Cavadini

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Fonderia Cavadini
StatoBandiera dell'Italia Italia
Fondazione1792 a Montorio Veronese
Fondata daPietro Cavadini
Chiusura1974
Sede principaleVerona
SettoreFusione del bronzo
ProdottiCampane

I Cavadini sono una famiglia veronese che si è distinta, tra il XIX ed il XX secolo, nella fusione di campane. La loro produzione interessò, oltre al territorio veronese, località del Triveneto, Lombardia e Trentino-Alto Adige. Non mancarono alcune commissioni per Palermo, Roma, Nettuno, Grosseto e Chieti[1].

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1792 Pietro Cavadini (allievo di Giuseppe Ruffini), con i figli Giovanni, Francesco e Luigi I, lavorava nella sua fonderia a Montorio. Da lì, nel 1812 si trasferì a Verona, nella contrada S. Nazaro. Il figlio Giovanni decise però di proseguire l'attività per conto proprio, aprendo una sua fonderia nella stessa contrada. In attività fino al 1856 (morì nel 1879, a 92 anni), a Giovanni vanno attribuite due campane ancora presenti sulla Torre dei Lamberti; inoltre, va segnalato il concerto di Cassone[2]. Di Pietro Cavadini, in attività fino al 1830 (morì quasi novantenne nel 1838), si ricordano la campana civica di Mantova, la maggiore di S. Maria della Scala in Verona, il concerto di Tregnago (il più antico dei Cavadini giunto fino ad oggi) e imponenti complessi a Revere, Asiago, Novacella ed Este[1].

Francesco e Luigi I Cavadini[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 1830 ed il 1870 si colloca l'attività di Francesco (morto per colera nel 1849) e Luigi I Cavadini, figli di Pietro, i quali riuscirono a creare campane di buona qualità sonora e con un apparato decorativo eccellente. Va dato loro il merito di aver ristretto la calotta della campana e di aver aumentato lo spessore dell'anello di battuta. Loro opere sono ancora udibili ad Este (Duomo di Santa Tecla), a Verona (S. Anastasia, S. Giovanni in Valle e Santi Nazaro e Celso) e nella provincia veronese (Avesa, Negrar, Garda). Dal punto di vista campanologico si può affermare che i lavori usciti dalla fonderia Cavadini tra il 1794 ed il 1865 si attestano su altissimi livelli di resa acustico-musicale[1].

Achille ed Ettore Cavadini[modifica | modifica wikitesto]

Achille Cavadini iniziò a lavorare nella fonderia di famiglia nel 1862, a 18 anni, affiancandosi inizialmente al padre Luigi I (morto nel 1872). Per cinquant'anni, dal 1870 al 1920 sarà guida unica della fonderia. A lui va attribuito l'uso di sagome estremamente leggere e l'introduzione di innovazioni tecniche, come i telai e i contrappesi in ferro. Le opere del più produttivo dei Cavadini possono essere ancora ascoltate, ad esempio, in località veronesi, vicentine[3] e padovane, anche se le sue commissioni più importanti sono quelle riguardanti i concerti della Basilica di S. Andrea in Mantova, del Duomo di Arzignano, della chiesa parrocchiale di Colognola ai Colli[4] e della Cattedrale di Palermo (andato poi rifuso). Da ricordare il complesso di campane da lui preparato nel 1898 per l'Esposizione generale italiana di Torino, andato poi suddiviso in due parti: le campane grandi a Cavalo, le piccole a Santa Maria del Paradiso in Verona.

Nel 1920 Ettore Cavadini coadiuvò il padre nell'attività di famiglia (morì nel 1928, ad 84 anni[5]), che porterà avanti fino al 1956. Egli iniziò a lavorare con profili più pesanti, dando alle campane un suono più preciso ed ordinato. Le sue opere più importanti sono il concerto della Cattedrale di Verona (1931), il più grande al mondo a rotazione manuale completa[6], e la rifusione, nel 1938, della Campana dei Caduti di Rovereto[7]. Opere di Ettore Cavadini è possibile ascoltarle a Verona e provincia[8], ma anche nel vicentino[9], nel padovano, in Trentino-Alto Adige[10] e in Lombardia[11].

Luigi II Cavadini[modifica | modifica wikitesto]

Luigi II Cavadini prese le redini della fonderia nel 1956, con il padre Ettore ancora vivente (morì, a 90 anni, nel 1962). Con sagome ancora più spesse realizzò concerti ritenuti interessanti a livello campanologico come quelli di Valdagno, Sovizzo e Cogollo. Ebbe il merito di modernizzare l'apparato decorativo dei bronzi e di introdurre la soluzione tecnica dell'alzabattente. Senza eredi, nel 1974 si trovò costretto a cessare l'attività[12].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Patria (a cura di) - Gardoni, Diario Veronese, pag. 114.
  2. ^ Scheda del concerto: Copia archiviata, su campanologia.org. URL consultato il 2 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2014).
  3. ^ Come Dossobuono, San Michele Extra, Boschi Sant'Anna, Marcellise, S. Bortolo delle Montagne, Quaderni, Trevenzuolo, Gargagnago, Valdiporro, S. Zeno di Mozzecane, Bolca, S. Zeno di Montagna, Bosco Chiesanuova, Roana e Trissino. Patria (a cura di) - Gardoni, Diario Veronese, pag. 115.
  4. ^ Il concerto della chiesa parrocchiale di Colognola ai Colli fu premiato con medaglia d'oro all'Esposizione Mondiale di Vienna del 1873. Sancassani, Le mie campane, pag. 227.
  5. ^ Sancassani parla di omaggio proibito e di segno fuori ordinanza eseguito nel campanile della chiesa dei Santi Nazaro e Celso a Verona in occasione del funerale di Achille Cavadini. Si ritiene che questa sia stata la prima volta in cui è stato eseguito un concerto a lutto nelle Campane alla veronese. Sancassani, Le mie campane, pag. 69, nota 65.
  6. ^ Va detto che l'attuale campana maggiore del concerto della Cattedrale di Verona non è più quella fusa da Ettore Cavadini, incrinatasi nel 2000 e collocata ora (2017) nel porticato di ingresso del Vescovado di Verona. Questa informazione, assieme ad una foto del fonditore con le campane maggiori del concerto si trovano in: Matteo Padovani-Maurizio Guadagnini, Cattedrale di Verona Santa Maria Assunta. Il campanile, le campane, i suonatori. (PDF), su cattedralediverona.it. URL consultato il 27 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).
  7. ^ Interessante quanto riporta il Sancassani in data 12 ottobre 1938, descrivendo la fallita fusione della Campana dei Caduti di Rovereto, poi avvenuta silenziosamente il 13 giugno 1939. La campana fu poi prelevata dalla fonderia Cavadini il 25 maggio 1940. Sancassani, Le mie campane, pag. 110-111, 116 e 121.
  8. ^ Ad esempio, a Verona: S. Tomaso Cantuariense, S. Nicolò all'Arena e S. Luca. In Provincia di Verona: Bonavicina, S. Andrea di Badia Calavena, Vangadizza, Minerbe, Povegliano, S. Maria in Stelle, Maccacari, Settimo di Pescantina. Patria (a cura di) - Gardoni, Diario Veronese, pag. 115.
  9. ^ A Vicenza: S. Lorenzo. Patria (a cura di) - Gardoni, Diario Veronese, pag. 115.
  10. ^ Meritano attenzione Stilves e S. Giovanni in Valle Aurina. Patria (a cura di) - Gardoni, Diario Veronese, pag. 115.
  11. ^ I concerti della Pieve di Vimercate e della Basilica Prepositurale di S. Stefano Protomartire in Sesto San Giovanni, di cui in Rete si può consultare la seguente scheda: Copia archiviata, su campanologia.org. URL consultato il 2 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2014).. Patria (a cura di) - Gardoni, Diario Veronese, pag. 115.
  12. ^ Patria (a cura di) - Gardoni, Diario Veronese, pag. 115.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Patria Nicola (a cura di) - Gardoni Luigi, Diario veronese (1826-1850), Verona, 2010.
  • Sancassani Pietro, Le mie campane, Verona, 2001.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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