Cimitero militare polacco di Bologna

Cimitero militare polacco di Bologna
Il cimitero militare polacco di Bologna
Tipomilitare
Confessione religiosacattolico
Stato attualein uso
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
CittàBologna
Costruzione
Periodo costruzione1946
Data apertura1946
IngegnereZ. Majerski
ArchitettoMichał Paszyna
Mappa di localizzazione
Map

Il cimitero militare polacco di Bologna (in polacco polski cmentarz wojenny w Bolonii) è il più grande dei quattro cimiteri militari in cui sono sepolti i soldati polacchi caduti in Italia durante la seconda guerra mondiale.

Posizione[modifica | modifica wikitesto]

Si trova a Bologna sulla via Emilia Levante, al confine con il comune di San Lazzaro di Savena. Oltre a questo si ricordano i cimiteri militari polacchi di Montecassino, di Casamassima e di Loreto.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il cimitero ospita le salme di 1 432 combattenti polacchi caduti tra l'autunno del 1944 e la primavera del 1945. I combattenti appartenevano al II Corpo polacco, che, provenendo dall'alta valle del Tevere, contribuì dapprima alla liberazione di varie località dell'Appennino forlivese (fra cui Santa Sofia, Galeata, Predappio, Rocca San Casciano e Dovadola)[1] e poi alla liberazione di Bologna, sotto il comando del generale Władysław Anders.

I soldati polacchi furono i primi militari alleati ad entrare a Bologna, assieme alla Brigata Majella, il 21 aprile 1945, giorno della sua liberazione. Il 20 settembre 1946 il cimitero venne affidato alle autorità militari.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ In Forlì città invece, su desiderio di Churchill, furono i britannici ad entrare per primi, dato il valore simbolico-propagandistico della cosiddetta "Città del Duce". I Polacchi però, come ricorda una lapide posta nell'Abbazia di San Mercuriale, vi rimasero a lungo acquartierati prima di ripartire alla volta di Bologna. Cfr. La delegazione del Consolato Polacco a Forlì in occasione del 70° della Liberazione, su 4live.it, 17 aprile 2015. URL consultato il 29 aprile 2023 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2018).

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