Corinto il termine χοῖρος era usato per indicare gli organi genitali femminili; Forsdyke, pp. 100-101 ricorda che anche gli altri due termini avevano connotazioni volgari.
  39. ^ (FR) Jean Ducat, Clisthène, le porc et l'âne, in Dialogues d'histoire ancienne, vol. 2, n. 1, 1976, pp. 359-368.
  40. ^ Forsdyke, pp. 103-104.
  41. ^ Forsdyke, pp. 111-112, che ritiene che su queste tradizioni può aver influito la riforma delle tribù di Atene portata avanti da Clistene, il nipote del tiranno.
  42. ^ Forsdyke, p. 112. Bicknell, p. 195 sostiene invece che la quarta tribù non esisteva al tempo di Clistene e fu aggiunta solo sessant'anni dopo.
  43. ^ Erodoto, VI, 126-130.
  44. ^ Per le opinioni contrarie alla storicità dell'episodio, si veda Lavelle, pp. 321 segg., che lo ritiene una storia fittizia fabbricata dagli Alcmeonidi per denigrare gli avversari (p. 338); McGregor, p. 268 n. 4 ritiene invece che il racconto contenga elementi storici.
  45. ^ McGregor, pp. 278-279, che ritiene che tale vittoria debba essere avvenuta prima del 573, quando si tenne la prima edizione delle Nemee, che, secondo alcuni studiosi, fu organizzata da Cleone dopo essersi liberata dal dominio di Sicione. Altre date ipotizzate sono il 572 ed il 568 a.C.: McGregor, p. 277; How-Wells, n. a Erodoto VI, 126. Lo stesso Clistene aveva ottenuto una vittoria nella corsa con i carri già ai Giochi pitici del 582 a.C., nella cui organizzazione aveva avuto un ruolo importante (McGregor, pp. 279-280).
  46. ^ Secondo Diodoro Siculo, Bibliotheca historica, VIII, 19, Smindiride partì da Sibari su una nave con 50 ordini di rematori e quando giunse a Sicione il suo seguito si rivelò non solo il più vasto tra i vari corteggiatori, ma anche più vasto di quello del tiranno. Claudio Eliano, Varia historia, XII, 24, riferisce che portò con sé un migliaio di cuochi, un migliaio di pescatori e di cacciatori di uccelli. Smindiride è ricordato anche da Ateneo, XII, 541b-c; Dione Crisostomo, Discorsi, XI, 47.
  47. ^ Hornblower, pp. 222-229 fa notare che gran parte delle regioni menzionate da Erodoto avevano avuto uno o più vincitori ai Giochi olimpici nel VI secolo o in precedenza, mentre pochi erano stati i vincitori provenienti dalle regioni greche non rappresentate tra i corteggiatori di Agariste (con le eccezioni di Corinto, parzialmente rappresentata da Ippocleide, e Sparta). Clistene potrebbe allora aver organizzato il corteggiamento di Agariste modellandolo sulle gare olimpiche (Hornblower, p. 229). Sull'identificazione dei vari pretendenti elencati da Erodoto e sui problemi cronologici di questa lista, si vedano How-Wells, n. a Erodoto VI, 127; (EN) James W. Alexander, The Marriage of Megacles, in The Classical Journal, vol. 55, n. 3, 1959, pp. 129-134.
  48. ^ Erodoto, VI, 128.
  49. ^ Il ballo che Ippocleide aveva improvvisato era probabilmente considerato, oltre che indecente, anche troppo femmineo; Lavelle, p. 331.
  50. ^ "Οὐ φροντὶς Ἱπποκλείδῃ" (Où phrontìs Hippokleíde), citata da Erodoto, VI, 129. L'episodio di Ippocleide ed il proverbio sono ricordati da varie fonti antiche: Ateneo, XIV 628 c-d; Suida, ο 978 Adler ed Esichio, Lexicon, ο 1920, secondo cui fu impiegato da Ermippo nella commedia Gli uomini dei demi (fr. 16 Kassel-Austin). Anche i paremiografi Zenobio (V, 31 von Leutsch-Schneidewin) e Michele Apostolio (XIII, 70 von Leutsch-Schneidewin) citano il proverbio, che fu commentato da Erasmo da Rotterdam nell'Adagio 912. Secondo alcuni studiosi moderni, le battute tra Clistene ed Ippocleide potrebbero avere un contenuto osceno; per una possibile interpretazione in questo senso, si veda (ES) Luis M. Macía Aparicio, ¿Una conversación obscena?, in Exemplaria classica, vol. 10, 2006, pp. 19-26.
  51. ^ Il racconto del corteggiamento di Agariste è stato accostato da alcuni studiosi alla storia indiana del "pavone danzante": un pavone è molto vicino alla conquista della mano della figlia del re Oca (o del signor Anatra, in altre versioni della storia), ma il re cambia idea dopo aver visto il pavone danzare in maniera sconveniente. La storia è ricordata da Hornblower, p. 219 e soprattutto da Kurke, pp. 413-424, che riporta per intero il racconto indiano (p. 416). Vari studiosi hanno visto numerosi paralleli tra questa storia ed il racconto del corteggiamento di Elena: How-Wells, n. a Erodoto VI, 126; Lavelle, pp. 321; 331.
  52. ^ Erodoto, VI, 130-131.
  53. ^ Hammond, p. 47.
  54. ^ McGregor, p. 279.
  55. ^ How-Wells, n. a Erodoto VI, 125.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti antiche
Articoli e libri moderni

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