Charlot aristocratico

Charlot aristocratico
Locandina originale
Titolo originaleCruel, Cruel Love
Lingua originaleinglese
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno1914
Durata16 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,33:1
film muto
Generecomico
RegiaGeorge Nichols
SceneggiaturaCraig Hutchinson
ProduttoreMack Sennett
Casa di produzioneKeystone Pictures Studio
Distribuzione in italianoTerminal Video Italia
FotografiaFrank D. Williams
MusicheRosa Rio
Interpreti e personaggi

Charlot aristocratico (Cruel, Cruel Love, rieditato anche col titolo Lord Helpus) è un cortometraggio muto del 1914 diretto da George Nichols. Nonostante il titolo della versione italiana, Charlie Chaplin non interpreta Charlot.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film, prodotto dalla Keystone Pictures Studio, fu completato il 5 marzo 1914 e distribuito negli Stati Uniti dalla Mutual Film il 26 marzo.[1]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Il corto completo

Il ricco Charlie è molto innamorato di sua moglie Minta, ma lei un giorno lo coglie in atteggiamenti apparentemente intimi con la sua cameriera e lo caccia di casa. In realtà Charlie la stava solo aiutando dopo che si era fatta male, come rivela a Minta il giardiniere che aveva visto l'accaduto. Ma Charlie ha ormai deciso di farla finita bevendo un bicchiere di veleno, dopodiché ha una visione del suo futuro in cui viene spedito all'inferno e tormentato da due diavoli. Lo raggiunge però il giardiniere con un messaggio da parte di Minta, in cui la donna riconosce l'errore e dice di amarlo ancora. Allora Charlie, disperato, chiama un'ambulanza e tenta di salvarsi bevendo del latte. Quando arrivano, i medici trovano il maggiordomo in preda alle risate, poiché il veleno bevuto da Charlie era in realtà acqua. I medici decidono di divertirsi tentando di fare una lavanda gastrica a Charlie, ma presto Minta arriva e lo informa della verità. Charlie così butta fuori di casa domestici, medici e infermieri, e i due innamorati si abbracciano felici.

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Jeffrey Vance, Note sui film e sul restauro, in Cecilia Cenciarelli (a cura di), Charlie Chaplin. Le comiche Keystone, Bologna, Cineteca di Bologna, 2010, p. 27, ISBN 9788895862590.

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