Caleidoscopio (racconto)

Caleidoscopio
Titolo originaleKaleidoscope
AutoreRay Bradbury
1ª ed. originale1949
1ª ed. italiana1961
Genereracconto
Sottogenerefantascienza speculativa[1]
Lingua originaleinglese
AmbientazioneSpazio, futuro
ProtagonistiHollis
Altri personaggiil Comandante, Stimson, Applegate, Lespere, Stone

Caleidoscopio (Kaleidoscope) è un racconto fantascientifico del 1949 dello scrittore statunitense Ray Bradbury.

Dall'opera nel 2012 è stato tratto il cortometraggio Ray Bradbury's Kaleidoscope per la regia di Eric Tozzi.[2]

Storia editoriale[modifica | modifica wikitesto]

Il racconto è stato pubblicato per la prima volta sul numero di ottobre del 1949 della rivista di fantascienza Thrilling Wonder Stories[3] e successivamente incluso nella raccolta The Illustrated Man, del 1951, collegato agli altri racconti dell'antologia da un comune filo conduttore, rappresentato dall'incontro del narratore con un uomo tatuato, i cui disegni si animano magicamente raccontando le storie che rappresentano.[4] In Italia il racconto Caleidoscopio è stato pubblicato nel 1961 nell'antologia Il secondo libro della fantascienza[5] e incluso nella versione italiana della raccolta The Illustrated Man (L'uomo illustrato, già edita con il titolo Il gioco dei pianeti nel 1965[6]), solo a partire dall'edizione del 1995.[7]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

«Ora tutte le voci si affievolivano ognuna lungo la sua traiettoria, alcune verso il Sole, altre ancora più lontano. E anche Hollis... Guardò in basso. Lui solo, sì, lui solo fra tutti stava tornando verso la Terra.»

Alcuni astronauti vagano nello spazio, senza speranza di salvezza, dopo essere sopravvissuti all'esplosione della loro nave spaziale. Si stanno allontanando gli uni dagli altri e si mantengono in contatto con le radio delle loro tute spaziali consapevoli che presto la distanza eccessiva non gli permetterà più di poter ricevere le trasmissioni. I comportamenti di ciascuno di loro sono diversi: il comandante tenta senza successo di ristabilire l'ordine, altri sono preda del panico e altri ancora accettano l'ineluttabilità del loro destino.[5][8]

Il personaggio principale, Hollis, si rende conto di aver sprecato la sua vita e si rammarica di ciò. Prima attacca con astio i compagni e poi auspica di poter dare un senso alle ultime ore che gli rimangono prima di bruciare nell'atmosfera terrestre verso cui si sta lentamente avvicinando. Hollis nonostante tutto riesce a mantenere la calma sia quando uccide freddamente un astronauta le cui grida via radio stavano impedendo le comunicazioni degli altri sia quando, bersagliato da meteoriti, riesce a sigillare gli strappi della tuta e a sopravvivere seppure menomato.[5]

L'astio tra i sopravvissuti si tramuta in odio reciproco e le ultime ore di vita sono spese in reciproci attacchi verbali tra Hollis, Applegate e Lespierre, prima della definitiva riconciliazione e del silenzio radio imposto dall'eccessiva distanza. Hollis è l'unico a precipitare verso la Terra e il lampo abbagliante del suo corpo bruciato dall'attrito con l'atmosfera viene visto da un ragazzino dell'Illinois che, credendolo una stella cadente, esprime un desiderio.[5]

Personaggi[modifica | modifica wikitesto]

Hollis
Il personaggio principale del racconto.
Il Comandante
Inutilmente tenta di imporre la sua autorità tra i sopravvissuti
Lespiere
Ha vissuto una vita spensierata e piena soddisfazioni.
Applegate
Ha dei conti in sospeso con Hollis e le sue ultime ore sono spese in aggressioni verbali con il collega, prima della riconciliazione finale.
Stimson
Impazzisce improvvisamente e di lui non si saprà più nulla.
Stone
Amico di Hollis, si allontana dagli altri dirigendosi verso i Mirmidoni che descrive come le figure di un caleidoscopio.

Opere derivate[modifica | modifica wikitesto]

  • Il racconto ha avuto un adattatamento radiofonico nel 1951 per il programma Dimension X della NBC e successivamente, nel 1955, per il programma della CBS Suspense.[9]
  • Nel 1952 l'opera è stata utilizzata come spunto per un fumetto, intitolato Home To Stay, disegnato da Wally Wood e che comprendeva nella narrazione non solo il racconto Kaleidoscope, ma anche Rocket Man (L'astronauta, 1951) dello stesso Bradbury. Il fumetto è stato pubblicato sul numero 13 di maggio/giugno 1953 della rivista Weird Fantasy.[10]
  • L'opera è diventata il soggetto per alcune rappresentazioni teatrali, a partire dal 1974.[9][11]
  • Dal racconto nel 2012 è stato tratto il cortometraggio Ray Bradbury's Kaleidoscope per la regia di Eric Tozzi.[2]
  • I fans di Ray Bradbury hanno rilevato analogie tra alcune scene del film Gravity (2013) e il racconto dello scrittore, somiglianze queste riportate dai media e diffuse sul web;[1][12] il regista della pellicola, Alfonso Cuarón, ha smentito di essersi ispirato al racconto Kaleidoscope affermando che, seppure tutti gli sceneggiatori e registi di film di fantascienza hanno dei debiti verso lo scrittore statunitense, in tale circostanza le similitudini tra le due opere sono labili e che l'unico punto in comune è che entrambe le storie raccontano un naufragio nello spazio.[1]

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Alfonso Cuarón's "Gravity" and Ray Bradbury's "Kaleidoscope:" not the same story, su Some Come Running, 29 agosto 2013. URL consultato il 29 giugno 2015.
  2. ^ a b (EN) Ray Bradbury's Kaleidoscope, su Sito ufficiale del film. URL consultato il 28 giugno.
  3. ^ Bradbury (1949)
  4. ^ Bradbury (1951)
  5. ^ a b c d e Bradbury (1961)
  6. ^ Ray Bradbury, Il gioco dei pianeti, vol. 20, Science Fiction Book Club, La tribuna, 1965.
  7. ^ Bradbury (1995)
  8. ^ (EN) Robin Anne Reid, Ray Bradbury: A Critical Companion, 1ª ed., Westport, Greenwood Press, 2000, ISBN 0-313-30901-9.
  9. ^ a b (EN) Ray Bradbury e Steven L. Aggelis, Conversations with Ray Bradbury, University Press of Mississippi, 2004, ISBN 978-1-57806-641-4.
  10. ^ (EN) Ray Bradbury, su comicvine.com. URL consultato il 29 giugno 2015.
  11. ^ Copione di (EN) Ray Bradbury, Kaleidoscope, Dramatic Publishing, 1975, ISBN 978-0-87129-571-2.
  12. ^ (EN) Roger Friedman, Clooney-Bullock “Gravity”: Rave Reviews in Venice, But Was It Inspired By Ray Bradbury?, su ShowBix 411, 28 agosto 2013. URL consultato il 29 giugno 2015.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]