Castelplanio

Castelplanio
comune
Castelplanio – Stemma
Castelplanio – Bandiera
Castelplanio – Veduta
Castelplanio – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Marche
Provincia Ancona
Amministrazione
SindacoFabio Badiali (lista civica) dal 27-5-2019
Territorio
Coordinate43°29′40.13″N 13°04′51.38″E / 43.494481°N 13.080939°E43.494481; 13.080939 (Castelplanio)
Altitudine305 m s.l.m.
Superficie15,32 km²
Abitanti3 490[1] (31-5-2022)
Densità227,81 ab./km²
FrazioniBorgo Loreto, Macine, Piagge, Pozzetto
Comuni confinantiBelvedere Ostrense, Maiolati Spontini, Poggio San Marcello, Rosora
Altre informazioni
Cod. postale60031
Prefisso0731
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT042012
Cod. catastaleC248
TargaAN
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona E, 2 113 GG[3]
Nome abitanticastelplanesi
Patronosan Giuseppe
Giorno festivo24 aprile
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Castelplanio
Castelplanio
Castelplanio – Mappa
Castelplanio – Mappa
Posizione del comune di Castelplanio nella provincia di Ancona
Sito istituzionale

Castelplanio (Castello nel dialetto locale[4]) è un comune italiano di 3 490 abitanti[1] della provincia di Ancona nelle Marche.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Castelplanio sorge sulla riva sinistra del fiume Esino, sulla parte meno elevata di una collina estesa da nord a sud, a circa 305 m s.l.m.; si trova a circa 45 km da Ancona, a 30 km da Fabriano e a 15 km da Jesi, il centro limitrofo più importante. Alcune delle sue frazioni, Macine, Borgo Loreto e Pozzetto, sorgono invece nel fondovalle, a circa 125 m s.l.m. a poca distanza del fiume sul suo lato sinistro e sono attraversate da torrentelli che vi confluiscono (fosso del Maltempo o di Rosora a Macine, fosso Costaccino e fosso delle Lame a Borgo Loreto, torrente Fossato a Pozzetto).

Dal punto di vista geologico, la collina di Castelplanio è formata prevalentemente da arenaria del cenozoico, mentre il terreno pianeggiante presso il fiume, sedimentario, risale al periodo neozoico.[5]

Dal punto di vista urbanistico, il capoluogo Castelplanio gravita attorno al paese medievale, detto Castello anche se delle fortificazioni originali rimangono soltanto delle tracce. La via principale (viale Don Minzoni / Via Gramsci) attraversa Castelplanio seguendo il crinale del colle, salendo a nord-est verso il comune di Poggio San Marcello e scendendo invece a sud-ovest, dove prende il nome di via Giuncare, con diversi tornanti verso il fondovalle, finendo per confluire a Macine con la provinciale 76. Tale strada, l'antica via Clementina fatta costruire da Papa Clemente XII, è anche l'asse sul quale Macine, Borgo Loreto e Pozzetto sono collocati. Piagge invece si trova su un colle più ad est, ed è collegato al fondovalle con alcune vie impervie e difficoltose.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Epoca romana[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante la Vallesina sia stata abitata sin dal periodo paleolitico, come dimostrano gli scavi a Jesi e a Serra San Quirico, nel territorio dell'attuale comune di Castelplanio i ritrovamenti più antichi sono vasellami di origine romana, a Macine, e resti di un insediamento sempre romano a Borgo Loreto. Più a monte, lungo la strada Carrozze Vaccili (vicino alla Fonte del Saletto) sono rinvenuti dei mosaici e resti di una Villa romana. Ma il ritrovamento sicuramente più importante è quello di un'epigrafe romana, firmata da un ricco possidente della città di Ostra antica, Quinto Precio Proculo, ora collocata nel palazzo comunale di Castelplanio (questa è la seconda lapide di dimensioni minori, mentre l'altra, di dimensioni maggiori è posta nell'androne d'ingresso alla Casa parrocchiale di Ostra).

La storia dell'abitato di Castelplanio, così come l'origine del suo nome, secondo la leggenda (suffragata da alcuni studiosi)[6] si lega a quella della città romana di Planina, nel territorio dell'attuale comune di Monte Roberto. Gli abitanti di Planina, fuggendo dall'invasione dei Visigoti nel V secolo, ricostruirono la loro città sull'altra sponda del fiume, in località elevata e facilmente difendibile, portando con sé il toponimo.

Dal Medioevo al Settecento[modifica | modifica wikitesto]

Al di là della leggenda, le fonti storiche parlano di Castra Plani per la prima volta solo nel 1283, in un codice che elencava i castelli dipendenti dalla città di Jesi.[7] Probabilmente l'origine dell'insediamento si lega alla presenza di un'abbazia benedettina, San Benedetto de' Frondigliosi, conosciuta già nel 1199, anche se il citato codice elenca Castra Plani e Villa di San Benedetto separatamente ancora nel XIV secolo.

La frazione di Macine prende il nome dall'antica attività estrattiva delle pietre da mulino: precedentemente veniva chiamata anche contrada la Moja, dal nome locale degli acquitrini che il fiume Esino formava nella zona[8]. Vedi anche contada Cannegge.

Borgo Loreto nasce col nome di Osteria o Hostaria come stazione di posta per il cambio dei cavalli sulla via Ancona-Roma, probabilmente attorno al XIII secolo, anche se la contrada viene menzionata solo due secoli dopo nei registri catastali di Jesi. All'inizio del XVII secolo venne costruita la chiesa della Maria Santissima di Loreto, in onore della quale, a metà del XIX secolo, la contrada verrà rinominata nell'attuale Borgo Loreto.

All'inizio del XV secolo i castelli di Jesi, tra cui Castelplanio, erano in mano ai Malatesta di Rimini, ma nel 1433 la signoria passò a Francesco Sforza; nel 1447 le truppe pontificie di Niccolò Piccinino riportarono il territorio sotto lo Stato della Chiesa, dopo aver praticamente raso al suolo il paese. I lavori ricostruttivi dell'abitato e del castello durarono quasi trent'anni.[9]

Nel Cinquecento il territorio finì nelle mire di Cesare Borgia, inviato da suo padre Papa Alessandro VI per spodestare i signori locali e rinsaldare lo Stato della Chiesa. Il Borgia riuscì nel suo intento ma la morte del papa e l'ascesa al soglio di Pietro di Giulio II, suo acerrimo nemico, ne decretò l'arresto e la fine del suo dominio. Pochi anni dopo, nel 1517, la Vallesina fu nuovamente assediata e devastata, stavolta dalle truppe di Francesco Maria I della Rovere, in lotta col papato per l'egemonia sul Ducato d'Urbino.[10]

Nel resto nel secolo, così come in quello successivo, Castelplanio visse in relativa tranquillità le vicende dello Stato della Chiesa: nessuna guerra interessò la Vallesina, se non indirettamente, come la guerra tra Papa Urbano VIII e il Ducato di Parma retto da Odoardo Farnese, nel 1641, per il possesso del Ducato di Castro. I veri nemici, durante questo periodo, furono le numerose carestie che interessarono la valle e le varie epidemie di peste.

Nel Settecento Castelplanio visse piuttosto passivamente il passaggio degli eserciti stranieri (austriaci, napoletani, spagnoli) che si combatterono nelle diverse guerre del periodo - Guerre di successione spagnola, polacca, austriaca - e l'evento sicuramente più significativo fu il terremoto del 24 aprile 1741, che danneggiò gravemente tutto l'abitato ma miracolosamente non fece vittime: il popolo castelplanese decise così di elevare il santo del giorno, San Giuseppe, a patrono della città. Durante il secolo le gravi epidemie che avevano funestato i 200 anni precedenti cessarono, ma non si può dire lo stesso per le carestie: tra il 1716 e il 1764 se ne contarono cinque.

Dall'Ottocento ai giorni nostri[modifica | modifica wikitesto]

La fine del secolo fu molto più turbolenta: le truppe francesi di Napoleone Bonaparte entrarono a Jesi il 10 febbraio 1797 e tutti i castelli, compresa Castelplanio, dovettero giurare fedeltà alla neonata Repubblica Anconitana, sotto la protezione francese: di lì ad un anno, tutto lo Stato della Chiesa venne occupato da Napoleone che creò la Repubblica Romana, incorporando quindi anche i territori della Repubblica Anconitana. Il territorio di Castelplanio venne a trovarsi nel dipartimento del Metauro, aggregato al cantone di Montecarotto che lo sottraeva così, dopo più di cinque secoli, alle ingerenze della città di Jesi. Nel maggio del 1799 scoppiò una rivolta in tutta la Repubblica Romana, che venne soffocata dai francesi nel sangue: dopo quasi tre secoli, dall'epoca di Francesco Maria I della Rovere, Castelplanio venne a trovarsi nel mezzo di una guerra. Soltanto nel novembre dello stesso anno l'esercito austro-russo, comandato dal generale Windisch-Graetz, costrinse alla resa i francesi: leggenda vuole che i vincisgrassi, il piatto principe delle tavole marchigiane, derivino il loro nome proprio dal generale austriaco, salutato all'epoca come liberatore, anche se un libro del 1784, Il cuoco maceratese di Antonio Nebbia, descriveva già una ricetta della "Salsa per princisgras".

Jesi e il suo contado ritornarono comunque allo status quo ante già ad agosto del 1799, quando i francesi si asserragliarono in Ancona: la nuova amministrazione venne chiamata Cesarea Regia Provvisoria Reggenza di Jesi, sotto la bandiera austriaca. Già nel 1800, però, il territorio venne riportato sotto lo Stato Pontificio. Nel 1808 le Marche furono unite al Regno d'Italia: in pratica, ritornavano sotto l'egemonia francese. L'anno seguente Napoleone annesse lo Stato Pontificio e deportò Papa Pio VII.

Il Congresso di Vienna, nel 1815, sancì la Restaurazione e quindi anche lo scioglimento del Regno italico e la ricostituzione dello Stato della Chiesa: per un evento di rilievo bisognerà aspettare il 1849, quando i moti popolari contro Papa Pio IX portarono alla sua estromissione e alla creazione della Seconda Repubblica Romana. Ai lavori della costituente partecipò anche un cittadino castelplanese, Vincenzo Sabatucci. L'altro evento di rilievo del XIX secolo fu ovviamente la battaglia di Castelfidardo che nel 1860 sancirà l'ingresso delle Marche e di Castelplanio nel Regno d'Italia.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

  • Abbazia di San Benedetto de' Frondigliosi[11] fondata prima del 1200. Della costruzione originale rimangono una parte del chiostro e la loggia in stile romanico. Il resto è frutto di restauri ed espansioni successive, in particolare tra i secoli XV e XVIII ad opera di Tommaso Ghislieri, vescovo di Jesi dal 1464 al 1505, e di Camillo Borghese, vescovo di Jesi dal 1597 al 1599, divenuto poi papa Paolo V. All'interno, tele ed affreschi del Cinquecento.
  • il palazzo comunale, Palazzo Fossa-Mancini, sede della civica raccolta d'arte, storia e cultura.
  • parte del Castello, del quale rimangono due torrioni e alcuni tratti della base scarpata.
  • Chiesa di Sant'Anna, nella frazione Piagge
  • Chiesa del Santissimo Crocifisso, che contiene un crocifisso ligneo di Pierdomenico Nofrisci detto il Barnaro, del 1639, e un organo del 1700.
  • Sentiero del Granchio Nero, percorso naturalistico che da Macine, seguendo il fosso del Maltempo, giunge fino al capoluogo. Così chiamato per via di un endemismo che popola questa zona.
  • la Fonte Vecchia. È un'antica fonte databile attorno al 1300 e viene menzionata dallo storico Giuseppe Colucci nel 1793, nel libro XXI delle Antichità Picene «prossima a Terrazzani si novera quella che rimane sulla principale strada del luogo medesimo posta a Mezzogiorno denominata Fontevecchia, la quale esisteva nel secolo XV in tempo dell'infrascritto Capitano eletto da Majolati, e che leggesi trascritto sopra la detta fontana TEPRE CAPITANEATUS BERARDIN BLASII DE MAIOLETO»
  • la Torre. (che dà il nome all'antica via e/o strada dov'è situata). Nei pressi di Castelplanio si trova una torre romanica, o meglio ciò che resta di essa, di cui l'Annibaldi dice: «Tra il fiume e Castelplanio si vede ancora un mozzo di torre antica, che forse vi fu costruita come vedetta sugli approcci dei nemici verso la sottoposta strada Flaminia. La torre ha pianta quadrata ed è costruita con blocchetti di pietra non squadrati. Doveva essere ben più elevata (un terremoto del XVIII secolo fece crollare la sommità) e suddivisa in vari piani sovrapposti, come dimostra l'esistenza di una volta a botte nel piano inferiore. La pusterla era ad una certa altezza da terra e le aperture (finestrine e feritoie) scarse. Nel lato occidentale un notevole squarcio fa presagire una ulteriore rovina».
  • Museo Carlo Urbani. Dedicato al celebre medico e microbiologo, ivi nato, che fu il primo a identificare e classificare la SARS; al centro di un'epidemia scoppiata in oriente nei primi anni duemila, di cui cadde vittima egli stesso.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[12]

Il comune è diviso in cinque frazioni: Castelplanio (detto anche Castelplanio Paese), Macine (detto anche Castelplanio Stazione), Borgo Loreto, Pozzetto e Piagge. Al censimento del 2001, la maggioranza della popolazione (circa il 58%, 1850 abitanti), risulta abitare nell'agglomerato di Macine-Borgo Loreto; il capoluogo conta 500 abitanti, la frazione di Pozzetto circa 300, mentre solo 11 abitanti risultano a Piagge (il resto degli abitanti, circa 500 persone, secondo il censimento si trovano in case sparse).[13]

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

  • Sagra della crescia sul panàro, a cadenza annuale ogni luglio/agosto. Una delle sagre più longeve della Vallesina, dal 1977 è un appuntamento per degustare la crescia di polenta cotta sul panàro (disco di metallo arroventato sulle braci), tipico piatto contadino della tradizione. Per l'occasione vengono aperte le cantine di degustazione del vino Verdicchio, e vengono allestiti stand d'artigianato locale.
  • Castelplanio è uno dei maggiori centri italiani per il tradizionale ed antico gioco della ruzzola, detto anche gioco del formaggio. A Castelplanio una via è ufficialmente intitolata "via Gioco del Formaggio" a sancire questa tradizione.
  • Tradizionale lancio del pallone. Oggi di norma avviene la seconda domenica di settembre.

Economia[modifica | modifica wikitesto]

L'economia castelplanese è storicamente legata all'agricoltura. Anche l'industrializzazione iniziata negli anni sessanta-settanta ha carattere prevalentemente agricolo: le maggiori aziende del comune si occupano di viticoltura e vinificazione del Verdicchio dei Castelli di Jesi, il vino principe della zona, a Macine; di allevamento e trasformazione del pollame a Borgo Loreto. Più recentemente, nel territorio di Pozzetto si è sviluppata una piccola zona industriale con imprese di artigianato del mobile e simili.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1861 1869 Gustavo Crescentini Sindaco
1869 1873 Raffaele Lorenzetti Sindaco
1873 1885 Luigi Ronchi Sindaco
1885 1898 Francesco Zucchi Sindaco
1898 1902 Nicola Chiorrini Sindaco
1902 1905 Giacomo Ronchi Sindaco
1905 1908 Nicola Chiorrini Sindaco
1908 1910 Giacomo Ronchi Sindaco
1910 1911 Gaetano Crescentini Sindaco
1911 1912 Serafino Chiù Sindaco
1912 1913 Ubaldo Marini Sindaco
1913 1914 Carlo Fossa Mancini Sindaco
1914 1920 Francesco Zucchi Sindaco
1920 1923 Giuseppe Zucchi Socialista Sindaco
1923 1924 Umberto Urbani fascista Podestà
1924 1931 Mario Gianfranceschi fascista Podestà
1931 1933 Giovanni Chiorrini fascista Podestà
1933 1935 Antonio Fossa Margutti fascista Podestà
1935 1942 Ubaldo Urbani fascista Podestà
1942 1944 Giuseppe Boccoli Commissario prefettizio
1944 1945 Giuseppe Ribichini Comitato Liberazione Sindaco
1945 1945 Aldo Ulissi Sindaco
1945 1946 Arduino Bucciarelli Sindaco
1946 1956 Tobia Ragazzoni Sindaco
1956 1964 David Zingaretti Sindaco
1964 1968 Brenno Bucciarelli DC - PSDI - PSI Sindaco
1968 1970 Maria Concetta Scaglione DC - PSDI - PSI Sindaco
1970 1980 Nazzareno Bernardini PCI - PSI Sindaco
1980 1985 Silvio Cardinali PCI - PSI Sindaco
1985 1993 Mauro Ragaini PCI - PSI Sindaco
1993 2004 Fabio Badiali Il paese che vogliamo Sindaco
2004 15 luglio 2013 Luciano Pittori Centro Sinistra Unito Sindaco [14]
16 luglio 2013 25 maggio 2014 Emore Costantini Vice Sindaco
26 maggio 2014 26 maggio 2019 Barbara Romualdi Rinnovato Impegno Sindaco
27 maggio 2019 in carica Fabio Badiali Uniti per Castelplanio Sindaco

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Calcio[modifica | modifica wikitesto]

La squadra di calcio di Castelplanio si chiama Le Torri e i colori sociali sono il bianco, il rosso ed il blu, e la squadra disputa la Seconda Categoria marchigiana.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani., Milano, Garzanti, 1996, p. 174, ISBN 88-11-30500-4.
  5. ^ Ministero dell'agricoltura e delle foreste, Corpo forestale dello Stato, Ispettorato ripartimentale delle foreste. Relazione sul vincolo idrogeologico nel Comune di Castelplanio. Ancona, 1967.
  6. ^ Ch. Delplace, Riliefs de la région de “Cingulum”, in “Picus”, VII, 1987, p. 8; G. Paci, Un municipio romano a S. Vittore di Cingoli, in "Picus", VIII, 1988, pp. 51-69; G. Paci, Schede per l'identificazione di antichi predii in area picena, in P. Janni – E. Lanzillotta (a cura di), Geografia, Atti del Secondo Convegno Maceratese su Geografia e Cartografia Antica (Macerata 16-17 aprile 1985), Roma 1988, p. 67
  7. ^ Codex diplomaticum dominii temporalis S. Sedis I, [756-1333]. Roma, 1861.
  8. ^ Castelplanio una storia, Gianni Barchi, ed. Leopardi, 2004
  9. ^ Giuseppe Colucci, Antichità picene, Fermo 1794
  10. ^ Costantino Urieli, Jesi e il suo contado, volume III, 1985
  11. ^ Abbazia di San Benedetto de' Frondigliosi, su www.museionline.info. URL consultato il 31 marzo 2024.
  12. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  13. ^ dati ISTAT
  14. ^ Lutto a Castelplanio, è morto il sindaco Luciano Pittori - il Resto del Carlino - Ancona

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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